di LELE JANDON
Oggi raccontiamo la storia vera di Séraphine de Senlis
(1864 - 1942) con un film
“dal lirismo, dall’incontrastata bellezza e dalla
passione
che non ha eguali nella storia
del cinema” (“The Daily Mail”).
Il nome dell’angelica pittrice è
quello dei serafini, esseri ibridi ed alati (come gli angeli) in parte uccelliformi che nella Bibbia ebraica, nei
Vangeli e nell’Islam recano o proteggono il trono divino e hanno la
missione d’intermediari.
Séraphine stessa è come un angelo: poiché gli angeli sono anche messaggeri, anche lei ci trasmette ancora, attraverso le sue opere, un messaggio immortale.
Séraphine stessa è come un angelo: poiché gli angeli sono anche messaggeri, anche lei ci trasmette ancora, attraverso le sue opere, un messaggio immortale.
Il Panenteismo: Spiritualità comune a Varie Fedi
Il Rapporto con gli Alberi: li Abbraccia e s’Arrampica
Quelle Foglie che paiono Piume d’Uccelli del Paradiso...
E Thomas Mann gli dedica un Libro
E Thomas Mann gli dedica un Libro
La “meraviglia radicale” dinanzi
alla bellezza della natura (incipit della saggezza, dice Rabbi Heschel, 1907 - 1972), sua
fonte d’ispirazione assieme al suo angelo, ci ricorda il panenteismo: l’intuizione che il divino è trascendente ed al contempo
immanente nella creazione, non è oltre la natura. Sia nella creazione di
Dio Creatore sia nelle creazioni degli artisti spirituali come lei, la
creatività.
Dobbiamo chiederci non tanto chi sia Dio, bensì dove si trovi.
"L'universo è la rivelazione
primaria del divino",
dice padre Thomas Berry (1914 - 2009), scienziato ed
"ecoteologo", e il mistico tedesco Meister Eckhart dice:
"Ogni creatura è una parola di Dio,
un libro su Dio" e "l'esistere in sé è Dio".
E i poeti Baudelaire (1821 - 1867) e Rainer Maria Rilke (1875 - 1926),
rispettivamente, scrissero:
"La Natura è un tempio"
(stessa metafora usata da Beethoven) e "Dimmi, qual è il tuo còmpito,
Poeta?/Io celebro".
Il compositore e violoncellista catalano Pablo Casals (1876
- 1973) lo dice benissimo così:
"La bellezza è tutt'attorno a noi,
ma quanti sono ciechi! La gente non gioisce delle cose semplici, silenziose e
naturali della vita" e "nella musica, nel mare, in un fiore, in
una foglia, in un atto di gentilezza: in tutte queste cose io vedo quello che
viene chiamato Dio".
Analogamente, l'attivista sociale cattolica americana Dorothy Day (NY 1897
- 1980, che è stata ricordata anche da Papa Francesco nella sua visita negli
Stati Uniti quest’anno) scrisse che fu "l'amore ardente per il
creato" del suo amato Forster a farle avere fede in Dio ed esclamare:
"Come può non esserci Dio se esistono tutte queste belle cose?"
Mi viene in mente una citazione cinematografica, visto che siamo ad un
Cineforum: Shug, l'amica di Celie (il Premio Oscar Whoopi Goldberg) nel grande
classico del regista ebreo americano Premio Oscar Steven Spielberg "Il
Colore viola" le dice:
"Io credo che Dio s'incazzi se
di fronte a un campo di fiori viola
tu neanche te ne accorgi".(“I think it pisses God off if
you walk by the color purple in a field somewhere and don’t notice it”)
Non a caso, sarà proprio lei a far
prendere coscienza a Celie dei propri diritti umani quotidianamente violati e
disprezzati dal marito perverso, e farle prendere la decisione di lasciarlo,
realizzare il suo potenziale creativo e rifarsi una vita.
I soggetti dei suoi quadri sono i fiori, le foglie, gli alberi. Fiori
che rassomigliano al piumaggio degli uccelli del paradiso, “a rose, a
dalie, a botton d’oro, a cespugli ardenti, a mele, a ciliegie, a lillà.
L’aspetto è lanuginoso, sensuale e caldo. La materia è fluida, ricca e limpida.
I colori trionfanti, le forme elaborate, si stendono, si sovrappongono, con una
raffinatezza sempre maggiore. Nei quadri di Séraphine ci sono striature,
picchiettature, lanugini, filamenti, righe, squame, forme che richiamano i
disegni cachemire, puntini, screziature. Si direbbe che le nervature ondeggino,
che i rami vibrino, che i fiori, gli alberi, le foglie, i frutti pullulino.
Insetti, uccelli, fagiani, pavoni, faraone si mostrano, si accalcano.” (pagg.
83 – 84).
Infatti è lei stessa a dirci che s’ispirava anche agli uccelli: “Amo i colori, la luce, Amo gli alberi, le foglie, i frutti, i fiori e gli uccelli, amo soprattutto il piumaggio dei fagiani dei pavoni e delle faraone” (pag. 85).
Infatti è lei stessa a dirci che s’ispirava anche agli uccelli: “Amo i colori, la luce, Amo gli alberi, le foglie, i frutti, i fiori e gli uccelli, amo soprattutto il piumaggio dei fagiani dei pavoni e delle faraone” (pag. 85).
L'ANIMA DEGLI ALBERI. Noi e i Nostri Alberi: è uno dei temi della Serata. |
Lo scrittore e poeta tedesco
(Premio Nobel per la Letteratura) Hermann Hesse (1877 – 1962, non a caso anche
lui pittore) ha la stessa similitudine, descrivendo, viceversa, ne “Il Canto degli alberi” (Guanda 2012,
prima edizione 1992, originale tedesco 1952) le foglie degli alberi come piume
d’uccello: “il vento nel castagno/stende assonnato le sue piume” (“Notte di primavera”, pag. 19). Sugli alberi Séraphine s’arrampica, li
abbraccia, li ricorda per poi dipingerli. Il solitario scrittore descrive
sia il senso di compagnia ed amicizia che gli donano gli alberi che vede ogni
giorno, sia il senso di sacro che gli suscitano, sia il dispiacere quando sono
abbattuti, dall’uomo o dalle tempeste. E noi? Qual è il nostro rapporto con
questi simboli universali della Vita?
I colori sono brillanti e lucenti come i quadri
del Rinascimento, frutto di segrete misture alchimie di succhi vegetali,
argille e sangue suo o di animali di macelleria, mescolati all’olio sottratto
ai lumini della chiesa, di smalti, vernici fluide, manciate di terra, arbusti e
frutti. Gli alberi mostrano le loro radici, che sembrano diffondersi dal nulla,
e all'apparente aspetto ostile si contrappongono le loro espressioni più vere
di "Alberi della Vita”.
I frutti (mele, limoni, ciliegie, melograni) hanno
una corposità così percepibile, che viene l'istinto di accarezzarli. Fra le
ondulazioni di bacche e petali, si mimetizza la firma di Séraphine.
Dice il tappezziere Leblanc:
“Non bisogna ingannarsi, quello
che dipinge è solo in apparenza un mondo angusto di fiori, di foglie e di
frutti. Fiori, foglie e frutti sono in realtà l’immagine di Dio (…)
Sopra: "L'albero del Paradiso", di Séraphine de Senlis; sotto: "L'albero della Vita", della stessa pittrice. |
Non si
tratta di una pittura rustica decorativa, come se ne può trovare ovunque, ma di
una delle opere più potenti e immaginose
della storia, che si può giudicare equamente solo vedendo nella pastorella
di Arsy una sorella minore della pastorella di Domrémy” (Giovanna d’Arco, 1412
– 1431, bruciata viva sul rogo dagl’inglesi, e oggi venerata come Santa dalla
chiesa cattolica romana).
Scrisse Séraphine dal manicomio
(17.9.1936): “Dio nostro Signore ha detto che io Séraphine mia figlia, è la mia
più fedele servitrice dell’universo”:
l’artista fa un servizio a Dio attraverso le sue opere che sono un inno alla vita, delle preghiere dipinte.
In questo senso “servitrice”, come noi intendiamo “servizio civile”, “servizio
pubblico”, il ruolo di “civil servant”.
In Séraphine vediamo bene quella che il teologo Matthew Fox, che ha
inaugurato la mia rassegna alla Casa dei Diritti del Comune di Milano
quest’anno, chiama la "Via Positiva": la meraviglia, il
giuoco, l'amore, la gratitudine, l'apprezzamento della bellezza. Via Positiva è in
primis la meraviglia che c'insegnano i bambini.
Vediamo in
lei altresì la Via Creativa: la creatività come essenza della nostra umanità.
Ragionava l'attivista sociale cattolica
americana Dorothy Day (1897 - 1980) sulla base della Genesi:
"Dio è il nostro Creatore. Dio
ci ha fatti a Sua immagine e rassomiglianza. Quindi noi siamo creatori. Dovremmo
sentire la gioia della creatività".
Raccontiamo la sua storia,
seguendo anche la biografia che ne ha scritto Françoise Cloarec, pittrice anche lei come
Séraphine (e psicanalista che ha dedicato a lei la sua tesi di dottorato in
psicopatologia clinica): “Séraphine. La
vita sognata di Séraphine de Senlis” (Archinto, 2010, da cui cito; edizione
originale francese “Séraphine. La vie rêvée de
Séraphine de Senlis”, éditions Phébus, Paris 2008).
Séraphine nasce in una famiglia
cattolica francese povera nel 1864, in un periodo di gravi ingiustizie sociali
(“I miserabili” di Victor Hugo è del
1862).
Sua madre era una “donna delle pulizie nelle fattorie dei dintorni e qualche volta si occupa delle bestie” delle fattorie vicine (pagg. 10 – 11) e muore quando lei è un’infante di un anno: sarà la sorella Argentine la sua figura materna. Il padre è bracciante agricolo e riparatore d’orologi, forse, o manovale e boscaiolo: sappiamo poco dell’infanzia di Séraphine. Il padre muore poco dopo essersi risposato, quando lei ha sette anni. La sorella resta presto vedova, si risposa e Séraphine vive con loro (come ci dice il censimento comunale del 1872), poi va a vivere altrove nel 1876, all’età di 12 anni.
Séraphine cuce e rammenda e fa il
lavoro della madre. La sua vita è spartana: fa una dieta vegetariana, mangia il
pane fatto in casa, e “va alla messa del mattino, all’alba, quella delle serve”
(pag. 14). Già 13enne va a servizio a casa d’altri: come suo padre, sua madre e
sua sorella. Dapprima a Parigi, poi nella cittadina di Compiègne presso una
contessa.
L'AMORE PER I TACCHINI. Séraphine amava i tacchini. |
Nel romanzo e pièce teatrale “Le square” (éditions Gallimard, 1955), Marguerite Duras (Saigon
1914 – Parigi 1996) fa dire alla domestica una battuta che esprime bene lo status di Séraphine: “Non è un mestiere,
il mio (…) è una sorta di condizione totale, come per esempio essere un bambino
o essere un ammalato”.
