lunedì 30 ottobre 2023

Erdogan rivince ed attacca Rifugiati Siriani, Ebrei e Gay

di LELE JANDON
Sono passati esattamente cent’anni dalla fondazione della Repubblica turca. Attenzione: “Repubblica”, non democrazia liberale. Anche l’Iran si autodefinisce “Repubblica”. E non c’è nulla da festeggiare. Infatti, dopo la catastrofe naturale del febbraio scorso (il terremoto) una nuova catastrofe si è abbattuta sulla Turchia con ripercussioni sul mondo intero: l’immensa ondata di odio portata da Erdoğan. Dopo che il sistema di corruzione da lui creato ha causato quasi 40 mila morti nel catastrofico sisma di otto mesi fa, la successiva catastrofe (sociale e politica) è stata l’ennesima rielezione del tiranno: dopo quasi un ventennio al Potere (come Mussolini), il partito di estrema destra del Sultano (sostenuto da un partito ancor più estremista) è stato riconfermato per la terza volta consecutiva e lui governerà come “presidente” almeno sino al 2028. In pratica stiamo lasciando accadere ciò che già è accaduto nella Federazione russa con il “presidente” Putin che non a caso è stato il primissimo “Ospite d’onore” ad inaugurare il suo terzo mandato. Secondo il politologo israeliano Dan Schueftan, ricercatore dell’Università di Haifa, Erdoğan è un «cavallo di Troia nella NATO», sta «radicalizzando i turchi in Germania» (il 67% dei quali ha votato per lui nonostante i disastri) e con lui al Potere la Penisola turca è oramai destinata a diventare un pericolo per il mondo, una dittatura islamista come l’Iran. Le sue prime parole e le sue prime azioni da presidente la dicono lunga sul suo Programma politico. Il primissimo messaggio del dittatore, un bifolco che ha cantato vittoria senza neanche attendere l’esito dello spoglio ufficiale, è stato irridere l’avversario politico (dicendogli “Bye, bye!”). Lo squallido rivale non solo ha commesso l’identico stupido errore strategico dell’opposizione ungherese alle ultime elezioni politiche (creare una coalizione improbabile, un’accozzaglia pretestuosa non credibile) ma soprattutto ha avuto la colpa di rincorrere Erdoğan nella xenofobia (contro i profughi siriani, che durante l’incivile campagna elettorale sono dovuti restare chiusi in casa temendo violenze). In seconda battuta il tiranno turco ha lanciato l’ennesimo attacco (come in campagna elettorale) contro le persone gay e lesbiche oppresse da lui sin dalla prima ora: al Potere dal 2014, già dal 2015 vieta ogni anno ad Istanbul la manifestazione di anche solo un piccolo Pride. Poco dopo la rielezione a presidente lo zoticone ha fatto una tragicomica gaffe all’ONU degna della sua ignoranza di ex calciatore fallito: si è detto «infastidito dai colori LGBT» sullo sfondo dell’Aula. Né gli interessava sapere che si trattava dei colori dei 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile: ai satrapi non interessa la verità. Poco dopo la rielezione ha annunciato l’introduzione di una nuova materia scolastica: “la famiglia nella società turca” dopo che 200 associazioni omofobe, anche attraverso un Family Day “contro la perversione”, gli hanno fatto pressing per far approvare una legge in stile Orbán & Putin: divieto anche solo di toccare il Tema Tabù dell’omosessualità. E dopo l’odio contro gli armeni (il cui genocidio viene ancora negato per legge) ora in Turchia si fomenta l’odio contro una vasta gamma di gruppi umani: le persone omosessuali, i curdi, i rifugiati siriani e gli ebrei. Aizzando le piazze contro Israele Erdoğan ha dichiarato che «i miliziani di Hamas non sono terroristi, sono liberatori delle loro terre» (un tempo sotto l’Impero ottomano cioè la Turchia dei sultani). Nulla di nuovo sotto il sole turco: il razzismo è sempre stato il suo ingrediente vincente sin dagli esordi (nel 1998 fu condannato per odio religioso contro i non mussulmani) e l’odio contro la religione o le altre religioni è sempre stato un ingrediente “made in Turkey” (anzi “made in Türkiye”, per usare il nuovo nome datole proprio da Erdoğan, preoccupato delle battute con la parola inglese “tacchino”). E rieccoci punto e a capo: dopo la laicizzazione forzata del tanto “mitico” Ataturk, che strappò violentemente il velo alle donne e viene tanto osannato nei sussidiari di “storia” per bambini, ecco servita l’islamizzazione forzata dell’adorato “Sultano”: la Storia turca prosegue così all’insegna della violenza istituzionale. In attesa della prossima catastrofe globale.

