di LELE JANDON
Daniel
Goleman ha insegnato Psicologia ad Harvard, è collaboratore scientifico del
“New York Times” (per le scienze comportamentali) ed è autore del bestseller mondiale “Intelligenza emotiva” ("Emotional Intelligence", 1995). Del 68enne divulgatore americano ricordiamo anche “Lo spirito creativo”
(con Paul Kaufman e Michael Ray, cfr. il mio articolo sul mio Blog http://lelejandon.blogspot.it/2013/12/il-segreto-della-felicita-e-la.html ).
Il bodybuilder Alex Carneiro. L'inattività indebolisce il muscolo-cervello. |
Nel nuovo libro "Focus: perché fare attenzione ci rende migliori e più felici" (Rizzoli, 376 pagg., 19 euro), ove il famoso divulgatore fonde psicologia sperimentale, neuroscienze e l'innovativo àmbito della leadership etica, la parola-chiave è (fare) attenzione. Goleman ci mostra quando sia fondamentale "focalizzare" (il verbo to focus del titolo, in inglese, significa "mettere a fuoco") l'attenzione per raggiungere l'eccellenza (ciò che, ricordiamo noi, i Greci chiamavano “areté”) nel proprio lavoro e nelle relazioni:
come l’empatia è la radice della competenza nelle relazioni con gli altri, cioè l'empatia od intelligenza emotiva, così è dimostrato che l’attenzione sul
proprio obiettivo è la radice del successo lavorativo (pag. 10). E Goleman suggerisce
agl’insegnanti di classi più problematiche come addestrare (anziché punire)
ragazzi disattenti, ai medici del futuro come relazionarsi coi pazienti (anziché liquidarli senza manco guardarli), e ai Leader come saper ascoltare (anziché imporre la propria linea e basta).
Un libro necessario, in un mondo iperconnesso,
sovraccarico d’informazioni che piovono da Internet, in cui dobbiamo selezionare con
filosofia se vogliamo eccellere, e di cui dovranno fare tesoro i manager d'azienda che hanno sottovalutato questi aspetti mettendo in crisi o facendo fallire le proprie aziende.
"Attenzione", come vedremo, si dice in varii modi: anzitutto, è autoconsapevolezza (intelligenza emotiva), e poi è attenzione al nostro prossimo (come i propri collaboratori, l'intelligenza sociale) e ai sistemi (ed ecosistemi: (intelligenza ecologica), a ciascuna delle quali il giornalista scientifico ha dedicato un libro specifico.
Mi permetto di fare al lettore alcune premesse con alcune nozioni di base per meglio apprezzare il libro che qui riassumiamo ed ampliamo con esempi e considerazioni personali:
1) il cervello è plastico: si può diventare più
intelligenti;
2)
ci sono varie forme d’intelligenza, e le abilità
accademiche non sono separate da quelle sociali ed emotive, se si vuole essere persone complete: ci sono persone con alto QI (quoziente d'intelligenza) ma scarso QE (quoziente di empatia);
3)
i neuroni che si attivano insieme si collegano
fra loro: dobbiamo fare collegamenti per sviluppare la nostra intelligenza;
4)
ci sono due tipi di sistemi mentali: bottom-up
(gli automatismi, ciò che abbiamo già appreso) e top-down (attenzione
volontaria: le cose su cui esercitarsi duramente, per renderli bottom-up, cioè
facili e veloci).
IL PARAGONE col BODYBUILDING
“E’ come un Muscolo della Mente:
va allenato, riposato e non esaurito”
LA PALESTRA DELLA MENTE. Lo psicologo Goleman paragona spesso l'allenamento della concentrazione all'allenamento in palestra. Qui sopra, il giovane culturista Jeff Seid. |
Goleman molto spesso paragona il funzionamento dell’attenzione ad un “muscolo mentale”
(pagg. 11, 76, 214, 251 e 256) e
definisce l’esercizio mentale una “palestra della mente” (pag. 215): “se lo
usiamo poco, s’infiacchisce, mentre se la facciamo lavorare bene acquista
vigore” (pag. 11), “come in ogni allenamento, quanto più ripetiamo l’esercizio
tanto più il muscolo si rafforza” (pag. 215), e “come un muscolo sottoposto ad
un lavoro eccessivo, anche l’attenzione fortemente concentrata si affatica e
possiamo così arrivare all’esaurimento cognitivo” (pag. 76), “ l’aumento della
connettività nel cervello di chi pratica da tempo la meditazione è analogo allo
sviluppo dei muscoli pettorali perfetti negli atleti che si dedicano al
sollevamento pesi a livello agonistico” (pag. 215).
L'ECCELLENZA SENZA SFORZO
Col duro esercizio, il lavoro si fa dolce:
Col duro esercizio, il lavoro si fa dolce:
dalla Mente Top-Down alla Bottom-Up,
dall’Attenzione Attiva all’Automatismo
(Il Flow del filosofo Cziksentmihalyi)
(Il Flow del filosofo Cziksentmihalyi)
Innanzitutto, Goleman spiega la differenza fra i due sistemi:
1) quello della mente bottom-up (più veloce,
involontaria ed automatica, che naturalmente si è evoluta in un ambiente con
precise minacce ove “per sopravvivere era fondamentale saper passare con
rapidità dall’attenzione all’azione, senza pensare sul da farsi”, pag. 72)
2)
e quella top-down (volontaria e faticosa, sede
del self-control): è a quest’ultima che appartiene l’ “attenzione attiva”,
volontaria , la forza di volontà e la scelta intenzionale.