Séraphine aveva compassione verso tutte le creature. Abbiamo
un documento che mostra quanto Séraphine amasse gli animali (come detto,
s’ispirava ai fagiani, ai pavoni e alle faraone) e ne avesse autentica
compassione: si preoccupava che fossero sfamati e dissetati, che avessero la
lettiera pulita e fosse loro cambiata l’aria (lettera del 13.12.33). Un'altra lettera
(sia pure confusa) ci documenta la sua compassione verso i bambini: “Non sono
degni che gli vengano affidati dei bambini” osserva, a proposito di alcuni
genitori presso cui era stata a servizio, come Aibileen (ricordate?), la tata
del romanzo e film “The Help” (http://lelejandon.blogspot.it/2014/11/the-help-lezione-sulla-compassione_14.html).
Frequenta la scuoletta del
villaggio e si distingue per la bella grafia ed il disegno: nonostante ciò, il
suo destino è segnato.
“Il modo di vivere di Séraphine”
e di lavorare “fanno pensare che sia stata una bambina solitaria” e “appartata”
(pag. 16).
“Dipinge a memoria”, ispirata dalla sua memoria emotiva
probabilmente di un’infanzia vissuta in mezzo alla natura (pag. 17).
Lei, rimasta orfana di madre a un anno, trova nella Madonna una figura materna
amorevole. Il filosofo ateo Alain de Botton c’invita a valutare positivamente
il ruolo che per alcune persone può svolgere una figura come la Madonna per
i credenti cattolici nel suo libro “Del
buon uso della religione”.
VENT’ANNI dalle SUORE sinché lascia a 38 anni:
testimone delle invidie e dei crimini. Era un agente segreto della
Polizia
I rapporti con la chiesa cattolica istituzionale: la denuncia della diffusa corruzione morale
I rapporti con la chiesa cattolica istituzionale: la denuncia della diffusa corruzione morale
Nel 1981, 17enne, va a servizio
nel convento delle suore (di Saint-Joseph de Cluny) di Senlis oppure, secondo
un altro ricercatore, al convento della Charité (Carità) de la Providence
(della Provvidenza) a Clermont ove “condivide con le religiose la meditazione e
le preghiere” ed il religioso silenzio (pag. 22).
Sono “vent’anni di fatiche e di quasi clausura” (pag. 21) sino all’età di
38 anni, quando lascia per motivi rimasti misteriosi e intorno a cui sono state
formulate varie ipotesi.
Per esempio, un medico del
manicomio nel 1933 (relazione del 2.11 citata in Marie Ortas Perretti, “Séraphine, peintre aliénée”, 1965, pag.
10) riferisce che “durante la permanenza nel convento, sarebbe stata testimone
di storie contrarie alla morale e di reati. Ci ha detto anche che il carattere
predominante di tutte le religiose era la gelosia” (quell’invidia maligna che
distrugge la Comunità, un sentimento contro cui il Siddur, il libro di
preghiere quotidiane della Bibbia ebraica, ci invita a pregare) e “non c’è da
stupirsi, dice, se negli archivi del commissariato viene indicata come agente
della polizia segreta”.
“Si racconta che, durante la
messa domenicale nella cattedrale, Séraphine si sia adirata e abbia urlato al
prete: “Vade retro Satana, date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che
è di Dio” (pag. 47). Anche queste denunce, probabilmente, hanno contribuito al
suo internamento in manicomio: sapeva troppe cose, troppi segreti della chiesa
cattolica.
La Cittadina di Senlis: le Mura, la Cattedrale stile Notre Dame, le
Viuzze…
La Casetta di Séraphine: Povera ma Pulitissima per Preservare le Opere
L'ANGELO DI TIFFANY. "Angel of the Resurrection" dell'artista newyorkese Louis Comfort Tiffany (1848 - 1933). |
“Dopo aver lasciato il convento e
aver lavorato presso diversi padroni, Séraphine ha messo su casa a Senlis, con
i suoi mobili” (pag. 39). Senlis è una bella cittadina medievale (III secolo
a.C.), antica capitale di una popolazione dei Galli, i Silvanecti, e poi sotto
i Romani che l’hanno cinta di mura spesse quattro metri, poi dimora dei Re di
Francia in sèguito abbandonata per altre. E’ “fatta di vicoli, piazzette,
stradine anguste e muschiose, muri tappezzati di violaciocche e vite vergine”
(pag. 35), “marciapiedi minuscoli, muri alti, finestre elaborate” (pag. 36). Tiene
pulitissima casa propria non solo perché è il suo mestiere ma anche perché vuol
conservare al meglio le proprie opere, come testimonia il dr. Gallot: “Era
tutto molto povero, ma il pavimento di legno non cerato veniva lavato più di
una volta a settimana. Usava la candeggina perché non voleva polvere in casa
che potesse sporcare le tele appena dipinte” (pag. 64, citato in Cloarec, pag.
40).
Il Carattere e il Look: “Gaia
ed Educata”, e veste in Total Black,
Scalza
Il Volto Interessante: Capelli Corti Rossi, Occhi Verdeazzurri, Robusta
e con Voce Acuta, Particolare…
Grande lavoratrice, Séraphine non
fa fatica a trovare nuovi impieghi come domestica presso case borghesi. “Ci
dice H. M. Gallot”, “psichiatra che l’ha
conosciuta”, “è molto educata, molto allegra, molto sicura di sé e, se non si
può proprio definire umile, è però rispettosa” (pagg. 24 – 25, citato nel libro
di Ortas Perretti). “E’ una contadina robusta dal viso lentigginoso e dai tratti
marcati”, dai “capelli rossicci” e “colora con l’henné la capigliatura
abbondante, i capelli sono arricciati sulle punte, tagliati corti, all’altezza
del collo, alla maniera degli artisti” (pag. 43) anche perché, evidentemente,
deve poter stare bella comoda per lavorare, non può dedicare tanto tempo alla
cura dei capelli. “E’ di media statura, ha una bocca grande, un naso
importante, occhi verdeazzurri con pagliuzze gialle”, “il suono della sua voce
stupisce gl’interlocutori, ha un timbro acuto, un po’ troppo alto” (pag. 43). Veste
in total black, con un cappello di
paglia verniciata. Gallot: “a suo modo era piuttosto civettuola”. “Porta scarpe
da uomo o pantofole di sua fabbricazione; in sostituzione degli zoccoli che
preferisce tenere in mano per evitare di consumarli” (pag. 43).
La vedono sempre girare di fretta
e silenziosa: “può stare in silenzio per
giorni interi. Vuol dire che è in stato d’ispirazione, in conversazione privata
con le sue voci” (pag. 43).
“Quando fa la questua, il
sacrestano cerca di evitarla perché conosce la sua povertà. Ma Séraphine gli
corre dietro, lo tira per la manica perché la prenda in considerazione e
accetti la sua offerta.” (pag. 48)
Il Messaggio dell’Angelo: “Dipingi!”
La padrona: “Sei ridicola”. E il mastro pittore: “Sei vecchia!”
Ma un altro: Non hai bisogno di lezioni! Sei già brava. E le dona il
materiale
"L'estasi mistica di Santa Teresa" (1647 - 1652) di Bernini (Cappella Cornaro, chiesa di Santa Maria della Vittoria in Roma). |
Ed ecco che, nel 1905, all’età di
41 anni, mentre è a servizio presso la casa di un procuratore, in chiesa
l’angelo custode le chiede d’incominciare a disegnare e, riferisce il medico,
“la moglie dell’avvocato pensava che fosse una cosa ridicola, mentre suo figlio
avrebbe detto che aveva del talento e che doveva continuare. La paziente
avrebbe anche preso una lezione di disegno da un professore del collegio di
Senlis, che però le aveva detto che era troppo vecchia per mettersi a
dipingere” (pag. 26).
E a 42 anni, nella cattedrale
gotica “Notre Dame” (Nostra Signora) di Senlis la Madonna, che è raffigurata
nell’architrave sia nella dormizione (ove gli angeli la trasportano in Cielo)
sia nell’assunzione in Cielo (cogli angeli che la fanno risorgere) e nel
timpano è trionfante ed incoronata, la incalza a dipingere: come una voce
interiore.
ISPIRATA. Se fosse vissuta nel mondo antico, greco od orientale, Séraphine sarebbe stata definita "ispirata" e non vista eccentrica o pazza. |
“Séraphine cercherà di andare a
chiedere consiglio al pittore ed illustratore di Senlis Charles-Jean Hallo”
(1882 – 1969), i cui “soggetti preferiti sono gli animali, le nature morte”
(pag. 30). Risposta: “Ma Lei non ha bisogno di lezioni!” (pag. 30). Sua figlia si ricorda di Séraphine, a cui
il padre donava il materiale per dipingere: “Si trovava a suo agio con noi,
veniva in qualunque momento della giornata, trovava sempre la porta aperta. Se
non c’eravamo, posava i suoi quadri davanti all’uscio. Mio padre la considerava
un’originale, ma amava la sua pittura. Lei lo divertiva” (pag. 31).
“A 42 anni si consacra alla
pittura”: “dal 1906 al 1912 Séraphine dipinge da sola” (pag. 32).
“Più tardi scriverà dal manicomio
quello che Dio le dettava: “Guadagnerai molti più soldi di quanti te ne
serviranno. Ti stupirai. Avrai ammiratori che io ti manderò che li ispirerò a
venire. Devi anche pensare alle mostre, devi lavorare con una grande diligenza
che farà la tua gloria e ti darà i mezzi del tuo rango.” (citato da Cloarec a
pag. 104). “Quando si reca nei negozi, se ne va all’improvviso nel mezzo di un
discorso, oppure a un tratto chiede ai suoi interlocutori di fare silenzio per
poter meglio ascoltare le voci che le parlano” (pagg. 105 – 106).
Séraphine ha un suo Stile personale di vestire, proprio come la Padrona
di Casa Nobile
"Funerale a Senlis" (1913) del pittore svedese Nils von Dardel (1888 - 1943) |
Lavora presso la casa del barone
de Maricourt, e “viene presa di mira dalle canzonature” dei paesani come la
padrona, Madame de la Pommière, che sfoggia “cappelli di paglia con lunghi veli
di garza pendenti dal capo tentennante, oppure cappellini Secondo Impero con
piume di struzzo”, “abiti di seta ornati di trine, arricciature, plissettature,
fronzoli e salva gonne”, ai pié “pianelle o scarpe con i tacchi alti che nel
fango delle strade svolgevano il còmpito ingrato di raccogliere la spazzatura”
(pagg. 52 – 53). “Come Séraphine, la contessa finirà i suoi giorni a Clermont
con i pazzi” (pag. 53).
Sempre Ospite in Casa d’Altri (Ricchi e Snob): l’Anelito di Libertà di
Séraphine
“La situazione sociale la
costringe a vivere in casa d’altri, cosa che spiega il bisogno prepotente di
avere una propria vita privata, una casa sua, con i suoi quadri”, un suo spazio
vitale. “Messa a servizio giovanissima in case estranee, non ha praticamente
conosciuto una vita familiare propria, troppo presto destinata a persone di un
diverso ceto sociale, a persone che ha sempre chiamato “Monsieur, Madame” (pag.
