domenica 15 ottobre 2023
La Ricostruzione del Pogrom del 7 ottobre scorso
di LELE JANDON
A questo punto disponiamo di tutte le testimonianze dei sopravvissuti (fra cui 3360 feriti) per ricostruire l’attacco a sorpresa contro Israele da parte di Hamas dello scorso 7 ottobre.
Contro alcuni villaggi dello Stato ebraico c’è stata una pioggia di 4000 razzi e proiettili d’artiglieria a corto e medio raggio lanciati dalla vicinissima Striscia di Gaza.
Era Sukkot (la Festa delle Capanne), gli ebrei praticanti tenevano i dispositivi spenti per lo Shabbat e in alcuni paesini agricoli i residenti hanno capito solo dalle sirene degli allarmi antiaerei di dover correre nei rifugi che molti israeliani hanno in casa.
Ma era per così dire un “falso allarme”: questo diluvio di missili aveva in realtà la sola funzione di distrarre la gente per far penetrare nel territorio terroristi armati di Kalashkinov che per due anni erano stati addestrati a questo “Undici settembre”: alcuni sono scesi con paracadute e deltaplani a motore (da cui hanno sparato!), altri hanno fatto irruzione con le ruspe sfondando le reti di protezione alla frontiera fra Israele e la Striscia, fucilando tutti i malcapitati sotto tiro. Hanno sequestrato almeno 150 persone (anche anziani e bambini!), le hanno caricate su motociclette e pick-up, poi (in stile ISIS) hanno girato video da cyberbulli (poi diffusi come trofei).
E come fece il neonazi Breivik in Norvegia, quei terroristi hanno fatto strage (260 persone, fra cui l’italo-israeliano Nir Forti) ad un raduno di giovani (la Festa della natura, un rave, il tipo di party che l’estremista di destra Meloni aveva tentato di vietare appena insediatasi al Potere in Italia): giovanotti che -ironia tragica- avevano trascorso gli ultimi trentanove weekend nelle grandiose manifestazioni di protesta civile contro il capo del governo, il populista Netanyahu, e l’estrema destra sua alleata. Questi criminali hanno attaccato il festival da tre lati, hanno ammazzato i vigilanti e poi molti giovani in fuga o rifugiatisi nei bagni chimici. Tanti ragazzi sono rimasti nascosti nelle vicine campagne per tante ore come questa coppia che si è scattata una foto mentre si davano un dolce bacio affinché, nel caso fossero stati assassinati, i familiari avrebbero avuto un ricordo del fatto che si erano amati sino alla fine.
Poi i miliziani del Terrore hanno dato la caccia a chiunque casa per casa in due dei 270 kibbutzim (privi di serrature in nome dell’utopia comunitaria) in uno dei quali una coppia di riservisti, marito e moglie, vedendoli arrivare hanno nascosto in una cesta due gemellini di 10 mesi (salvati 13 ore dopo l’attacco da due familiari, arrivati ben 7 ore prima dell’Esercito), poi hanno combattuto riuscendo ad eliminare 7 terroristi ma sono rimasti infine uccisi.
Alcuni si sono precipitati nelle “safe room” (obbligatorie per gli edifici costruiti dopo il 1992), il guaio è stato che non tutte queste “stanze di sicurezza” (concepite contro brevi attacchi aerei) erano chiudibili così i terroristi hanno ucciso le vittime in queste “panic room”: infatti non erano mai accadute in Israele simili incursioni via terra (che ricordano i pogrom, le irruzioni stragiste nei villaggi ebraici delle guardie dello Zar antisemita nell’Ottocento) e mai in un sol giorno c’erano stati così tanti uccisi in Israele (1300, fra i quali una 22enne berlinese ed il suo boyfriend inglese). In seguito a quest’attacco su più fronti, ulteriori razzi sono caduti contro due città vicine e persino vicino ad un aereo di linea Ryanair carico di passeggeri, a riconferma che il Terrore ci coinvolge tutti, nessuno escluso.
Ora Hamas, per non venire smantellata come meriterebbe, ha bisogno (e non ha scrupoli) di usare i civili e gli ostaggi per proteggersi: come “scudi umani”.
Lo Stato ebraico ha innanzitutto il dovere di salvarli come fece con il soldato Gilad Shalit, rilasciato da Hamas con lo scambio di ben 1027 terroristi palestinesi (uno di loro era fra i criminali del 7 Ottobre ed è stato eliminato ieri).
Ecco l’IBAN a cui poter donare, tramite la sinagoga di Berlino, alle vittime di quest’atto terroristico:
DE16 3702 0500 0003 1424 50
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