Quanto
più ci esercitiamo in una nuova attività, tanto più quest’ultima si trasforma
in una routine meccanica e la sua guida viene quindi assunta dal circuito
bottom-up” (pagg. 39 – 40). “Il culmine di questo automatismo può essere
riscontrato nello stato di flusso”, il flow (di cui ho già parlato nel mio Blog
dedicato alla creatività citando il filosofo e psicologo ungherese Mihaly Csikszentmihalyi http://lelejandon.blogspot.it/2013/10/gay-power-is-creativity-also-when-you.html) “dove la perizia maturata ci ripaga permettendoci di
mantenere un’attenzione priva di sforzo in attività molto impegnative” (pag.
40).
"Gl'individui sembrano concentrarsi in modo ottimale quando si richiede loro qualcosa in più del solito, ed essi sono in grado di darlo. Se si pretende troppo poco, s'annoiano. Se devono tenere sotto controllo troppe cose, diventano ansiosi. Il flusso è possibile in quella fragile zona che si trova fra la noia e l'ansia" (citato in Daniel Goleman, "Intelligenza emotiva", Fabbri Editore, Milano 2014, collana "La Grande Biblioteca della Psicologia", pag. 119).
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Allo Spirito
Creativo serve Tempo Libero:
La Pausa che funziona? Attenzione solo Passiva
Troppe
info ci disabituano alla concentrazione
Internet
ci rende più stupidi, i rapporti vis-à-vis più intelligenti
“Uno dei disastri inaspettati dell’epoca moderna è che l’accesso alle informazioni, ormai senza precedenti, ci ha privato della capacità di concentrarci a lungo su qualcosa”
ALAIN DE BOTTON, filosofo, “Del
buon uso della religione. Una guida per i non credenti”, Guanda, Parma 2011
(titolo originale “Religion for Atheists”),
pag. 232
(presto recensito su
questo Blog)
Il saggio del teologo americano Fox da noi recensito nel nostro Blog. in un articolo precedente. |
Spesso
noi siamo distratti: il 50% dei nostri pensieri è daydreaming (pag. 53) e questo relax è necessario proprio per
rigenerare la concentrazione (pag. 55), di cui parla anche Aldous Huxley (1894 - 1963) nel
suo romanzo utopico “L’isola” ("Island", 1962) ove dei pappagalli addestrati sorvolano la gente
e, di punto in bianco, si mettono a strillare: “Qui e ora, ragazzi, qui e
ora!”, un promemoria che aiuta ad abbandonare i sogni ad occhi aperti per
tornare a concentrarsi.
Gli
adulti (il 4% della popolazione) con il disturbo dell’attenzione mostrano più
pensieri creativi originali (pag. 58): è il cosiddetto “ozio creativo” (laddove ozio è inteso nel senso fecondo del latino otium) di cui ha scritto anche Bertrand Russell (1872 - 1970).
Ragion
per cui noi “abbiamo bisogno di tempo libero” (pag. 61), ciò che (vorrei ricordare) i Greci
chiamavano scholé (donde la parola “scuola”): “è per questo che gli annali
della scoperta sono pieni di storie di brillanti intuizioni partorite durante
una passeggiata, un bagno, una lunga cavalcata o una vacanza.” (pagg. 61 – 62).
Goleman
diagnostica un malcostume diffuso anche nel mondo del lavoro in America: siamo
iperconnessi da un “sovraccarico d’informazioni” (pag. 76) anche nel luogo di lavoro.
Ragion per cui,
come si fa con l’allenamento dei muscoli in palestra, dobbiamo riposare e
dedicarci ad un’attività che richieda attenzione solo “passiva” (pag. 78). E
Internet non va bene. Né va bene una passeggiata in città (giacché richiede troppa
attenzione: districarsi fra la folla, evitare le auto): l’ideale è andare a
passeggio in un parco. Del resto, vorrei rammentare che il filosofo Kant (1724 - 1804) era famoso per le sue
passeggiate quotidiane.
E
c’è un’altra ragione scientifica per evitare di soffermarsi su Internet: la Rete ci
rende più stupidi, mentre sono le relazioni vis-à-vis a sviluppare la nostra
intelligenza emotiva e sociale attivando “quei circuiti interpersonali del
cervello che ci aiutano a relazionarci e, per esempio, a fare bella impressione
in un primo incontro” (pag. 225).
E
non parliamo dei videogiuochi di tipo violento (della serie "io-contro-tutti"): più ore un
ragazzo passa con queste diavolerie, più disattento e scarso sarà a scuola
(pag. 228) e si mostrerà più indifferente dinanzi ad episodi di
bullismo (pag. 228).