54).
Testimonia J.-P. Foucher in “Séraphine de Senlis”: “Nelle case in cui
lavorava, era molto benvoluta. Non se la prendeva quando le lavoranti le
facevano qualche piccolo scherzo: una di loro si vestiva da Madonna e
“appariva” a Séraphine per dirle: “Diventerai una grande pittrice” (pag. 73).
L’Invidia Maligna: Cancro che Distrugge la Società
Le Voci: “Giochi a fare l’Artista? Sei solo una Servetta”
“Quello che si rimprovera perciò
alla domestica tuttofare, è di non accontentarsi del suo ruolo, di voler “fare
l’artista”. Allora, Séraphine evade, cambia continuamente impiego, in anni in
cui è frequente che certi domestici, se non si sposano, finiscano per diventare
parte integrante della famiglia” (pag. 54): sarà il tema del prossimo
Cineforum, giovedì 17 dicembre 2015 alle ore 20, qui al Cinema Gregorianum, col
film “A Lady in Paris”. (Non sempre
fu così nella Storia: ad esempio a causa del razzismo. Ricordate quando vi ho
raccontato che, prima dell’abolizione della schiavitù da parte di Abramo
Lincoln, molti padroni di schiavi razzisti proibivano la libertà di contrarre
matrimonio ai loro schiavi neri? (cfr. http://lelejandon.blogspot.it/2014/11/the-help-lezione-sulla-compassione_14.html)). Incompresa,
Séraphine non riesce d’affezionarsi. Séraphine sente, o le pare di sentire, le voci maligne contro di
lei:
“Le donne in
nero, quelle della messa, la spiano”: “Chi ti credi di essere, Séraphine? Sei
solo una domestica, buona a lavare per terra o a custodire le mucche! Cosa ti
credi? Sei una serva, li bruceremo i tuoi quadri!” (pag. 78). “Séraphine
attraversa la notte dipingendo. Trasforma il male in colore” (pag. 79).
Séraphine Alchimista
La Tecnica: Smalto e Vernici. I Mix Magici: Sangue e Olio Santo. Il Mistero: Nessuno l’ha mai Veduta Dipingere
“Comincia con l’acquerello come
le ragazze di buona famiglia presso le quali lavora. Ha osservato con
attenzione, in modo discreto.” Ma “ha bisogno di qualcosa di più potente”:
“allo smalto resterà fedele per tutta la vita” e “vi aggiungerà vernici fluide.
Non si sa di cosa sia fatto il miscuglio, Séraphine conserverà sempre
gelosamente il segreto.” (pag. 31). “Prepara i suoi miscugli, inventa una
tecnica” (pag. 32). “Séraphine non ha appreso una tecnica, l’ha inventata, come
un bambino che muove i primi passi inventa per sé stesso il camminare” (pag.
79). “Non è mai stata in un museo, non ha mai aperto un libro d’arte”.
“Mentre dipinge, le piace anche
bere un vinello che chiama “naturale” (pag. 82) ma, dice il dr Gallot,
“possiamo essere sicuri che non era un’alcolizzata”.
“Ignoriamo tutto delle sue
formule, dei suoi miscugli, di come compone i colori, l’impasto, i pigmenti.
Nessuno l’ha mai veduta dipingere. La sua tavolozza è figlia di un’alchimia
segreta.” (pag. 85)
L’Atmosfera Spirituale di Flow
Come Dipinge: Cantando, Libera da Preoccupazioni Materiali
Il Salmo viene dall’Amore per Dio
Il Quadro è una Preghiera Dipinta
Il Quadro è una Preghiera Dipinta
Séraphine dipinge cantando e
salmodiando: i Salmi sono dei canti poetici ebraici, delle preghiere cantate,
che il cristianesimo ha ereditato dall’ebraismo, religione a cui apparteneva il
profeta Gesù di Nazaret.
Anche il re ebreo David (Gerusalemme 1040 - 970 a.C.) fu un compositore di salmi, come mostra.
Anche il re ebreo David (Gerusalemme 1040 - 970 a.C.) fu un compositore di salmi, come mostra.
“Grida canti religiosi, con voce
stonata e nasale”: “quelli che ha ascoltato dalle suore. Quegl’inni suscitano
il risveglio del desiderio, della possessione, sono ispirati dall’amore degli uomini per Dio”
“Quando canta, si
sente in comunione con il divino, liberata da ogni preoccupazione materiale,
riconciliata con sé stessa” (pagg. 44 – 45)
“Voce e gesto sono uniti. Il
quadro diventa una preghiera dipinta” (pag. 45)
***
La Divina Follia donata da Apollo, Diòniso, Eros ed Afrodite:
la Divina Ispirazione dei Folli Innocui
Raffronto fra mondo greco antico ove non esistevano “manicomi” e mondo
cristiano moderno
“Se Séraphine fosse vissuta nel
mondo antico, greco o orientale, non sarebbe sembrata un’eccentrica. Allora, la
credenza nell’ispirazione divina infusa nell’artista era opinione corrente. Non
si diceva che era dotato, ma ispirato, la voce divina giungeva a lui come un
seme” (pag. 45) come i poeti ed i profeti.
Di questo parla il saggio “Ai confini dell’anima. I Greci e la follia”
(Raffaello Cortina editore, Milano 2010, pag. 44) del grecista Giulio
Guidorizzi: “la Grecia non conobbe la stagione di quella che Foucault” (1926 -
1984, la cui "Storia della Follia" fu letta anche dal Basaglia non appena uscì tradotta in Italia) chiama la “grande reclusione” della pazzia dopo il Rinascimento cioè
nell’età moderna come documenta anche “Il Manicomio” (“Casa de locos”, 1812 – 1819) di Goya
(1746 – 1828).
Certo a un pazzo furioso e
violento vengono imposte restrizioni; tuttavia, si tratta di una forma
personale di custodia, nell’àmbito della famiglia. “Al folle nella polis
vengono solo interdetti alcuni comportamenti pericolosi come portare armi, gli
vengono posti limiti in alcuni settori della vita civile, ma per il resto è un
individuo abbastanza libero.
La legislazione attica sulla
follia non è molto nota, il che però basta a dimostrare che non esisteva un
sistema repressivo organizzato”.
Persino Platone, uno dei fondatori della razionalità occidentale, riconosce un ruolo sociale positivo a questo genere di follia divina nel suo dialogo “Fedro” (265 ac) ove distingue fra la follia come malattia mentale e come “divino straniamento rispetto ai comportamenti abituali” e che è “un dono divino”: “la mantica deriva dall’ispirazione di Apollo” (l’Apollo del Tempio di Delfi del “conosci te stesso”), “la telestica da Dioniso, la follia poetica dalle Muse, la follia d’amore da Afrodite e da Eros” (Amore) e dagli Erotes, gli amorini in forma di putti che vediamo raffigurati come esseri alati nei vasi attici.
Il Re ebreo David fu anche compositore di Salmi di Lode a Dio. |
Persino Platone, uno dei fondatori della razionalità occidentale, riconosce un ruolo sociale positivo a questo genere di follia divina nel suo dialogo “Fedro” (265 ac) ove distingue fra la follia come malattia mentale e come “divino straniamento rispetto ai comportamenti abituali” e che è “un dono divino”: “la mantica deriva dall’ispirazione di Apollo” (l’Apollo del Tempio di Delfi del “conosci te stesso”), “la telestica da Dioniso, la follia poetica dalle Muse, la follia d’amore da Afrodite e da Eros” (Amore) e dagli Erotes, gli amorini in forma di putti che vediamo raffigurati come esseri alati nei vasi attici.
“La trattazione platonica della divina follia trova paralleli in altre
culture tradizionali” ove “si osserva la presenza di un certo numero di
individui che possono essere definiti folli “per delega della comunità” (pag.
83). Il poeta-filosofo Empedocle
“sembra distaccarsi dall’idea tradizionale del poeta posseduto da una forza
proveniente dall’esterno o per meglio dire conferisce
dignità filosofica a un’idea tradizionale, collocando la forza divina che
genera la follia poetica dentro all’uomo, come parte di una più vasta materia
divina della quale è costituita l’anima” (pagg. 90 – 91). Secondo la teoria
formulata dallo psicologo di Princeton Julian Jaynes (1920 – 1997) ne “Il crollo della mente bicamerale e l’origine
della coscienza” (1976, Adelphi 2002), quelle descritte nelle letterature
antiche (sumera, egizia e omerica) sino al 1000 a.C. circa sono esperienze
reali di allucinazioni visive ed auditive prodotte nell’area di Wernicke nel
cervello che all’epoca era molto più sviluppata e sita nell’emisfero destro
(mentre quella del linguaggio, l’area di Broca, è sita nel sinistro).
L’Appello agli Artisti di Camille Paglia: recuperate la Spiritualità
La sociologa ed antropologa americana (con radici
italiane) Camille Paglia (University of Arts di Philadelphia) che c'invita
tutti all'autoeducazione a guardare con attenzione:
“Benché io sia atea, non posso non
notare che l’umanesimo laico si sia infilato in un vicolo cieco: sinché gli
artisti non recupereranno la propria spiritualità, l’arte non rivivrà. Per me
l’arte è una religione, una filosofia che ho appreso da Baudelaire" (che ho citato sopra, ndr) "ed Oscar
Wilde. Ma nel mondo artistico “religione” suona come una parola blasfema:
questo è il motivo per cui gran parte dell’arte contemporanea è vuota e
insensata. Tutto il mondo oggi è aggressivamente preso d’assalto da immagini
intermittenti e messaggi intrusivi sul web o sul proprio smartphone.
Io adoro Internet, ma siamo di fronte a una grave crisi culturale: le
giovani generazioni sono invase e imprigionate da questo eccesso, da questa
proliferazione d’immagini, e stanno perdendo la capacità di pensare, ragionare
e giudicare" (come diceva Giovanni Sartori: cioé, appunto, il pensiero
creativo, critico) "Il mio libro “Seducenti immagini. Un viaggio
nell’arte dall’Egitto a Star Wars” (il Mulino, 2014, 35 euro) è nato
proprio per rallentare, focalizzare e disciplinare lo sguardo, rieducare
l’occhio attraverso la contemplazione dell’arte: bella, equilibrata e
complessa.”
(Intervista rilasciata alla “Domenica”
de “Il Sole 24 Ore”, domenica 23 marzo 2014, pag. 22).
Il filosofo ateo Alain de Botton nel suo libro “Del buon uso della religione” per
definire l’Arte cita Hegel (1770 – 1831), il quale scrisse nell’”Estetica”
che essa è “l’apparire sensibile dell’Idea”:
“Abbiamo bisogno dell’arte perché siamo
estremamente smemorati” e abbiamo bisogno di “un’opera d’arte che ci afferri
attraverso i sensi” e che magari ci ricordi che “l’amore è al centro della
nostra umanità” (pag. 189).
