sabato 19 marzo 2022

"PROTEGGETE I BAMBINI UCRAINI: NO-FLY ZONE SUBITO!"

di LELE JANDON
Come si esprimeva lo scrittore antifascista Albert Camus, “non è tanto ripugnante di per sé la sofferenza del bambino bensì il fatto che questo dolore è ingiustificato”: come nel caso dell’attuale invasione fascista russa dell’Ucraina, priva di qualunque giustificazione (nonostante ciò che continuano a blaterare senz’argomenti i cattivi maestri e le cattive maestre di estrema destra ed estrema sinistra). Come dimostrano le immagini satellitari, c’erano due grandi scritte a chiare lettere “ДЕТИ” (“BAMBINI”) nel cortile del Teatro raso al suolo da Putin giorni fa: un ennesimo crimine di guerra!
Per sfuggire a questi bombardamenti ogni secondo un bambino ucraino diviene un rifugiato, 55 bambini al minuto: il dato choc è dell’agenzia ONU per l’Infanzia, cioè l’UNICEF. Dall’inizio dell’attacco a tenaglia un milione e quattrocentomila bambini sono fuggiti via dal loro amato Paese: ad oggi sono ben tre milioni che hanno già attraversato i confini per cercare la salvezza attraverso la fuga. In particolare, la CNN ha mostrato un bambino ucraino di undici anni, Adam, che s’è ritrovato a dover percorrere da solo oltre mille chilometri per raggiungere da profugo solitario i suoi parenti in Slovacchia (bel Paese della nostra Unione europea, visitatelo!). E due bambini hanno visto morire la madre 46enne, Natalia Kretova, appena scesa dal pullman che l’aveva portata a Roma in un viaggio di trenta ore. E menomale che, dinanzi a simili storie estreme, gli agenti di polizia di frontiera della Romania (collegante la città ucraina di Solotvino e quella romena di Sighetu) hanno pensato bene d’alleviare la tensione corredando poeticamente di pupazzetti di peluche e bamboline lo storico ponte sul fiume Tibisco.
Quanto ai bambini rimasti lì, mentre cascano dal cielo privo della nostra protezione i missili russi sono tenuti al riparo nelle cantine e negli scantinati, nei rifugi antiaerei dell’epoca della Guerra Fredda e nelle metropolitane ove girano in preda all’ipercinesia tipica di chi vive con irrequietezza lo stress (cioè una situazione che va fuori il tuo controllo): il “Daily Mail” e la BBC hanno mostrato una bimba, Mia, partorita dalla madre 23enne in metrò perché Putin, pretestuosamente, colpisce i quartieri civili mettendo a rischio persino gli ospedali pediatrici in violazione delle regole più elementari; le gemelline Victoria e Valeria sono nate in un Bunker a Leopoli (Lviv) al settimo mese di gravidanza: la loro madre profuga 31 enne, Irina, era appena giunta sfinita dopo cinquecento chilometri di viaggio in treno (senz’acqua né cibo) dalla sua città, Kiev, assieme all’anziano padre 70enne delle piccole (il marito ovviamente è rimasto a combattere nella capitale). Hanno scelto di restare anche le amorevoli infermiere dell’ospedale di Kiev ove nascono con la tecnica della “gestazione per altri” i bimbi tanto desiderati i cui genitori adottivi non possono andare a prenderli: “Diventano parte del nostro cuore”, hanno detto ad “Euronews”.
Come mostra quest’illustrazione commovente di un disegnatore italiano, le madri hanno già segnato sul cappottino dei loro figlioletti il loro gruppo sanguigno nel caso avessero bisogno d’urgente trasfusione; proprio una bambina di nove anni di un sobborgo della capitale, Sasha, che ha rischiato di morire di cancrena, come riferisce il “Corriere”, ha dichiarato candidamente: “Non so perché i russi mi abbiano sparato. Spero sia stato un incidente e che non intendessero farmi del male!”. Pel compleanno la piccola ha chiesto in dono un braccio artificiale (mentre era in auto coi genitori è arrivata una raffica di proiettili e le è stato amputato il braccio): verrà curata a Roma.