In particolare, questo passo del filosofo
de Botton (il cui libro recensirò prossimamente su questo Blog) illustra una delle ragioni per cui quattr’anni fa ho fondato il mio
Cineforum (con buffet e dibattito) al “Gruppo del Guado” a Milano: “La società
laica ci lascia sin troppo liberi. Associa la ripetizione a una povertà
punitiva e ci mette dinanzi a un flusso incessante di nuove informazioni,
spingendoci quindi a dimenticare tutto. Per esempio, siamo tentati di andare al
cinema a vedere un film appena uscito che ci commuove e suscita in noi un
parossismo squisito di sensibilità, dolore e eccitazione. Usciamo dal cinema
giurando di riesaminare la nostra intiera esistenza alla luce dei valori
illustrati sullo schermo, e di abbandonare il nostro atteggiamento decadente e
superficiale. Eppure la sera seguente, dopo una giornata d’incontri e seccature,
la nostra esperienza cinematografica è ormai sulla via dell’oblio, proprio come
molte altre cose che ci hanno colpito, ma poi abbiamo subito scartato” (Alain
de Botton, “Del buon uso della religione”, Guanda, Parma 2011, pagg. 118 e 120).
PEDAGOGIA: NUOVE TECNICHE
I consigli a maestri/e per far
allenare
Attenzione, Autocontrollo ed Autoconsapevolezza ai bimbi
Attenzione, Autocontrollo ed Autoconsapevolezza ai bimbi
Insegnargli a dare un nome alle loro emozioni e a respirare
Così
la piccola Singapore è diventata una Potenza...
PROGRESSO. Il Marina Bay Sands di Singapore, Paese di cinque milioni di abitanti. |
Le
abilità accademiche e quelle emotive e sociali non sono separate: il voto in
condotta è collegato ai voti nelle varie materie. Un bambino che è disattento
non solo non è in grado d’imparare, ma neanche di gestire i propri impulsi, e
quindi comportarsi bene (pagg. 248 – 249).
E se i videogames violenti fanno male allo sviluppo, vi
sono scienziati (da Michael Posner dell'University of Oregon a Michael
Merzenich della UCSF) che hanno ideato specifici videogiuochi stimolanti (e
pacifici) per allenare bimbi con deficit di attenzione o riaddestrare anziani
affetti da demenza.
Merlion Park a Singapore visto dall'alto di un grattacielo. |
Il
controllo esecutivo (e quindi il self-control) è la facoltà mentale più
importante per il successo nella vita: “i ragazzi che ottengono risultati
migliori sono quelli che riescono a ignorare gl’impulsi, a filtrare le cose
irrilevanti e restare concentràti sul proprio obiettivo” (pag. 242).
In
una scuola per la prima infanzia (la P.S. 112) dell’ispanica Harlem, a NYC (ove
c’è anche un “angolo della pace” in cui ogni bambino può ritirarsi sinché non
si calma) le maestre hanno fatto diminuire l’aggressività e aumentato
l’attenzione facendo fare ai loro allievi un rituale della respirazione di
coppia, eredità del programma di recupero post-9/11 (quando migliaia di bimbi
delle scuole vicino al WTC hanno abbandonato gli edifici camminando per
chilometri cogl’insegnanti che si assicuravano di non farli voltare): il
respiro serve sia a concentrarsi sia a calmarsi.
CERVELLI IN GIUOCO. Internet ci rende
meno intelligenti a livello di intelligenza
interpersonale. In foto, sopra, il
culturista Sagi Kalev.
|
E ci sono scuole (come quelle
pubbliche di New Haven) che invitano i bimbi ad esprimere le proprie emozioni pensando per associazione ai tre colori di un semaforo (idea di
Roger Weissberg, che rafforza i circuiti fra la corteccia prefrontale, il centro esecutivo dell’encefalo, sito dietro la fronte, e i centri limbici siti
al centro del cervello, sede delle emozioni, il cosiddetto “cervello limbico”) oppure
dei cartellini con volti con diverse emozioni, per collegare le espressioni al
proprio stato d’animo (per sviluppare l’autoconsapevolezza emotiva, a livello
del corpo calloso, stimolando la connettività fra i due emisferi del cervello: quello destro
riconosce l’emozione, quello sinistro comprende il nome e il significato).
Queste connessioni neurali finiscono di maturare solo verso i 25 anni! Ciò
spiega gli scherzi stupidi dei bambini.
E’
falso che l’”impulsività” sia una caratteristica della personalità: è un
difetto che può essere raddrizzato sin da piccoli, sviluppando l'attenzione esecutiva. In un’epoca in cui il
bombardamento pubblicitario tenta i bimbi con le gratificazioni immediate (“Lo
voglio!”), bisogna far sviluppare ai bambini i circuiti per il controllo degl’impulsi, per esempio attraverso un programma chiamato Social and Emotional Learning (a Singapore è
sottoposto a tutti, e non è un caso che da piccola città-Stato sia diventata
una Potenza economica). E
così già dalla scuola si valorizzano le “risorse umane” e si può ridurre l'aggressività che si tramuta in criminalità ed aumentare la cura di sé e quindi la salute pubblica. Lo
stesso Goleman è co-fondatore della "Cooperativa per l’apprendimento scolastico,
sociale ed emotivo" che diffonde simili programmi nel mondo.