L’Estasi Mistica e Sensuale di santa Teresa
Ricorda l’Eros che Séraphine mette nei suoi Quadri
L’eros non è solo l’amore
sessuale così splendidamente celebrato nel poemetto della Bibbia ebraica “Cantico dei Cantici”, bensì la nostra
attrazione verso le bellezze della natura: già il medico Erissimaco, uno dei
simposiasti cioè degli ospiti partecipanti al “Simposio” di Platone, celebra nel suo discorso l’eros che governa
tutta la natura.
“Santa Teresa ha creato un
linguaggio dei fiori, quello dell’amore, dell’amour fou. Come santa Teresa, Séraphine
parla il linguaggio dei fiori” (pag. 48).
L’artista barocco Bernini (Napoli
1598 – Roma 1680) nell’estasi mistica di Santa Teresa, ha messo la stessa
carnalità che c’era nella scultura greca antica dell’ “Ermafrodito dormiente” (il figlio, come dice il nome stesso, di
quell’angelo alato che è il dio Hermes e di Afrodite, dea della bellezza e
dell’amore) sotto cui il Bernini aveva creato un materasso.
“Il tappezziere Leblanc riferiva
che Séraphine aveva bisogno d’aria per realizzare la sua arte. Di notte le
finestre erano spesso aperte. “Siccome non poteva maneggiare il pennello senza
cantare inni, alle orecchie dei vicini giungevano suoni strani.” (“schiamazzi
notturni” sarà uno dei pretesti con cui la polizia la internerà in manicomio).
“E il guaio era che gl’inni erano cantati da una voce stonata, acuta e
sgradevole” (pag. 77). Séraphine dipinge di notte anche perché non ci sono
elementi di disturbo.
****
Il suo Angelo Gay: La Sensibilità Particolare
del Talent Scout Wihlelm Uhde
del Talent Scout Wihlelm Uhde
La sua Filosofia Estetica: lo Slancio Vitale (élan vital)
Salva un’amica dalle nozze combinate: la sposa
Salva un’amica dalle nozze combinate: la sposa
E intuisce il Genio di Séraphine: così come aveva scoperto Picasso
INCANTATO: Wihlelm Uhde è stato l'altro Angelo di Séraphine. E' stato il suo mecenate e mediatore fra lei ed il mercato dell'arte. Sopra, una scena del film. |
A scoprire il genio di Séraphine
fu un nobile gentleman gay, il
critico e collezionista d’arte tedesco Wilhelm Uhde, talent scout dotato di straordinaria intuizione artistica, già
scopritore di Picasso.
Uhde elesse Senlis a suo buen retiro “per parecchie settimane
l’anno” perché (come scrive nella sua biografia “De Bismarck à Picasso”) era vicina alla capitale degli artisti,
Parigi, ed al contempo tranquilla: così silenziosa che “il suono delle campane
era l’unico rumore che si sentisse” (pag. 56). I gay, scrive la scrittrice
americana Susan Sontag, sono “creatori di sensibilità” e sono la minoranza più
creativa assieme agli ebrei.
Arriva accompagnato da due
svedesi suoi amici, che formavano di fatto una famiglia gay, un po’ come
Socrate e la sua famiglia di allievi: “Ci dicevamo membri di una famiglia. Lui
era il padre, il poeta svedese la madre e il suo compatriota, un pittore, il
figlio” (“Cinq Maîtres
Primitifs”, citato da Cloarec a pag. 56).
Era amico di una donna lesbica,
Gertrude Stein (1874 - 1946), compagna della scrittrice Alice Toklas (San
Francisco 1877 – Parigi 1967) che lo descrive come “uno spirito vivacissimo”
(“Autobiografia di Alice Toklas”, traduzione di Cesare Pavese, Einaudi, Torino
2010, pag. 96).
Come spesso accadeva
nell’Ottocento soprattutto (come mostra il saggio storico del britannico Graham
Robb, “Sconosciuti. La cultura omosessuale
nell’Ottocento”, Carocci), molti artisti gay e lesbiche si sposavano fra
loro: Uhde s’ammoglia con Sonia nel 1908, “ma è un matrimonio bianco”: “Sonia
infatti vuole evitare di sposare il pretendente scelto dallo zio per farla
tornare in Russia”, pag. 63). Quando l’amica s’innamora veramente, di un
pittore, il matrimonio con Uhde finisce in amicizia: “Uno dei miei amici
pensava di essere più capace di rendere felice mia moglie, e io non avevo la
minima intenzione di oppormi al loro radioso futuro” (“De Bismarck à Picasso”, pag. 147, citato a pag. 64).
La sua storia è il classico caso
del giovane che segue le proiezioni dei genitori (e studia legge) salvo poi
seguire la sua strada artistica quando il suo demone si fa preponderante. Decisivo
sarà il Grand Tour in Italia, a
Firenze. Studia storia dell’arte e scrive saggi di estetica e pamphlet contro la Germania imperialista
di Guglielmo II (1859 – 1941) che lo costringe all’esilio.
Un giorno compra un quadro di
Picasso, nome ignoto all’epoca: i suoi amici giudicano il quadretto banale.
Lui, sino al 1914, allo scoppio della Prima guerra mondiale, comprerà sedici
opere di Picasso, di cui 13 tele.
“La sua concezione dell’arte si
fonda sulla nozione di “slancio vitale” (élan vital) del filosofo ebreo
francese Henri Bergson (1859 – 1941) che ispirò anche lo psichiatra ebreo Eugène Minkowski (San Pietroburgo 1885 - Parigi 1972) che ho già citato varie volte e che approfondiremo nel contesto del mio Cineforum sul film "Storia di una ladra di libri", in occasione della Giornata in Memoria della Shoah giovedì 28 gennaio 2016 alle ore 20 al Cinema Gregorianum, quando farò un excursus sul contributo alla filosofia e alla psicologia dei grandi studiosi ebrei.
Anche lui, come Séraphine, ama
immergersi nella natura: “a Senlis, impara ad andare in bicicletta e ogni
giorno va a fare un’escursione nelle foreste dei dintorni” (pag. 56).
“Senza fare domande, Uhde la
assume, fidandosi della sua reputazione.
Séraphine viene tutte le mattine.
Silenziosa, svolge il suo lavoro con zelo, senza parlargli dei suoi personali
lavori colorati.” (pag. 66).
“Ignoravo che in quel luogo il
cuore santificato di una serva sentiva la vocazione di resuscitare il Sublime
del Medio Evo e creare opere impregnate di spirito gotico”.
Anche Matthew Fox, allievo del
grande storico Marie-Dominique Chenu, elogia il periodo dell’arte gotica (era
in cui si costruivano le vetrate delle cattedrali) come esempio di connubio
fecondo spiritualità e creatività.
Dinanzi ad un quadro di mele, ha
una sorta di sindrome di Stendhal, si commuove come James, il protagonista del
romanzo e del film “Un giorno questo dolore ti sarà utile” che vi ho presentato
la scorsa serata qui a “I Nostri Angeli”,
e chiede chi ne sia l’autore.
“Quale Séraphine?”
“La sua domestica. Pensava di
vendercela, ma se lei la vuole, gliela cediamo volentieri. Costa otto franchi.”
(citato a pag. 67).
“Il signore ha comprato la mia
tela? Le piace?”
“Molto, ne ha altre?” (pag. 127 –
128, citato da Cloarec a pag. 67).
“Per la prima
volta, qualcuno capisce la pittura di Séraphine” commenta la Cloarec (pag. 68).
“Inizia così quasi un rapporto di mecenatismo” ed “incoraggia Séraphine” e
benché non siano “ancora quello che diventeranno in sèguito, fiammeggianti,
splendide, ma Uhde è capace di vederne la composizione, i colori, la forza, il
talento. Segue lo sviluppo dell’artista che non chiede altro che affermarsi.
Per due anni rappresenterà per lei uno stimolo importante. Ogni volta che
soggiorna a Senlis, si affretta a recarsi a vedere i nuovi dipinti di
Séraphine” (pag. 68). “Uhde aveva uno sguardo vero, acuto, pieno di
ammirazione, sempre stupito. Restava a lungo a osservare ogni particolare, a
toccare con delicatezza la tela. Poi si allontanava di qualche passo,
contemplava l’opera da lontano, e si rallegrava. Esultava quasi. Poi tornava
alla tela, la capovolgeva per vedere se la composizione funzionava anche alla
rovescia, arretrava ancora un poco, esultava ancora.” (pagg. 88 – 89).
1914, Venti di Guerra: Tedeschi Malvisti in Francia, Uhde è in pericolo
“A Senlis, Uhde ha stabilito buoni
rapporti con gli abitanti, anche se loro lo giudicano un po’ stravagante;
d’altra parte bisogna pur esserlo per interessarsi ai quadri di una serva
ignorante e comprarli!”. “Però all’improvviso, man mano che s’avvicina la
guerra del 1914 – 1918, lo sguardo delle persone su di lui cambia. E’ un
tedesco” (pag. 69).
L’Impegno Civile per la Pace accanto ai
Giovani
I Tedeschi invadono Senlis, Séraphine resta
disoccupata (ma continua a dipingere)
IMPEGNO CIVILE. L'intervento di denuncia dello scrittore Emile Zola in difesa del capitano ebreo Dreyfus, ingiustamente accusato di tradimento. |
Dopoché il
socialista Jean Jaurès (1859 – 1914), intellettuale d’idee pacifiste come Uhde,
che tentò di prevenire la Guerra con la diplomazia -e che fra l’altro aveva
difeso come Émile Zola (Parigi 1840 - 1902) il capitano ebreo condannato per alto
tradimento, rivelatasi un’accusa falsa dovuta ad antisemitismo, il famoso
Affaire Dreyfus), fu assassinato da un giovane nazionalista francese che
desiderava la guerra contro la Germania, in un caffè di Parigi, “un amico gli
consiglia di lasciare la Francia al più presto. Lascia l’appartamento e
soprattutto l’insieme dei quadri che ha collezionato con amore e passione”
(pag. 69).
Viene arruolato
e si distingue per le conferenze in difesa della Pace assieme ai movimenti
giovanili.
“Dopo la
partenza di Uhde, i tedeschi invadono Senlis, mettono a fuoco la città.
Séraphine
continua a dipingere.
E’ quasi sola
nella sua via, gli abitanti e anche i suoi padroni se ne sono andati, hanno
abbandonato Senlis minacciata. Sono rimasti appena mille abitanti su settemila,
il sindaco viene ucciso; hanno luogo esecuzioni sommarie. (…) Séraphine non ha
più lavoro.” (pag. 71). “Sulle sue tele, i mazzi di fiori vengono sostituiti da
scene patriottiche ornate di bandiere. Una rappresenta un grande edificio senza
tetto, con fiamme che escono dalle finestre, in mezzo, una bandiera bianca
rossa blu” (pag. 72).