domenica 29 ottobre 2023

Zia Lydia a Teheran e la Longa Manus dell’Iran

di LELE JANDON
Dietro il recente attacco ad Israele c’è la longa manus del regime iraniano. Come ammonisce lo scrittore israeliano Etgar Keret sul “Corriere”, “la guerra è contro l’Iran”. Vi ricordo che solo dopo tanti anni, dopo un’inchiesta giudiziaria, si è scoperto il ruolo dell’Arabia Saudita nell’Undici Settembre. E’ noto che la dittatura iraniana, vicina ad ottenere la Bomba (se non l’ha già), fornisce sia suggerimenti sia armi ad Hamas, l’organizzazione terroristica colpevole -oltre che d’innumerevoli altre stragi- di un attacco stragista che lo scorso 7 ottobre ha ucciso 1400 persone innocenti di diverse nazionalità. All’indomani del Pogrom, per bocca di Ali Khamenei, lo Stato iraniano ha lodato «l’eroismo» di Hamas. Non c’è da stupirsi, Teheran da sempre predica l’odio contro Israele e coltiva ottimi rapporti con altri dittatori: con la Cina (che l’ha sponsorizzata come “new entry” del club dei Brics) e con Putin (a cui ha fornito droni che hanno colpito anche civili ucraini). Quella iraniana è una satrapia che fa ammazzare le donne anche solo perché tralasciano qualche ciocca dall’hijab. Per capire l’odio di cui stiamo parlando, guardate il recente video (diffuso dall’eroica attivista iraniana Masih Alinejad) che mostra una guardiana la quale risponde alla maniera di Zia Lydia del “Racconto dell’Ancella”: «Armita Garawand? L’abbiamo uccisa noi, se lo meritava». Questa funzionaria della cosiddetta “polizia morale” si riferisce alla giovane che si vede prelevata dai suoi colleghi guardiani alla banchina di un metrò. Le proteste dei giovani persiani sono incominciate con l’assassinio di regime di una ragazza, Masha Amini (la 22enne curdo-iraniana arrestata lo scorso 13 settembre perché lasciava intravedere una ciocca di capelli ed ammazzata il 16). Giorni fa le due eroiche reporter iraniane che hanno raccontato la verità su quest’omicidio di Stato sono state condannate a 13 e 12 anni di carcere e rischiano la pena di morte con la falsa accusa di essere collaborazioniste dell’odiato nemico, il governo USA: “Hanno fatto propaganda contro la sicurezza nazionale”. Mentre Meloni gioca a fare la diplomatica e non ha condannato questi crimini dell’Iran, giorni fa l’Unione europea ha assegnato il Premio Sacharov (la massima onorificienza per i diritti umani) proprio a Masha e a tutto il movimento di protesta iraniano “Donna, vita e libertà”. Quanto agli stupidi studentelli che vanno in piazza con scritto “Free Palestine” accanto agli antisemiti, costoro favoriscono il gioco di Potere di questi tiranni per distruggere le democrazie nel mondo e farebbero meglio a studiare con umiltà storia e geografia: se osservassero una semplice mappa, si accorgerebbero che tutti i più pericolosi satrapi del mondo, da Erdogan a Putin agli ayatollah, si sono schierati dalla parte di Hamas.

sabato 28 ottobre 2023

Il Presidente tedesco: «Dovere Civico Proteggere gli Ebrei»