Socrate: “Conosci Te Stesso!”, il motto del Tempio di Delfi
L'Autoconsapevolezza è la prima forma di Attenzione
"Gnòthi seautòn", "Conosci te stesso", il motto inciso sul Tempio del dio Apollo a Delfi (Grecia). |
SAPIENZA GRECA. Resti del Tempio di Delfi. |
Una
forma fondamentale di attenzione è l’autocoscienza, detta anche
autoconsapevolezza, o coscienza di sé: “da questo meccanismo interiore di
controllo dipende ogni differenza fra una vita ben vissuta e un’esistenza
problematica” (pag. 85). Ricordate cosa diceva spesso il filosofo greco Socrate
nei dialoghi del suo allievo Platone? Ricordava l’ammonimento attribuito al dio
Apollo (e scritto sul Tempio a lui dedicato a Delfi), “gnòthi seautòn”, cioè
“conosci te stesso”, o per rendere l’aoristo: “prendi consapevolezza
di te stesso”.
Diceva
Steve Jobs (1955 - 2011): “Non lasciate che le opinioni degli altri soffochino la vostra voce
interiore. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e il vostro intuito,
che in qualche modo sanno già che cosa volete diventare”.
Le
nostre sensazioni di pancia che ci provengono dal sistema bottom-up e ci
semplificano le decisioni sono state studiate dal neurologo e psicologo portoghese Antonio
Damasio il quale ha coniato l’espressione “marcatori somatici” nel famoso classico
“L’errore di Cartesio” (1995).
Bisogna
dunque avere “fiducia nei propri valori-guida” (pagg. 84- 85).
La Forza di Volontà (o Forza di
Carattere)
richiede 3 tipi di Attenzione!
richiede 3 tipi di Attenzione!
L’atteggiamento
positivo (concentrarsi sui risultati positivi) attiva il circuito cerebrale che
rende un Piacere lavorare
“Che si cerchi di
perfezionare un’abilità nello sport o nella musica, di rafforzare la nostra
memoria o di ascoltare meglio gli altri, gli elementi centrali per un esercizio
intelligente restano sempre gli stessi, ovvero un’equilibrata combinazione di
gioia, tattiche intelligenti e piena concentrazione” (pag. 222)
L’attenzione
esecutiva è quella che ci fa dire di no alle tentazioni quando posticipiamo una
gratificazione immediata per un bene futuro, e si sviluppa dai tre anni: già
dagli otto anni la maggior parte dei bambini la padroneggia.
Essa
richiede 3 tipi di attenzione:
1)
la capacità di distogliere l’attenzione
dall’oggetto del desiderio tentatore;
2)
resistere alla distrazione;
3)
mantenere la nostra concentrazione su un fine
futuro. La Forza di Volontà è l’unione di queste tre attenzioni.
“Decenni
di ricerche mostrano la singolare importanza della forza di volontà nel
determinare il corso della vita” (pag. 104). Se non si sa educare i figli a
questo valore, i beni acquisiti dai genitori possono essere dispersi. “Negli
Stati Uniti, solo 2 bambini su 5 i cui genitori rientrano nel 20% dei cittadini
più abbienti finiscono per conquistare a loro volta quello stesso status
privilegiato, e il 6% di loro sprofonda nel 20% dei cittadini più poveri” (pag.
108).
Inoltre,
è utile sforzarsi di mantenere stati d’animo positivi anche dinanzi
agl’insuccessi, concentrandosi sugli aspetti positivi perché la positività
riflette l’azione dei circuiti di ricompensa del cervello (ricchi di dopamina,
siti nel nucleus accumbens, nello striato ventrale, in mezzo al cervello) che (in
combinazione cogli oppiacei del cervello, fra cui le endorfine) stimolano
emozioni positive dandoci così la motivazione
perché ci fa percepire come gratificante ciò che stiamo facendo.
Lo psicologo Marcial Losada ha scoperto che le squadre aziendali a più alto rendimento
hanno un rapporto positivo/negativo di 2,9 stati d’animo positivi per ogni
momento negativo (“effetto Losada”). Ma c’è un limite: sopra l’11:1 diventano
troppo frivole per essere efficienti.
Goleman
si dichiara contrario alle punizioni ai bambini perché “l’ansia associata alla
punizione intralcia l’attività della corteccia prefrontale mentre sta cercando
di concentrarsi per imparare, creando così un ulteriore ostacolo al
miglioramento” (pag. 221).
I 3 tipi di Empatia cioè di
Attenzione:
1) cognitiva, 2) emotiva, 3) e la solidarietà
I
sociopatici mascherano bene l'assenza di 2) e 3)
E
i medici americani vanno rieducati a sorridere
SOCIOPATICO. Il Premio Oscar Matt Damon interpreta Tom Ripley, il personaggio creato da Patricia Highsmith. Gli psicopatici sanno perfettamente mascherare la loro assenza di empatia emotiva |
Empatia deriva dal greco empatheia (a sua volta composto di “en”,
“in”, e da pathos, “affetto”). Nel 2011 è stata l’ottava fra le parole
più cercate su Google.
