sabato 5 dicembre 2015

I Magici Mix Misteriosi della Pittrice Ispirata dall’Angelo: le Preghiere Dipinte di “Séraphine” de Senlis al mio Cineforum “I Nostri Angeli”. La scoprì Uhde, il Gentleman Gay che lanciò Picasso. L’Intuizione Panenteista: Dio è anche nelle Bellezze della Natura (e in Noi). Swedenborg: “Tutti gli Angeli sono Nati Umani, la Preghiera è uno Stile di Vita”

di LELE JANDON

Oggi raccontiamo la storia vera di Séraphine de Senlis (1864 - 1942) con un film

“dal lirismo, dall’incontrastata bellezza e dalla passione 
che non ha eguali nella storia del cinema” (“The Daily Mail”).

Il nome dell’angelica pittrice è quello dei serafini, esseri ibridi ed alati (come gli angeli) in parte uccelliformi che nella Bibbia ebraica, nei Vangeli e nell’Islam recano o proteggono il trono divino e hanno la missione d’intermediari.

Séraphine stessa è come un angelo: poiché gli angeli sono anche messaggeri, anche lei ci trasmette ancora, attraverso le sue opere, un messaggio immortale.

Il Panenteismo: Spiritualità comune a Varie Fedi
Il Rapporto con gli Alberi: li Abbraccia e s’Arrampica
Quelle Foglie che paiono Piume d’Uccelli del Paradiso...
E Thomas Mann gli dedica un Libro 
L'INIZIATIVA UNICA NEL SUO GENERE:
 LA FILOSOFIA AL SERVIZIO DELLA COMUNITA'


La “meraviglia radicale” dinanzi alla bellezza della natura (incipit della saggezza, dice Rabbi Heschel, 1907 - 1972), sua fonte d’ispirazione assieme al suo angelo, ci ricorda il panenteismo: l’intuizione che il divino è trascendente ed al contempo immanente nella creazione, non è oltre la natura. Sia nella creazione di Dio Creatore sia nelle creazioni degli artisti spirituali come lei, la creatività.
Dobbiamo chiederci non tanto chi sia Dio, bensì dove si trovi.

"L'universo è la rivelazione primaria del divino",

dice padre Thomas Berry (1914 - 2009), scienziato ed "ecoteologo", e il mistico tedesco Meister Eckhart dice:

"Ogni creatura è una parola di Dio, un libro su Dio" e "l'esistere in sé è Dio".

E i poeti Baudelaire (1821 - 1867) e Rainer Maria Rilke (1875 - 1926), rispettivamente, scrissero:

"La Natura è un tempio" (stessa metafora usata da Beethoven) e "Dimmi, qual è il tuo còmpito, Poeta?/Io celebro".

Il compositore e violoncellista catalano Pablo Casals (1876 - 1973) lo dice benissimo così:
 
LA GIOIA DI GODERE DI UN CAMPO DI FIORI VIOLA.
 Sopra e sotto: scene dal film "Il Colore Viola",
del regista ebreo americano Premio Oscar Steven Spielberg
con protagonista il Premio Oscar Whoopi Goldberg. 
"La bellezza è tutt'attorno a noi, ma quanti sono ciechi! La gente non gioisce delle cose semplici, silenziose e naturali della vita" e "nella musica, nel mare, in un fiore, in una foglia, in un atto di gentilezza: in tutte queste cose io vedo quello che viene chiamato Dio".

Analogamente, l'attivista sociale cattolica americana Dorothy Day (NY 1897 - 1980, che è stata ricordata anche da Papa Francesco nella sua visita negli Stati Uniti quest’anno) scrisse che fu "l'amore ardente per il creato" del suo amato Forster a farle avere fede in Dio ed esclamare:


"Come può non esserci Dio se esistono tutte queste belle cose?"


Mi viene in mente una citazione cinematografica, visto che siamo ad un Cineforum: Shug, l'amica di Celie (il Premio Oscar Whoopi Goldberg) nel grande classico del regista ebreo americano Premio Oscar Steven Spielberg "Il Colore viola" le dice:

L'ATTIVISTA IMPEGNATA PER I POVERI.
Il film sulla storia dell'attivista sociale cattolica americana
Dorothy Day, menzionata, sia pur brevemente, anche dall'attuale
Pontefice nella sua visita negli States. 

"Io credo che Dio s'incazzi se di fronte a un campo di fiori viola
tu neanche te ne accorgi".(“I think it pisses God off if you walk by the color purple in a field somewhere and don’t notice it”)

Non a caso, sarà proprio lei a far prendere coscienza a Celie dei propri diritti umani quotidianamente violati e disprezzati dal marito perverso, e farle prendere la decisione di lasciarlo, realizzare il suo potenziale creativo e rifarsi una vita.
I soggetti dei suoi quadri sono i fiori, le foglie, gli alberi. Fiori che rassomigliano al piumaggio degli uccelli del paradiso, “a rose, a dalie, a botton d’oro, a cespugli ardenti, a mele, a ciliegie, a lillà. L’aspetto è lanuginoso, sensuale e caldo. La materia è fluida, ricca e limpida. I colori trionfanti, le forme elaborate, si stendono, si sovrappongono, con una raffinatezza sempre maggiore. Nei quadri di Séraphine ci sono striature, picchiettature, lanugini, filamenti, righe, squame, forme che richiamano i disegni cachemire, puntini, screziature. Si direbbe che le nervature ondeggino, che i rami vibrino, che i fiori, gli alberi, le foglie, i frutti pullulino. Insetti, uccelli, fagiani, pavoni, faraone si mostrano, si accalcano.” (pagg. 83 – 84).
Infatti è lei stessa a dirci che s’ispirava anche agli uccelli: “Amo i colori, la luce, Amo gli alberi, le foglie, i frutti, i fiori e gli uccelli, amo soprattutto il piumaggio dei fagiani dei pavoni e delle faraone” (pag. 85).
L'ANIMA DEGLI ALBERI. Noi e i Nostri Alberi: è uno dei temi della Serata. 

Lo scrittore e poeta tedesco (Premio Nobel per la Letteratura) Hermann Hesse (1877 – 1962, non a caso anche lui pittore) ha la stessa similitudine, descrivendo, viceversa, ne “Il Canto degli alberi” (Guanda 2012, prima edizione 1992, originale tedesco 1952) le foglie degli alberi come piume d’uccello: “il vento nel castagno/stende assonnato le sue piume” (“Notte di primavera”, pag. 19). Sugli alberi Séraphine s’arrampica, li abbraccia, li ricorda per poi dipingerli. Il solitario scrittore descrive sia il senso di compagnia ed amicizia che gli donano gli alberi che vede ogni giorno, sia il senso di sacro che gli suscitano, sia il dispiacere quando sono abbattuti, dall’uomo o dalle tempeste. E noi? Qual è il nostro rapporto con questi simboli universali della Vita?
I colori sono brillanti e lucenti come i quadri del Rinascimento, frutto di segrete misture alchimie di succhi vegetali, argille e sangue suo o di animali di macelleria, mescolati all’olio sottratto ai lumini della chiesa, di smalti, vernici fluide, manciate di terra, arbusti e frutti. Gli alberi mostrano le loro radici, che sembrano diffondersi dal nulla, e all'apparente aspetto ostile si contrappongono le loro espressioni più vere di "Alberi della Vita”. 
IL SALICE di SKEETER. Nel film "The Help", che inaugurato lo scorso anno
la mia rassegna "Il Cinema e i Diritti" alla Casa dei Diritti del Comune di Milano,
Eugenia Skeeter (Emma Stone, a sinistra) trova sempre rifugio sotto al salice piangente
del suo bel giardino, ed è qui che riceve preziosi insegnamenti di vita dall'adorata tata
(interpretata da Cicely Tyson, a destra). 

I frutti (mele, limoni, ciliegie, melograni) hanno una corposità così percepibile, che viene l'istinto di accarezzarli. Fra le ondulazioni di bacche e petali, si mimetizza la firma di Séraphine.
Dice il tappezziere Leblanc:
“Non bisogna ingannarsi, quello che dipinge è solo in apparenza un mondo angusto di fiori, di foglie e di frutti. Fiori, foglie e frutti sono in realtà l’immagine di Dio (…) 
Sopra: "L'albero del Paradiso", di Séraphine de Senlis;
sotto: "L'albero della Vita", della stessa pittrice. 

Non si tratta di una pittura rustica decorativa, come se ne può trovare ovunque, ma di una delle opere più potenti e immaginose della storia, che si può giudicare equamente solo vedendo nella pastorella di Arsy una sorella minore della pastorella di Domrémy” (Giovanna d’Arco, 1412 – 1431, bruciata viva sul rogo dagl’inglesi, e oggi venerata come Santa dalla chiesa cattolica romana).
Scrisse Séraphine dal manicomio (17.9.1936): “Dio nostro Signore ha detto che io Séraphine mia figlia, è la mia più fedele servitrice dell’universo”: l’artista fa un servizio a Dio attraverso le sue opere che sono un inno alla vita, delle preghiere dipinte. In questo senso “servitrice”, come noi intendiamo “servizio civile”, “servizio pubblico”, il ruolo di “civil servant”.
In Séraphine vediamo bene quella che il teologo Matthew Fox, che ha inaugurato la mia rassegna alla Casa dei Diritti del Comune di Milano quest’anno, chiama la "Via Positiva": la meraviglia, il giuoco, l'amore, la gratitudine, l'apprezzamento della bellezza. Via Positiva è in primis la meraviglia che c'insegnano i bambini.
Vediamo in lei altresì la Via Creativa: la creatività come essenza della nostra umanità. 

Ragionava l'attivista sociale cattolica americana Dorothy Day (1897 - 1980) sulla base della Genesi:

"Dio è il nostro Creatore. Dio ci ha fatti a Sua immagine e rassomiglianza. Quindi noi siamo creatori. Dovremmo sentire la gioia della creatività".


Raccontiamo la sua storia, seguendo anche la biografia che ne ha scritto Françoise Cloarec, pittrice anche lei come Séraphine (e psicanalista che ha dedicato a lei la sua tesi di dottorato in psicopatologia clinica): “Séraphine. La vita sognata di Séraphine de Senlis” (Archinto, 2010, da cui cito; edizione originale francese “Séraphine. La vie rêvée de Séraphine de Senlis”, éditions Phébus, Paris 2008).

Séraphine nasce in una famiglia cattolica francese povera nel 1864, in un periodo di gravi ingiustizie sociali (“I miserabili” di Victor Hugo è del 1862).
IL CONTESTO STORICO-ECONOMICO-SOCIALE: Hugh Jackman
con Anne Hathaway  (vincitrice del Premio Oscar per quest'interpretazione)
nel musical "I Miserabili", dal romanzo di Victor Hugo:
il grande classico è stato pubblicato due anni prima della nascita di Séraphine. 