Il Provincialismo dei Concittadini
La Mostra
a cui è invitata: Silenzio-Stampa dei Giornali Locali
su “Séraphine”, mentre gl’Inviati di Parigi
entusiasti:
“Una grande Scoperta, ricorda l’Arte
Medievale e Persiana”
Nel dopoguerra,
nel 1927, al municipio di Senlis si tiene una Mostra, presieduta da Albert
Guillaume, pittore famoso a Parigi, abitante in un paese vicino. Il vicesindaco
propone a Séraphine di esporre le sue tele. Lei non vuole, l’idea la spaventa,
lui insiste. Se ci fosse Uhde, saprebbe incoraggiarla, ma non si sa che fine
abbia fatto. “Dopo molti giorni d’incertezza, porta tre grandi tele. Una
rappresenta un ciliegio, un’altra un mazzo di lillà su fondo nero, e la terza
due ceppi di vite. Sono dipinte con una maestria assoluta, con colori belli e
intensi” (pag. 89). Ma il barone de Maricourt “si congratula con gli artisti,
per Séraphine neppure una parola”. E mentre “la stampa regionale non fa parola
delle tele di Séraphine”, “i giornali di Parigi si meravigliano di fronte alle
tre tele, parlano di una scoperta favolosa”, “paragonano i dipinti all’arte
medievale, persiana e dell’estremo Oriente” (pag. 92).
“Séraphine è la
sola artista che venda i suoi quadri. Li compera Wihlelm Uhde.” (pag. 93) che,
dopo dieci anni, è tornato in Francia nel marzo 1924, “accompagnato da Helmut Kolle” (1899 – 1931), “un giovane
pittore tedesco, suo amante.” (pag. 95). Di stile modernista, influenzato
da Picasso (anch’egli scoperto dal compagno Uhde), era ammalato di endocardite
(infiammazione dell’endocardio, il tessuto che riveste le cavità interne e le
valvole del cuore). Dipingeva soggetti virili come il Pugile, il Marinaio, il
Soldato, ispirato dallo scrittore gay Henri de Montherland (Parigi 1895 – 1972)
al quale s’ispirò anche il regista tedesco Fassbinder (1945 – 1982).
Nelle opere di
Séraphine “ritrova ciò che più ama al mondo, un’arte che viene dal cuore”
(infatti l’annovera fra “gli artisti dal cuore sacro”) “Séraphine non avrà più
bisogno di andare a servizio per sopravvivere. Uhde cerca di aiutarla
finanziariamente perché possa creare liberamente.” (pag. 98). “Uhde è stato molto
generoso poiché le dava dai millecinquecento a duemila franchi per ogni quadro”
(pag. 99). “Anne-Marie Uhde preferisce andare a trovarla spesso per non darle
somme troppo elevate, dato che Séraphine comincia a comprare di tutto. E’
capace di spendere tutto quello che ha in una volta sola” (pag. 100).
Ma nel 1929 la
Grande Crisi, una delle periodiche crisi economiche di quel sistema imperfetto
che è il regime capitalista e che nessun economista riesce mai a prevedere,
provoca conseguenze anche in Francia e “Uhde trova sempre più difficile
organizzare mostre e vendere dipinti” (pag. 106). Séraphine cade in
depressione: “non mangia più, non dorme più. Devastata, si aggira per le
strade, battendo alle porte per annunciare la fine del mondo. “Solo i giusti e i
puri si salveranno” dice (pag. 110). La Cloarec, analista, tenta un’ipotesi
analitica: “Il delirio si presenta come un tentativo di ricostruire una realtà
conforme al desiderio dell’inconscio” (pag. 110). Il 31 gennaio 1931 la trovano
i gendarmi mentre tenta di trasportare tutto il suo mobilio, e il giornale
locale riporta che “ossessionata dalla fobia dell’avvelenamento, non voleva più
nutrirsi, trasportava da casa il mobilio con l’intenzione di andarsene alla
ventura. Il commissario di polizia la fece ricoverare d’urgenza all’ospedale
della città. Questo leggendario personaggio cittadino, affetto da fragilità
mentale, sarà molto probabilmente portato in un ospizio per vecchi” (pag. 112).
L’anno seguente, viene rinchiusa in manicomio dove resterà sino alla morte. La
diagnosi è: delirio di persecuzione (“sente la voce della sorella morta, la
voce di Dio e quella della Madonna”, “lettere di denuncia, schiamazzi notturni”
(pag. 114).
Gli Orrori di una scienza priva d'immaginazione morale:
i Crimini contro l'Umanità della Psichiatria Positivista
i Crimini contro l'Umanità della Psichiatria Positivista
Rinchiusa per in un Manicomio senz’asciugamani
e spugne, fra schiamazzi e promiscuità
Nessuno ai funerali. I medici vietano
a Uhde di farle visita, gli fan credere sia morta
Deprivata della
sua vita di artista, è svuotata e vittima della psichiatria positivista che
considera la mente come il cervello, il cervello come una macchina, e la
malattia mentale come un cervello rotto in pezzi. Come racconta lo psichiatra Vittorino Andreoli ne "La terza via della psichiatria" (1980), in passato s'immaginava il cervello come ad un cristallo che si rompe, quando invece si è poi scoperto che è un organo plastico. La persona umana è ridotta al suo cervello dichiarato morboso tout court. L'organicismo, il naturalismo, il riduzionismo sono una forma di fondamentalismo, essi sì una follia: una follia ideologica!
“I lavandini
sono collettivi, non ci sono spugne né asciugamani” e le altre donne recano disturbo schiamazzando (pag. 117): tutto il contrario di ciò di cui aveva bisogno lei, cioè silenzio, pace e tranquillità e uno spazio personale.
“Il personale, scelto in generale per la sua robustezza fisica, è solitamente analfabeta. Vive in un regime di autarchia con i malati” (pag. 119).
Una nota di uno psichiatra riferisce che “molti malati giacevano completamente nudi, senza lenzuola, in corridoi gelidi dove l’acqua cadeva goccia a goccia da stalattiti di ghiaccio formatesi sul soffitto. Ho visto infermiere costrette ad aprire gli ombrelli nelle sale delle pazienti” (pag. 127).
“Il personale, scelto in generale per la sua robustezza fisica, è solitamente analfabeta. Vive in un regime di autarchia con i malati” (pag. 119).
Una nota di uno psichiatra riferisce che “molti malati giacevano completamente nudi, senza lenzuola, in corridoi gelidi dove l’acqua cadeva goccia a goccia da stalattiti di ghiaccio formatesi sul soffitto. Ho visto infermiere costrette ad aprire gli ombrelli nelle sale delle pazienti” (pag. 127).
Perretti scrive pretestuosamente che Séraphine è affetta da “graforrea patologica” cioè grafomania torrentizia.
Questo
tipo di psichiatra s’interessa solo del contenimento dei sintomi esteriori, non
si cura degli stati d’animo interiori della persona tantoché, quando “Wihlelm
Uhde si preoccupa per lei, i medici lo pregano di non andare a trovarla, temono
nuove crisi. Uhde ubbidisce” a questa scienza così deprivata d’immaginazione
morale da diventare inumana.
Nel manicomio ove fu rinchiusa Séraphine non c'erano spugne né asciugamani |
“E’ una
disgrazia vedere il tempo bello fuggire via e stare sempre qui ad annoiarsi”
(pag. 123).
L’internamento
di Séraphine è stato un vero e proprio crimine contro l’umanità e contro l’arte
da parte di una psichiatria segregazionista che non ha saputo rispettare il
mistero del genio e il suo dono alla società.
Profondamente
superficiale, quest’atteggiamento scientifico si è basato solo sull’esteriorità
(gli schiamazzi, i deliri) e si è arrogata l’arbitrio di decretarne la
pericolosità sociale, senza dimostrarla: ciò che invece dimostra questa
segregazione è che l’artista è stata deprivata della sua umanità e creatività. La creatività, dice il teologo Matthew Fox, è l'essenza della nostra umanità, e il grande psicologo umanista Abraham Maslow (1908 - 1970) l'ha messa in cima alla sua famosa Piramide dei Bisogni.
Intanto, “Uhde
viene privato dai nazisti della nazionalità tedesca. E’ accusato di avere
associato sulla copertina del suo libro i nomi di Bismarck e Picasso. Una legge
nazista autorizza la confisca senza indennità e a profitto del Reich, di opere
“degenerate” esposte nei musei e nelle collezioni” (pag. 128).
Séraphine nel
’42 “strappa dell’erba per cibarsene di notte. Senza sapere quello che fa,
mangia dei rifiuti. Si frattura un braccio cadendo dal water. E’ colpita da un
tumore al seno” e infine fra i dolori del cancro si spegne all’età di 78 anni.
“Gli anni che
vanno dal 1939 al 1945 sono più che cupi per i malati degli ospedali
psichiatrici. Il tasso di mortalità degli alienati rappresenta una cifra
enorme, diecine di migliaia di malati isolati negli ospedali psichiatrici
muoiono di fame, abbandonati dalle famiglie” (pag. 129). “Durante la guerra in
questi istituti sono morti di inedia 4500 malati, vittime dell’indifferenza
generale” (pag. 129).
“Séraphine
avrebbe desiderato essere sepolta ad Arsy, nella piccola città natale” con
funerali degni di un’artista, in grande stile, “ma nessuno era presente alla
sua sepoltura. Uhde è convinto che la vecchia signora sia morta nel 1934, otto
anni prima” (pagg. 129 – 130), un caso simile a quello del figlio di Philomena
(http://lelejandon.blogspot.it/2015_01_01_archive.html).
“Se n’é andata portando con sé il segreto
della sua tecnica.” (pag. 138).
Errore di Metodo: la Psichiatrizzazione dello Spirito Libero
Non psicanalizzare gli Artisti: proteggere il Mistero dell’Arte
No alla Psicologia Popolare: Non è che si è Geni perché si è Matti
TESTIMONE. Anche la famosa poetessa milanese Alda Merini (1931 - 2009) ha vissuto l'internamento in manicomio. |
“Con Séraphine ci troviamo di
fronte a due enigmi: uno riguarda la pittura, l’altro la follia” (pag. 147). Giustamente
lo psichiatra, psicanalista e filosofo Lacan (Parigi 1901 – 1981) ricordava che
l’arte merita rispetto: “L’unico vantaggio che uno psicanalista abbia il
diritto di trarre dalla sua posizione, qualora gli fosse dunque riconosciuta, è
di ricordare con Freud che nella sua materia l’artista lo precede sempre e che
dunque non deve fare lo psicologo là dove l’artista gli apre il cammino” (“Autres écrits”, citato dalla Cloarec a
pag. 103). Seguendo la linea di Lacan, lo psichiatra e psicanalista lacaniano
francese Jean Oury (1924 – 2014), fautore della psicoterapia istituzionale, ci
mette in guardia dalla tentazione dei tuttologi di psicanalizzare anche l’arte
e gli spiriti artistici e dall’errore del post
hoc ergo propter hoc nel saggio “Création
er schizophrenie” (citato dalla
Cloarec a pag. 51): “Dobbiamo sempre diffidare delle nostre opinioni (…)
confondono qualunque approccio al patologico e all’estetico. (…) Non si è
geniali perché si è pazzi. D’altra parte, ci sono potenzialità che non si
sarebbero verificate catastrofi schizofreniche.”
