giovedì 15 aprile 2021

La Gioia d'Israele dona Speranza al Mondo

 

di LELE JANDON

GIOIA DI MEDICI ED INFERMIERI ALL'OSPEDALE
DI TEL AVIV OVE HA CHIUSO IL REPARTO COVID.

Il grande presidente americano Joseph Biden sta facendo vaccinare quattro milioni di americani al giorno, un grandioso risultato; ma la Numero Uno nell’uscita dal Covid19 resta Israele, ove si respira un palpabile entusiasmo per i grandi progressi: a Tel Aviv lo scorso mese ha già chiuso il reparto Covid (in foto vediamo la gioia d’infermieri e medici) e gl’israeliani vaccinati possono già andare ai concerti, a teatro, al cinema, in piscina ed in palestra, mangiare fuori e dentro i ristoranti!

Grazie ad una politica estremamente “proactive”, un ottimo Sistema sanitario nazionale e un’eccellente organizzazione medica della campagna vaccinale iniziata già lo scorso 19 dicembre, sono già oltre la metà belli e vaccinati (prima e seconda dose) e così pare tutto tornato alla quasi normalità: come vedete in fotografia, basta esibire un green pass (senza necessariamente carte appresso, basta un documento sul proprio smartphone) e via libera!

SOPRAVVISSUTO ALLA SHOAH SI SOTTOPONE
ALLA VACCINAZIONE ANTICOVID19

Dalla storia della Medicina ci è nota l’etica ebraica, si sa che gli ebrei sono sempre stati bravi dottori ed anche il CEO della Pfizer, il greco Albert Bourla, è ebreo (i suoi genitori erano fra i soli duemila sopravvissuti dei 50 mila ebrei greci uccisi nella Shoah).

Inoltre, ha spiegato un’infermiera a “Politico”, anche il forte senso di solidarietà nazionale ha fatto sì che un numero ammirevole di medici ed infermieri dedicassero il proprio tempo libero come volontari per la grande sfida comune.

GIOIA A TEL AVIV PER IL PRIMO CONCERTO.

Come ha notato la ricercatrice israeliana Ayelet Baram-Tsabari, questa promessa e garanzia di tornare a godere dei diritti sociali ha funzionato e continuerà a funzionare da “rinforzo positivo (come si dice in psicologia): vedere anche nella cerchia dei propri conoscenti e fra i famosi persone che vanno di nuovo a spasso convince gl’indecisi (gli attendisti che dicono: “intanto aspetto e vediamo gli altri!”) a sottoporsi alla vaccinazione. Una strategia vincente e scientifica, dunque, che dev’essere imitata dagli altri Stati.

Israele è così avanti che potrebbe essere (secondo il ricercatore israeliano Eran Segal) il primo Paese a raggiungere l’immunità di gregge!

Dopo essere stato lungamente chiuso, dalla fine del mese prossimo lo Stato ebraico riaprirà le porte ai visitatori e ai turisti (purché vaccinati).

VIA LIBERA COL GREEN PASS: VACCINATI E LIBERI. 

Unica oasi democratica del Medio Oriente, Israele ha mostrato al mondo l’unica possibile “exit strategy” e dimostrato una (come la chiamiamo in tedesco) “Problemlösungskompetenz (capacità di risoluzione dei problemi) da fuoriclasse.

Grazie alla vaccinazione, anche tutti noi avremo un ritorno alla normalità come ci ha già preannunciato anche il ministro della Salute della Germania, Jens Spahn.

Lasciamoci dunque contagiare dalla gioia d’Israele e ricordiamo il modello israeliano originario che ha dato ispirazione e speranza al mondo! Grazie, Israele! Lunga vita ad Israele!

Scopri la ricca e commovente fotogallery completa sul mio Instagram.

Anche tu sei pro-vax come me? Condividi la mia campagna pro-vax in nome del “rispetto per la vita” (come diceva il medico e pastore luterano Albert Schweitzer, Premio Nobel per la Pace).