Sua madre era una “donna delle pulizie nelle fattorie dei dintorni e qualche volta si occupa delle bestie” delle fattorie vicine (pagg. 10 – 11) e muore quando lei è un’infante di un anno: sarà la sorella Argentine la sua figura materna. Il padre è bracciante agricolo e riparatore d’orologi, forse, o manovale e boscaiolo: sappiamo poco dell’infanzia di Séraphine. Il padre muore poco dopo essersi risposato, quando lei ha sette anni. La sorella resta presto vedova, si risposa e Séraphine vive con loro (come ci dice il censimento comunale del 1872), poi va a vivere altrove nel 1876, all’età di 12 anni.

Séraphine cuce e rammenda e fa il lavoro della madre. La sua vita è spartana: fa una dieta vegetariana, mangia il pane fatto in casa, e “va alla messa del mattino, all’alba, quella delle serve” (pag. 14). Già 13enne va a servizio a casa d’altri: come suo padre, sua madre e sua sorella. Dapprima a Parigi, poi nella cittadina di Compiègne presso una contessa.
L'AMORE PER I TACCHINI. Séraphine amava i tacchini.

Nel romanzo e pièce teatrale “Le square” (éditions Gallimard, 1955), Marguerite Duras (Saigon 1914 – Parigi 1996) fa dire alla domestica una battuta che esprime bene lo status di Séraphine: “Non è un mestiere, il mio (…) è una sorta di condizione totale, come per esempio essere un bambino o essere un ammalato”.
Séraphine aveva compassione verso tutte le creature. Abbiamo un documento che mostra quanto Séraphine amasse gli animali (come detto, s’ispirava ai fagiani, ai pavoni e alle faraone) e ne avesse autentica compassione: si preoccupava che fossero sfamati e dissetati, che avessero la lettiera pulita e fosse loro cambiata l’aria (lettera del 13.12.33). Un'altra lettera (sia pure confusa) ci documenta la sua compassione verso i bambini: “Non sono degni che gli vengano affidati dei bambini” osserva, a proposito di alcuni genitori presso cui era stata a servizio, come Aibileen (ricordate?), la tata del romanzo e film “The Help” (http://lelejandon.blogspot.it/2014/11/the-help-lezione-sulla-compassione_14.html).
Frequenta la scuoletta del villaggio e si distingue per la bella grafia ed il disegno: nonostante ciò, il suo destino è segnato.
“Il modo di vivere di Séraphine” e di lavorare “fanno pensare che sia stata una bambina solitaria” e “appartata” (pag. 16).
Dipinge a memoria”, ispirata dalla sua memoria emotiva probabilmente di un’infanzia vissuta in mezzo alla natura (pag. 17).
Lei, rimasta orfana di madre a un anno, trova nella Madonna una figura materna amorevole. Il filosofo ateo Alain de Botton c’invita a valutare positivamente il ruolo che per alcune persone può svolgere una figura come la Madonna per i credenti cattolici nel suo libro “Del buon uso della religione”.

VENT’ANNI dalle SUORE sinché lascia a 38 anni:
testimone delle invidie e dei crimini. Era un agente segreto della Polizia
I rapporti con la chiesa cattolica istituzionale: la denuncia della diffusa corruzione morale

Nel 1981, 17enne, va a servizio nel convento delle suore (di Saint-Joseph de Cluny) di Senlis oppure, secondo un altro ricercatore, al convento della Charité (Carità) de la Providence (della Provvidenza) a Clermont ove “condivide con le religiose la meditazione e le preghiere” ed il religioso silenzio (pag. 22).
Sono “vent’anni di fatiche e di quasi clausura” (pag. 21) sino all’età di 38 anni, quando lascia per motivi rimasti misteriosi e intorno a cui sono state formulate varie ipotesi.

Per esempio, un medico del manicomio nel 1933 (relazione del 2.11 citata in Marie Ortas Perretti, “Séraphine, peintre aliénée”, 1965, pag. 10) riferisce che “durante la permanenza nel convento, sarebbe stata testimone di storie contrarie alla morale e di reati. Ci ha detto anche che il carattere predominante di tutte le religiose era la gelosia” (quell’invidia maligna che distrugge la Comunità, un sentimento contro cui il Siddur, il libro di preghiere quotidiane della Bibbia ebraica, ci invita a pregare) e “non c’è da stupirsi, dice, se negli archivi del commissariato viene indicata come agente della polizia segreta”.
“Si racconta che, durante la messa domenicale nella cattedrale, Séraphine si sia adirata e abbia urlato al prete: “Vade retro Satana, date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio” (pag. 47). Anche queste denunce, probabilmente, hanno contribuito al suo internamento in manicomio: sapeva troppe cose, troppi segreti della chiesa cattolica.

La Cittadina di Senlis: le Mura, la Cattedrale stile Notre Dame, le Viuzze…
La Casetta di Séraphine: Povera ma Pulitissima per Preservare le Opere
L'ANGELO DI TIFFANY. "Angel of the Resurrection" 
dell'artista newyorkese Louis Comfort Tiffany (1848 - 1933). 

“Dopo aver lasciato il convento e aver lavorato presso diversi padroni, Séraphine ha messo su casa a Senlis, con i suoi mobili” (pag. 39). Senlis è una bella cittadina medievale (III secolo a.C.), antica capitale di una popolazione dei Galli, i Silvanecti, e poi sotto i Romani che l’hanno cinta di mura spesse quattro metri, poi dimora dei Re di Francia in sèguito abbandonata per altre. E’ “fatta di vicoli, piazzette, stradine anguste e muschiose, muri tappezzati di violaciocche e vite vergine” (pag. 35), “marciapiedi minuscoli, muri alti, finestre elaborate” (pag. 36). Tiene pulitissima casa propria non solo perché è il suo mestiere ma anche perché vuol conservare al meglio le proprie opere, come testimonia il dr. Gallot: “Era tutto molto povero, ma il pavimento di legno non cerato veniva lavato più di una volta a settimana. Usava la candeggina perché non voleva polvere in casa che potesse sporcare le tele appena dipinte” (pag. 64, citato in Cloarec, pag. 40).

Il Carattere e il Look: “Gaia ed Educata”, e veste in Total Black, Scalza
Il Volto Interessante: Capelli Corti Rossi, Occhi Verdeazzurri, Robusta e con Voce Acuta, Particolare…

Grande lavoratrice, Séraphine non fa fatica a trovare nuovi impieghi come domestica presso case borghesi. “Ci dice H. M. Gallot”,  “psichiatra che l’ha conosciuta”, “è molto educata, molto allegra, molto sicura di sé e, se non si può proprio definire umile, è però rispettosa” (pagg. 24 – 25, citato nel libro di Ortas Perretti). “E’ una contadina robusta dal viso lentigginoso e dai tratti marcati”, dai “capelli rossicci” e “colora con l’henné la capigliatura abbondante, i capelli sono arricciati sulle punte, tagliati corti, all’altezza del collo, alla maniera degli artisti” (pag. 43) anche perché, evidentemente, deve poter stare bella comoda per lavorare, non può dedicare tanto tempo alla cura dei capelli. “E’ di media statura, ha una bocca grande, un naso importante, occhi verdeazzurri con pagliuzze gialle”, “il suono della sua voce stupisce gl’interlocutori, ha un timbro acuto, un po’ troppo alto” (pag. 43). Veste in total black, con un cappello di paglia verniciata. Gallot: “a suo modo era piuttosto civettuola”. “Porta scarpe da uomo o pantofole di sua fabbricazione; in sostituzione degli zoccoli che preferisce tenere in mano per evitare di consumarli” (pag. 43).
La vedono sempre girare di fretta e silenziosa: “può stare in silenzio per giorni interi. Vuol dire che è in stato d’ispirazione, in conversazione privata con le sue voci” (pag. 43).
“Quando fa la questua, il sacrestano cerca di evitarla perché conosce la sua povertà. Ma Séraphine gli corre dietro, lo tira per la manica perché la prenda in considerazione e accetti la sua offerta.” (pag. 48)
Il Messaggio dell’Angelo: “Dipingi!”
La padrona: “Sei ridicola”. E il mastro pittore: “Sei vecchia!”
Ma un altro: Non hai bisogno di lezioni! Sei già brava. E le dona il materiale
"L'estasi mistica di Santa Teresa" (1647 - 1652) di Bernini (Cappella Cornaro,
chiesa di Santa Maria della Vittoria in Roma). 

Ed ecco che, nel 1905, all’età di 41 anni, mentre è a servizio presso la casa di un procuratore, in chiesa l’angelo custode le chiede d’incominciare a disegnare e, riferisce il medico, “la moglie dell’avvocato pensava che fosse una cosa ridicola, mentre suo figlio avrebbe detto che aveva del talento e che doveva continuare. La paziente avrebbe anche preso una lezione di disegno da un professore del collegio di Senlis, che però le aveva detto che era troppo vecchia per mettersi a dipingere” (pag. 26).
E a 42 anni, nella cattedrale gotica “Notre Dame” (Nostra Signora) di Senlis la Madonna, che è raffigurata nell’architrave sia nella dormizione (ove gli angeli la trasportano in Cielo) sia nell’assunzione in Cielo (cogli angeli che la fanno risorgere) e nel timpano è trionfante ed incoronata, la incalza a dipingere: come una voce interiore.
ISPIRATA. Se fosse vissuta nel mondo antico, greco od orientale,
Séraphine sarebbe stata definita "ispirata"
e non vista eccentrica o pazza. 

“Séraphine cercherà di andare a chiedere consiglio al pittore ed illustratore di Senlis Charles-Jean Hallo” (1882 – 1969), i cui “soggetti preferiti sono gli animali, le nature morte” (pag. 30). Risposta: “Ma Lei non ha bisogno di lezioni!” (pag. 30). Sua figlia si ricorda di Séraphine, a cui il padre donava il materiale per dipingere: “Si trovava a suo agio con noi, veniva in qualunque momento della giornata, trovava sempre la porta aperta. Se non c’eravamo, posava i suoi quadri davanti all’uscio. Mio padre la considerava un’originale, ma amava la sua pittura. Lei lo divertiva” (pag. 31).
“A 42 anni si consacra alla pittura”: “dal 1906 al 1912 Séraphine dipinge da sola” (pag. 32).
“Più tardi scriverà dal manicomio quello che Dio le dettava: “Guadagnerai molti più soldi di quanti te ne serviranno. Ti stupirai. Avrai ammiratori che io ti manderò che li ispirerò a venire. Devi anche pensare alle mostre, devi lavorare con una grande diligenza che farà la tua gloria e ti darà i mezzi del tuo rango.” (citato da Cloarec a pag. 104). “Quando si reca nei negozi, se ne va all’improvviso nel mezzo di un discorso, oppure a un tratto chiede ai suoi interlocutori di fare silenzio per poter meglio ascoltare le voci che le parlano” (pagg. 105 – 106).