di LELE JANDON
La Germania si riconferma vera grande Amica d’Israele. Lo ha dimostrato non solo con chiarissime parole ma soprattutto con tre fatti concreti. Innanzitutto Berlino ha vietato (come Francia ed Austria) le manifestazioni cosiddette pro Palestina che, come abbiamo visto, hanno sempre finito per giustificare, sostenere ed incitare Hamas ad esempio con bandiere pro ISIS e pro Al Qaeda a Londra e una foto di Anne Frank con la kefiah a Milano, con denuncia alla Polizia da parte di Emanuele Fiano, figlio del sopravvissuto alla Shoah Nedo Fiano. A Berlino sono vietate anche le kefiah nelle scuole e le scritte “Free Palestine”. Meloni, di estrema destra, non ha nemmeno considerato l’idea di vietare queste manifestazioni perché le sue radici ideologiche sono antisemite e la sua base elettorale odia Israele.
Dopodiché la Germania ha organizzato una commovente “Demonstration” di totale solidarietà allo Stato ebraico dinanzi al Luogo simbolo della capitale federale (dove vivono 8 mila ebrei): la Porta di Brandeburgo, che è stata anche illuminata dalla bandiera d’Israele. Lo slogan ufficiale del raduno era: “Insorgere vs terrorismo, odio ed antisemitismo, in solidarietà con Israele”. Questa marea umana di comuni cittadini (25 mila persone) ha voluto così dare un abbraccio agli ebrei sott’attacco non solo dei terroristi ma anche di sempre più neutralisti, pseudo progressisti e pretestuosi attaccanti che nemmeno hanno condannato le azioni di Hamas. Si è trattato di un grande Evento storico perché a partecipare e a parlare è stato il presidente della Repubblica federale di Germania! Proprio così: il Presidente Steinmeier ha tenuto uno storico discorso non solo in difesa di Israele ma in cui formula un preciso dovere civico di difendere gli ebrei.
Dopo aver ribadito le stesse chiarissime parole pronunziate da tutti i partiti (eccetto l’AfD, l’estrema destra, tenuta distante da una giusta “conventio ad excludendum” da tutte le altre forze politiche) e cioè “la Germania sta saldamente dalla parte d’Israele”, lo statista (socialdemocratico) ha spiegato il senso della “Demo”: «Siamo tutti qui per dimostrare che qui in Germania le persone di origini ebraiche, cristiane, mussulmane ed arabe possono e vogliono convivere pacificamente insieme. E’ intollerabile che gli ebrei abbiano ancora paura oggi», riferendosi a vari attacchi contro i siti ebraici e al fatto che tanti ebrei tedeschi rinuncino ad indossare la kippah per tema di aggressioni. Dopodiché è venuta la seconda parte del Discorso in cui il presidente tedesco coinvolge tutti noi in prima persona con un perfetto esempio concreto di democrazia militante: «La protezione della vita ebraica è un còmpito dello Stato ed è un obbligo di tutti quanti i cittadini (Bürgerpflicht): chiedo a tutti i concittadini di accettare questo dovere di cittadinanza, Vi viene richiesto questo e niente meno di questo». Infine, terzo ma non meno importante, la Germania non ha votato la proposta di risoluzione dei tiranni arabi che hanno chiesto una tregua (che favorirebbe Hamas e gli darebbe tempo per riarmarsi).