 

Lele Jandon

www.ilcinemaeidiritti.it

sabato 6 marzo 2021

La Scultura di Neve in Onore del Padre di Famiglia Ucciso a Minneapolis: la Pioggia l’ha cancellato, il Movimento BLM resterà. La Gioia per la Neve a Berlino


di LELE JANDON


Come può essere bello l’inverno grazie alla neve! Il particolarissimo fenomeno desta sempre incanto e nei mesi passati abbiamo visto video straordinari di creature che si dilettano con questi minuscoli cristalli di ghiaccio: dai bambini lanciati per gioco dai genitori nel soffice manto nevoso ai cani che si rotolavano entusiasti alle mucche che l’assaggiano come bambine curiose!


In Québec questo giovanotto, Timothée de Sandro, che per tradizione familiare ha sempre realizzato delle sculture con la neve, stavolta l’ha usata per creare una scultura fuori da casa sua nella bella Quebec City, in memoria del 46enne George Floyd (1973 – 2020) e “di tutte le persone discriminate.

Testimone di casi di “razzismo sistemico” persino nel suo avanzatissimo Canada, ha ideato questo busto per suscitare la giusta attenzione sul problema impiegando ben sessanta ore per ultimarlo:

“È un volto che è stato nella nostra coscienza collettiva per un po’ di tempo. Quella faccia ci perseguita”.

Come nota il filosofo contemporaneo di origine ebraica Alain de Botton, i veri artisti ci rammentano i nostri più alti valori di umanità e questo creativo di ventinove anni crea soprattutto sculture di animali in quanto attivista vegetariano.  


De Sandro non è ancora famoso e potete seguirlo su Facebook ove ritrovate anche una mia analisi approfondita della dinamica del sadico omicidio del padre di famiglia americano ucciso da un poliziotto-bullo che l’ha tenuto sotto scacco nonostante lui implorasse pietà: “I can’t breathe”, “Non respiro”.

Ricordo che in Canada, Paese che sintetizza il meglio della cultura anglosassone e di quella francese, anche il 49enne premier Justin Trudeau si è inginocchiato assieme al movimento di liberazione “Black Lives Matter” (“Le vite dei neri contano”).

Come diceva il pastore protestante Martin Luther King Jr. (1929 – 1968), “se si è veramente devoti alla religione di Gesù si cercherà di liberare la terra dai mali sociali. Il Vangelo è sociale oltre che personale”.


Con l’ACB (Lutherkirche, Berlino - Schöneberg)  -assieme alla nostra pastora luterana ed al nostro diacono-  quest’estate, quest’autunno e quest’inverno abbiamo aderito a BLM con le nostre marce cantate e all’arrivo a Potsdamer Platz o alla Porta di Brandeburgo, abbiamo fatto tutti assieme l’esperienza choc di restare inginocchiati per nove minuti: il tempo in cui è stato tenuto senz’ossigeno il signor Floyd e così soffocato a morte da un bullo che ha abusato della divisa per sfogare il proprio odio mal riposto!


Col sole agostano, con la pioggia battente o con il vento freddo, abbiamo mandato quest’abbraccio agli americani che si sono esposti per affermare che tutte le vite valgono e sono stati peraltro decisivi per l’elezione del presidente Joseph Biden e dell’ex procuratore Kamala Harris i quali hanno promesso che faranno la differenza e già hanno operato notevoli cambiamenti.


Purtroppo la pioggia ha cancellato l’opera fatta di neve ma il movimento BLM (candidato al Premio Nobel per la Pace che conosceremo ad ottobre) resterà vivo, attento ed attivo.


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Tutti i Numeri della Neve a Berlino: le Immagini Storiche

Il mese scorso qui in Germania ha nevicato e uesto mese Berlino è stata completamente innevata e illuminata: pareva di trovarsi sui monti! Il manto nevoso illuminava le strade. Per giorni anche di notte la pioggerella di neve ha continuato a cadere.

Per alcuni giorni qui nella capitale c’è stata una magica combinazione di un cielo azzurro (in tedesco direi “azurblau” o “hellblau”, corrispondente all’inglese “light blue” per intenderci) ed il lucore bianco brillante della neve: “wunderschön”!

Questi magici, minuscoli cristalli hanno ispirato poeti e scrittori come la geniale Agatha Christie nel romanzo-capolavoro del 1934 “Assassinio sull’Orient Express (grande classico della letteratura mondiale che potete ancora richiedere in edicola nella collana in corso con il “Corriere della Sera”): la storia di un gruppo di viaggiatori bloccati nel celebre treno di lusso (fermo in un posto isolato a causa di una bufera di neve) ove avviene un misterioso omicidio.