Conclude la Cloarec: “La
psicanalisi non si applica all’arte. Freud ha concettualizzato la teoria
psicanalitica partendo dai sintomi, dal sogno, dai lapsus, dai motti di spirito, dalle dimenticanze. Le produzioni
artistiche sono altra cosa e non possono essere interpretate nello stesso modo”
(pag. 149).
LA COSTITUZIONE VIOLATA
Lo Psichiatra allievo del Basaglia: quei malati psichici uccisi nel
corso di violenti TSO
Nel suo intervento sul
settimanale “Internazionale”
intitolato “I malati psichici non sono
criminali da arrestare” (http://www.internazionale.it/opinione/peppe-dell-acqua/2015/08/10/malati-psichiatrici-tso)
lo psichiatra umanista Peppe Dell’Acqua, già collega di Franco Basaglia,
ricorda una serie di recenti casi di persone malate che sono state prelevate a
forza e sono rimaste uccise nel corso di brutali TSO.
La legge 180 che reca il nome del grande psichiatra veneziano
(1924 – ’80) fu promulgata nel 1978 a tutela della persona che è un pericolo
per sé, mentre quella precedente, risalente addirittura al 1904, si preoccupava
solo della pericolosità sociale.
A causa dei pesanti psicofarmaci,
pesava 140 KG e dunque faceva paura.
Il padre, ex carabiniere, non si
dà pace per il senso di colpa: “Non si trattano così nemmeno le bestie da
portare al macello. Se ripenso a quella scena mi viene da piangere. Io ho
portato una divisa per tutta la vita, e so cos’è il senso del dovere e dello
Stato. E l’altro giorno, mi creda, il senso dello Stato qui non c’era” (http://www.corriere.it/cronache/15_agosto_09/andrea-soldi-tso-torino-ricovero-forzato-6b0aef02-3e64-11e5-9ebf-dac2328c7227.shtml).
Sempre l’estate scorsa, un 32enne
in mutande e scalzo è stato freddato con un colpo di pistola da un maresciallo
dei carabinieri. La madre e la sorella chiedono: "Come poteva fare del male in
quelle condizioni?" Laureato in economia, dipingeva tshirts con suscritto “Gesù
ci salverà”, diceva di parlare con Dio e con i quadri ed era stato accusato di
stalking per un corteggiamento pressante da una ragazza. Quando erano venuti a
prenderlo, lui con la scusa di andare in bagno era fuggito dalla finestra e
quando uno l’ha bloccato, lui, allenato in palestra, l’ha colpito alla testa
con le manette e poi sarebbe fuggito, così il collega carabiniere ha usato la
pistola per fermarlo (secondo la difesa, per salvare il collega). Patrizia
Moretti, madre di Federico Aldrovandi, accusa della mostrificazione del ragazzo
e sostiene che sia stato ucciso in circostanze simili a suo figlio a Ferrara.
“Serve una formazione adeguata, una cultura diversa”.
E ancora: nel Cilento, in un
reparto psichiatrico, Massimiliano Malzone, 41 anni, è stato così sedato e
contenuto da essere rimasto ucciso per arresto cardiaco.
Puntualizza
il dott. Dell’Acqua: “il TSO non è un mandato di cattura” bensì una garanzia
del diritto alla salute. Dopo tutti questi casi, il TSO non può più essere inteso “come
sospensione del diritto”: “nelle (cattive) pratiche delle psichiatrie correnti
e dominanti, la scomparsa ormai evidente della persona sofferente, del
soggetto, del cittadino ha cancellato di fatto la legge 180”. Ciò che richiede una formazione particolare
specifica, è di fatto svolto da burocrati insensibili: “Non è raro leggere nei certificati dei servizi di salute mentale che il
signor Rossi è pericoloso per sé e per gli altri. Manca solo il pubblico
scandalo.
Più
spesso non si trovano neanche certificati scritti e ragionati a motivare la
richiesta di ordinanza, ma prestampati dove lo psichiatra non deve far altro
che barrare la casella. Il sindaco che riceve quel documento utilizza le stesse
forme e modalità e compila un altro prestampato. Il giudice tutelare che
dovrebbe garantire la corretta esecuzione di un atto delicatissimo che riduce
la libertà personale di quel cittadino, fatto salvo rarissime eccezioni, non fa
altro che sottoscrivere gli stessi prestampati.”
Il
messaggio che voglio dunque lanciare stasera è: fate bene attenzione alla
scelta dello psichiatra. Uno non vale l’altro.
Ora che s’avvicina il gelo
invernale, vorrei che non dimenticassimo che molti fra i senzatetto sono
persone malate psichiche, soprattutto di depressione, alcuni padri separati.
Anche nella nostra Città sono attivi i
City Angels, volontari di un’associazione fondata dal milanese Mario
Furlan. Fra i vari còmpiti (oltre ad aiutare in amicizia le persone
tossicodipendenti a rivolgersi ai Sert, a suggerire alle donne che si
prostituiscono ad adoperare i preservativi e, se sfruttate, a rifugiarsi in
comunità protette, ad accompagnare le persone con disabilità, gli anziani a
ritirare la loro pensione) assistono le persone senzacasa che vivono
all’aperto: distribuiscono pasti caldi, coperte e sacchi a pelo e capi
d’abbigliamento. Anche voi potete aprire una sede, se trovate almeno dieci persone
motivate a fare questa forma di volontariato.
EMANUEL SWEDENBORG,
lo Scienziato che Conversava con gli Angeli
lo Scienziato che Conversava con gli Angeli
Vi racconto la storia
straordinaria di un uomo che parlava con gli angeli: Emanuel Swedenborg
(Stoccolma 1688 – Londra 1772), un mistico proprio
come Matthew Fox che ha inaugurato la mia rassegna alla Casa dei Diritti del
Comune di Milano.
Scienziato (ricercatore e
divulgatore scientifico), vissuto in un’epoca dal meccanicismo cartesiano
dominante, dopo aver compiuto una serie d’importanti scoperte ed aver avuto
geniali intuizioni sul cervello umano, fece trascrivere le sue “Conversazioni con gli Angeli” ove spiega
chi sono gli angeli e in quali attività creative consistano le gioie celesti,
anticipando persino il “flusso” teorizzato dallo psicologo ungherese Mihaly
Cziksentmihaly e così ben mostrato nel film “Séraphine”, e condividendo una spiritualità panenteistica proprio
come la pittrice: Dio è sia nello spirito sia nella materia.
Di Stoccolma, terzogenito di un pastore protestante (diventato poi vescovo) della Chiesa Luterana di Svezia, spirito enciclopedico, studiò tanto le scienze naturali quanto le scienze dello spirito (filosofia e teologia: non esisteva ancora la psicologia come scienza).
Studiò anche l’ebraico: ecco perché i suoi concetti di unione di mente e cuore, per esempio, sono squisitamente ebraici.
STOCCOLMA. Il grande scienziato Emanuel Swedenborg era di Stoccolma (Svezia), che vediamo qui sopra in una veduta notturna. |
LA ROMANTICA CERIMONIA LUTERANA IN ONORE DEI DEFUNTI. Il bosco fuori Stoccolma ove si celebra la suggestiva cerimonia luterana di commemorazione dei cari defunti nella Notte di Ognissanti. |
“Fu il primo a proporre l’ipotesi
nebulare del sistema solare vent’anni prima di Kant” e “compì una serie di
originali scoperte in diverse discipline scientifiche (come la funzione della
corteccia cerebrale e delle ghiandole endocrine, e il movimento respiratorio
dei tessuti cerebrali), alcune delle quali sono state confermate solo nel
Ventesimo secolo.” (pag. 19).
Traggo le mie citazioni dalla
raccolta di scritti teologici (soprattutto da “L’amore Matrimoniale”) che vanno dal 1744 al 1772, intitolata “Conversazioni con gli angeli” ed edita
dalle edizioni Mediterranee che trovate alla Libreria Puccini di Corso Buenos
Aires 42 a Milano e che sarà di grande ispirazione per tutti, persone ebree,
cristiane e in ricerca spirituale.
“Sovente mi è stato
concesso, dopo aver sognato, d’intrattenermi con gli spiriti e gli angeli che
erano stati all’origine di quei sogni” (pag. 15)
Secondo Swedenborg,
“le immagini dei sogni non sono altro che una rappresentazione figurata dei pensieri e dei sentimenti degli angeli” cioè “molti nostri sogni sono espressioni delle conversazioni tra gli angeli” (pag. 15)
L’Ispirazione della Fede in Dio: le Meraviglie della Natura
Noi Umani siamo come Bruchi: aneliamo a uno stato celeste
LA MERAVIGLIA INIZIO DELLA SAGGEZZA. La meraviglia è l'inizio della saggezza, secondo Rabbi Heschel. |
Anch’egli, come Séraphine, coglie
dalle meraviglie della natura un suggerimento dell’esistenza del Creatore e usa
la similitudine della trasmutazione dei bruchi in farfalle: noi umani siamo un
po’ simili a loro perché aneliamo a fare un salto di livello:
“Chiunque può decidere in favore del Divino sulle basi di fenomeni
visibili che accadono in natura, osservando i bruchi. Spinti dal desiderio
ardente di mutare il proprio stato terreno, essi lottano e s’impegnano per
accedere a quella condizione che richiama lo stato celeste. Strisciano quindi
nel loro cantuccio e si avvolgono, per così dire, in una sorta di utero che li
faccia rinascere…Quando la trasformazione è completa, allora essi volano
nell’aria come se fosse quello il loro Cielo…Come chiunque voglia decidere in
favore del Divino sulle basi dei fenomeni visibili in natura non può scorgere
una qualche rassomiglianza del nostro stesso stato terreno, in cui siamo
bruchi, e l’immagine del nostro stato celeste, in cui diventiamo farfalle? (…)
Uno dei miracoli della terra è che quelle insignificanti creature chiamate
bachi ci rivestono di seta e ci adornano magnificamente. E quelle altre
creature insignificanti chiamate api ci forniscono la cera per le candele che
fanno risplendere cattedrali e palazzi.” (pagg. 11 – 12)
La False Credenze secondo Swedenborg/1: Dio come Tre Persone
Anche Persone di Altre Fedi si possono salvare
Anche Persone di Altre Fedi si possono salvare
Da buon scienziato, Swedenborg fa notare l'assurdità della dottrina che il vescovo-teologo Atanasio d’Alessandria (295 – 373) portò con
successo al Concilio di Nicea (325, fatto in polemica con Ario che negava la
divinità di Gesù e fu fatto fuggire in Palestina e le cui opere furono bruciate),
secondo cui Dio sarebbe tre persone e quindi un mistero e un miracolo: la
Trinità va intesa invece correttamente come la natura (corpo, anima e spirito
cioè azione) di cui noi umani siamo fatti ad immagine e rassomiglianza di Dio che è unico. Né è vero che “extra ecclesiam nulla salus”, non vi è
salvezza dell’anima al di fuori dell’appartenenza alla chiesa (come pretende il Vaticano), anzi
si salvano anche persone di altre religioni purché vivano secondo il bene: le vie di Dio sono infinite. Al Cineforum sull'Alzheimer, illustrando la filosofia della persona del dottor Tom Kitwood, ho citato la Regola d'Oro che è presente in tante religioni.