Séraphine ha un suo Stile personale di vestire, proprio come la Padrona di Casa Nobile
"Funerale a  Senlis"  (1913)  del pittore svedese Nils von  Dardel  (1888 - 1943)


Lavora presso la casa del barone de Maricourt, e “viene presa di mira dalle canzonature” dei paesani come la padrona, Madame de la Pommière, che sfoggia “cappelli di paglia con lunghi veli di garza pendenti dal capo tentennante, oppure cappellini Secondo Impero con piume di struzzo”, “abiti di seta ornati di trine, arricciature, plissettature, fronzoli e salva gonne”, ai pié “pianelle o scarpe con i tacchi alti che nel fango delle strade svolgevano il còmpito ingrato di raccogliere la spazzatura” (pagg. 52 – 53). “Come Séraphine, la contessa finirà i suoi giorni a Clermont con i pazzi” (pag. 53).

Sempre Ospite in Casa d’Altri (Ricchi e Snob): l’Anelito di Libertà di Séraphine

“La situazione sociale la costringe a vivere in casa d’altri, cosa che spiega il bisogno prepotente di avere una propria vita privata, una casa sua, con i suoi quadri”, un suo spazio vitale. “Messa a servizio giovanissima in case estranee, non ha praticamente conosciuto una vita familiare propria, troppo presto destinata a persone di un diverso ceto sociale, a persone che ha sempre chiamato “Monsieur, Madame” (pag. 54).
Testimonia J.-P. Foucher in “Séraphine de Senlis”: “Nelle case in cui lavorava, era molto benvoluta. Non se la prendeva quando le lavoranti le facevano qualche piccolo scherzo: una di loro si vestiva da Madonna e “appariva” a Séraphine per dirle: “Diventerai una grande pittrice” (pag. 73).

L’Invidia Maligna: Cancro che Distrugge la Società
Le Voci: “Giochi a fare l’Artista? Sei solo una Servetta”

“Quello che si rimprovera perciò alla domestica tuttofare, è di non accontentarsi del suo ruolo, di voler “fare l’artista”. Allora, Séraphine evade, cambia continuamente impiego, in anni in cui è frequente che certi domestici, se non si sposano, finiscano per diventare parte integrante della famiglia” (pag. 54): sarà il tema del prossimo Cineforum, giovedì 17 dicembre 2015 alle ore 20, qui al Cinema Gregorianum, col film “A Lady in Paris”. (Non sempre fu così nella Storia: ad esempio a causa del razzismo. Ricordate quando vi ho raccontato che, prima dell’abolizione della schiavitù da parte di Abramo Lincoln, molti padroni di schiavi razzisti proibivano la libertà di contrarre matrimonio ai loro schiavi neri? (cfr. http://lelejandon.blogspot.it/2014/11/the-help-lezione-sulla-compassione_14.html)). Incompresa, Séraphine non riesce d’affezionarsi. Séraphine sente, o le pare di sentire, le voci maligne contro di lei:
“Le donne in nero, quelle della messa, la spiano”: “Chi ti credi di essere, Séraphine? Sei solo una domestica, buona a lavare per terra o a custodire le mucche! Cosa ti credi? Sei una serva, li bruceremo i tuoi quadri!” (pag. 78). “Séraphine attraversa la notte dipingendo. Trasforma il male in colore” (pag. 79).

Séraphine Alchimista
La Tecnica: Smalto e Vernici. I Mix Magici: Sangue e Olio SantoIl Mistero: Nessuno l’ha mai Veduta Dipingere

“Comincia con l’acquerello come le ragazze di buona famiglia presso le quali lavora. Ha osservato con attenzione, in modo discreto.” Ma “ha bisogno di qualcosa di più potente”: “allo smalto resterà fedele per tutta la vita” e “vi aggiungerà vernici fluide. Non si sa di cosa sia fatto il miscuglio, Séraphine conserverà sempre gelosamente il segreto.” (pag. 31). “Prepara i suoi miscugli, inventa una tecnica” (pag. 32). “Séraphine non ha appreso una tecnica, l’ha inventata, come un bambino che muove i primi passi inventa per sé stesso il camminare” (pag. 79). “Non è mai stata in un museo, non ha mai aperto un libro d’arte”.

“Mentre dipinge, le piace anche bere un vinello che chiama “naturale” (pag. 82) ma, dice il dr Gallot, “possiamo essere sicuri che non era un’alcolizzata”.

“Ignoriamo tutto delle sue formule, dei suoi miscugli, di come compone i colori, l’impasto, i pigmenti. Nessuno l’ha mai veduta dipingere. La sua tavolozza è figlia di un’alchimia segreta.” (pag. 85)

L’Atmosfera Spirituale di Flow
Come Dipinge: Cantando, Libera da Preoccupazioni Materiali
Il Salmo viene dall’Amore per Dio 
Il Quadro è una Preghiera Dipinta
VOCE E MANO. Voce e mano sono in sintonia
nel metodo di lavoro di Séraphine.

Séraphine dipinge cantando e salmodiando: i Salmi sono dei canti poetici ebraici, delle preghiere cantate, che il cristianesimo ha ereditato dall’ebraismo, religione a cui apparteneva il profeta Gesù di Nazaret.

Anche il re ebreo David (Gerusalemme 1040 - 970 a.C.) fu un compositore di salmi, come mostra.

“Grida canti religiosi, con voce stonata e nasale”: “quelli che ha ascoltato dalle suore. Quegl’inni suscitano il risveglio del desiderio, della possessione, sono ispirati dall’amore degli uomini per Dio” 

“Quando canta, si sente in comunione con il divino, liberata da ogni preoccupazione materiale, riconciliata con sé stessa” (pagg. 44 – 45) 

“Voce e gesto sono uniti. Il quadro diventa una preghiera dipinta” (pag. 45)




***
La Divina Follia donata da Apollo, Diòniso, Eros ed Afrodite: 
la Divina Ispirazione dei Folli Innocui
Raffronto fra mondo greco antico ove non esistevano “manicomi” e mondo cristiano moderno
ISPIRATA: Séraphine in stato di divina ispirazione

Se Séraphine fosse vissuta nel mondo antico, greco o orientale, non sarebbe sembrata un’eccentrica. Allora, la credenza nell’ispirazione divina infusa nell’artista era opinione corrente. Non si diceva che era dotato, ma ispirato, la voce divina giungeva a lui come un seme” (pag. 45) come i poeti ed i profeti.
Di questo parla il saggio “Ai confini dell’anima. I Greci e la follia” (Raffaello Cortina editore, Milano 2010, pag. 44) del grecista Giulio Guidorizzi: “la Grecia non conobbe la stagione di quella che Foucault” (1926 - 1984, la cui "Storia della Follia" fu letta anche dal Basaglia non appena uscì tradotta in Italia) chiama la “grande reclusione” della pazzia dopo il Rinascimento cioè nell’età moderna come documenta anche “Il Manicomio” (“Casa de locos”, 1812 – 1819) di Goya (1746 – 1828).
Certo a un pazzo furioso e violento vengono imposte restrizioni; tuttavia, si tratta di una forma personale di custodia, nell’àmbito della famiglia. “Al folle nella polis vengono solo interdetti alcuni comportamenti pericolosi come portare armi, gli vengono posti limiti in alcuni settori della vita civile, ma per il resto è un individuo abbastanza libero.
La legislazione attica sulla follia non è molto nota, il che però basta a dimostrare che non esisteva un sistema repressivo organizzato”.
Il Re ebreo David fu anche compositore di Salmi
di Lode a Dio. 

Persino Platone, uno dei fondatori della razionalità occidentale, riconosce un ruolo sociale positivo a questo genere di follia divina nel suo dialogo “Fedro” (265 ac) ove distingue fra la follia come malattia mentale e come “divino straniamento rispetto ai comportamenti abituali” e che è “un dono divino”: “la mantica deriva dall’ispirazione di Apollo” (l’Apollo del Tempio di Delfi del “conosci te stesso”), “la telestica da Dioniso, la follia poetica dalle Muse, la follia d’amore da Afrodite e da Eros” (Amore) e dagli Erotes, gli amorini in forma di putti che vediamo raffigurati come esseri alati nei vasi attici.
La trattazione platonica della divina follia trova paralleli in altre culture tradizionali” ove “si osserva la presenza di un certo numero di individui che possono essere definiti folli “per delega della comunità” (pag. 83). Il poeta-filosofo Empedocle “sembra distaccarsi dall’idea tradizionale del poeta posseduto da una forza proveniente dall’esterno o per meglio dire conferisce dignità filosofica a un’idea tradizionale, collocando la forza divina che genera la follia poetica dentro all’uomo, come parte di una più vasta materia divina della quale è costituita l’anima” (pagg. 90 – 91). Secondo la teoria formulata dallo psicologo di Princeton Julian Jaynes (1920 – 1997) ne “Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza” (1976, Adelphi 2002), quelle descritte nelle letterature antiche (sumera, egizia e omerica) sino al 1000 a.C. circa sono esperienze reali di allucinazioni visive ed auditive prodotte nell’area di Wernicke nel cervello che all’epoca era molto più sviluppata e sita nell’emisfero destro (mentre quella del linguaggio, l’area di Broca, è sita nel sinistro).

L’Appello agli Artisti di Camille Paglia: recuperate la Spiritualità

La sociologa ed antropologa americana (con radici italiane) Camille Paglia (University of Arts di Philadelphia) che c'invita tutti all'autoeducazione a guardare con attenzione:

Benché io sia atea, non posso non notare che l’umanesimo laico si sia infilato in un vicolo cieco: sinché gli artisti non recupereranno la propria spiritualità, l’arte non rivivrà. Per me l’arte è una religione, una filosofia che ho appreso da Baudelaire" (che ho citato sopra, ndr) "ed Oscar Wilde. Ma nel mondo artistico “religione” suona come una parola blasfema: questo è il motivo per cui gran parte dell’arte contemporanea è vuota e insensata. Tutto il mondo oggi è aggressivamente preso d’assalto da immagini intermittenti e messaggi intrusivi sul web o sul proprio smartphone. Io adoro Internet, ma siamo di fronte a una grave crisi culturale: le giovani generazioni sono invase e imprigionate da questo eccesso, da questa proliferazione d’immagini, e stanno perdendo la capacità di pensare, ragionare e giudicare" (come diceva Giovanni Sartori: cioé, appunto, il pensiero creativo, critico) "Il mio libro “Seducenti immagini. Un viaggio nell’arte dall’Egitto a Star Wars” (il Mulino, 2014, 35 euro) è nato proprio per rallentare, focalizzare e disciplinare lo sguardo, rieducare l’occhio attraverso la contemplazione dell’arte: bella, equilibrata e complessa.”
(Intervista rilasciata alla “Domenica” de “Il Sole 24 Ore”, domenica 23 marzo 2014, pag. 22).

Il filosofo ateo Alain de Botton nel suo libro “Del buon uso della religione” per definire l’Arte cita Hegel (1770 – 1831), il quale scrisse nell’”Esteticache essa è “l’apparire sensibile dell’Idea”:

“Abbiamo bisogno dell’arte perché siamo estremamente smemorati” e abbiamo bisogno di “un’opera d’arte che ci afferri attraverso i sensi” e che magari ci ricordi che “l’amore è al centro della nostra umanità” (pag. 189).

L’Estasi Mistica e Sensuale di santa Teresa
Ricorda l’Eros che Séraphine mette nei suoi Quadri
"Maria visitata dall'Arcangelo Gabriele", opera del pittore americano
contemporaneo Peter Darro. 