Ci
sono due tipi di empatia e dunque di attenzione empatica (pag. 127):
1) cognitiva (connessione testa-a-cuore): quando
comprendiamo il punto di vista dell’altro e (processo top-down); già dai 2-3 anni un bimbo sa definire se un volto è
triste o felice;
2) emotiva (connessione cuore-a-cuore): quando
abbiamo compassione dell’altro (processo bottom-up)
Come
scrive (aggiungo io) anche la filosofa liberale progressista Martha Nussbaum (che
ha argomentato come i grandi classici della Letteratura greca in primis dovrebbero sviluppare proprio
l’empatia) nel suo libro “L’intelligenza
delle emozioni”, anche i kapò nazisti avevano la prima, e la usavano
proprio per godere del male altrui (sadismo).
MEDICINA UMANISTICA. Ad Harvard
una docente insegna ai medici come
riconoscere le emozioni nei volti dei propri
pazienti.
|
I sociopatici (di cui parlo nel mio articolo http://lelejandon.blogspot.it/2014/02/senza-rimorso-colpa-o-pieta-come.html) possono usare la
loro intelligenza (l’empatia cognitiva) per manipolare e fare del male, come si
legge nel grande classico “The Mask of
Sanity” (1941, dello psichiatra Hervey M.Cleckley, 1903 - 1984) ed anche nel libro uscito quest’anno “Le confessioni di una sociopatica”: essi (che, a differenza di noi,
registrano le espressioni facciali in una parte diversa del cervello) “nascondono
una personalità irresponsabile” dietro ad “un’imitazione perfetta delle normali
emozioni, un’acuta intelligenza e un atteggiamento di responsabilità sociale”
(pag. 131).
3) Esiste un terzo livello che è detto “preoccupazione
empatica” (solidarietà) che ci porta a mobilitarci per gli altri ed è ben
mostrata nella parabola del Buon Samaritano (Lc, 10, 25 - 37). Nelle professioni che consistono
nell’aiutare le persone si rischia però la cosiddetta “stanchezza della
compassione”.
RIEDUCARE ALL'EMPATIA. Helen Riess, dell'Harvard University, insegna ai medici della Medical School. Il suo sito è http://empathetics.com/about-us/ |
E, per quanto riguarda i medici, educati sin dal praticantato ad
anestetizzarsi nei confronti del dolore psicofisico dei pazienti in sala
operatoria, si rischia di avere una “erosione empatica” ben studiata da Jean
Decety (psicologo e psichiatra all’University of Chicago) nel saggio “Physicians Down-Regilate Their Pain-Empathy
Response: An ERP Study”, pubblicato su “Neuroimage”,
50, 4, 2010, pagg. 1676 – 1628: sfruttando la giunzione temporo-parietale, TPJ
e alcune regioni della corteccia prefrontale, blocca le risposte automatiche,
cioè bottom-up come abbiamo detto, al
dolore altrui, isolando il cervello dal flusso delle emozioni e rafforzando la
concentrazione.
In America, “i medici che vengono denunciati sono quelli meno
capaci d’instaurare un rapporto emotivo”, quelli che “non sorridono mai” (pag.
142).
E pensare che, suggerisce Goleman, basterebbero poche frasi di
comprensione per apparire (almeno) meno freddi (un esempio di corretto dialogo
medico-paziente alle pagg. 140-141).
Una professoressa di Harvard, Helen Riess,
ha “rieducato” (insegnando una “empatia comportamentale”) i medici del
Massachusetts Medical School con un corso d’interpretazione delle fugaci
espressioni del volto, basandosi sul lavoro di Paul Ekman (che ha studiato
tutti i movimenti dei muscoli facciali sotto l’effetto delle emozioni) e dando
suggerimenti pratici, come mostrare lo schermo del computer coi risultati degli
esami di laboratorio. Vale la pena, dice la prof: “l’empatia, sul lungo
periodo, fa risparmiare tempo” (pag. 149).
Insomma, mentre per i sociopatici (per DNA e sviluppo patologico in ambiente familiare malato), l'empatia è irrecuperabile perché non si è mai sviluppata, diverso è il caso dei camici bianchi. Più in generale, l'empatia è una dote sempre più richiesta nei candidati in vari àmbiti. Persino il “Secret Intelligence Service
MI6” richiede candidati 007 che siano dotati di empatia, fondamentale per il
lavoro di gruppo (www.sis.gov.uk/careers/fasttrack).
Un momento di meditazione prima di un difficile intervento chirurgico che richiede massima concentrazione. |
****
Approfondimento: la Parabola del Buon Samaritano
di LUCA EVANGELISTA
«Un uomo scendeva da
Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono,
lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
Per caso, un sacerdote scendeva
per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall`altra parte. Anche
un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano,
che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si
fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo
sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno
seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: "Abbi cura di
lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno." "Chi di questi tre
ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli
rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va e anche tu fa
lo stesso».