sabato 21 ottobre 2023

Così Nonna Rachel ha distratto i Terroristi

di LELE JANDON
In questa foto il presidente degli Stati Uniti d’America abbraccia un’eroina. Durante la sua storica visita in Israele Joseph Biden, che aveva appreso la sua storia straordinaria, ha chiesto di conoscerla. Nonna e madre di tre figli, cresciuta in una famiglia proletaria con ben 12 fratelli, Rachel Edri ha 65 anni e molto sangue freddo quando si tratta di proteggere la sua casa. Non a caso lavora in una base militare dove serve alla mensa dei soldati. Quando nel corso dell’orribile attacco stragista del 7 ottobre scorso i terroristi di Hamas (drogati con il Captagon) hanno violato la sua abitazione, Rachel non si è lasciata prendere dal panico e anziché il marito, che le era accanto, è stata lei a prendere in mano la situazione. Quel sabato mattina -racconta la signora- «ho visto cinque Rottweiler armati di kalashnikov e granate entrare dalla finestra.
Pensavo di correre verso la porta ma avrebbero potuto spararmi alle spalle» (come hanno fatto con tantissimi dei 1400 uccisi, freddati mentre erano in fuga). «Ho subito capito che era una questione di vita o di morte», dice Rachel, così ha preso la decisione di eseguire gli ordini degl’intrusi: ha consegnato i telefonini ai miliziani che li hanno distrutti. Come predoni hanno aperto gli armadi e gettato a terra tutto il contenuto sinché, continua la signora Edri, «hanno visto le uniformi della polizia dei miei figli e hanno incominciato a gridare: “Dove sono?” Ho mentito: “In America”». “Mi ricordi mia madre”, le ha detto a sorpresa uno dei terroristi, riferendosi probabilmente alla rassomiglianza ed offrendole così involontariamente un espediente per distrarli: «Esatto, e come tua madre ora mi prenderò cura di te: di che cosa hai bisogno? Avete fame? Siete pallidi, dovete mangiare. Tè, caffè, biscotti?», ha risposto Rachel con tipica ospitalità arabo-israeliana. «Portali», le ha intimato il terrorista. «Sapevo che quando hanno fame diventano cattivi!», spiega la donna ai media con tipico humour ebraico. Gli ha cucinato il pollo e poi servito come dessert fette d’ananas in lattina e i biscotti marocchini che aveva preparato con le sue stesse mani per la festa di Yom Kippur: «Gli sono piaciuti molto», dice compiaciuta da perfetta padrona di casa. Poi prosegue l’allucinante racconto da thriller: «Dopo aver bevuto e mangiato sono diventati molto più calmi, ho fatto conversazione e per un momento mi sono persino dimenticata che fossero terroristi». “Toh, la tipica Mamma ebrea!”, hanno ironizzato i giornali d’Israele, con riferimento alla tendenza delle matriarche ebree (in realtà delle madri mediterranee, come si vede in tanti film) a continuare a riempire i piatti dei figli e degli Ospiti. Nel frattempo la sua abitazione veniva circondata dalla Polizia: fra gli agenti c’era il figlio Eviatar, al quale lei, in un momento di distrazione dei terroristi, attraverso la finestra è riuscita a indicarne il numero esatto facendogli cenno con la mano aperta: “Sono in 5!”. Evi per parte sua ha fornito ai colleghi un quadro della disposizione della casa per il Blitz e così, dopo ben diciassette ore in balia dei rapitori, finalmente la squadra speciale è riuscita a penetrare (scendendo a sorpresa dalla doccia come in un film d’azione), ad eliminare i sequestratori e a trarre in salvo la coraggiosa signora. Certo la donna è stata forte ma ora si trova in albergo e le resta in mente il trauma vissuto da lei e da migliaia di altri israeliani: «Ogni volta che chiudo gli occhi vedo i terroristi. Non posso più tornare a casa perché non esiste più una vera Casa: loro ne hanno fatto un Pogrom». Questa storia surreale ed estrema ci dà un’ennesima testimonianza della forza morale degl’israeliani e ci offre altresì un prezioso insegnamento di vita: quando ci troviamo in situazioni sfidanti dobbiamo cercare la via di fuga con l’astuzia, come Ulisse, come le eroiche ragazzine protagoniste delle fiabe tedesche che Antonello Ghezzi ed io Vi abbiamo raccontato nel nostri film e come il personaggio di Giaele nella Bibbia, perché -come scrive la filosofa ebrea Martha Nussbaum, “gli esseri umani sono, prima di ogni altra cosa, esseri che ragionano”. Il Terrore si vince con la forza della ragione, senza lasciarsi trasportare da emozioni autodistruttive.

venerdì 20 ottobre 2023

I Leader dell’islam: «Inconcepibile uccidere Donne e Bimbi»