L’eros non è solo l’amore sessuale così splendidamente celebrato nel poemetto della Bibbia ebraica “Cantico dei Cantici”, bensì la nostra attrazione verso le bellezze della natura: già il medico Erissimaco, uno dei simposiasti cioè degli ospiti partecipanti al “Simposio” di Platone, celebra nel suo discorso l’eros che governa tutta la natura.
“Santa Teresa ha creato un linguaggio dei fiori, quello dell’amore, dell’amour fou. Come santa Teresa, Séraphine parla il linguaggio dei fiori” (pag. 48).
L’artista barocco Bernini (Napoli 1598 – Roma 1680) nell’estasi mistica di Santa Teresa, ha messo la stessa carnalità che c’era nella scultura greca antica dell’ “Ermafrodito dormiente” (il figlio, come dice il nome stesso, di quell’angelo alato che è il dio Hermes e di Afrodite, dea della bellezza e dell’amore) sotto cui il Bernini aveva creato un materasso.
“Il tappezziere Leblanc riferiva che Séraphine aveva bisogno d’aria per realizzare la sua arte. Di notte le finestre erano spesso aperte. “Siccome non poteva maneggiare il pennello senza cantare inni, alle orecchie dei vicini giungevano suoni strani.” (“schiamazzi notturni” sarà uno dei pretesti con cui la polizia la internerà in manicomio). “E il guaio era che gl’inni erano cantati da una voce stonata, acuta e sgradevole” (pag. 77). Séraphine dipinge di notte anche perché non ci sono elementi di disturbo.
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Il suo Angelo Gay: La Sensibilità Particolare 
del Talent Scout Wihlelm Uhde
La sua Filosofia Estetica: lo Slancio Vitale (élan vital)
Salva un’amica dalle nozze combinate: la sposa
E intuisce il Genio di Séraphine: così come aveva scoperto Picasso
INCANTATO: Wihlelm Uhde è stato l'altro Angelo di Séraphine. E' stato il suo
mecenate e mediatore fra lei ed il mercato dell'arte. Sopra, una scena del film.

A scoprire il genio di Séraphine fu un nobile gentleman gay, il critico e collezionista d’arte tedesco Wilhelm Uhde, talent scout dotato di straordinaria intuizione artistica, già scopritore di Picasso.
Uhde elesse Senlis a suo buen retiro “per parecchie settimane l’anno” perché (come scrive nella sua biografia “De Bismarck à Picasso”) era vicina alla capitale degli artisti, Parigi, ed al contempo tranquilla: così silenziosa che “il suono delle campane era l’unico rumore che si sentisse” (pag. 56). I gay, scrive la scrittrice americana Susan Sontag, sono “creatori di sensibilità” e sono la minoranza più creativa assieme agli ebrei.
La filosofia estetica di Wihlelm Uhde s'ispirava alla teoria
dell'élan vital del filosofo ebreo Henri Bergson (Parigi 1859 -
1941) che ispirò anche il grande psichiatra umanista, anch'egli
ebreo, Eugène Minkowski (foto sotto).

Arriva accompagnato da due svedesi suoi amici, che formavano di fatto una famiglia gay, un po’ come Socrate e la sua famiglia di allievi: “Ci dicevamo membri di una famiglia. Lui era il padre, il poeta svedese la madre e il suo compatriota, un pittore, il figlio” (“Cinq Maîtres Primitifs”, citato da Cloarec a pag. 56).
Era amico di una donna lesbica, Gertrude Stein (1874 - 1946), compagna della scrittrice Alice Toklas (San Francisco 1877 – Parigi 1967) che lo descrive come “uno spirito vivacissimo” (“Autobiografia di Alice Toklas”, traduzione di Cesare Pavese, Einaudi, Torino 2010, pag. 96).
Come spesso accadeva nell’Ottocento soprattutto (come mostra il saggio storico del britannico Graham Robb, “Sconosciuti. La cultura omosessuale nell’Ottocento”, Carocci), molti artisti gay e lesbiche si sposavano fra loro: Uhde s’ammoglia con Sonia nel 1908, “ma è un matrimonio bianco”: “Sonia infatti vuole evitare di sposare il pretendente scelto dallo zio per farla tornare in Russia”, pag. 63). Quando l’amica s’innamora veramente, di un pittore, il matrimonio con Uhde finisce in amicizia: “Uno dei miei amici pensava di essere più capace di rendere felice mia moglie, e io non avevo la minima intenzione di oppormi al loro radioso futuro” (“De Bismarck à Picasso”, pag. 147, citato a pag. 64).
Lele Jandon illustrerà il metodo di Eugène Minkowski
(San Pietroburgo 1885 - Parigi 1972, qui sopra in foto)
nella sua conferenza al Cineforum di giovedì 28 gennaio 2016
 alle ore 20 alla rassegna "I Nostri Angeli" al Cinema Gregorianum:
in occasione della Giornata della Memoria della Shoah
ricorderà il contributo dato dai grandi studiosi ebrei
come lui alla filosofia e alla psicologia.

La sua storia è il classico caso del giovane che segue le proiezioni dei genitori (e studia legge) salvo poi seguire la sua strada artistica quando il suo demone si fa preponderante. Decisivo sarà il Grand Tour in Italia, a Firenze. Studia storia dell’arte e scrive saggi di estetica e pamphlet contro la Germania imperialista di Guglielmo II (1859 – 1941) che lo costringe all’esilio.
Un giorno compra un quadro di Picasso, nome ignoto all’epoca: i suoi amici giudicano il quadretto banale. Lui, sino al 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, comprerà sedici opere di Picasso, di cui 13 tele.
“La sua concezione dell’arte si fonda sulla nozione di “slancio vitale” (élan vital) del filosofo ebreo francese Henri Bergson (1859 – 1941) che ispirò anche lo psichiatra ebreo Eugène Minkowski (San Pietroburgo 1885 - Parigi 1972) che ho già citato varie volte e che approfondiremo nel contesto del mio Cineforum sul film "Storia di una ladra di libri", in occasione della Giornata in Memoria della Shoah giovedì 28 gennaio 2016 alle ore 20 al Cinema Gregorianum, quando farò un excursus sul contributo alla filosofia e alla psicologia dei grandi studiosi ebrei.
Anche lui, come Séraphine, ama immergersi nella natura: “a Senlis, impara ad andare in bicicletta e ogni giorno va a fare un’escursione nelle foreste dei dintorni” (pag. 56).
“Senza fare domande, Uhde la assume, fidandosi della sua reputazione.
Séraphine viene tutte le mattine. Silenziosa, svolge il suo lavoro con zelo, senza parlargli dei suoi personali lavori colorati.” (pag. 66).
“Ignoravo che in quel luogo il cuore santificato di una serva sentiva la vocazione di resuscitare il Sublime del Medio Evo e creare opere impregnate di spirito gotico”.
Anche Matthew Fox, allievo del grande storico Marie-Dominique Chenu, elogia il periodo dell’arte gotica (era in cui si costruivano le vetrate delle cattedrali) come esempio di connubio fecondo spiritualità e creatività.
Dinanzi ad un quadro di mele, ha una sorta di sindrome di Stendhal, si commuove come James, il protagonista del romanzo e del film “Un giorno questo dolore ti sarà utile” che vi ho presentato la scorsa serata qui a “I Nostri Angeli”, e chiede chi ne sia l’autore.
“Quale Séraphine?”
“La sua domestica. Pensava di vendercela, ma se lei la vuole, gliela cediamo volentieri. Costa otto franchi.” (citato a pag. 67).
“Il signore ha comprato la mia tela? Le piace?”
“Molto, ne ha altre?” (pag. 127 – 128, citato da Cloarec a pag. 67).
“Per la prima volta, qualcuno capisce la pittura di Séraphine” commenta la Cloarec (pag. 68). “Inizia così quasi un rapporto di mecenatismo” ed “incoraggia Séraphine” e benché non siano “ancora quello che diventeranno in sèguito, fiammeggianti, splendide, ma Uhde è capace di vederne la composizione, i colori, la forza, il talento. Segue lo sviluppo dell’artista che non chiede altro che affermarsi. Per due anni rappresenterà per lei uno stimolo importante. Ogni volta che soggiorna a Senlis, si affretta a recarsi a vedere i nuovi dipinti di Séraphine” (pag. 68). “Uhde aveva uno sguardo vero, acuto, pieno di ammirazione, sempre stupito. Restava a lungo a osservare ogni particolare, a toccare con delicatezza la tela. Poi si allontanava di qualche passo, contemplava l’opera da lontano, e si rallegrava. Esultava quasi. Poi tornava alla tela, la capovolgeva per vedere se la composizione funzionava anche alla rovescia, arretrava ancora un poco, esultava ancora.” (pagg. 88 – 89).

1914, Venti di Guerra: Tedeschi Malvisti in Francia, Uhde è in pericolo

“A Senlis, Uhde ha stabilito buoni rapporti con gli abitanti, anche se loro lo giudicano un po’ stravagante; d’altra parte bisogna pur esserlo per interessarsi ai quadri di una serva ignorante e comprarli!”. “Però all’improvviso, man mano che s’avvicina la guerra del 1914 – 1918, lo sguardo delle persone su di lui cambia. E’ un tedesco” (pag. 69).

L’Impegno Civile per la Pace accanto ai Giovani
I Tedeschi invadono Senlis, Séraphine resta disoccupata (ma continua a dipingere)
IMPEGNO CIVILE. L'intervento di denuncia dello scrittore Emile Zola
in difesa del capitano ebreo Dreyfus, ingiustamente accusato di tradimento. 

Dopoché il socialista Jean Jaurès (1859 – 1914), intellettuale d’idee pacifiste come Uhde, che tentò di prevenire la Guerra con la diplomazia -e che fra l’altro aveva difeso come Émile Zola (Parigi 1840 - 1902)  il capitano ebreo condannato per alto tradimento, rivelatasi un’accusa falsa dovuta ad antisemitismo, il famoso Affaire Dreyfus), fu assassinato da un giovane nazionalista francese che desiderava la guerra contro la Germania, in un caffè di Parigi, “un amico gli consiglia di lasciare la Francia al più presto. Lascia l’appartamento e soprattutto l’insieme dei quadri che ha collezionato con amore e passione” (pag. 69).
L'ORRORE DELLE GUERRE. "Guernica", il manifesto contro le guerre
ed i totalitarismi di Picasso: anche il pittore spagnolo fu scoperto da Wihlelm Uhde.
Anche lui, come Uhde, era pacifista ed anch'egli, come Séraphine, dipingeva di notte. 

Viene arruolato e si distingue per le conferenze in difesa della Pace assieme ai movimenti giovanili.
“Dopo la partenza di Uhde, i tedeschi invadono Senlis, mettono a fuoco la città.
Séraphine continua a dipingere.
E’ quasi sola nella sua via, gli abitanti e anche i suoi padroni se ne sono andati, hanno abbandonato Senlis minacciata. Sono rimasti appena mille abitanti su settemila, il sindaco viene ucciso; hanno luogo esecuzioni sommarie. (…) Séraphine non ha più lavoro.” (pag. 71). “Sulle sue tele, i mazzi di fiori vengono sostituiti da scene patriottiche ornate di bandiere. Una rappresenta un grande edificio senza tetto, con fiamme che escono dalle finestre, in mezzo, una bandiera bianca rossa blu” (pag. 72).