Ebbene proprio per via della neve anche qua in Germania i treni si son fermati e per alcuni giorni sono state chiuse al traffico alcune autostrade (i soccorritori han recato generi di prima necessità agli autotrasportatori e agli automobilisti rimasti bloccati dopo essersi imprudentemente messi in viaggio senza catene: per ragioni culturali, qui la politica preferisce evitare di ricorrere subito ai divieti facendo piuttosto appello al buon senso). In alcune città tedesche non sono andati i bus e i tram.

Germani reali sul Landwehrkanal al Tiergarten
a Berlino: fotografia di Lele Jandon. 

Da una parte abbiamo avuto appunto i disagi: alcuni lavoratori si son ritrovati a piedi (dato che la neve ha causato guasti ai treni dell’S-Bahn); a Kottbusser Tor 240 appartamenti sono rimasti con il riscaldamento “kaputt” (guasto) ma gl’inquilini sono stati subito dotati di caloriferi extra e godranno di adeguate riduzioni nel prezzo d’affitto; le famiglie hanno dovuto spazzare via dal proprio vialetto la “Schneematsch”, la fanghiglia ed i sassolini, e spalare via la neve dalle automobili parcheggiate fuori casa e letteralmente sepolte (alcuni già la sera, così da non doversi alzar presto l’indomani mattina o arrivare tardi al lavoro); alcune persone agées addirittura han preferito restare a casa onde non scivolare e cascare per istrada (ove è meglio aver cura di camminare proprio affondando i piedi nella neve).  Si è parlato (esageratamente) di “Schneechaos” (situazione di caos da forti nevicate) e di “Flockdown”, giuoco di parole fra il neologismo nuovo di zecca del 2020 “Lockdown” e “Schneeflocke”, fiocco di neve.

Foto di Lele Jandon. Berlino, febbraio 2021.


Dall’altra parte abbiamo invece coloro che si sono goduti la neve: le famiglie, i giovanissimi e gli animali! Non essendoci monti qua nel Nord della Germania, in tanti hanno approfittato dell’occasione per divertirsi. Già è stato ahinoi un inverno senza mercatini dell’Avvento, privo di mercatini di Natale e di piste da pattinaggio e così ecco che è piovuta dal Cielo almeno la neve che ha reso tutto così bello da spronare ad uscire persino quelli più impigriti dal lockdown e perfino alcuni molto in là cogli anni con il deambulatore: non stupisce in un Paese ove sino a tarda età resta nelle persone un fiero senso d’indipendenza.

Alcuni berlinesi non hanno smesso nemmeno di fare jogging e molte persone si sono godute una “Spaziergang im Schnee” (passeggiata nella neve) munite di stivaletti, guanti e berretto oppure cappuccio: così ben equipaggiati adeguatamente qui ci si è potuti godere il buon freddo secco di quassù e si può star fuori lungamente per ore (magari fermandosi a ritirare una cioccolata calda in un Café da bere a passeggio dato che non si può nemmeno brevemente sostare al tavolo stando alle rigide restrizioni antiCovid). Pel freddo la gente indossava le mascherine aderenti a mò di sciarpa che teneva al calduccio la faccia.


Lungo gli spaziosi marciapiedi berlinesi i cani (alcuni dei quali girano dopo le cinque con indosso una catenina blu elettrico per non finire sotto un’auto) sono usciti ben volentieri a spasso coi loro curatori per esplorare coi loro musi cosa c’era sotto la coltre di neve. Ha girato in maniera virale il video (non si da dove provenga) di un cane che, in autonomia, raccoglie una slitta di fortuna e si diverte a scender giù ripetutamente!

Immagino siano stati curiosi anche gli altri animali a spasso d’inverno: come gli scoiattoli (che, com’è noto, non vanno in letargo) e persino le volpi che ogni tanto s’avvistano qui in città (ce n’è una che abita i giardini del Castello dell’amato presidente della Repubblica Steinmeier che l’ha chiamata Theo).