Il trauma, nella sua definizione psichiatrica, è un “dolore intollerabile”: non sappiamo in che misura tutto quest’odio sarà sopportabile per i bambini ucraini rimasti in Patria; di certo ci sono già casi di reazioni forti, ad esempio “Il Corriere” ha intervistato i volontari che raccontano della regressione al mutismo in bimbi di due-tre anni e “La Stampa” riferisce di un bambino ucraino di dieci anni che, sotto i missili, ha smesso d’usare il russo materno, che percepisce come veicolo del messaggio d’odio omicida, ed è passato all’ucraino del babbo guerriero.
Tutte le donne ucraine o sono andate via per mettere in salvo i figlioletti o sono rimaste per difenderli attivamente come la 43enne vicepremier Iryna Vereshchuk la quale dice: “Ho un figlio di 17 anni ma in questo momento sono la Mamma di TUTTI I BAMBINI che hanno bisogno di me. Quando leggi i report ufficiali con 30 o 60 mila evacuazioni sono una donna felice: vivo per questo, per salvare la mia gente”.
Sinora 130 fanciulli sono rimasti feriti e centonove uccisi dal Mostro! Altrettanti passeggini e carrozzine vuoti sono stati simbolicamente posizionati, distribuiti su sei file, in Centro a Leopoli, sulla Piazza del Mercato da un gruppo di attivisti che reclamano il nostro aiuto: “Agli adulti di tutto il mondo: proteggete i bambini ucraini e date loro un futuro chiedendo ai governi degli altri Paesi di chiudere il cielo sopra l’Ucraina!”, un ennesimo messaggio inascoltato dal mondo che non instaura una “no-fly zone”. Di fatto, come già aveva detto profeticamente il presidente Joseph Biden, “Putin è un serial killer” ed un “criminale di guerra”; come diceva il profeta Gesù (di religione ebraica come l’eroico presidente Zelensky) la giusta fine di chi arreca scandalo (oggi diremmo “trauma”) agl’innocenti è la morte: “Chi scandalizza anche uno di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da un asino e fosse gettato negli abissi del mare” (Vangelo secondo Matteo, 18:6). E Giacomo (2, 3), uno dei fratelli di Gesù, ammonisce che “il giudizio sarà senza misericordia contro chi non ha usato misericordia”. Oltre allo scandalo degli attacchi contro i civili, c’è lo scandalo del NOSTRO mancato intervento: perché, si chiedono i bambini ucraini, non è ancora stata instaurata una “no-fly zone” per proteggerli? Perché i Grandi e i potenti del mondo libero hanno tale terrore di affrontare direttamente il Male come avviene nelle fiabe delle nostre Tradizioni? E’ logico che non vi sarà alcuna guerra nucleare ed è una realtà autoevidente che, come dicono Zelensky e la sua vice, ci troviamo già nella Terza guerra mondiale: il mondo libero contro la satrapia. Come dice la dottoressa Tymoshchuk, responsabile di un ospedale civile di Mykolaiv intervistata da “La Stampa”: “Smettetela di esaltare il nostro coraggio, pensate piuttosto alla vostra codardia! Cos’aspettate ad aiutarci, quanta della nostra gente deve morire? Se fossero i vostri anziani, i vostri figli, vorreste i cieli chiusi o no? Li chiudereste o no?”. Ognuno risponda da sé, in coscienza. Di nuovo ritorna il buon Camus: “Coloro che mancano di coraggio troveranno sempre una filosofia per giustificarsi”. Sempre i soliti, miserabili populisti di destra e sinistra, un cancro mortale delle nostre democrazie: dobbiamo innanzitutto combattere e sconfiggere le loro stupide ideologie se un domani vorremo essere pronti e coesi contro l’invasore di turno. Lele Jandon www.ilcinemaeidiritti.it

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