Il Provincialismo dei Concittadini
La Mostra  a cui è invitata: Silenzio-Stampa dei Giornali Locali
su “Séraphine”, mentre gl’Inviati di Parigi entusiasti:
“Una grande Scoperta, ricorda l’Arte Medievale e Persiana”

Nel dopoguerra, nel 1927, al municipio di Senlis si tiene una Mostra, presieduta da Albert Guillaume, pittore famoso a Parigi, abitante in un paese vicino. Il vicesindaco propone a Séraphine di esporre le sue tele. Lei non vuole, l’idea la spaventa, lui insiste. Se ci fosse Uhde, saprebbe incoraggiarla, ma non si sa che fine abbia fatto. “Dopo molti giorni d’incertezza, porta tre grandi tele. Una rappresenta un ciliegio, un’altra un mazzo di lillà su fondo nero, e la terza due ceppi di vite. Sono dipinte con una maestria assoluta, con colori belli e intensi” (pag. 89). Ma il barone de Maricourt “si congratula con gli artisti, per Séraphine neppure una parola”. E mentre “la stampa regionale non fa parola delle tele di Séraphine”, “i giornali di Parigi si meravigliano di fronte alle tre tele, parlano di una scoperta favolosa”, “paragonano i dipinti all’arte medievale, persiana e dell’estremo Oriente” (pag. 92).
“Séraphine è la sola artista che venda i suoi quadri. Li compera Wihlelm Uhde.” (pag. 93) che, dopo dieci anni, è tornato in Francia nel marzo 1924, “accompagnato da Helmut Kolle” (1899 – 1931), “un giovane pittore tedesco, suo amante.” (pag. 95). Di stile modernista, influenzato da Picasso (anch’egli scoperto dal compagno Uhde), era ammalato di endocardite (infiammazione dell’endocardio, il tessuto che riveste le cavità interne e le valvole del cuore). Dipingeva soggetti virili come il Pugile, il Marinaio, il Soldato, ispirato dallo scrittore gay Henri de Montherland (Parigi 1895 – 1972) al quale s’ispirò anche il regista tedesco Fassbinder (1945 – 1982).
Nelle opere di Séraphine “ritrova ciò che più ama al mondo, un’arte che viene dal cuore” (infatti l’annovera fra “gli artisti dal cuore sacro”) “Séraphine non avrà più bisogno di andare a servizio per sopravvivere. Uhde cerca di aiutarla finanziariamente perché possa creare liberamente.” (pag. 98). “Uhde è stato molto generoso poiché le dava dai millecinquecento a duemila franchi per ogni quadro” (pag. 99). “Anne-Marie Uhde preferisce andare a trovarla spesso per non darle somme troppo elevate, dato che Séraphine comincia a comprare di tutto. E’ capace di spendere tutto quello che ha in una volta sola” (pag. 100).
Ma nel 1929 la Grande Crisi, una delle periodiche crisi economiche di quel sistema imperfetto che è il regime capitalista e che nessun economista riesce mai a prevedere, provoca conseguenze anche in Francia e “Uhde trova sempre più difficile organizzare mostre e vendere dipinti” (pag. 106). Séraphine cade in depressione: “non mangia più, non dorme più. Devastata, si aggira per le strade, battendo alle porte per annunciare la fine del mondo. “Solo i giusti e i puri si salveranno” dice (pag. 110). La Cloarec, analista, tenta un’ipotesi analitica: “Il delirio si presenta come un tentativo di ricostruire una realtà conforme al desiderio dell’inconscio” (pag. 110). Il 31 gennaio 1931 la trovano i gendarmi mentre tenta di trasportare tutto il suo mobilio, e il giornale locale riporta che “ossessionata dalla fobia dell’avvelenamento, non voleva più nutrirsi, trasportava da casa il mobilio con l’intenzione di andarsene alla ventura. Il commissario di polizia la fece ricoverare d’urgenza all’ospedale della città. Questo leggendario personaggio cittadino, affetto da fragilità mentale, sarà molto probabilmente portato in un ospizio per vecchi” (pag. 112). L’anno seguente, viene rinchiusa in manicomio dove resterà sino alla morte. La diagnosi è: delirio di persecuzione (“sente la voce della sorella morta, la voce di Dio e quella della Madonna”, “lettere di denuncia, schiamazzi notturni” (pag. 114).

Gli Orrori di una scienza priva d'immaginazione morale: 
i Crimini contro l'Umanità della Psichiatria Positivista 
Rinchiusa per in un Manicomio senz’asciugamani e spugne, fra schiamazzi e promiscuità
Nessuno ai funerali. I medici vietano a Uhde di farle visita,  gli fan credere sia morta 
La signora Philomena Lee sulla tomba del figlio Michael Hess, la cui
storia vera ho raccontato al Cineforum alla Casa dei Diritti del Comune
di Milano: anche a Wihlelm Uhde è stato fatto impedito di rivedere Séraphine,
facendogli credere che l'amica fosse morta anni prima. 

Deprivata della sua vita di artista, è svuotata e vittima della psichiatria positivista che considera la mente come il cervello, il cervello come una macchina, e la malattia mentale come un cervello rotto in pezzi. Come racconta lo psichiatra Vittorino Andreoli ne "La terza via della psichiatria" (1980), in passato s'immaginava il cervello come ad un cristallo che si rompe, quando invece si è poi scoperto che è un organo plastico. La persona umana è ridotta al suo cervello dichiarato morboso tout court. L'organicismo, il naturalismo, il riduzionismo sono una forma di fondamentalismo, essi sì una follia: una follia ideologica!
Il film (1948) del Premio Oscar Anatole Litvak (1902 - 1974)
con protagonista il Premio Oscar Olivia de Havilland (qui sopra
e sotto), parla di una donna rinchiusa in manicomio senza saperne il perché.
Rappresentando con immagini verosimili le terribili condizioni
di mezzo milione di persone internate in manicomio, fu campione d'incassi.
Tale ideologia psichiatrica provoca la distruzione della personalità e della creatività: “Sono troppo vecchia, Non si fa arte in questi posti” (pag. 115, Lettera dal Manicomio). Séraphine “non vorrà mai scolpire nel manicomio in cui resterà per trent’anni”.
I lavandini sono collettivi, non ci sono spugne né asciugamani” e le altre donne recano disturbo schiamazzando (pag. 117): tutto il contrario di ciò di cui aveva bisogno lei, cioè silenzio, pace e tranquillità e uno spazio personale.

“Il personale, scelto in generale per la sua robustezza fisica, è solitamente analfabeta. Vive in un regime di autarchia con i malati” (pag. 119).
Una nota di uno psichiatra riferisce che “molti malati giacevano completamente nudi, senza lenzuola, in corridoi gelidi dove l’acqua cadeva goccia a goccia da stalattiti di ghiaccio formatesi sul soffitto. Ho visto infermiere costrette ad aprire gli ombrelli nelle sale delle pazienti” (pag. 127).
Perretti scrive pretestuosamente che Séraphine è affetta da “graforrea patologica” cioè grafomania torrentizia.
Nel manicomio ove fu rinchiusa Séraphine non c'erano spugne né asciugamani
Questo tipo di psichiatra s’interessa solo del contenimento dei sintomi esteriori, non si cura degli stati d’animo interiori della persona tantoché, quando “Wihlelm Uhde si preoccupa per lei, i medici lo pregano di non andare a trovarla, temono nuove crisi. Uhde ubbidisce” a questa scienza così deprivata d’immaginazione morale da diventare inumana.
Il risultato è l’apatia e la noia apatica, patologica:

“E’ una disgrazia vedere il tempo bello fuggire via e stare sempre qui ad annoiarsi” (pag. 123).
L’internamento di Séraphine è stato un vero e proprio crimine contro l’umanità e contro l’arte da parte di una psichiatria segregazionista che non ha saputo rispettare il mistero del genio e il suo dono alla società.
Profondamente superficiale, quest’atteggiamento scientifico si è basato solo sull’esteriorità (gli schiamazzi, i deliri) e si è arrogata l’arbitrio di decretarne la pericolosità sociale, senza dimostrarla: ciò che invece dimostra questa segregazione è che l’artista è stata deprivata della sua umanità e creatività. La creatività, dice il teologo Matthew Fox, è l'essenza della nostra umanità, e il grande psicologo umanista Abraham Maslow (1908 - 1970) l'ha messa in cima alla sua famosa Piramide dei Bisogni.

Intanto, “Uhde viene privato dai nazisti della nazionalità tedesca. E’ accusato di avere associato sulla copertina del suo libro i nomi di Bismarck e Picasso. Una legge nazista autorizza la confisca senza indennità e a profitto del Reich, di opere “degenerate” esposte nei musei e nelle collezioni” (pag. 128).
Séraphine nel ’42 “strappa dell’erba per cibarsene di notte. Senza sapere quello che fa, mangia dei rifiuti. Si frattura un braccio cadendo dal water. E’ colpita da un tumore al seno” e infine fra i dolori del cancro si spegne all’età di 78 anni.
LA CITAZIONE. Lo psichiatra umanista Franco Basaglia nel suo libro
"Morire di classe" (Einaudi, Torino 1969) cita lo scrittore
ebreo testimone del Lager di Auschwitz: "S'immagini ora
un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa,
le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto
quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno,
dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente
e a chi ha perso tutto di perdere anche sé stesso"
“Gli anni che vanno dal 1939 al 1945 sono più che cupi per i malati degli ospedali psichiatrici. Il tasso di mortalità degli alienati rappresenta una cifra enorme, diecine di migliaia di malati isolati negli ospedali psichiatrici muoiono di fame, abbandonati dalle famiglie” (pag. 129). “Durante la guerra in questi istituti sono morti di inedia 4500 malati, vittime dell’indifferenza generale” (pag. 129).
“Séraphine avrebbe desiderato essere sepolta ad Arsy, nella piccola città natale” con funerali degni di un’artista, in grande stile, “ma nessuno era presente alla sua sepoltura. Uhde è convinto che la vecchia signora sia morta nel 1934, otto anni prima” (pagg. 129 – 130), un caso simile a quello del figlio di Philomena (http://lelejandon.blogspot.it/2015_01_01_archive.html).
Se n’é andata portando con sé il segreto della sua tecnica.” (pag. 138).

Errore di Metodo: la Psichiatrizzazione dello Spirito Libero
Non psicanalizzare gli Artisti: proteggere il Mistero dell’Arte
No alla Psicologia Popolare: Non è che si è Geni perché si è Matti
TESTIMONE. Anche la famosa poetessa milanese Alda Merini
(1931 - 2009) ha vissuto l'internamento in manicomio. 

