mercoledì 20 dicembre 2023

Putiniani picchiano e marchiano la Reporter-Eroina Yelena Milashina: aveva svelato le Torture vs i Gay in Cecenia

di LELE JANDON
Torniamo a parlare dei gay in Russia. Mentre in Italia non destava scandalo l’ennesimo caso di prostituzione culturale legato a Silvio Berlusconi (una cosiddetta “giornalista di sinistra”, in realtà conduttrice di volgarissimi talk show, per soldi è passata dalla RAI alle sue TV), dalla Russia arrivava una commovente storia di eroismo quotidiano da parte di un’autentica reporter d’inchiesta di “Novaya Gazeta” (giornale chiuso dal satrapo russo), pronta anche a morire per amore della verità. Lo scorso 4 luglio a Grozny, nella Cecenia controllata da Putin, la 45enne Yelena Milashina è stata aggredita barbaramente assieme al suo avvocato. Erano andati nella capitale cecena per ascoltare la sentenza contro un’altra eroina, Zarema Musaeva, madre-coraggio di un avvocato dei diritti umani in esilio la quale è accusata ingiustamente dal sistema giudiziario al libro paga del tiranno di frode.
Proprio come la sua collega Anna Politovskaja (assassinata nel 2006 a 48 anni dinanzi casa dai sicari del serial killer russo), la coraggiosa cronista è l’unica ad essersi recata in quella regione pericolosa dove ha documentato i crimini contro l’umanità del regime di Kadyrov, al soldo di Putin. In particolare, aveva pubblicato articoli informativi sulla lunga serie di attentati ai danni dei ceceni perseguitati segretamente e rinchiusi in prigione per il solo fatto di essere gay (come il supertestimone Maxin Lapunov, torturato per fargli confessare nominativi di altri omosessuali). Nel 2017 24 pretacci cristiani ortodossi avevano lanciato l’equivalente di una “fatwa” contro di lei benedicendo così chi le avrebbe dato una ‘pena corporale’.
Sia lei che l’avvocato sono stati fermati da tre auto da cui è uscita una gang d’incappucciati in stile Ku Klux Klan: minacciandoli con una pistola, i mafiosi li hanno tenuti sotto sequestro e presi a calci in faccia. Lui è stato gambizzato, lei ha subìto un trauma cranico. In più i malavitosi le hanno spezzato le dita colpendole con un tubo di polipropilene (un gesto simbolico: è la ritorsione contro la sua attività di scrittura), le hanno rapato la testa e versato sul volto una vernice tossica color verde di “zelyonka” (un antisettico che può causare cecità ed è usato dai bulli putiniani ceceni contro gli oppositori). Il verde non è casuale, è il marchio di fabbrica dei russi: è il colore che resta sui corpi degli ucraini dopo i bombardamenti russi (che hanno colpito anche chiese ed ospedali). Il regime di Putin, ricorda lo scrittore ebreo italiano Roberto Saviano, è stato sostenuto dai tre partiti di destra al governo a Roma: Berlusconi rimase sino all’ultimo fra i suoi intimi amici e difensori, “Lega Nord” e “Fratelli d’Italia” hanno sempre votato No alle sanzioni che l’Unione europea impone dal 2014 (invasione ed annessione della Crimea). Nella sua menzognera autobiografia, Meloni (che proviene dall’estrema destra atea) ha elogiato la Russia come un «Paese che difende l’identità cristiana». Mentre la reporter russa è stata così ‘preavvisata’ in stile mafioso (se prosegui nelle tue investigazioni verrai ammazzata), intanto sulle Reti di Piersilvio Berlusconi la “giornalista” romana viene strapagata (proprio come una sua collega anche lei ritenuta “di sinistra”) ed è libera di reinvitare nel suo circo i filo-putiniani, i “Putin-Versteher” come chiamiamo in Germania, coloro che “comprendono le ragioni” del tiranno serial killer (come ad esempio l’incompetente Alessandro Orsini). Nessuno dei due casi, quello russo e quello italiano, stupisce: in Russia si paga caro dire la verità e in Italia la prostituzione giornalistica si vende a caro prezzo.

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