lunedì 20 novembre 2023

Evento in Sinagoga coi Sopravvissuti al Pogrom, Assente Sindaco Sala

di LELE JANDON
2 mila persone hanno partecipato lo scorso 7 novembre al commovente Evento organizzato dalla Comunità ebraica di Milano alla Sinagoga centrale di via Guastalla. Fuori c’era un mega striscione con le fotografie delle 200 persone tenute sotto sequestro dai terroristi di Hamas; dentro c’era su ogni posto a sedere un dépliant con anche il nome e l’età di ciascuna di loro (io avevo dinanzi quella dell’israeliana Karina Ariev, 19 anni, rapita da casa sua). C’eravamo noi de “Il Cinema e i Diritti”, l’ex deputato Emanuele Fiano (figlio del sopravvissuto Nedo, anche lui scrittore) che è stato sconfitto alle ultime elezioni dalla figlia di un terrorista di estrema destra e, con il suo agente di scorta, la senatrice a vita Liliana Segre, super testimone della Shoah che all’uscita ha detto ai cronisti: «Nelle foto dei rapiti rivedo chi non tornò da Auschwitz. Se sono qui vuol dire che la ritengo una serata importante, però non mi sento di parlare di quest’argomento, sennò mi sembra di aver vissuto invano» (concetto che ha ribadito giorni dopo).
Fra i vari oratori c’erano questi due ragazzi 21enni che vedete nelle foto da me scattate, Shlomi Shushan ed Amit Arusi, i quali hanno raccontato come sono sopravvissuti al Pogrom del 7 ottobre: erano al festival della natura: «All’inizio abbiamo pensato fossero fuochi d’artificio, poi ci siamo resi conto che invece erano razzi. ‘I soliti razzi’, abbiamo pensato senz’allarmarci troppo, così abbiamo cercato un riparo e ci siamo stesi a terra. Poi sono iniziate le raffiche di mitra…». I due giovani hanno deciso di correre in direzioni diverse (uno dei due per ben trenta chilometri, non trovando naturalmente nessun nascondiglio nel deserto. «Ora siamo amici fraterni e per noi è importante trasmettere che ogni giorno quando ci svegliamo dobbiamo ringraziare per ciò che abbiamo» (che è l’esordio delle preghiere mattutine degli ebrei, le Shachrìt, con cui si rende grazie a Dio per averci regalato un’altra giornata di vita). Altro importante discorso è stato quello chiarissimo dell’imam Abd al-Ghafur Masotti del “Coreis” (la Comunità religiosa islamica italiana): «Condanniamo fermamente qualsiasi ostilità contro gli ebrei, ci opponiamo a ogni istigazione all’antisemitismo e preghiamo per l’incondizionata liberazione degli ostaggi».
Scandalosamente assente (e fischiato) il sindaco Beppe Sala, populista di sinistra che si guarda bene dall’inimicarsi gran parte degl’italiani che vanno alle manifestazioni antisemite e le approvano: al suo posto ha mandato la presidente del consiglio comunale che ha letto (!) un gelido comunicato da un foglio. Questo gestaccio ha riconfermato un’ennesima gravissima mancanza di empatia e civiltà da parte di questa amministrazione: in casi come questo i discorsi si pronunciano a braccio perché devono provenire dal cuore. Invano il presidente della Comunità, Walker Meghnagi (che nella strage ha perso la nipote 23enne), ha chiesto al primo cittadino (come ha fatto in seguito in altre occasioni) di condannare le manifestazioni c.d. “pro Palestina” (vietate da Francia e Germania): fra i manifestanti c’era anche Francesco Emilio Giordano, condannato per la diabolica organizzazione dell’assassinio del giornalista progressista milanese Walter Tobagi (1947 - 1980). Non appena uscito dal carcere già nel 2004 (dopo solo 21 anni) questo terrorista ha subito ripreso a fare propaganda d’odio estremista, stavolta contro Israele e contro i connazionali ebrei italiani.

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