Allo Zoologischer Garten (lo zoo di Schöneberg rimasto aperto per la gioia dei bambini durante questo lockdown) potete ammirare il gufo delle nevi, lo Schneeeule (si scrive proprio così, con ben tre “e”; e “Eule” in tedesco significa anche “civetta”): esatto, proprio come la civetta Edvige, fedele compagna del maghetto Harry Potter (regalatagli per gli undici anni dal mago Rubeus Hagrid)! Lo scorso 27 gennaio, riferisce “Die Welt” citando il “New York Times”, ne è stata avvistata una al Central Park di Nuova York: non accadeva da centotrent’anni. La creatura, del peso di due chili e con un’apertura alare di 160 centimetri, vive in Canada (è l’uccello ufficiale del Québec) ed è raro che scenda a latitudini così basse. E’ stata fotografata da una donna, non succedeva dall’inverno 1890. A proposito di recenti avvistamenti di creature rare e tutte bianche, in un parco inglese del Sussex è stato paparazzato uno scoiattolo albino cioè col pelo bianco e gli occhi rossi! Ne nascono con questa caratteristica solo uno su centomila!

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Sopra: quadro del 1914  del pittore espressionista
tedesco di Hanau 
Reinhold Ewald 
(1890 – 1974) intitolato 
Schlittschuhbahn 
(“
Pista di pattinaggio su ghiaccio”).


I giovani e i bambini hanno schettinato e sono andati in slitta trovando consolazione dalla triste chiusura delle scuole.

I laghetti del Tiergarten per pochi magici giorni si sono ghiacciati e così s’è potuto pattinare per qualche giorno. Questo “quadretto” di pattinatori mi ha ricordato i dipinti dei pittori olandesi e quel quadro del 1914  del pittore espressionista tedesco di Hanau Reinhold Ewald (1890 – 1974) intitolato Schlittschuhbahn (“Pista di pattinaggio su ghiaccio”): lo potrete vedere al Museo Städel di Francoforte sul Meno.

Fotografia storica del 1930: bambini pattinano 
sulle strade ghiacciate di Berlino. 
In questa fotografia storica in bianco e nero del 1930 vedete un gruppo di bambini berlinesi che già allora si divertivano pattinando e in questa cartolina dell’Ottocento vedete che all’epoca già s’andava in slitta e che alcuni ricchi facevano trainare le loro slitte dai cavalli a mò di carrozza!

I bambini berlinesi, impazziti per la neve, scendevano instancabilmente giù in slitta (ogni famiglia ne ha una) nelle “Rodelnpisten” (le piste da slittino): se ne sono formate a centinaia ma la “Berliner Zeitung” ne consigliava in particolare dieci, dalla ripida collinetta di soli cinque metri del parco di Lichtenberg ai centoventi metri del Teufelsberg. Non gl’importava mica dei guanti fradici, dei lividi sullo stinco o dei denti che battono pel freddo pungente: erano ben felici di provare e riprovare a slittare!

Cartolina storica dell'Ottocento: alcuni ricchi berlinesi
facevano trainare le proprie slitte dai cavalli. 
Pensate, alcuni di questi bimbi non hanno mai visto la neve (non nevicava dal 2013)! Se escludiamo le persone senzatetto, forse sono loro, i bambini, quelli che stanno soffrendo di più per il lockdown: sono stufi della pandemia, “pandemüde”, neologismo coniato di recente come giuoco di parole fra “Pandemie” (epidemia) e “müde” (stanchi).

Sopra e sotto: il nuovo “Trendsport” dei 18-20enni berlinesi,
il “
Nachtrodeln” (“andare sullo slittino di sera”,
con la neve che illumina i parchi).

Solo una pista è stata chiusa: a Hahneberg, in zona Spandau, in quanto riserva naturale ove gli animali (coleotteri, cavallette, ragni e lucertole) non devono essere disturbati. Sulle piste la Polizei, qui a Berlino sempre cordiale, effettuava controlli a campione per verificare che tutti indossassero le mascherine altruistiche (qua sono d’obbligo le ffp2 che meglio impediscono di trasmettere le varianti del Covid19): chi non ce le aveva addosso doveva lasciare la pista in quanto luogo in cui è impossibile mantenere le distanze di sicurezza (qui in Germania di un metro e mezzo).

E come riferisce la “Berliner Morgenpost” sulla collinetta del Volkspark di Friedrichshain (ov’è stata chiusa la “Todesbahn”, la cosiddetta “Pista della Morte”) s’è scatenato il nuovo “Trendsport” dei 18-20enni: il “Nachtrodeln” (“andare sullo slittino di sera”, con la neve che illumina i parchi). C’è chi usava le proprie “Familienschlitten” (slitte di famiglia), chi il proprio skateboard e chi…le recinzioni del cantiere. 

