giovedì 23 novembre 2023
Milano, in Piazza per Hamas 1 dei Terroristi-Killer di Tobagi. Sala non condanna l'Odio Antisemita
di LELE JANDON
L’essere umano è un animale simbolico e la civiltà è fatta di gesti simbolici.
Sin dalla sua elezione, nel 2016, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non ha mai presenziato ai vari eventi culturali ebraici milanesi: l’ha rilevato persino il consigliere comunale Daniele Nahum (del Partito democratico) in una recente intervista al quotidiano milanese “Il Giorno”.
Stavolta però l’indegno primo cittadino del capoluogo lombardo ha persino disertato la Serata in sinagoga in memoria degli ostaggi di Hamas, rapiti un mese fa (come Ospiti oratori c’erano due giovanotti sopravvissuti al Pogrom e fra i presenti la senatrice a vita Liliana Segre, super testimone della Shoah sopravvissuta ad Auschwitz). L’assenza ingiustificata ad un Evento in cui si doveva abbracciare i concittadini ebrei è stata fischiata da una parte della Sala gremita.
Questo gestaccio orribile del signorino Sala riconferma un’ennesima gravissima mancanza di empatia e civiltà politica da parte dell’amministrazione comunale.
Non è questione se Sala sia (come tantissimi altri italiani) antisemita (non credo nemmeno che un incolto manager come lui, che nemmeno proviene dalla storia del centrosinistra, abbia opinioni o idee politiche o sentimenti morali): il suo disertare puntualmente le occasioni d’incontro con la piccola comunità ebraica è una sua ben calcolata scelta politica. Beppe Sala, infatti, non è un moderato bensì un perfetto esempio di populismo di sinistra. “Il popolo di sinistra ha in odio gli ebrei? E io non mi faccio vedere agli eventi ebraici!”, avrà pensato anche stavolta (mandando un’anonima consigliera comunale che però rappresenta il consiglio comunale): “Vox populi, vox Dei”.
Le colpe del signorino Sala non si limitano all’assenteismo: nella metropoli da lui male amministrata continuano a venire consentite le manifestazioni d’odio contro il popolo ebraico (vietate in Germania perché è ben noto che ci sono sempre slogan antisemiti).
In una delle ultime disgustose manifestazioni, ad esempio, come riporta Zita Dazzi su “Repubblica”, “uno speaker al megafono ha detto «Hamas è un movimento di liberazione» e nessuno l’ha interrotto” e “c’è chi incita la folla a gridare «Palestina libera dal fiume al mare!»” (puro negazionismo dell’esistenza d’Israele, che si estende dal Giordano al Mediterraneo).
Fra i manifestanti antisemiti c’è sempre in prima fila (assieme all’estrema sinistra extraparlamentare e ai fascisti neri) Francesco Emilio Giordano, ex brigatista condannato per la diabolica organizzazione dell’assassinio del giornalista progressista Walter Tobagi (1947 - 1980). Non appena uscito dal carcere già nel 2004 (dopo solo 21 anni) questo pericoloso terrorista ha subito ripreso a fare propaganda d’odio estremista, stavolta contro Israele e contro i connazionali ebrei italiani.
Anziché onorare questo milanese illustre, ammazzato a pochi metri da casa sua dove c’era la figlioletta di tre anni e mezzo, la Città di Milano consente queste ed innumerevoli altre forme pubbliche d’odio senza una sola parola di condanna morale.
La sera dell’Evento in ricordo dei rapiti invano il presidente della Comunità ebraica, Walker Meghnagi (che nella strage ha perso la nipote 23enne), ha richiesto al primo cittadino di condannare le manifestazioni “pro Palestina”: il “sindaco” (se così si può ancora chiamare) non l’ha degnato di risposta.
Ed altrettanto inutilmente il dottor Meghnagi gli ha rinnovato la richiesta (incalzato dai cronisti) dopo la stupenda, commovente manifestazione di domenica scorsa in piazza Castello a Milano (di cui parlerò nel prossimo articolo): «Lui è il capo della città, secondo me avrebbe dovuto dire poche parole: “No agli episodi di antisemitismo, No alle manifestazioni di antisemitismo!” Basta».
Come se tutto ciò non bastasse, ogni giorno in città, oramai sempre più pericolosa anche per gli ebrei oltre che per le donne e i ciclisti, sono ben visibili gesti di vandalismo antisemita con il pretesto della guerra: solo per fare un esempio, una via di Milano, il largo Tel Aviv, è stata rinominata da qualche vandalo “Largo Gaza” con l’aggiunta “Palestina libera”. E le opere dello street artist AleXandro Palombo contro l’antisemitismo pure sono state vandalizzate: la prima, che ritraeva Anne Frank piangente con la bandiera d’Israele, è stata ricoperta dalla scritta “Free Gaza”; la seconda, che ritrae il famoso bambino con le mani alzate della foto al Ghetto di Varsavia, è stata cancellata.
No comment da Palazzo Marino. Vox populi, vox Dei. E il populismo antisemita avanza.
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