Le False Credenze secondo Swedenborg/2: Dio non creò gli Angeli a parte
“Tutti gli Angeli sono Umani: noi diventeremo Angeli,
è lo Scopo della Creazione”
Gli Angeli Custodi: Inviati in Missione per assisterci
è lo Scopo della Creazione”
Gli Angeli Custodi: Inviati in Missione per assisterci
NON SIAMO SOLI. Secondo la testimonianza del grande mistico, noi umani siamo circondati da spiriti benigni che ci distolgono dal male. |
Non è vero che Dio creò a parte
gli angeli!
“Il mondo cristiano
ignora totalmente che il Cielo e l’Inferno provengono dal genere umano. Crede
che gli angeli siano stati creati all’inizio e così il Cielo. Il diavolo o
Satana sarebbe un angelo di luce che divenuto ribelle sarebbe stato espulso con
le sue schiere, dando così origine all’inferno. Gli angeli sono molto stupiti
che nel mondo cristiano esista una tale credenza e che non si sappia nulla a
proposito del Cielo…” (pag. 33)
ANGELI CUSTODI. "L'angelo custode" di Matias Stom (1600 - 1652), detto anche Matias Stomer, pittore olandese della Scuola dei Caravaggisti di Utrecht. |
Il Cielo e l’Inferno sono già
quaggiù, nell’aldiquà: siamo noi stessi a costruirci il nostro Cielo ed il
nostro Inferno e la vita oltre la nostra dipartita ne è una naturale
continuazione. Ognuno tornerà dai suoi simili.
Quando diveniamo angeli,
recuperiamo le nostre forze giovanili. “Tutti
coloro che diventano angeli portano il proprio Cielo dentro di sé perché il
loro Cielo è ciò che amano. Poiché sin dalla Creazione l’essere umano è un
minuscolo modello, una piccola immagine del Cielo in grande”.
Curiosamente, le due società,
angeliche e infernali, non si guardano anzi si evitano a vicenda, perché non si
sono simpatiche.
Gli angeli sono dotati di un udito
fine e sono estremamente sensibili al tatto, di cui gli altri quattro sensi
sono i derivati. Si riconoscono fra loro dal volto.
Inoltre, gli angeli non s’annoiano perché sono inviati speciali in missione sulla Terra: “per proteggerli e per distoglierli dai pensieri e dai desidèri sbagliati” (pag. 108).
Le False Credenze secondo Swedenborg/3:
La Preghiera non è solo
recitare preghiere, è uno Stile di Vita
Altra importante tesi teologica è
il modo d’intendersi la preghiera: pregare non significa recitare le
preghierine salvo poi comportarsi male col prossimo, preghiera è uno stile di
vita, un atteggiamento verso la vita:
“Noi preghiamo in
continuazione nel mentre che viviamo una vita di gentilezza, anche se non con
le nostre bocche bensì coi nostri cuori”
In questo è in perfetta sintonia col
teologo contemporaneo Matthew Fox che è stato mio Ospite in Esclusiva alla Casa dei Diritti del Comune di Milano (vedasi la mia recensione al libro “Preghiera”, nella seconda parte di questo
mio saggio http://lelejandon.blogspot.it/2015/03/save-me-il-film-che-apre-il-dialogo.html).
L'ebreo Gesù, dice il Nuovo Testamento,pregava sempre (Lc 18, 1, Ef 5, 18 - 20) in
aramaico al mattino, al pomeriggio e la sera (Didaché 8, 3) nei momenti di
mistero (sia nella gioia sia nel dolore e disperazione come sulla croce) e
chiamava Dio "Babbo" (Abbà). Ma in che modo pregava se scacciava i
mercanti dal tempio o discettava coi dottori della Legge? La risposta è che egli pregava con le sue azioni, con la sua predicazione, col suo insegnamento.
Séraphine era donna di preghiera:
non solo (come testimoniano coloro i quali l’hanno conosciuta) era una persona
gentile, ma le sue opere sono preghiere dipinte di lode. Nella Bibbia ebraica,
la preghiera è anzitutto di ringraziamento e lode.
Le False Credenze secondo Swedenborg/4: il "Limbo" di Agostino
Tutti i Bimbi vanno in Cielo e diventano Angeli
Tutti i Bimbi vanno in Cielo e diventano Angeli
TUTTI I BAMBINI DIVENTANO ANGELI. Il libro dello psicologo di Yale che Lele Jandon, unico in Italia, ha recensito dettagliatamente nel Blog. |
Swedeborg, senza nominarlo,
attacca lo scrittore teologo Agostino (Tagaste 354 – Ippona 430) e la sua
dottrina secondo cui i bambini non battezzati non andrebbero in paradiso bensì
al “Limbo” (che solo una mente disturbata può concepire, creando disperazione
fra i poveri genitori orfani dei figlioletti): lo svedese recupera così una
delle convinzioni dei primi cristiani secondo cui tutti i bimbi sono salvi,
riaffermando il principio del libero arbitrio e della responsabilità personale:
“Certe persone
credono che soltanto i bambini nati nella Chiesa volino in Cielo, mentre quelli
nati al di fuori non ci vanno, spiegando che i primi sono stati battezzati e
quindi iniziati alla fede della Chiesa…Costoro sappiano che tutti i bambini, nati nella Chiesa o meno,
da genitori pii o empi, quando muoiono sono ricevuti dal Signore. In Cielo
vengono allevati, istruiti secondo l’ordine divino, ricevono dimostrazioni
d’amore e imparano a conoscere il vero e il bene. In sèguito, a seconda del
loro perfezionamento in intelligenza e saggezza, sono introdotti in Cielo e diventano angeli. Usando la ragione,
si può facilmente capire che nessuno è stato creato per l’inferno, ma che tutti
gli uomini sono nati per il Cielo. Se un adulto va all’inferno è unicamente per
colpa sua, e il bambino non può ancora essere in errore.” (pag. 41)
Le False Credenze secondo Swedenborg/5: Altro che (Noioso) “Eterno
Riposo”!
Le Gioie Celesti? La Vitalità Attiva nell’Utilità al Prossimo
Essere Utili agli Altri e sentire le loro Gioie come Nostre
State tranquilli, non esiste Noia in Cielo (Non è né un’eterna
domenica, né un giardino)
Ogni “spirito novizio” (così si
chiamano i nuovi arrivati in Cielo) si sceglie una casa in Cielo. I Saggi
valuteranno se la sua luce sia in sintonia con quella della Comunità angelica.
Chi ha fatto della malvagità uno stile di vita, si troverà male fra gli angeli e troverà requie solo fra i propri simili all’inferno. I loro sentimenti antisociali sono incompatibili con lo spirito di comunità: “così un diavolo si sente tormentato in Cielo come un angelo si sente torturato all’inferno (pag. 83).
Chi ha fatto della malvagità uno stile di vita, si troverà male fra gli angeli e troverà requie solo fra i propri simili all’inferno. I loro sentimenti antisociali sono incompatibili con lo spirito di comunità: “così un diavolo si sente tormentato in Cielo come un angelo si sente torturato all’inferno (pag. 83).
Alla domanda di Swedenborg “cos’è la gioia celeste?” gli fu risposto:
“E’ il piacere di fare qualcosa di utile sia a sé stessi che agli altri”
(pag. 38 e pag. 121) ed è quindi la gioia della condivisione: “gli angeli
celesti traggono la propria gioia dal condividere i propri piaceri e le proprie
beatitudini con gli altri” (pag. 85). “L’amore consiste nel desiderare di
donare ciò che è nostro ad un altro e sentire il suo diletto come nostro”. Ogni
angelo è naturalmente portato a voler fare qualcosa di utile.
L'AMORE ATTIVO: con l'esperienza dell'amore del nostro prossimo, ci convinciamo dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima, secondo lo scrittore russo. |
In qualsiasi mestiere, arte e
professione, “in ogni campo il fondamento su cui basare ogni uso è un sincero
desiderio di servire gli altri” (“uso” nel lessico specifico di Swedenborg è il
bene utile che deriva dall’unione fra saggezza e amore che è come dire, nello
spirito della Bibbia ebraica, fra mente e cuore): “Il pensiero incomincia in
forma di sentimento derivante dall’amore.” (pag. 151). (Il filosofo ebreo
Lévinas diceva che la filosofia non è tanto amore per la saggezza, quanto la
conoscenza dell’amore).
E dinanzi a tutte le false
ipotesi intorno al Cielo (come di un luogo fisico ove si ricevono passivamente
le gioie, come una festa di nozze, come un’amabile conversazione infinita con
risate di gioia e battute, come banchetto con musica, come un immenso giardino,
come un regno o come un’eterna Messa od una perpetua domenica e di celebrazione
di lode), gli angeli spiegano che si vive qui l’amore spirituale attivo. “I
piacere fisici sono esattamente gli stessi, solo molto più gratificanti, perché
le sensazioni ed il tatto degli angeli sono molto più acuti” e “gli angeli non
cadono mai in depressione dopo il rapporto, come spesso accade alle persone del
mondo, ma sono felici” (pagg. 67 – 68). “Ci sono matrimoni in Cielo come in
terra” (pag. 68) e “i mariti godono di una continua potenza virile!” (pag. 71).
“Nel mondo spirituale, come nel mondo naturale, esistono dei luoghi. Altrimenti
non ci sarebbero le case e gli alloggi individuali. Eppure un luogo non è un
dove; è invece il mantenimento di uno stato di amore e saggezza” (pag. 93).
Swedenborg usa due similitudini:
la saggezza è la luce così come l’amore è il calore (pag. 160).
“Non esiste felicità se non nella vita attiva. Gli angeli amano il
loro prossimo più di sé stessi” (pag. 39).
“Il piacere della
vita celeste di cui gioiscono” gli angeli “diventerebbe gradualmente insipido
se rimanesse eternamente eguale a sé stesso, come càpita a coloro che vivono
nelle delizie e nei divertimenti senza mai provare alcuna varietà.” (pag. 43)
“Cosa hanno a che
fare la gioia, i piaceri e la felicità con l’inattività? L’inattività deteriora
la mente e le impedisce di crescere. In altre parole, la persona verrebbe
indebolita, non rivitalizzata. Cosa rende l’intiero organismo elastico e tonico
se non una mente concentrata?” (pagg. 116 – 117)
Nel Cielo esiste anche la scuola
e l’istruzione: “Fra gli angeli ci sono i saggi e i semplici; gli angeli saggi
forniscono l’esatto giudizio agli angeli più semplici che non sono certi di ciò
che è giusto, per ingenuità o per ignoranza” (pag. 117).