C’era addirittura chi s’arrischiava ad andare in tre, col pericolo di schiantarsi contro un albero. Siccome è appunto un’area di lavori-in-corso e non è permesso occuparla, la Polizia ogni tanto arrivava ma poi i giovani tornavano a fare le loro discese.

Intanto dalla bella Magdeburgo, ad un’ora da Berlino, giungevano buffe immagini di giovani con gli sci che si divertivano a farsi trascinare dalle auto!

In questi ultimissimi giorni solo i cigni, le oche, i germani reali e le anatrelle hanno potuto godersi il sottilissimo strato di ghiaccio rimasto sul Landwehrkanal al Tiergarten dopo le lunghe gelate: alcuni riposavano cheti stando ritti su una zampa, altri camminavano pian pianino ben sapendo che si può facilmente rompere.

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In questa foto del 1917 vedete gli elefanti del circo “Krone”
venivano sfruttati 
per spazzare via la neve dalle strade
di Berlino. 

La “Berliner Zeitung” ha pubblicato un curioso excursus sulle precipitazioni nevose degli ultimi cent’anni (i conteggi sono stati fatti dall’Istituto di Meteorologia a partire dall’anno 1908). Berlino ha visto inverni “schneearm”, poveri di neve, e altri “schneereich”, ricchi di nevicate; in media, si sono contate tre giornate di neve all’anno qui nella capitale tedesca.

L’ultimo bianco Natale si festeggiò nel 2010 (quando si misurarono 19 centimetri di neve), l’ultima volta che ha nevicato d’inverno a Berlino fu nel 2013: otto anni fa! Furono due inverni magici con, rispettivamente, ben 86 e poi 54 “Schneetagen” (giorni di neve).

Giornate “Rekord” furono il 6 marzo 1829 con 80 cm di neve ed il 6 marzo (fatalità, lo stesso giorno) 1970 con 52 centimetri. La più tardiva nevicata a Berlino fu nella tarda primavera del 1927 (il 13 maggio); la più precoce è stata pre-invernale: accadde il tre ottobre 1998.

Oggi sono gli spazzaneve a girare ininterrottamente a pulire le strade: con le autostrade chiuse, senza il lavoro di questi spalaneve, che hanno reso percorribili almeno vie cittadine, si sarebbe fermata l’economia. Nel passato invece per spazzare via la neve vennero occasionalmente sfruttati gli animali come “Zugtiere” (bestie da tiro): in questa foto del 1917 vedete gli elefanti (del circo “Krone”) e in quella del 1930 i cavalli.

Vi segnalo un’ultima curiosità. Della neve c’è traccia anche nel “Telefonbuch” (l’elenco telefonico) di Berlino: scorrendolo, vi si trovano cognomi bizzarri come “Schnee, Schneeberg, Schneeberger, Schneebauer, Schneegans, Schneemann (in italiano diciamo “pupazzo di neve!”), Schneeweis, Schneeweiβ e Schneewolf (lupo delle nevi)”!

Lele Jandon

Berlino, 6 marzo 2021

giovedì 23 aprile 2020

Bellezza e Bontà degli Asparagi: dall'Arte Francese ed Olandese alla Cucina Tedesca ed Italiana.



di LELE JANDON

Un'idea originale per far amare le verdure ai bambini:
la pizza agli asparagi!
Soprattutto in questo periodo in cui imponendo questa forma di quarantena lo Stato italiano ci sottrae sole, aria, fresco, alberi, verde, salute, movimento, dobbiamo aver cura del nostro organismo. Per farlo, dobbiamo imparare a conoscere le verdure e gli ortaggi antiossidanti (che rallentano o prevengono lo stress ossidativo, cioè il danneggiamento delle nostre cellule). Lo Stato-Leviatano può derubarci della vita naturale ma non può sottrarci la nostra sapienza culinaria e la nostra libera scelta vegetariana!

Ebbene, oggi Vi voglio parlare dell’asparago che contiene un forte antiossidante chiamato glutatione.