“Con Séraphine ci troviamo di fronte a due enigmi: uno riguarda la pittura, l’altro la follia” (pag. 147). Giustamente lo psichiatra, psicanalista e filosofo Lacan (Parigi 1901 – 1981) ricordava che l’arte merita rispetto: “L’unico vantaggio che uno psicanalista abbia il diritto di trarre dalla sua posizione, qualora gli fosse dunque riconosciuta, è di ricordare con Freud che nella sua materia l’artista lo precede sempre e che dunque non deve fare lo psicologo là dove l’artista gli apre il cammino” (“Autres écrits”, citato dalla Cloarec a pag. 103). Seguendo la linea di Lacan, lo psichiatra e psicanalista lacaniano francese Jean Oury (1924 – 2014), fautore della psicoterapia istituzionale, ci mette in guardia dalla tentazione dei tuttologi di psicanalizzare anche l’arte e gli spiriti artistici e dall’errore del post hoc ergo propter hoc nel saggio “Création er schizophrenie” (citato dalla  Cloarec a pag. 51): “Dobbiamo sempre diffidare delle nostre opinioni (…) confondono qualunque approccio al patologico e all’estetico. (…) Non si è geniali perché si è pazzi. D’altra parte, ci sono potenzialità che non si sarebbero verificate catastrofi schizofreniche.”
Conclude la Cloarec: “La psicanalisi non si applica all’arte. Freud ha concettualizzato la teoria psicanalitica partendo dai sintomi, dal sogno, dai lapsus, dai motti di spirito, dalle dimenticanze. Le produzioni artistiche sono altra cosa e non possono essere interpretate nello stesso modo” (pag. 149).

LA COSTITUZIONE VIOLATA
Lo Psichiatra allievo del Basaglia: quei malati psichici uccisi nel corso di violenti TSO

Nel suo intervento sul settimanale “Internazionale” intitolato “I malati psichici non sono criminali da arrestare” (http://www.internazionale.it/opinione/peppe-dell-acqua/2015/08/10/malati-psichiatrici-tso) lo psichiatra umanista Peppe Dell’Acqua, già collega di Franco Basaglia, ricorda una serie di recenti casi di persone malate che sono state prelevate a forza e sono rimaste uccise nel corso di brutali TSO.
La legge  180 che reca il nome del grande psichiatra veneziano (1924 – ’80) fu promulgata nel 1978 a tutela della persona che è un pericolo per sé, mentre quella precedente, risalente addirittura al 1904, si preoccupava solo della pericolosità sociale.
DOLORE. La sorella e la madre di Andrea Soldi, ucciso da una strozzina di un vigile
durante un violento TSO. Commenta la madre di Federico Aldrovandi, morto
in circostanze simili: "Serve una formazione adeguata, una cultura diversa"
delle nostre forze dell'ordine. 
Lo scorso agosto, in una piazzetta del centro di Torino, stava seduto sulla sua panchina Andrea Soldi, 45 anni, sofferente di schizofrenia dal 1990, morto soffocato dai vigili urbani che lo hanno preso di spalle facendogli una “strozzina” per trattenerlo e permettere agli altri due d’ammanettarlo. Quando ha cominciato a soffocare, è stato caricato su un’ambulanza a faccia in giù.
A causa dei pesanti psicofarmaci, pesava 140 KG e dunque faceva paura.
Il padre, ex carabiniere, non si dà pace per il senso di colpa: “Non si trattano così nemmeno le bestie da portare al macello. Se ripenso a quella scena mi viene da piangere. Io ho portato una divisa per tutta la vita, e so cos’è il senso del dovere e dello Stato. E l’altro giorno, mi creda, il senso dello Stato qui non c’era” (http://www.corriere.it/cronache/15_agosto_09/andrea-soldi-tso-torino-ricovero-forzato-6b0aef02-3e64-11e5-9ebf-dac2328c7227.shtml).
Sempre l’estate scorsa, un 32enne in mutande e scalzo è stato freddato con un colpo di pistola da un maresciallo dei carabinieri. La madre e la sorella chiedono: "Come poteva fare del male in quelle condizioni?" Laureato in economia, dipingeva tshirts con suscritto “Gesù ci salverà”, diceva di parlare con Dio e con i quadri ed era stato accusato di stalking per un corteggiamento pressante da una ragazza. Quando erano venuti a prenderlo, lui con la scusa di andare in bagno era fuggito dalla finestra e quando uno l’ha bloccato, lui, allenato in palestra, l’ha colpito alla testa con le manette e poi sarebbe fuggito, così il collega carabiniere ha usato la pistola per fermarlo (secondo la difesa, per salvare il collega). Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, accusa della mostrificazione del ragazzo e sostiene che sia stato ucciso in circostanze simili a suo figlio a Ferrara. “Serve una formazione adeguata, una cultura diversa”.
E ancora: nel Cilento, in un reparto psichiatrico, Massimiliano Malzone, 41 anni, è stato così sedato e contenuto da essere rimasto ucciso per arresto cardiaco.
Puntualizza il dott. Dell’Acqua: “il TSO non è un mandato di cattura” bensì una garanzia del diritto alla salute. Dopo tutti questi casi, il TSO non può più essere inteso “come sospensione del diritto”: “nelle (cattive) pratiche delle psichiatrie correnti e dominanti, la scomparsa ormai evidente della persona sofferente, del soggetto, del cittadino ha cancellato di fatto la legge 180”.  Ciò che richiede una formazione particolare specifica, è di fatto svolto da burocrati insensibili: “Non è raro leggere nei certificati dei servizi di salute mentale che il signor Rossi è pericoloso per sé e per gli altri. Manca solo il pubblico scandalo.
Più spesso non si trovano neanche certificati scritti e ragionati a motivare la richiesta di ordinanza, ma prestampati dove lo psichiatra non deve far altro che barrare la casella. Il sindaco che riceve quel documento utilizza le stesse forme e modalità e compila un altro prestampato. Il giudice tutelare che dovrebbe garantire la corretta esecuzione di un atto delicatissimo che riduce la libertà personale di quel cittadino, fatto salvo rarissime eccezioni, non fa altro che sottoscrivere gli stessi prestampati.”
Il messaggio che voglio dunque lanciare stasera è: fate bene attenzione alla scelta dello psichiatra. Uno non vale l’altro.
Ora che s’avvicina il gelo invernale, vorrei che non dimenticassimo che molti fra i senzatetto sono persone malate psichiche, soprattutto di depressione, alcuni padri separati. Anche nella nostra Città sono attivi i  City Angels, volontari di un’associazione fondata dal milanese Mario Furlan. Fra i vari còmpiti (oltre ad aiutare in amicizia le persone tossicodipendenti a rivolgersi ai Sert, a suggerire alle donne che si prostituiscono ad adoperare i preservativi e, se sfruttate, a rifugiarsi in comunità protette, ad accompagnare le persone con disabilità, gli anziani a ritirare la loro pensione) assistono le persone senzacasa che vivono all’aperto: distribuiscono pasti caldi, coperte e sacchi a pelo e capi d’abbigliamento. Anche voi potete aprire una sede, se trovate almeno dieci persone motivate a fare questa forma di volontariato.

EMANUEL SWEDENBORG, 
lo Scienziato che Conversava con gli Angeli
SCIENZIATO E MISTICO. 

Vi racconto la storia straordinaria di un uomo che parlava con gli angeli: Emanuel Swedenborg (Stoccolma 1688 – Londra 1772), un mistico proprio come Matthew Fox che ha inaugurato la mia rassegna alla Casa dei Diritti del Comune di Milano.
Scienziato (ricercatore e divulgatore scientifico), vissuto in un’epoca dal meccanicismo cartesiano dominante, dopo aver compiuto una serie d’importanti scoperte ed aver avuto geniali intuizioni sul cervello umano, fece trascrivere le sue “Conversazioni con gli Angeli” ove spiega chi sono gli angeli e in quali attività creative consistano le gioie celesti, anticipando persino il “flusso” teorizzato dallo psicologo ungherese Mihaly Cziksentmihaly e così ben mostrato nel film “Séraphine”, e condividendo una spiritualità panenteistica proprio come la pittrice: Dio è sia nello spirito sia nella materia.



Di Stoccolma, terzogenito di un pastore protestante (diventato poi vescovo) della Chiesa Luterana di Svezia, spirito enciclopedico, studiò tanto le scienze naturali quanto le scienze dello spirito (filosofia e teologia: non esisteva ancora la psicologia come scienza).

Studiò anche l’ebraico: ecco perché i suoi concetti di unione di mente e cuore, per esempio, sono squisitamente ebraici.

STOCCOLMA. Il grande scienziato Emanuel Swedenborg
era di Stoccolma (Svezia), che vediamo qui sopra in una veduta notturna. 
Oltre a sapere l’arte della rilegatoria, dell’ebanisteria, dell’incisione, della costruzione di strumenti di ottone, come il filosofo ebreo Spinoza (Amsterdam 1632 – L’Aja 1677) sapeva fabbricare la molatura delle lenti (Spinoza era tornitore di lenti: tipico degli ebrei era padroneggiare un’abilità manuale accanto ad un’attività intellettuale).
LA ROMANTICA CERIMONIA LUTERANA IN ONORE DEI DEFUNTI.
 Il bosco fuori Stoccolma ove si celebra la suggestiva cerimonia luterana
di commemorazione dei cari defunti nella Notte di Ognissanti. 

“Fu il primo a proporre l’ipotesi nebulare del sistema solare vent’anni prima di Kant” e “compì una serie di originali scoperte in diverse discipline scientifiche (come la funzione della corteccia cerebrale e delle ghiandole endocrine, e il movimento respiratorio dei tessuti cerebrali), alcune delle quali sono state confermate solo nel Ventesimo secolo.” (pag. 19).

Traggo le mie citazioni dalla raccolta di scritti teologici (soprattutto da “L’amore Matrimoniale”) che vanno dal 1744 al 1772, intitolata “Conversazioni con gli angeli” ed edita dalle edizioni Mediterranee che trovate alla Libreria Puccini di Corso Buenos Aires 42 a Milano e che sarà di grande ispirazione per tutti, persone ebree, cristiane e in ricerca spirituale.




“Sovente mi è stato concesso, dopo aver sognato, d’intrattenermi con gli spiriti e gli angeli che erano stati all’origine di quei sogni” (pag. 15)

Secondo Swedenborg, 

“le immagini dei sogni non sono altro che una rappresentazione figurata dei pensieri e dei sentimenti degli angeli” cioè “molti nostri sogni sono espressioni delle conversazioni tra gli angeli” (pag. 15)

L’Ispirazione della Fede in Dio: le Meraviglie della Natura
Noi Umani siamo come Bruchi: aneliamo a uno stato celeste
LA MERAVIGLIA INIZIO DELLA SAGGEZZA.
La meraviglia è l'inizio della saggezza, secondo Rabbi Heschel. 