di LELE JANDON
Tutte le civiltà umane condannano l’omicidio degl’innocenti. Ma nella Storia si formano sempre le mafie dei terroristi che rompono questo Tabù con false giustificazioni religiose: dal patriarca russo Cirillo, che giustifica la guerra di Putin contro l’Ucraina, ad Hamas, che uccide civili, donne, anziani e bambini di varie nazionalità in Israele. Nello stupendo libro scientifico dell’antropologo e storico delle religioni di origini ebraiche Alfonso Maria di Nola “Maometto e la saggezza dell’islam” (Newton Compton 2001, pag. 147), troviamo questo fra i tanti bellissimi detti (hadith) di Muhammad: «Il più grande dei crimini è uccidere qualcuno». Il Dio dei mussulmani ammette esclusivamente l’omicidio per autodifesa e per bocca del Profeta dice di non ammazzare MAI vecchi, donne e bimbi: affermando questo principio di umanità e civiltà pone fine alla pratica, comune fra i disuniti popoli arabi pre-islamici, di faide, razzie e sacrifici umani di nemici ed infanticidi femminili. In un altro libro fondamentale, “Non nel nome di Dio” (Giuntina, Firenze 2017, pag. 36), il rabbino Jonathan Sacks (1948 – 2020) ricorda il buon esempio dell’eroe mussulmano francese che salvò venti clienti ebrei del supermercato kasher di Parigi nel quale lavorava quando il 9 febbraio 2015 irruppe un terrorista con pretesti religiosi. Dopo il pogrom contro Israele dello scorso 7 ottobre, qui a Berlino dinanzi alla “Casa dell’Uno” (in costruzione) alla presenza di sessanta persone i tre leader fondatori (un imam, un pastore luterano ed un rabbino) hanno concelebrato, come sempre uniti, un culto per piangere gl’innocenti uccisi. L’imam tedesco, Kadir Sanci, professore a Potsdam, ha citato il Corano: «Se qualcuno uccide una persona (che non abbia ucciso a sua volta), è come se avesse ucciso l’intera umanità». Si tratta di un precetto ispirato da un commento rabbinico del Talmud (Mishnah, Sanhedrin 4:5) riguardo al primo omicidio della storia umana, il fratricidio compiuto da Caino contro Abele e si riferisce al Comandamento biblico “Non uccidere gli innocenti!” (purtroppo tanti ignorano che l’islam rispetta i messaggi di tutti i Profeti precedenti delle due fedi sorelle, incluso Mosé). Nel deplorare, oltre che il terrorismo, il gestaccio dei peraltro pochi ignoranti che hanno festeggiato la notizia della strage in una via di Neukölln il Consiglio degli imam di Berlino ha scelto lo stesso versetto del testo sacro ai mussulmani (32, surah V): «L’omicidio, l’odio e la violenza non devono mai essere tollerati e nemmeno applauditi. Il nostro credo religioso e la nostra comprensione dell’Islam proibiscono tali comportamenti e invocano pace, misericordia e compassione. I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alle vittime degli attentati terroristici e delle rappresaglie. La glorificazione della guerra e della violenza è inaccettabile e religiosamente inconcepibile. La mancanza di rispetto per le vittime e per i parenti di persone assassinate va contro ogni messaggio religioso e dovrebbe essere messa fuori legge in ogni sua forma” (intanto la Germania, l’Austria e la Francia hanno messo fuori legge le manifestazioni cosiddette “pro Palestina” che, si sa, finiscono per sostenere e addirittura incitare Hamas). La massima chiarezza viene dal filosofo e pittore marocchino Tahar Ben Jelloun il quale ha scritto limpide sul quotidiano progressista italiano “Repubblica”: «Io, arabo e musulmano, non riesco a trovare le parole per dire quanto sia inorridito da ciò che i militanti di Hamas hanno fatto agli ebrei. La brutalità, quando attacca donne e bambini, non ha scuse o giustificazioni. Credo che si possa resistere ad un’occupazione, lottare contro la colonizzazione ma non con questi atti di barbarie. La causa palestinese è morta il 7 ottobre 2023. Hamas è il nemico non solo del popolo israeliano ma anche di quello palestinese». Sehr klar.