Non propriamente un frutto, bensì un turione, ossia il giovane getto commestibile della pianta, l’asparago è un prodotto spontaneo della terra, e così ci ricorda lo stile di vita dei primi umani i quali erano felicemente raccoglitori nomadi, sapevano fare un sacco di cose ed avevano molto tempo libero per raccontarsi storie.
Le penne agli asparagi verdi sono una ricetta anche tedesca.
 

In greco antico asparago si diceva ἀσπάραγος (aspáragos, o ἀσφάραγος, aspháragos), ma i Greci non lo coltivarono sùbito, mentre gli Egizî sì, già nel 4000 avanti Cristo (il faraone Ikhnaton e sua moglie Nefertiti lo proclamarono “cibo degli dèi”); siccome gli antichi romani appresero dai Greci (come un sacco di altre cose) a gustarlo, in latino il nome è traslitterato, cioé “asparagus”. Ne parla anche Plinio e gl’imperatori romani ne facevano portare intiere navi piene.

Torta agli asparagi verdi.
In passato gli spazzacamini adoperavano gli asparagi (arrotolati a mò di spatola spinosa) per pulire le canne fumarie. Una curiosità: sapete che la parola spazzacamino (Schornsteinfeger, al femminile Schornsteinfegerin) è una delle più lunghe (e solo apparentemente complicate, basta scomporla) in tedesco (ma potete anche usare la più breve Kaminfeger!)? Questo lungo periodo di restrizioni a casa fornisce ai nostri giovani non solo un’ottima occasione per imparare a cucinare, ma anche per intraprendere l’avventura dello studio di quest’affascinante lingua che (molti non sanno!) è la più parlata in Europa!

Imprenditori tedeschi mostrano le due varietà di asparagi raccolti.
Oggi è proprio la Germania a detenere il primato nell’Unione Europea nella produzione dell’asparago (Spargel, ma attenzione: Spargelkohl sono i broccoli, detti anche Brokkoli!): più precisamente quello tedesco è l’asparago bianco (weiβer Spargel, famoso quello della Baviera), i più buoni sono quelli estratti nel Land del Brandeburgo (Beelitzer Spargel) ma so che alcuni di quelli che si trovano nei supermarket tedeschi provengono dal Perù. A raccoglierli sono solo Gastarbeiter, lavoratori-ospiti perlopiù dalla Romania, e per salvare la raccolta di quest’anno si è dovuto dare un permesso speciale affinché atterrassero in Germania.


Asparagi verdi ed asparagi bianchi.
L’Italia si attesta come uno dei principali Paesi d’Europa produttori delle varietà verdi. Il 50% qui lo produce la Puglia che, come denuncia questo giovane imprenditore agricolo al quotidiano “La Stampa” (https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2020/03/31/news/l-agricoltore-rimasto-senza-braccianti-per-il-coronavirus-il-raccolto-di-asparagi-rischia-di-restare-nei-campi-1.38660028 ) si trova in crisi per via della paura del contagio da Covid19: lo stesso quotidiano di Torino oggi titola “E’ la primavera più secca da sessant’anni” e questo squilibrio è dovuto allo sconvolgimento climatico denunciato da Greta e dai movimenti dei Friday for Futures.
Le fonti di vitamina B1.

E siccome l’agricoltura è sempre stata caratterizzata storicamente dallo sfruttamento, questo settore primario risente della mancanza di manodopera, spesso costituita da persone di origine straniera sottopagata e non in regola. Poiché gli arrivi d’immigrati son crollati, e molti son tornati ai Paesi d’origine nell’Est europeo (sinché è stato consentito dalla legge), non c’è stata una sostituzione interna, come spiega il sociologo Stefano Allievi oggi sullo stesso giornale (a pagina 21). La soluzione politica sarà dunque regolarizzare con una sanatoria generale i tanti lavoratori in nero, come ha raccomandato anche l’economista Tito Boeri su “Repubblica”.

Gli asparagi sono dunque amati sia dai tedeschi che dagl’italiani: come in Germania esiste la Spargelfest, la festa degli asparagi durante la Spargelsaison (aprile-giugno), così in Italia normalmente si svolge in vari comuni la fiera dell’asparago, raccolto anche nel Trevigiano e nel Vicentino. Ma oltre che popolare (si pensi agli asparagi con le uova alla veneta o alla milanese: le uova sode sono pure un ingrediente tipicamente pasquale in quanto simbolo di rinascita) è un ingrediente nobile, amato dai buongustai: i palati fini con questa pianta possono apprezzare la Spargelsuppe (la crema d’asparagi), il risotto agli asparagi, l’insalata di riso alla padovana, addirittura la pizza agli asparagi o anche le quiches (che vanno sempre bene con le verdure; gli asparagi legano bene con carciofi e zucchine).