Anch’egli, come Séraphine, coglie dalle meraviglie della natura un suggerimento dell’esistenza del Creatore e usa la similitudine della trasmutazione dei bruchi in farfalle: noi umani siamo un po’ simili a loro perché aneliamo a fare un salto di livello:

Chiunque può decidere in favore del Divino sulle basi di fenomeni visibili che accadono in natura, osservando i bruchi. Spinti dal desiderio ardente di mutare il proprio stato terreno, essi lottano e s’impegnano per accedere a quella condizione che richiama lo stato celeste. Strisciano quindi nel loro cantuccio e si avvolgono, per così dire, in una sorta di utero che li faccia rinascere…Quando la trasformazione è completa, allora essi volano nell’aria come se fosse quello il loro Cielo…Come chiunque voglia decidere in favore del Divino sulle basi dei fenomeni visibili in natura non può scorgere una qualche rassomiglianza del nostro stesso stato terreno, in cui siamo bruchi, e l’immagine del nostro stato celeste, in cui diventiamo farfalle? (…) Uno dei miracoli della terra è che quelle insignificanti creature chiamate bachi ci rivestono di seta e ci adornano magnificamente. E quelle altre creature insignificanti chiamate api ci forniscono la cera per le candele che fanno risplendere cattedrali e palazzi.” (pagg. 11 – 12)

La False Credenze secondo Swedenborg/1: Dio come Tre Persone
Anche Persone di Altre Fedi si possono salvare 

Da buon scienziato, Swedenborg fa notare l'assurdità della dottrina che il vescovo-teologo Atanasio d’Alessandria (295 – 373) portò con successo al Concilio di Nicea (325, fatto in polemica con Ario che negava la divinità di Gesù e fu fatto fuggire in Palestina e le cui opere furono bruciate), secondo cui Dio sarebbe tre persone e quindi un mistero e un miracolo: la Trinità va intesa invece correttamente come la natura (corpo, anima e spirito cioè azione) di cui noi umani siamo fatti ad immagine e rassomiglianza di Dio  che è unico. Né è vero che “extra ecclesiam nulla salus”, non vi è salvezza dell’anima al di fuori dell’appartenenza alla chiesa (come pretende il Vaticano), anzi si salvano anche persone di altre religioni purché vivano secondo il bene: le vie di Dio sono infinite. Al Cineforum sull'Alzheimer, illustrando la filosofia della persona del dottor Tom Kitwood, ho citato la Regola d'Oro che è presente in tante religioni. 

Le False Credenze secondo Swedenborg/2: Dio non creò gli Angeli a parte
“Tutti gli Angeli sono Umani: noi diventeremo Angeli, 
è lo Scopo della Creazione”
Gli Angeli Custodi: Inviati in Missione per assisterci
NON SIAMO SOLI. Secondo la testimonianza del grande mistico, noi umani
siamo circondati da spiriti benigni che ci distolgono dal male. 

Non è vero che Dio creò a parte gli angeli!

“Il mondo cristiano ignora totalmente che il Cielo e l’Inferno provengono dal genere umano. Crede che gli angeli siano stati creati all’inizio e così il Cielo. Il diavolo o Satana sarebbe un angelo di luce che divenuto ribelle sarebbe stato espulso con le sue schiere, dando così origine all’inferno. Gli angeli sono molto stupiti che nel mondo cristiano esista una tale credenza e che non si sappia nulla a proposito del Cielo…” (pag. 33)

ANGELI CUSTODI. "L'angelo custode"
di Matias Stom (1600 - 1652),
detto anche Matias Stomer, pittore olandese
della Scuola dei Caravaggisti di Utrecht.  
 “Tutti gli angeli sono nati umani” (pag. 33) e nel creare l’Universo ”Dio aveva un unico scopo: quello di creare un cielo angelico derivante dalla razza umana” (pag. 33).

Il Cielo e l’Inferno sono già quaggiù, nell’aldiquà: siamo noi stessi a costruirci il nostro Cielo ed il nostro Inferno e la vita oltre la nostra dipartita ne è una naturale continuazione. Ognuno tornerà dai suoi simili.
Quando diveniamo angeli, recuperiamo le nostre forze giovanili. “Tutti coloro che diventano angeli portano il proprio Cielo dentro di sé perché il loro Cielo è ciò che amano. Poiché sin dalla Creazione l’essere umano è un minuscolo modello, una piccola immagine del Cielo in grande”.

Curiosamente, le due società, angeliche e infernali, non si guardano anzi si evitano a vicenda, perché non si sono simpatiche.

Gli angeli sono dotati di un udito fine e sono estremamente sensibili al tatto, di cui gli altri quattro sensi sono i derivati. Si riconoscono fra loro dal volto.

Inoltre, gli angeli non s’annoiano perché sono inviati speciali in missione sulla Terra: “per proteggerli e per distoglierli dai pensieri e dai desidèri sbagliati” (pag. 108).

Le False Credenze secondo Swedenborg/3: 
La Preghiera non è solo recitare preghiere, è uno Stile di Vita
PREGHIAMO IN CONTINUAZIONE: CON LE NOSTRE AZIONI.

Altra importante tesi teologica è il modo d’intendersi la preghiera: pregare non significa recitare le preghierine salvo poi comportarsi male col prossimo, preghiera è uno stile di vita, un atteggiamento verso la vita:

“Noi preghiamo in continuazione nel mentre che viviamo una vita di gentilezza, anche se non con le nostre bocche bensì coi nostri cuori”

In questo è in perfetta sintonia col teologo contemporaneo Matthew Fox che è stato mio Ospite in Esclusiva alla Casa dei Diritti del Comune di Milano (vedasi la mia recensione al libro “Preghiera”, nella seconda parte di questo mio saggio http://lelejandon.blogspot.it/2015/03/save-me-il-film-che-apre-il-dialogo.html). L'ebreo Gesù, dice il Nuovo Testamento,pregava sempre (Lc 18, 1, Ef 5, 18 - 20) in aramaico al mattino, al pomeriggio e la sera (Didaché 8, 3) nei momenti di mistero (sia nella gioia sia nel dolore e disperazione come sulla croce) e chiamava Dio "Babbo" (Abbà). Ma in che modo pregava se scacciava i mercanti dal tempio o discettava coi dottori della Legge? La risposta è che egli pregava con le sue azioni, con la sua predicazione, col suo insegnamento.
Séraphine era donna di preghiera: non solo (come testimoniano coloro i quali l’hanno conosciuta) era una persona gentile, ma le sue opere sono preghiere dipinte di lode. Nella Bibbia ebraica, la preghiera è anzitutto di ringraziamento e lode.

Le False Credenze secondo Swedenborg/4: il "Limbo" di Agostino 
Tutti i Bimbi vanno in Cielo e diventano Angeli
TUTTI I BAMBINI DIVENTANO ANGELI.
Il libro dello psicologo di Yale che Lele Jandon,
unico in Italia, ha recensito dettagliatamente nel Blog

Swedeborg, senza nominarlo, attacca lo scrittore teologo Agostino (Tagaste 354 – Ippona 430) e la sua dottrina secondo cui i bambini non battezzati non andrebbero in paradiso bensì al “Limbo” (che solo una mente disturbata può concepire, creando disperazione fra i poveri genitori orfani dei figlioletti): lo svedese recupera così una delle convinzioni dei primi cristiani secondo cui tutti i bimbi sono salvi, riaffermando il principio del libero arbitrio e della responsabilità personale:

“Certe persone credono che soltanto i bambini nati nella Chiesa volino in Cielo, mentre quelli nati al di fuori non ci vanno, spiegando che i primi sono stati battezzati e quindi iniziati alla fede della Chiesa…Costoro sappiano che tutti i bambini, nati nella Chiesa o meno, da genitori pii o empi, quando muoiono sono ricevuti dal Signore. In Cielo vengono allevati, istruiti secondo l’ordine divino, ricevono dimostrazioni d’amore e imparano a conoscere il vero e il bene. In sèguito, a seconda del loro perfezionamento in intelligenza e saggezza, sono introdotti in Cielo e diventano angeli. Usando la ragione, si può facilmente capire che nessuno è stato creato per l’inferno, ma che tutti gli uomini sono nati per il Cielo. Se un adulto va all’inferno è unicamente per colpa sua, e il bambino non può ancora essere in errore.” (pag. 41)

Le False Credenze secondo Swedenborg/5: Altro che (Noioso) “Eterno Riposo”!
Le Gioie Celesti? La Vitalità Attiva nell’Utilità al Prossimo
Essere Utili agli Altri e sentire le loro Gioie come Nostre
State tranquilli, non esiste Noia in Cielo (Non è né un’eterna domenica, né un giardino)
"I Bastioni della Casa di Dio" del pittore preraffaelita John Meluish Strudwick (1849 - 1937). Nel corso della rassegna "I Nostri Angeli" (vedasi locandina sopra), Lele Jandon mostrerà stupende opere d'arte nelle sue Gallery fotografiche. 

Ogni “spirito novizio” (così si chiamano i nuovi arrivati in Cielo) si sceglie una casa in Cielo. I Saggi valuteranno se la sua luce sia in sintonia con quella della Comunità angelica.

Chi ha fatto della malvagità uno stile di vita, si troverà male fra gli angeli e troverà requie solo fra i propri simili all’inferno. I loro sentimenti antisociali sono incompatibili con lo spirito di comunità: “così un diavolo si sente tormentato in Cielo come un angelo si sente torturato all’inferno (pag. 83).
Alla domanda di Swedenborg “cos’è la gioia celeste?” gli fu risposto: “E’ il piacere di fare qualcosa di utile sia a sé stessi che agli altri” (pag. 38 e pag. 121) ed è quindi la gioia della condivisione: “gli angeli celesti traggono la propria gioia dal condividere i propri piaceri e le proprie beatitudini con gli altri” (pag. 85). “L’amore consiste nel desiderare di donare ciò che è nostro ad un altro e sentire il suo diletto come nostro”. Ogni angelo è naturalmente portato a voler fare qualcosa di utile.
L'AMORE ATTIVO: con l'esperienza dell'amore
del nostro prossimo, ci convinciamo dell'esistenza
di Dio e dell'immortalità dell'anima, secondo
lo scrittore russo. 

In qualsiasi mestiere, arte e professione, “in ogni campo il fondamento su cui basare ogni uso è un sincero desiderio di servire gli altri” (“uso” nel lessico specifico di Swedenborg è il bene utile che deriva dall’unione fra saggezza e amore che è come dire, nello spirito della Bibbia ebraica, fra mente e cuore): “Il pensiero incomincia in forma di sentimento derivante dall’amore.” (pag. 151). (Il filosofo ebreo Lévinas diceva che la filosofia non è tanto amore per la saggezza, quanto la conoscenza dell’amore).
E dinanzi a tutte le false ipotesi intorno al Cielo (come di un luogo fisico ove si ricevono passivamente le gioie, come una festa di nozze, come un’amabile conversazione infinita con risate di gioia e battute, come banchetto con musica, come un immenso giardino, come un regno o come un’eterna Messa od una perpetua domenica e di celebrazione di lode), gli angeli spiegano che si vive qui l’amore spirituale attivo. “I piacere fisici sono esattamente gli stessi, solo molto più gratificanti, perché le sensazioni ed il tatto degli angeli sono molto più acuti” e “gli angeli non cadono mai in depressione dopo il rapporto, come spesso accade alle persone del mondo, ma sono felici” (pagg. 67 – 68). “Ci sono matrimoni in Cielo come in terra” (pag. 68) e “i mariti godono di una continua potenza virile!” (pag. 71). “Nel mondo spirituale, come nel mondo naturale, esistono dei luoghi. Altrimenti non ci sarebbero le case e gli alloggi individuali. Eppure un luogo non è un dove; è invece il mantenimento di uno stato di amore e saggezza” (pag. 93).
Swedenborg usa due similitudini: la saggezza è la luce così come l’amore è il calore (pag. 160).