domenica 15 ottobre 2023

La Ricostruzione del Pogrom del 7 ottobre scorso

di LELE JANDON
A questo punto disponiamo di tutte le testimonianze dei sopravvissuti (fra cui 3360 feriti) per ricostruire l’attacco a sorpresa contro Israele da parte di Hamas dello scorso 7 ottobre. Contro alcuni villaggi dello Stato ebraico c’è stata una pioggia di 4000 razzi e proiettili d’artiglieria a corto e medio raggio lanciati dalla vicinissima Striscia di Gaza. Era Sukkot (la Festa delle Capanne), gli ebrei praticanti tenevano i dispositivi spenti per lo Shabbat e in alcuni paesini agricoli i residenti hanno capito solo dalle sirene degli allarmi antiaerei di dover correre nei rifugi che molti israeliani hanno in casa. Ma era per così dire un “falso allarme”: questo diluvio di missili aveva in realtà la sola funzione di distrarre la gente per far penetrare nel territorio terroristi armati di Kalashkinov che per due anni erano stati addestrati a questo “Undici settembre”: alcuni sono scesi con paracadute e deltaplani a motore (da cui hanno sparato!), altri hanno fatto irruzione con le ruspe sfondando le reti di protezione alla frontiera fra Israele e la Striscia, fucilando tutti i malcapitati sotto tiro. Hanno sequestrato almeno 150 persone (anche anziani e bambini!), le hanno caricate su motociclette e pick-up, poi (in stile ISIS) hanno girato video da cyberbulli (poi diffusi come trofei).
E come fece il neonazi Breivik in Norvegia, quei terroristi hanno fatto strage (260 persone, fra cui l’italo-israeliano Nir Forti) ad un raduno di giovani (la Festa della natura, un rave, il tipo di party che l’estremista di destra Meloni aveva tentato di vietare appena insediatasi al Potere in Italia): giovanotti che -ironia tragica- avevano trascorso gli ultimi trentanove weekend nelle grandiose manifestazioni di protesta civile contro il capo del governo, il populista Netanyahu, e l’estrema destra sua alleata. Questi criminali hanno attaccato il festival da tre lati, hanno ammazzato i vigilanti e poi molti giovani in fuga o rifugiatisi nei bagni chimici. Tanti ragazzi sono rimasti nascosti nelle vicine campagne per tante ore come questa coppia che si è scattata una foto mentre si davano un dolce bacio affinché, nel caso fossero stati assassinati, i familiari avrebbero avuto un ricordo del fatto che si erano amati sino alla fine. Poi i miliziani del Terrore hanno dato la caccia a chiunque casa per casa in due dei 270 kibbutzim (privi di serrature in nome dell’utopia comunitaria) in uno dei quali una coppia di riservisti, marito e moglie, vedendoli arrivare hanno nascosto in una cesta due gemellini di 10 mesi (salvati 13 ore dopo l’attacco da due familiari, arrivati ben 7 ore prima dell’Esercito), poi hanno combattuto riuscendo ad eliminare 7 terroristi ma sono rimasti infine uccisi. Alcuni si sono precipitati nelle “safe room” (obbligatorie per gli edifici costruiti dopo il 1992), il guaio è stato che non tutte queste “stanze di sicurezza” (concepite contro brevi attacchi aerei) erano chiudibili così i terroristi hanno ucciso le vittime in queste “panic room”: infatti non erano mai accadute in Israele simili incursioni via terra (che ricordano i pogrom, le irruzioni stragiste nei villaggi ebraici delle guardie dello Zar antisemita nell’Ottocento) e mai in un sol giorno c’erano stati così tanti uccisi in Israele (1300, fra i quali una 22enne berlinese ed il suo boyfriend inglese). In seguito a quest’attacco su più fronti, ulteriori razzi sono caduti contro due città vicine e persino vicino ad un aereo di linea Ryanair carico di passeggeri, a riconferma che il Terrore ci coinvolge tutti, nessuno escluso. Ora Hamas, per non venire smantellata come meriterebbe, ha bisogno (e non ha scrupoli) di usare i civili e gli ostaggi per proteggersi: come “scudi umani”. Lo Stato ebraico ha innanzitutto il dovere di salvarli come fece con il soldato Gilad Shalit, rilasciato da Hamas con lo scambio di ben 1027 terroristi palestinesi (uno di loro era fra i criminali del 7 Ottobre ed è stato eliminato ieri). Ecco l’IBAN a cui poter donare, tramite la sinagoga di Berlino, alle vittime di quest’atto terroristico: DE16 3702 0500 0003 1424 50