Poveri di calorie, gli asparagi abbassano la glicemia e la pressione sanguigna e combattono la ritenzione idrica (la tendenza a trattenere liquidi nell’addome, nelle cosce e nei glutei): l’asparago è dunque un alleato dei nostri sforzi nel fitness, così limitato a causa della quarantena casalinga.


La quercetina è detta anche quercitina
ed è una molecola che protegge il cuore.
Nello schema che Vi allego vedete l’arcobaleno di vitamine per orientarVi. Per massimizzare l’assorbimento della vitamina K e della quercetina (o quercitina, molecola flavonoide che protegge il cuore e la pelle) bisogna servirli con una fonte di grassi buoni, ad esempio l’olio extravergine d’oliva. Contengono anche (come i semi di girasole, le arance, i broccoli, i piselli verdi ed il tofu) la vitamina B1 (detta anche tiamina o “vitamina del morale”), idrosolubile, che converte il glucosio in energia.

Al fine di mantenere il più possibile i nutrienti, basta sbollentare gli asparagi per non più di cinque minuti in poco liquido.

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LOUISE MOILLON/1. "Cesto di frutta con mazzo di asparagi"
della pittrice parigina Louise Moillon, 1630.
Nessuno meglio degli artisti ha immortalato la bellezza di questa pianta: s’incominciò nella cornice del genere detto “natura morta”, nato nel Cinquecento e diffuso in Olanda, Francia ed Italia ove finalmente, dopo il Medioevo, si è riscoperta la natura nell’arte, grazie alla fiorente borghesia commerciale che commissionava quadretti decorativi per i suoi begli appartamenti.

Fra coloro che hanno riprodotto fedelmente gli asparagi ci sono anche tre pittrici le quali hanno dimostrato che le donne possono rendere con non meno precisione anche questo soggetto naturalistico: del resto le donne, che già erano raccoglitrici come gli uomini all’alba dell’umanità, hanno da sempre avuto particolare sensibilità e conoscenza erboristica (una sapienza che ai tempi della credenza nella magia fu oggetto di sospetti ed accuse di stregoneria contro chi conosceva i poteri “magici” delle varie piante).
LOUISE MOILLON/2. "Scena di mercato con borseggiatore"
di Louise Moillon, prima metà del Seicento.
 

Nel secolo d’oro olandese, il secolo dei tulipani, troviamo questa pianta nel “Cesto di frutta con mazzo di asparagi”, del 1630, della pittrice parigina Louise Moillon, che coi suoi coloratissimi canestri di frutta (spesso con le fruttivendole e le signore acquirenti come nel quadro “Alla bancarella del mercato”, e in un buffo dipinto anche con un borsaiolo non visto che sbuca alle spalle!) fu una dei massimi esponenti della pittura di genere del Seicento (un suo quadro, “La venditrice di frutta”, è al Louvre).

LOUISE MOILLON/3. Un'altra opera della pittrice francese ambientata
in una bancarella di frutta e verdura.
Osservate il realismo delle prugne! E ammirate la profondità della prospettiva scientifica nel particolare dei bordi del tavolo che s’intravedono!