(LUCA, 10, 25 - 37)
Quegli antipatici, tremendi gaffeur, dal "principe" Filippo a Monti che telefona in chiesa, mancano di autoconsapevolezza,
una delle qualità fondamentali di un autentico Leader
una delle qualità fondamentali di un autentico Leader
Uno dei test per valutare l’intuizione sociale è esaminare l’area facciale fusiforme, la zona del cervello responsabile del riconoscimento e della lettura dei volti, mentre al soggetto sono appunto mostrare delle foto di facce di cui si chiede l’emozione.
Goleman accenna al tipo di persone che sono deficienti a livello di
autoconsapevolezza e di conseguenza di sensibilità/intuizione sociale, i
gaffeurs, come quelli che parlano a voce troppo alta e non si rendono conto di
essere imbarazzanti.
SENZA VERGOGNA. Mario Monti telefona durante un funerale in chiesa. Il gesto è indice di un uomo che è un esempio tipico di totale mancanza di autoconsapevolezza. |
Un
caso interessante (ahimé ne conosco uno) è quello di chi ha la dislessia
sociale: non sa cogliere gl’indizi della fine di una conversazione, e quindi "non ti molla più".
Caso
curioso è quello della “disfunzione a livello gestuale”, di chi non sa trovare
i movimenti adatti ad accompagnare le parole.
Famoso
per le sue gaffes sociali è il marito della regina d’Inghilterra.
Un
caso scandaloso accaduto in Italia di gaffe sociale (l'esempio è mio) è stato quando Mario Monti
(allora presidente del consiglio), il quale (addirittura in prima fila in una chiesa) ad
un funerale, ebbe la faccia tosta di telefonare. Una clamorosa conferma dei limiti di una persona che
come capo del governo si è rivelata totalmente insensibile ai bisogni ed ai
problemi degl’italiani.
ESPERTO. Simon Baron-Cohen insegna Psicopatologia dello Sviluppo a Cambridge (UK). Fondamentali i suoi studi sull'empatia umana. Una curiosità: è cugino del comico Sasha Baron-Cohen. Ne parlo nel mio articolo http://lelejandon.blogspot.it/2014/02/senza-rimorso-colpa-o-pieta-come.html |
Il grande psicologo e psichiatra britannico Simon
Baron-Cohen (“The Essential Difference: Men, Women, and the Extreme Male Brain”, Allen Lane, London 2003)
ha poi definito lo “stile cerebrale estremo” quello di chi, come l’ex rettore
dimissionario di Harvard, il gaffeur Larry Summer, eccelle nell’analisi
sistemica ma manca di empatia (intelligenza emotiva).
E ci
sono anche belle lezioni di buon educazione e di Attenzione che provengono da
altre culture, come il rito dello scambio dei biglietti da visita per i
Giapponesi: galateo vuole che lo si prenda con cura, con entrambe le mani, e
fermarsi a leggerlo prima di riporlo in un apposito contenitore.
Goleman
spiega che i poveri sono particolarmente attenti agli altri (pag. 159) perché
più bisognosi di parenti ed amici, mentre i ricchi possono concedersi il lusso
di essere disattenti al prossimo perché tanto assumere estranei per avere aiuti
(come una ragazza alla pari).
E
“quanto più a lungo un individuo ignora un’email prima di decidersi a
rispondere, tanto più forte è il suo potere sociale relativo” (pag. 161).
L’Economia dell’Attenzione:
il vero Leader la cattura e la guida
Il multitasking? Una balla che ci rovina l'efficienza!
Il multitasking? Una balla che ci rovina l'efficienza!
Le
aziende più avanzate, come Google, fanno fare ai propri lavoratori corsi di
leadership attenta o ritiri meditativi (di nuovo, rimando l’approfondimento al
mio prossimo articolo sul libro di Alain de Botton “Del buon uso della
religione”).
Goleman
sfata definitivamente il falso mito del cosiddetto “multitasking”, “la rovina
dell’efficienza” (pag. 258): nel passare da un còmpito all’altro, “prima di
riprendere la piena concentrazione, possono volerci anche 10 o 15 minuti” (pag.
258).
“Dirigere
l’attenzione su ciò che conta davvero è uno dei còmpiti principali di un vero
leader” (pag. 265, cfr. Back Davenport, “The Attention Economy: Understanding
the New Currency of Business”, articolo pubblicato sulla “Harvard Business
Review Press”, Boston 2002, traduzione italiana “L’economia dell’attenzione”,
Il Sole 24 Ore, Milano 2002).
Il
leader dev’essere concentrato su sé stesso, poi sui concorrenti e, ultimo ma
non meno importante, restare vigile sul clima culturale e sui sistemi
(“concentrazione esterna”, che risponde alla domanda: “in che direzione
dovremmo muoverci?”) per trovare le strategie vincenti (“strategia” deriva dal
greco antico “strategòs”, colui che guida l’esercito).
2 Strategie: Sfruttamento od
Esplorazione
La
1a dà piacere, la 2a richiede sforzo cognitivo
GENIO. Steve Jobs (1955 - 2011) da giovane. Il suo motto è un invito al pensiero esplorativo. |
Vediamo
ora due esempi d’intuizioni felici, ed uno di fallimento dovuto alla rigidità
organizzativa.