Non esiste felicità se non nella vita attiva. Gli angeli amano il loro prossimo più di sé stessi” (pag. 39).
“Il piacere della vita celeste di cui gioiscono” gli angeli “diventerebbe gradualmente insipido se rimanesse eternamente eguale a sé stesso, come càpita a coloro che vivono nelle delizie e nei divertimenti senza mai provare alcuna varietà.” (pag. 43)
“Cosa hanno a che fare la gioia, i piaceri e la felicità con l’inattività? L’inattività deteriora la mente e le impedisce di crescere. In altre parole, la persona verrebbe indebolita, non rivitalizzata. Cosa rende l’intiero organismo elastico e tonico se non una mente concentrata?” (pagg. 116 – 117)

Nel Cielo esiste anche la scuola e l’istruzione: “Fra gli angeli ci sono i saggi e i semplici; gli angeli saggi forniscono l’esatto giudizio agli angeli più semplici che non sono certi di ciò che è giusto, per ingenuità o per ignoranza” (pag. 117).
Né “spirituale” è sinonimo di immateriale: “Questo mondo è pieno di tutto!” (Pag. 118).

L'ESPERIENZA DEL CIELO IN TERRA
Noi sperimentiamo l’assenza del Tempo nel Flow e nel Sogno  (ove le Coordinate sono sospese)
Ecco le corrispondenze che ho trovato fra il mistico Swedenborg e lo psicologo Csikszentmihaly: la Gioia è Creare
OLTRE LO SPAZIO ED IL TEMPO: NEL SOGNO.
Nel sogno noi tutti facciamo esperienza della sospensione delle coordinate
di spazio/tempo: analogamente, nel cielo, secondo Swedenborg, noi viviamo
al di fuori di queste categorie. (Qui sopra, "Selene ed Endimione"
del fotografo Aurelio Monge). 

Tempo e spazio non esistono nel mondo spirituale”: “tutti noi sperimentiamo, sino ad un certo punto, stati che sono superficialmente simili a quelli del mondo spirituale. Quando dormiamo, entriamo in un mondo di sogno ove possiamo essere trasportati da un luogo all’altro senza rispettare i canoni dello spazio e dove i giorni e le settimane durano secondi o minuti dell’orologio che abbiamo accanto al letto.” (pag. 45)

Qui, nel descrivere la creatività utile degli angeli in Cielo, Swedenborg anticipa il concetto di “flow” (flusso) del filosofo e psicologo ungherese Mihaly Czsiksentmihaly, ed adopera spesso la parola “fluire” per descrivere questa vitalità spirituale: “La vita che fluisce in noi è la vitalità che deriva dal Signore, chiamata anche lo spirito di Dio o, secondo le Scritture, Spirito Santo.” (pag. 158). Anche Csikszentmihaly dice la gioia è data dall'attività creativa: "Contrariamente a quanto i più fra noi credono, la felicità non è che ci accada semplicemente. E' qualcosa che noi facciamo accadere ed è il risultato del fatto che noi facciamo del nostro meglio". 


Le Gioie dell’Amore Matrimoniale ("Amore Celeste"):  
anche i Gay possono riconoscersi
E la Chiesa di Stato Luterana sposa anche le Coppie Gay
AMORE CELESTE: i Santi Sergio e Bacco, la cui storia d'amore
è fra quelle documentate dal grande storico di Yale John Boswell. 

“Gli scritti teologici di Swedenborg contengono molti splendidi insegnamenti sulle relazioni coniugali e sul loro significato” scrivono i curatori. Addirittura, dice che l’amore restituisce agl’innamorati in Cielo le sembianze della giovinezza ed il vigore della gioventù.
Swedenborg parla di “amore attivo” proprio come lo scrittore e filosofo russo Dostoevskij (Mosca 1821 – San Pietroburgo 1881) ne “I Fratelli Karamazov” laddove dice, a proposito dell’esistenza di Dio, che non si può dimostrare ma ci si può convincere

“con l’esperienza dell’amore attivo. Cercate di amare il vostro prossimo attivamente e infaticabilmente. Nella misura in cui progredirete nell’amore, vi convincerete sia dell’esistenza di Dio sia dell’immortalità della vostra anima”. 

Anche il teologo gay cattolico John McNeill (alla cui storia straordinaria ho dedicato un Cineforum in Esclusiva per il Nord Italia con Ospite il regista del documentario sulla sua vita Brendan Fay), nell’illustrare la filosofia dell’azione del filosofo cattolico modernista Maurice Blondel dice: 
MEDIATORE COME UN ANGELO. In questo vaso a figure rosse
vediamo raffigurato Eros (Amore) alato: proprio come un angelo.
Secondo Platone, Eros era un demone mediatore fra l'umano e il divino:
quella di mediatore è una delle tre tradizionali missioni degli angeli. 

«La sua grande intuizione fu teorizzare che ci fossero verità che non possono essere comprese dall’intelletto, bensì soltanto dall’azione. Ha preso la sua ispirazione da un passo del Vangelo di Giovanni che recita: “Chi opera la verità viene alla luce” (Gv 3,21). L’azione aggiunge una dimensione alla nostra conoscenza che non può essere conseguita dal solo intelletto (7). Si può comprendere Dio con la mente? Mai! E’ possibile cogliere Dio con il cuore? Sempre! (…). La Scrittura dice che “Chiunque ama è generato da Dio, e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,7-8). L’amore non è un concetto, è un’azione» (“Cercare sé stessi per trovare Dio”, edizione Piagge, Firenze 2011, pagg. 15 – 17).
Ecco l’elencazione dei sentimenti amorosi descritti dal teologo:

“Gli stati prodotti dall’amore coniugale sono l’innocenza, la pace, la tranquillità, l’amicizia profonda, la fiducia completa ed un reciproco desiderio della mente e del cuore di fare il bene dell’altro; ed il risultato di tutte queste cose sono la beatitudine, la felicità, il diletto, il piacere e, grazie all’eterno godimento di tutti questi stati, la felicità dei cieli” (pag. 36). “L’autentico amore coniugale è come il calore primaverile grazie alla cui influenza tutte le cose bramano germogliare e produrre frutti” (pag. 72).

Nella Grecia Antica: di Eros Celeste parla già Platone
Ed Eros (Amore) è raffigurato Alato: proprio come un Angelo
AMORE CELESTE: particolare della Tomba del Tuffatore, Paestum.
Il primo autore spirituale a parlare di "amore celeste" è stato il filosofo
greco Platone nel dialogo "Simposio" (Discorso di Pausania). 

Il primo a parlare di “amore celeste” (eros ouranios) fu il filosofo greco Platone nel “Simposio” per bocca di Pausania che, nel suo discorso sull’eros (che in greco si traduce come “amore” ed è, come dice il medico Erissimaco nello stesso dialogo, la forza che governa l’universo naturale), distingueva fra amore volgare (eros pandemios, amore del corpo) ed amore celeste (che è amore anche del carattere, dell'anima, e che nella sua personale esperienza trovava massima espressione nell’amore fra due uomini). Nella mitologia greca, Eros-Amore è un dio, nella ripulitura filosofica che fa Platone dell’immaginario religioso popolare attraverso Socrate è un demone mediatore (e quella d’intermediario fra umano e divino è una delle tradizionali funzioni degli angeli): in varie raffigurazioni su vasi lo vediamo alato o vediamo gli érotes (gli amorini) dotati di ali che accompagnano la dea Afrodite.
AMORE SANTO. Una scena del popolare telefilm tedesco "Verbotene Liebe".
Nelle chiese luterane anche le coppie di fidanzati gay possono sposarsi.
Anche l'amore fra persone dello stesso sesso può essere un "amore santo", diceva
il teologo John McNeill (1925 - 2015). 

A proposito, si noti che Swedenborg saggiamente non ebbe mai parole di condanna dell’omosessualità, quindi anche le coppie gay innamorate possono riconoscersi nella sua descrizione dell’amore coniugale. Oggi quella stessa chiesa luterana che aveva condannato le teorie (mai comunque, la persona) di Swedenborg ha esteso quelle gioie dell’amore matrimoniale anche alle coppie gay che si sposano nei templi protestanti. Inoltre, tanti seguaci, ammiratori e lettori di Swedenborg sanno riconoscere anche l’amore matrimoniale nelle coppie dello stesso sesso (http://leewoof.org/2015/02/06/what-does-emanuel-swedenborg-say-about-homosexuality/).

I LETTORI
L’ammirazione (critica) di Kant, luterano anche lui, che distingueva fra Teologia e Scienze
e di Jung, anch’egli figlio di un Pastore Protestante. Ecco le Chiese che a lui s'ispirano: 
La Church of the Good Stephard a Kitchenner (Ontario). 

Il filosofo illuminista tedesco Kant (1724 – 1804), cristiano luterano anch’egli come Swedenborg nonché suo contemporaneo, distingueva fra il piano teologico e quello conoscitivo: da una parte, lo ammirava come scienziato: Swedenborg aveva anticipato di vent’anni il suo scritto sull’ipotesi nebulare del sistema solare; dall'altra parte, sul piano filosofico, dapprima nello scritto giovanile “Sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica” (1766) citò Swedenborg come esempio dei limiti naturali della nostra conoscenza fenomenica, in sèguito concluse che le prove di Swedenborg a favore dell’esistenza di un aldilà fossero schiaccianti.
La "Church of the Holy City" a Washington. 

Lo psicanalista e psichiatra svizzero Carl Gustav Jung (1875 – 1961), anch’egli, come Swedenborg, figlio di un pastore protestante nonché egli stesso un uomo di vastissima cultura generale, ha ripreso l’intuizione di Swedenborg secondo cui ciascuno di noi sarebbe un tassello chiamato da Dio a formare un essere umano immenso nel mondo spirituale.

La teoria swedenborghiana delle corrispondenze fra mondo spirituale e naturale è condivisa dai filosofi ermetici ed alchemici e si può ben riassumere nel motto: “Come sopra, così sotto” (ne parlerò approfonditamente in uno dei miei prossimi articoli, reportage da Praga).

Vi sono anche delle chiese che seguono Swedenborg come Maestro, come la Church of the Good Stepherd di Kitchenner (Ontario, Canada), qui sopra in foto, e la Church of the New Jerusalem a Cambridge e di Bridgewater, entrambe nel Massachusetts (Stati Uniti). 
 


LELE JANDON
www.lelejandon.blogspot.it
Prossimo Cineforum giovedì 17 gennaio ore 20 Cinema Gregorianum
sul film “A Lady in Paris

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