Siccome le donne non erano ammesse nelle scuole d’arte, la Moillon non avrebbe potuto studiare, ma la sua formazione fu salva grazie al fatto che era figlia d’arte: il padre era anch’egli pittore (come nel caso di Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio) e così egli fu suo eccellente maestro per lei e per suo fratello, che intraprese lo stesso mestiere della sorella.
Louise era di famiglia protestante calvinista (cioè seguace del Riformatore Giovanni Calvino) e si maritò con un commerciante di fede calvinista. 
L'ottimo libro di storia del pastore Emanuele Fiume
sul grande Riformatore Giovanni Calvino.
Con la sua famiglia venne perseguitata a causa della sua fede, in sèguito a quella catastrofe dell’umanità che fu l’editto di Fointainbleu, del 1685, che -come Vi ho raccontato nella versione integrale dell’ultimo docufilm di Antonello Ghezzi (“Fiabe Tedesche: un Viaggio Magico”)- fu il decreto con cui il tiranno re cattolico Luigi XIV (un megalomane assolutista che si faceva chiamare “Re Sole”) revocò a tradimento l’editto di Nantes (“perpetuo ed irrevocabile”) con cui re Enrico IV nel 1598 aveva creato la pace fra protestanti francesi e cattolici francesi, facendosi cattolico ma dando libertà di culto ai protestanti nelle aree ove erano già insediati (fuorché la capitale Parigi, Rouen, Lione, Digione e Tolosa) e proibendo il culto cattolico a Saumur, La Rochelle e Montpellier: così in tutta la Francia essere protestanti (calvinisti nel caso francese) divenne fuorilegge e ci furono grandi ondate di profughi verso la Germania (questa vicenda è narrata anche nell’ottimo libro di storia del pastore Emanuele Fiume “Giovanni Calvino, Salerno editrice, Roma 2017, che ho ampiamente citato nella mia ultima conferenza de “Il Cinema e i Diritti”). Il marito di Louise venne imprigionato, i figli trovarono rifugio in Inghilterra, lei restò ma dovette tenere segreta la sua fede protestante: ecco spiegato perché la sua vita rimane così misteriosa.

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MANET. "Mazzo di asparagi" del pittore parigino Manet, 1880.
Duecento anni dopo Louise Moillon, per il suo olio su tela “Une botte d’asperges” (“Mazzo di asparagi”, del 1880, esposto a Colonia al Museo “Wallraf Richartz”), il suo connazionale Édouard Manet (di cui vedete il suo autografo in basso a sinistra) aveva tratto ispirazione anche lui dal soggetto delle nature morte che aveva veduto durante dei viaggi occasionali in Olanda ove nel Seicento già altri pittori (tutti e tre operanti ad Anversa) avevano inserito gli asparagi:

- Cornelis de Vos (fratello di Paul);

- Frans Snyders (allievo di Pieter Brueghel il Giovine, in una macabra natura morta con cinghiale);

 - e Jan van Kessel il Vecchio (nipote di Jan Brueghel il Vecchio).
BONVIN. "Natura morta con asparagi" del pittore francese F. Bonvin, 1867.

MARIA VOS. "Natura morta con asparagi"
della pittrice olandese Maria Vos.
Prodotto del genio olandese è anche il colore dello sfondo del quadro di Manet: si chiama “bruno Van Dyck” (dal nome, appunto, dell’artista olandese anch’egli secentesco).  Una curiosità: siccome il suo compratore (un banchiere collezionista nonché critico d’arte) gli aveva mandato più soldi della cifra richiesta pel quadro, Monet gli fece un piccolo dono, un quadretto con un solo asparago, “L’asperge”, che oggi si trova al Musée d’Orsay di Parigi.

Non fu un caso, dunque, che i due contemporanei colleghi di Manet i quali scelsero come soggetto gli asparagi furono un francese ed una olandese:

-        il realista François Bonvin, che dipinse nel 1867 unaNatura morta con asparagi” che si trova esposta, fatalità, nel villaggio di Otterlo, in Olanda, al “Kröller-Müller Museum” che ospita opere di Van Gogh).

-        e l’olandese Maria Vos, che fu allieva dei pittori connazionali Christiaan Andriessen e Petrus Kiers (marito della pittrice Elisabeth Alida Haanen, anch’ella autrice di nature morte come Maria): fra le tante sue “Stillevens”, nella sua “Natura morta con brocca” mise anche i nostri amati asparagi!

SONJA MCBESCH. "Primavera" della pittrice tedesca Sonja McBesch.
 

Siccome gli asparagi sono fra i primissimi germogli che annunziano la venuta della mezza stagione, la fantasiosa pittrice amburghese Sonja McBesch (1924 – 2008) ha scelto d’inserire in primo piano proprio un campo d’asparagi giganteschi (che paiono crescere al suono del piffero di un angelo alato) nel suo dipinto “Springtime” (“La Primavera”), esposto al “Museo Europeo degli Asparagi” nella cittadina bavarese di Schrobenhausen, vicino Monaco!

LELE JANDON