Nel 1851, Isaac Singer inventò le macchine per cucire, facilitandone l’acquisto da parte delle
casalinghe facendo loro credito: fu un successo.
Nella
sua geniale invenzione, il CEo di Apple Computer, Steve Jobs (1955 - 2011) si concentrò sul
suo obiettivo, semplificare il computer per chi non è uno smanettatore, e come nel kyudo (l’arte zen di tiro con
l’arco) colpì il bersaglio.
Nel
2005, lo smartphone preferito delle società informatiche era il Blackberry
(prodotto dall’azienda canadese RIM), ma l’iPhone della californiana Apple lo
soppiantò, introducendo il modello touchscreen. Intuendo che la gente sarebbe
stata disposta a sacrificare la durata della batteria.
La
Kodak, che primeggiava nel settore della fotografia analogica, è inciampata
nella nuova realtà delle digitali.
Ci
sono due possibili strategie:
1)
sfruttamento: concentrarsi su una capacità di
fare un prodotto già esistente, in maniera da migliorare efficienza e
prestazioni;
Le
compagnie in grado di attuarle entrambe sono dette “ambidestre”, come la
Samsung con gli smartphones.
2)
esplorazione: distaccarsi dall’oggetto cui siamo
abitualmente concentràti e studiare nuove possibilità (“think different”,
suggerisce lo slogan della Apple). Chi ha letto il mio articolo sullo psicologo
Jonathan Haidt ricorderà il suo suggerimento di usare il “pensiero
esplorativo” (http://lelejandon.blogspot.it/2014/01/i-liberali-conservatori-han-piu.html).
Mediante
scansioni cerebrali di 63 esperti dirigenti in una simulazione si è visto che
queste due strategie rappresentano funzioni mentali e meccanismi neurali
totalmente diversi, e dunque la chiave per compiere il passaggio da 1 a 2
richiede il controllo dell’attenzione: la prospettiva 1 attiva i circuiti della
ricompensa e dell’anticipazione perché è piacevole lavorare in una routine
comoda; la prospettiva 2 attiva i centri esecutivi e per il controllo
dell’attenzione (richiede “sforzo cognitivo”, i cui nemici sono stress,
sovraccarico mentale e carenza di sonno, cfr. il mio articolo sul sonno: http://lelejandon.blogspot.it/2013/05/la-natura-dei-sogni-dallimmaginario-dei.html)
Nei
periodi di crisi economica (come la sta attraversando l’Italia), ci si
concentra sui tagli “e quando lottiamo per sopravvivere, il campo della nostra
concentrazione si restringe”.
Com’è
noto ormai, non esiste l’Homo Oeconomicus descritto dalla teoria dell’utilità
attesa che calcola i pro ed i contro (nemmeno a livello di decisioni morali:
cfr. il mio articolo sulla psicologia intuizionista http://lelejandon.blogspot.it/2014/01/i-liberali-conservatori-han-piu.html).
Goleman
cita il caso di un grande investitore di successo, Steve Guttleman, il quale ha
investito una serie di azioni in vari marchi, da Starbucks a Microsoft e che
alla domanda sul perché ha risposto semplicemente: “Perché mi piacevano. Seguo
i miei istinti viscerali.” Si attivano cioè i circuiti subcorticali (a livello
inconsapevole, prima che possiamo verbalizzare le nostre sensazioni a livello
di amigdala e insula). Per avere successo, serve dunque autoconsapevolezza.
Esistono
due stili di leadership, ognuna delle quali richiede una particolare forma di
Attenzione:
1)
i “battistrada”, che usano la strategia del “comanda e costringi”,
autoritari che non sanno ascoltare: un modello che può funzionare solo a patto
che nell’azienda siano TUTTI dei battistrada; questo perfezionismo ha un
rischio: restringendo troppo il campo delle distrazioni, può includere anche le
idee e i contributi degli altri;
2)
i Leader dotati di empatia, che sanno motivare
ed ascoltare, come vedremo fra poco. Le migliori squadre sono quelle che hanno sviluppato un’empatia collettiva.
La Triplice Concentrazione del Leader
che sa costruire un Capitale Emotivo
e i 3 libri di Goleman: Intelligenza Emotiva, Sociale, Ecologica
e i 3 libri di Goleman: Intelligenza Emotiva, Sociale, Ecologica
Per emergere come Leader non basta il Q.I., conta il Q.E.
(ὁ συνοπτικὸς διαλεκτικός, PLATONE, Politéia,
VII, 537 c7)
E
pensatori dei più svariati orientamenti, dal deputato del Partito Democratico Tim Ryan (“A Mindful
Nation”, Hay House, Carlsbad, California, 2012) all’economista della Columbia
Jeffrey D. Sachs (“The Price of Civilization”, Randon House, New York 2011,
traduzione italiana “Il prezzo della Civiltà”, Codice edizioni, Torino 2012),
stanno proponendo la pratica meditativa dell’attenzione per aiutare i leader a
vedere il quadro d’insieme (pag. 260).