Né “spirituale” è sinonimo di
immateriale: “Questo mondo è pieno di tutto!” (Pag. 118).
L'ESPERIENZA DEL CIELO IN TERRA
Noi sperimentiamo l’assenza del Tempo nel Flow e nel Sogno (ove le Coordinate sono sospese)
Ecco le corrispondenze che ho trovato fra il mistico Swedenborg e lo psicologo Csikszentmihaly: la Gioia è Creare
Noi sperimentiamo l’assenza del Tempo nel Flow e nel Sogno (ove le Coordinate sono sospese)
Ecco le corrispondenze che ho trovato fra il mistico Swedenborg e lo psicologo Csikszentmihaly: la Gioia è Creare
“Tempo e spazio non esistono nel mondo spirituale”: “tutti noi
sperimentiamo, sino ad un certo punto, stati che sono superficialmente simili a
quelli del mondo spirituale. Quando dormiamo, entriamo in un mondo di sogno
ove possiamo essere trasportati da un luogo all’altro senza rispettare i canoni
dello spazio e dove i giorni e le settimane durano secondi o minuti
dell’orologio che abbiamo accanto al letto.” (pag. 45)
Qui, nel descrivere la creatività
utile degli angeli in Cielo, Swedenborg anticipa il concetto di “flow” (flusso) del filosofo e psicologo
ungherese Mihaly Czsiksentmihaly, ed adopera spesso la parola “fluire” per
descrivere questa vitalità spirituale: “La
vita che fluisce in noi è la vitalità che deriva dal Signore, chiamata anche lo
spirito di Dio o, secondo le Scritture, Spirito Santo.” (pag. 158). Anche Csikszentmihaly dice la gioia è data dall'attività creativa: "Contrariamente a quanto i più fra noi credono, la felicità non è che ci accada semplicemente. E' qualcosa che noi facciamo accadere ed è il risultato del fatto che noi facciamo del nostro meglio".
Le Gioie dell’Amore Matrimoniale ("Amore Celeste"):
anche i Gay possono riconoscersi
anche i Gay possono riconoscersi
E la Chiesa di Stato Luterana sposa anche le Coppie Gay
AMORE CELESTE: i Santi Sergio e Bacco, la cui storia d'amore è fra quelle documentate dal grande storico di Yale John Boswell. |
“Gli scritti teologici di
Swedenborg contengono molti splendidi insegnamenti sulle relazioni coniugali e
sul loro significato” scrivono i curatori. Addirittura, dice che l’amore
restituisce agl’innamorati in Cielo le sembianze della giovinezza ed il vigore
della gioventù.
Swedenborg parla di “amore
attivo” proprio come lo scrittore e filosofo russo Dostoevskij (Mosca 1821 –
San Pietroburgo 1881) ne “I Fratelli
Karamazov” laddove dice, a proposito dell’esistenza di Dio, che non si può
dimostrare ma ci si può convincere
Anche il teologo gay cattolico John McNeill (alla cui storia straordinaria ho dedicato un Cineforum in Esclusiva per il Nord Italia con Ospite il regista del documentario sulla sua vita Brendan Fay), nell’illustrare la filosofia dell’azione del filosofo cattolico modernista Maurice Blondel dice:
«La sua grande intuizione fu teorizzare che ci fossero verità che non possono essere comprese dall’intelletto, bensì soltanto dall’azione. Ha preso la sua ispirazione da un passo del Vangelo di Giovanni che recita: “Chi opera la verità viene alla luce” (Gv 3,21). L’azione aggiunge una dimensione alla nostra conoscenza che non può essere conseguita dal solo intelletto (7). Si può comprendere Dio con la mente? Mai! E’ possibile cogliere Dio con il cuore? Sempre! (…). La Scrittura dice che “Chiunque ama è generato da Dio, e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,7-8). L’amore non è un concetto, è un’azione» (“Cercare sé stessi per trovare Dio”, edizione Piagge, Firenze 2011, pagg. 15 – 17).
“con l’esperienza dell’amore attivo. Cercate
di amare il vostro prossimo attivamente e infaticabilmente. Nella misura in cui
progredirete nell’amore, vi convincerete sia dell’esistenza di Dio sia
dell’immortalità della vostra anima”.
Anche il teologo gay cattolico John McNeill (alla cui storia straordinaria ho dedicato un Cineforum in Esclusiva per il Nord Italia con Ospite il regista del documentario sulla sua vita Brendan Fay), nell’illustrare la filosofia dell’azione del filosofo cattolico modernista Maurice Blondel dice:
«La sua grande intuizione fu teorizzare che ci fossero verità che non possono essere comprese dall’intelletto, bensì soltanto dall’azione. Ha preso la sua ispirazione da un passo del Vangelo di Giovanni che recita: “Chi opera la verità viene alla luce” (Gv 3,21). L’azione aggiunge una dimensione alla nostra conoscenza che non può essere conseguita dal solo intelletto (7). Si può comprendere Dio con la mente? Mai! E’ possibile cogliere Dio con il cuore? Sempre! (…). La Scrittura dice che “Chiunque ama è generato da Dio, e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,7-8). L’amore non è un concetto, è un’azione» (“Cercare sé stessi per trovare Dio”, edizione Piagge, Firenze 2011, pagg. 15 – 17).
Ecco l’elencazione dei sentimenti amorosi descritti dal
teologo:
“Gli stati prodotti
dall’amore coniugale sono l’innocenza, la pace, la tranquillità, l’amicizia
profonda, la fiducia completa ed un reciproco desiderio della mente e del cuore
di fare il bene dell’altro; ed il risultato di tutte queste cose sono la
beatitudine, la felicità, il diletto, il piacere e, grazie all’eterno godimento
di tutti questi stati, la felicità dei cieli” (pag. 36). “L’autentico amore
coniugale è come il calore
primaverile grazie alla cui influenza tutte le cose bramano germogliare e
produrre frutti” (pag. 72).
Nella Grecia Antica: di Eros Celeste parla già Platone
Ed Eros (Amore) è raffigurato Alato: proprio come un Angelo
Ed Eros (Amore) è raffigurato Alato: proprio come un Angelo
AMORE CELESTE: particolare della Tomba del Tuffatore, Paestum. Il primo autore spirituale a parlare di "amore celeste" è stato il filosofo greco Platone nel dialogo "Simposio" (Discorso di Pausania). |
Il primo a parlare di “amore
celeste” (eros ouranios) fu il
filosofo greco Platone nel “Simposio”
per bocca di Pausania che, nel suo discorso sull’eros (che in greco si traduce
come “amore” ed è, come dice il medico Erissimaco nello stesso dialogo, la
forza che governa l’universo naturale), distingueva fra amore volgare (eros pandemios, amore del corpo) ed amore celeste (che è amore anche del carattere, dell'anima, e che nella sua personale esperienza trovava massima espressione nell’amore fra due uomini). Nella
mitologia greca, Eros-Amore è un dio, nella ripulitura filosofica che fa
Platone dell’immaginario religioso popolare attraverso Socrate è un demone
mediatore (e quella d’intermediario fra umano e divino è una delle tradizionali
funzioni degli angeli): in varie raffigurazioni su vasi lo vediamo alato o
vediamo gli érotes (gli amorini)
dotati di ali che accompagnano la dea Afrodite.
A proposito, si noti che Swedenborg saggiamente non ebbe mai parole di condanna dell’omosessualità, quindi anche le coppie gay innamorate possono riconoscersi nella sua descrizione dell’amore coniugale. Oggi quella stessa chiesa luterana che aveva condannato le teorie (mai comunque, la persona) di Swedenborg ha esteso quelle gioie dell’amore matrimoniale anche alle coppie gay che si sposano nei templi protestanti. Inoltre, tanti seguaci, ammiratori e lettori di Swedenborg sanno riconoscere anche l’amore matrimoniale nelle coppie dello stesso sesso (http://leewoof.org/2015/02/06/what-does-emanuel-swedenborg-say-about-homosexuality/).
A proposito, si noti che Swedenborg saggiamente non ebbe mai parole di condanna dell’omosessualità, quindi anche le coppie gay innamorate possono riconoscersi nella sua descrizione dell’amore coniugale. Oggi quella stessa chiesa luterana che aveva condannato le teorie (mai comunque, la persona) di Swedenborg ha esteso quelle gioie dell’amore matrimoniale anche alle coppie gay che si sposano nei templi protestanti. Inoltre, tanti seguaci, ammiratori e lettori di Swedenborg sanno riconoscere anche l’amore matrimoniale nelle coppie dello stesso sesso (http://leewoof.org/2015/02/06/what-does-emanuel-swedenborg-say-about-homosexuality/).
I LETTORI
L’ammirazione (critica) di Kant, luterano anche lui, che distingueva
fra Teologia e Scienze
e di Jung, anch’egli figlio di un Pastore Protestante. Ecco le Chiese che a lui s'ispirano:
Il filosofo illuminista tedesco Kant
(1724 – 1804), cristiano luterano anch’egli come Swedenborg nonché suo contemporaneo, distingueva fra il
piano teologico e quello conoscitivo: da una parte, lo ammirava come
scienziato: Swedenborg aveva anticipato di vent’anni il suo scritto
sull’ipotesi nebulare del sistema solare; dall'altra parte, sul piano filosofico, dapprima
nello scritto giovanile “Sogni di un
visionario spiegati con i sogni della metafisica” (1766) citò Swedenborg
come esempio dei limiti naturali della nostra conoscenza fenomenica, in sèguito
concluse che le prove di Swedenborg a favore dell’esistenza di un aldilà
fossero schiaccianti.
La "Church of the Holy City" a Washington. |
Lo psicanalista e psichiatra
svizzero Carl Gustav Jung (1875 – 1961), anch’egli, come Swedenborg, figlio di
un pastore protestante nonché egli stesso un uomo di vastissima cultura generale, ha ripreso l’intuizione di Swedenborg secondo cui ciascuno
di noi sarebbe un tassello chiamato da Dio a formare un essere umano immenso nel mondo
spirituale.
La teoria swedenborghiana delle
corrispondenze fra mondo spirituale e naturale è condivisa dai filosofi
ermetici ed alchemici e si può ben riassumere nel motto: “Come sopra, così
sotto” (ne parlerò approfonditamente in uno dei miei prossimi articoli, reportage da Praga).
Vi sono anche delle chiese che seguono Swedenborg come Maestro, come la Church of the Good Stepherd di Kitchenner (Ontario, Canada), qui sopra in foto, e la Church of the New Jerusalem a Cambridge e di Bridgewater, entrambe nel Massachusetts (Stati Uniti).
Vi sono anche delle chiese che seguono Swedenborg come Maestro, come la Church of the Good Stepherd di Kitchenner (Ontario, Canada), qui sopra in foto, e la Church of the New Jerusalem a Cambridge e di Bridgewater, entrambe nel Massachusetts (Stati Uniti).
LELE JANDON
www.lelejandon.blogspot.it
Prossimo Cineforum giovedì 17 gennaio ore 20 Cinema Gregorianum
sul
film “A Lady in Paris
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