venerdì 8 dicembre 2023

La Nobel Jelinek: Hamas non appartiene alla Civiltà. Concorda Raffaele Morelli: impossibile trattare con loro

di LELE JANDON
Parole chiare e acute su Hamas e sul Pogrom del 7 ottobre arrivano dalla penna di Elfriede Jelinek, uno dei massimi scrittori contemporanei. La Premio Nobel per la Letteratura pubblica sul proprio sito Internet personale un intervento in tedesco (tradotto in inglese dalla sua traduttrice ufficiale, la premiata professoressa universitaria americana Gitta Honegger, https://www.elfriedejelinek.com). Intellettuale engagé da sempre in prima linea contro l’estrema destra ed il patriarcato, anche stavolta la Jelinek mostra di avere una visione chiarissima sulla natura del nemico del mondo libero ed è uno dei rari intellettuali progressisti a condannare senza se e senza ma Hamas: si tratta di furiosi «fanatici (Fanatiker) per i quali la vita non significa nulla», terroristi che usano le armi come petardi a Capodanno o come uno sport (l’arrivo in deltaplano da cui hanno sparato). Con le sue azioni contro civili innocenti (lo ricordiamo ancora una volta: di tutte le nazionalità) nonché contro «i palestinesi innocenti che i terroristi pretendono di liberare» questa «organizzazione terroristica» «si è esclusa (ausgechlossen) dalla civiltà umana», «non è un membro della civiltà umana (Zivilisation)», sottolinea la scrittrice.
Hamas -spiega l’importante autrice 77enne (il cui padre fu perseguitato dai nazisti a causa delle sue origini ebraiche)- colma con questa sua cultura di morte un vuoto e genera un altro «vuoto risucchiante». Almeno ai tempi della Guerra dei Trent’anni, anch’essa guerra di religione, c’erano eserciti da ambedue le parti ed accordi fra le fazioni; con Hamas non sono possibili nemmeno quelli giacché questa «banda terroristica» (Terrorbande) «pianifica e ha sempre pianificato l’annientamento d’ Israele, l’unico Stato democratico della regione»: Hamas «non ha mai avuto in mente altro che l’annientamento», ribadisce. Quelli di Hamas sono «come i nazisti durante l’invasione della Polonia» che accusavano i nemici prim’ancora che questi sparassero e vanno avanti a suon di «massacro, stupro e tortura e brama di omicidio». Nella sua analisi Elfriede Jelinek cita il guadagno fondamentale di Emmanuel Lévinas (1906 – 1995) del quale c’invita a leggere l’opera “Totalità e infinito” (fondamentale riflessione del 1961 sul genocidio hitleriano): il filosofo ebreo francese di origine lituana definiva la parentela umana sulla base della «risposta dell’altro al volto» ma in questo caso specifico da parte di Hamas non esiste nessun rapporto “faccia a faccia” (von-Angesicht-zu-Angesicht), nessuna risposta etica perché l’obiettivo dichiarato dei terroristi è appunto, come già detto, «annientare l’altro», lo Stato ebraico. Hamas non dimostra nessun senso di “prossimità umana” (Nachbarschaft) nella sua «furia distruttiva»: è pura distruzione ed autodistruzione. Proprio come dice con un brevissimo ed efficace intervento video lo scrittore e medico-psichiatra milanese Raffaele Morelli con particolare riferimento stavolta alla questione degli ostaggi: «Tutti i terroristi come Hamas ed Hezbollah hanno un disprezzo totale della vita umana. Mentre la compassione d’Israele e del mondo democratico cerca di trattare si viene a dimenticare che c’è qualcuno che rapisce bambini, donne, anziani e li scambia come merce! Con queste persone noi possiamo intrattenere relazioni e cercare di giustificarle, come hanno detto molti? Io credo proprio di no», esattamente la stessa tesi espressa dalla scrittrice austriaca. Anche lui sottolinea che Hamas è pura distruttività ed autodistruttività aggiungendo l’abuso dell’empatia cognitiva (tipica degli psicopatici manipolatori): «La verità profonda è che TUTTI NOI SIAMO OSTAGGI e veniamo usati perché noi portiamo la compassione, i terroristi portano soltanto la distruzione e la distruttività. Bisogna ricordarselo e saperlo prima di giudicare Israele che ha assunto tutte le cautele possibili per evitare morte e distruzione, bisogna capire bene da che parte sta colui che disintegra e distrugge. I crimini contro l’umanità sono tutti da una parte. Bisogna avere il coraggio di dirlo a voce alta». Giorni fa il celebre psicoterapeuta aveva detto a proposito dell’antisemitismo dei 4 mila professori universitari italiani che hanno chiesto lo Stop delle collaborazioni coi colleghi israeliani: «Mi ha colpito molto che durante il nazismo e il comunismo, quando sono state compiute tragedie contro la popolazione, molti intellettuali si sono schierati accanto ai dittatori, l’abbiamo visto ahimè anche in Italia (dove solo 12 docenti universitari dissero No al giuramento di fedeltà a Mussolini nel 1931, ndr). Oggi, quando una serie d’intellettuali dice di non voler più collaborare con le università d’Israele perché ritiene che sia colpevole di “crimini di guerra”, penso che, come allora si schierarono col regime fascista, così oggi molti intellettuali seguono un pregiudizio razziale che abita dentro di loro mascherato da sentimenti umani. Se l’Occidente ha un futuro sarà perché si sarà liberato di Hamas: se questo non accade, allora aspettiamoci che i missili non arriveranno più solo su Israele ma su tutto il mondo occidentale: ciò che più temono Hamas, Hezbollah e gli altri è la democrazia perché rimetterebbe in discussione i loro sistemi dittatoriali».

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