Mi viene in mente (e torniamo alle intuizioni dei soliti Greci antichi) il filosofo Platone il quale fa dire a Socrate nel dialogo “Politéia” che il vero filosofo
(“dialettico”, che merita la leadership) è colui il quale sa avere una visione
d’insieme (“synoptikòs”).
Abbiamo
bisogno, dicono, di Leader (ma anche di una società) che sviluppino tre tipi di
attenzione:
Il deputato Tim Ryan, autore del libro "A Mindful Nation". |
1)
INTERIORE, sul nostro benessere: ciò che ci
rende davvero felici (correndo così meno rischi di lasciarci sedurre dalle
pubblicità di prodotti che non ci faranno felici e piuttosto “dedicare più
tempo ed energia a perseguire il nostro bisogno più profondo-e più
soddisfacente- di senso e di legami forti”, pag. 261).
2)
AGLI ALTRI: aiutare gli altri a raggiungere il
successo, attenzione al benessere della società, che Goleman approfondisce nei libri "Intelligenza emotiva" (Rizzoli, Milano 1997), ed "Intelligenza sociale" (Rizzoli, Milano 2006).
“Uno dei problemi più diffusi della leadership è la capacità di ascolto” (pag.
288), quella che la psicologa di Harvard Ellen Langer chiama “attenzione
ambientale” (raccogliendo idee e punti di vista degli altri). “Disponibilità a
festeggiare le vittorie, ridere, per costruire un capitale emotivo” (pag. 303).
33) ESTERNA-SISTEMICA: Sui sistemi globali, e dunque sulle conseguenze a lungo termine dei nostri stili di vita, sui nostri figli e future generazioni (che Goleman approfondisce nel libro "Intelligenza ecologica", Rizzoli, Milano 2009). Le loro scelte seguono una logica che non si riduce ai calcoli perdite/benefìci” ma “perseguono uno scopo comune più alto”, come la Ben & Jerry’s Ice Cream che fa fare i biscottini (che poi spezzetta nel cacao magro) da un panificio sito nel quartiere povero del Bronx che insegna e dà lavoro a persone che lottano per trovarlo, fra cui ex senzatetto. Come abitanti del pianeta, dobbiamo sviluppare una consapevolezza sistemica, che richiede un “alfabetismo sistemico” (pag. 198), in direzione della “biomimetica” (“la scienza che studia come “fare le cose nel modo in cui le fa la natura”, dal greco antico bios, vita biologica, e mimesis, imitazione) come già ha accennato Padre Fox che ammonisce contro il rischio di ecocidio nel suo libro "Creatività" (http://lelejandon.blogspot.it/2013/12/il-segreto-della-felicita-e-la.html). Purtroppo, però, “non abbiamo alcun radar per le minacce ai sistemi globali”.
L’allora
specializzando di Harvard David McClelland, nell'articolo “Testing for
Competence Rather Than Intelligence” pubblicato su “American Psychologist”, pur
riconoscendo che in effetti il QI è il miglior indicatore che predice il futuro
lavoro delle persone, tuttavia ha mostrato che non è sufficiente per farle emergere
come leader (“effetto appiattimento”): competenze come autodisciplina, empatia,
capacità di persuasione, collaborazione (cui nel frattempo si sono aggiunte le
abilità tecnologiche), sono fattori di successo più efficaci del punteggio
accademico.
Poiché
i test (creati da psicologi del lavoro ad uso delle aziende) che hanno scoperto l’intuizione di
McClelland sono riservati (e non pubblicati sulle riviste accademiche), quella
tesi non è ancora pacifica, creando così una frattura fra Università ed
imprese.
E allora, proprio come nell'àmbito dell'economia cognitiva, su cui università come la Bocconi ancora non si sono aggiornate, persino gli atenei americani dovranno incominciare a tenere conto di questi dati, anche se sinora non sono di dominio pubblico, se vogliono prospettare effettive chances lavorative ai loro ex studenti.
Un
buon leader dev’essere dotato di autoconsapevolezza per colmare i propri punti
deboli circondandosi di una bella squadra di persone forti nei vari àmbiti.
Credo che l'essenza dell'etica sia la responsabilità personale che, come dice l'etimo latino, è una "risposta": una giusta risposta di Attenzione al nostro prossimo. Scriveva Simone Weil (1909 - 1943) in un'epistola al poeta Joe Bousquet ("L'amicizia pura", 1940-1942, a cura di Domenico Canciani e Maria Antonietta Vito, Castelvecchi, Roma 2013) "L'attenzione è la forma più rara e più pura di generosità". E la scrittrice e poetessa Cristina Campo (1923 - 1977, eccellente traduttrice proprio di Simone Weil): "L'attenzione è la forma più pura di responsabilità poiché ogni errore umano è, in essenza, disattenzione". E presto parleremo del sociologo olandese Pim Fortuyn (1948 - 2002) il quale così scrisse nel suo libro-testamento spirituale “La società orfana” (traduzione italiana
a cura della Fondazione “Carlo Cattaneo” di Pordenone, 2007, pag. 163): “Nel corso della loro vita gli esseri
umani hanno una vitale necessità di attenzione: chi più, chi meno, ma non possono vivere senza attenzione”.
LELE JANDON
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