giovedì 14 dicembre 2023
Legge dopo Legge, Impossibile Essere Gay o Trans in Russia
di LELE JANDON
Durante il suo Ventennio al Potere Putin ha scelto una progressiva Reazione eguale e contraria al progresso del mondo libero riguardo alle libertà delle persone LGBT (progresso peraltro minacciato da costanti attacchi e tentativi dei reazionari populisti locali che -dai repubblicani americani ai compagni di partito di Meloni- si ostinano a non volere l’educazione sessuale nemmeno alle scuole superiori).
Il sanguinario tiranno russo iniziò, proprio come Erdogan, vietando (e reprimendo nel sangue chi tentava anche solo d’iniziare a farli) i gay pride.
Poi, nel 2013, il satrapo russo vietò anche solo di parlare in pubblico della Questione gay pena l’accusa di “propaganda” che comporta pene pecuniarie.
Ora che, dopo aver attaccato l’Ucraina l’anno scorso, deve trovare nuovi nemici anche interni, Putin procede, legge-dopo-legge, in maniera “legale” come i nazisti, a negare ogni minima libertà alle persone gay e trans.
Su sua espressa volontà, la Duma ha appena votato una serie di norme che annullano ogni manifestazione pubblica di omosessualità e transessualità rendendo di fatto la vita impossibile alle persone LGBT.
In primis il corrottissimo “parlamento” russo (quasi tutto a suo libro paga: quanto basta per far passare regolarmente le sue leggi liberticide) ha vietato gl’interventi di riassegnazione di sesso (permessi persino nella teocrazia iraniana!); secondo, chi si dichiarasse trans verrebbe recluso a forza in manicomio per venire sottoposto con metodi coercitivi (tipo TSO) a “terapie di conversione sessuale” sviluppate da un apposito “Istituto di Ricerca” creato dal “presidente”.
E dopo che il “ministro della giustizia” ha chiesto alla “Corte suprema” (anch’essa corrotta) di classificare come “estremista” il movimento LGBT (che in realtà nemmeno può esistere ufficialmente in Russia sulla base della legge del 2013 appunto), i supremi giudici, dopo una finta pausa di profonda riflessione, l’ha dichiarato estremista e dunque fuorilegge (come già aveva fatto con il movimento liberale di Navalny) in quanto «incita alla discordia sociale» (esattamente ciò che fanno le fake news diffuse attraverso i social dalla Russia qui nel mondo libero, come abbiamo visto: http://lelejandon.blogspot.com/2023/12/con-lai-putin-diffonde-menzogne.html). Anche solo appendere o sventolare una bandierina arcobaleno può costare la pena della deportazione (come ai tempi di Stalin).
La sanzione “esemplare” (punirne uno per educarne cento, diceva Mao) c’è già stata: 5 mila euro di multa ad una stazione musicale che ha trasmesso il video della hit “Tak krassiwo” del peraltro popolarissimo sex symbol russo Sergej Lazarev dove s’intravedono coppie dello stesso sesso che si tengono per mano («potrebbe dare l’impressione che questa tendenza sia equivalente al legame uomo-donna», ha scritto il giudice).
Per Ivan Scalfarotto (senatore gay del partito liberale “Italia Viva”) quest’ennesima vessazione omofobica è un maggiore motivo per dare un sostegno «ancor più forte all’Ucraina» sott’attacco di Putin che vuole russificarla e distruggerne le libertà. Se l’Ucraina perdesse la guerra (magari a causa dei populisti come Beppe Conte, contrari agli aiuti militari), i gay ucraini verrebbero sottoposti alla stessa giurisdizione dei gay in Russia.
Come se tutto ciò non bastasse, c’è già stato un primo Raid stile NYPD pre-Rivolta di Stonewall: la violenta e corrotta polizia di Mosca ha fatto irruzione nei nightclub gay con la scusa pretestuosa di “controlli antidroga”, in realtà per scoraggiare la libertà d’associazione. I gay sono così già attenzionati e avvisati: ben presto vivere da omosessuali in Russia sarà peggio che sotto l’URSS. Già durante il socialismo reale l’omosessualità persino vissuta in privato era reato penale (usato in pratica per colpire dissidenti e rivali politici) e nonostante la depenalizzazione sotto Eltsin oramai le leggi omofobe di Putin hanno raggiunto quelle di Erdogan.
Da 23 anni al Potere, il tiranno fascista della Federazione russa ha appena annunciato che si ricandiderà (per il quinto mandato) nel 2024 (proprio in contemporanea con Trump il cui intento è abolire le nozze gay e, come ha scritto Anne Applebaum su “The Atlantic”, uscire dalla NATO, unico deterrente all’espansionismo del russo): Putin vuole completare l’instaurazione del perfetto totalitarismo che quindi controllerà ogni singolo aspetto dell’esistenza delle persone, persino se girano en travesti o se appendono un adesivo gay friendly nel proprio negozietto.
Tutto ciò era prevedibile sin dall’inizio eppure ricordiamo per l’ennesima volta lo storico costante sostegno incondizionato all’ “amico Putin” da parte di Silvio Berlusconi (con tanto di menzogne contro Zelensky) e di Matteo Salvini, capo del principale partito alleato di questo governo di estrema destra (con viaggi, elogi e voti contrari alle sanzioni internazionali per le violazioni dei diritti umani): il bullismo di Stato contro gay e trans è il grande sogno nel cassetto dell’estrema destra internazionale, patriarcale e omofoba.
Perciò: “Slava Ukraini! Gloria all’Ucraina!” che combatte anche per le libertà delle persone gay e trans.
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