domenica 1 ottobre 2023

Da Budapest a Praga: le Colpe di Napolitano

di LELE JANDON Dopo gli unanimi onori (con tanto di concessione dei funerali di Stato) a Berlusconi, ecco i panegirici a Napolitano come se fosse anch’egli “Cavaliere” senza macchia. Ma Giorgio Napolitano non era affatto un giusto (per quel che può valere questa parola in un Paese semianalfabeta che legge Vannacci e dove regna l’ingiustizia di parlare sempre e solo bene di chi è morto senz’analizzarne le colpe). Non l’ho mai stimato a causa della sua incapacità di ammettere le gravi, orribili colpe del suo passato, per il suo giustificazionismo e quindi il suo narcisismo. Da giovane universitario era iscritto ai GUF (Gruppi universitari fascisti) e solo nel ’44 s’iscrisse al PCI (Partito comunista italiano). La sua vita politica era chiaramente ispirata al machiavellismo e cioè all’avere sempre più Potere e ad esercitare Potere sugli altri. Infatti disse “Niet” alla giusta linea etica dello “splendido isolamento” del segretario del PCI Enrico Berlinguer e disse Sì alla linea dura contro i veri progressisti di Budapest e Praga che chiedevano democrazia. Nell’autunno del 1956, quando aveva già 31 anni (non 17), parlando all’VIII Congresso del PCI col suo stile (che egli stesso definiva con autocompiacimento) “atarassico” non solo giustificò la repressione coi tank di Mosca nella Repubblica socialista d’Ungheria per stoppare i manifestanti (che definì «teppisti fascisti e spregevoli provocatori») ma addirittura la elogiò («ha contribuito a salvare la pace nel mondo»). “L’Unità”, quotidiano del PCI, titolò che i manifestanti erano “anarchici e terroristi”. 2652 furono gli ungheresi uccisi. Il quotidiano progressista “Repubblica” ha stampato anni fa un bel libretto su questa vicenda.E il sottotitolo di un libro di storia sull'argomento ("Budapest 1956, la macchina del fango") sottolinea che fu "un caso esemplare di disinformazione". Che quella di Napolitano non fosse l’unica linea possibile (perché uomini coraggiosi ci sono sempre) lo dimostrò il gesto delle dimissioni del buon Pietro Nenni (un uomo che era nella Resistenza già nel ’43). Solo nel 2005 (ben 49 anni dopo!) nello stile tipicamente falso dei narcisisti Napolitano scrisse nella propria autobiografia ciò che dagli sbrigativi giornalisti venne spacciato per “autocritica”: «Bisognava stare da una parte della barricata, in quegli anni». Il libero giornalista progressista Corrado Augias nota: «Fu il grande fallimento del Partito comunista, che perse l’occasione di tagliare con Mosca e diventare un partito socialdemocratico europeo». Già. Quindi Napolitano era un fallito, ma restò sempre un fallito di successo. Nel 1968 fu la volta dei cechi e anche in questo caso i carri armati sovietici entrarono a stoppare la Primavera (72 uccisi): il 43enne Napolitano fu di nuovo ostinatamente contro la democrazia e votò, da membro del Comitato centrale del PCI, per l’espulsione dal Partito dei giornalisti del quotidiano “il manifesto” che osarono titolare “Praga è sola”. Come ha detto ai funerali sua nipote, nel suo stile Marie Antoinette, Napolitano aveva un’enorme considerazione di sé. Un grande stratega tedesco dell’Ottocento, il generale von Moltke, diceva giustamente che non esiste forse peggior pericolo di questo tipo umano: lo “stupido volenteroso”. Proprio a causa di questa presunzione, da “stolido volenteroso” fece disastri anche con le sue manovre a Destra. Essendo fatto della stessa pasta (carrierista e affamata di cariche) di Luciano Violante e Giuliano Amato (altro ritardato che, facendo una gran confusione di ben sei anni, si è ricordato solo pochi giorni fa che Craxi fece la spia con Gheddafi tradendo gli alleati), è sempre stato “dialogante” con tutti, oltre che coi preti potenti anche con la destraccia: infatti fu proprio la Banda dei Berluscones a volerlo presidente a tutti i costi. A lui, narciso com’era, piacque farsi così tanto implorare. Nello sconcerto internazionale Napolitano, presunto eroe della democrazia, ebbe la faccia tosta di nominare presidente del consiglio (e tollerarlo così colpevolmente a lungo) Silvio Berlusconi, e dopo il legittimo pressing delle democrazie mature trovò solo lo spread (schizzato addirittura a 570!) come tardivo pretesto per costringerlo alle dimissioni (creando un altro mostro: l’orribile governo Monti, un tipo caratterialmente assai simile proprio a sé, inguaribile narcisista che mai ammetterebbe una minima colpa). Anche qui Napolitano perse il treno della Storia: oramai Berlusconi aveva già fatto troppi danni, coi suoi milioni aveva comprato senatori e giornalisti ed infangato la reputazione delle Istituzioni a livello mondiale (tanto che il governo Draghi chiese i danni), mentre proprio lui, il presunto eroe democratico Napolitano, avrebbe potuto farlo dimettere già in occasione dell’uscita di Fini dalla coalizione. L’ennesima sua colpa storica! Una delle tante.