di LELE JANDON |
MANIFESTAZIONE a BERLINO CONTRO il REGIME di TERRORE di PUTIN. |
Si moltiplicano qui a Berlino le iniziative dei giovani contro
Putin e per chiedere il rispetto dei diritti umani di Aleksei Navalny (l’ultima
manifestazione l’altrieri alla Porta di Brandeburgo). Mentre per i grillini e i
loro simpatizzanti e complici di governo gli eroi sarebbero gli Assange
(l’hacker che ha causato solo danni alle relazioni internazionali, faticosamente
ricostruite grazie alla delicata arte della diplomazia), e per i progressisti
immaginari in Italia il loro piccolo Conte (Dracula), per noi veri liberali c’è
invece un grande Leader di cui non saprebbero nemmeno pronunziare il cognome, un
vero Eroe contemporaneo che meriterebbe massimo onore e sostegno.
Aleksei
Navalny (nome che si può traslitterare in varî modi), l’oppositore politico
salvato dall’avvelenamento qui a Berlino, si sta gravemente ammalando in una
colonia penale a cento chilometri dalla capitale Mosca, dopo il ritorno
volontario e l’arresto nella sua patria, la dittatura russa. Questo 44enne buon
padre di famiglia, dopo aver già subito strane intossicazioni ed aver perso in
parte la vista a un occhio dopo un’aggressione con un agente chimico che gli ha
bruciato la cornea, è stato avvelenato lo scorso agosto con una tecnica tipica
del KGB (di cui, com’è noto, ha fatto parte Putin), l’agente nervino nevico.
Attivista d’intelligenza fuori dal comune, è persino riuscito a far confessare
il sicario che avrebbe dovuto eliminarlo (un uomo dell’FSN, i servizi segreti
russi) in una telefonata registrata!
Portato fortunatamente qui a Berlino, è
stato salvato allo Charité e avrebbe potuto restarsene qui in Germania ma ha
scelto liberamente di fare ritorno nel suo Paese per proseguire la sua speciale
missione di liberare la Russia da questo tiranno pluriassassino. Già condannato
ingiustamente con un pretesto dichiarato “non valido” dalla Corte europea dei
diritti dell’uomo, proclamato “prigioniero politico” da Amnesty International,
nel trasferirsi qui nella capitale tedesca Navalny ha “violato” la libertà
vigilata contravvenendo all’obbligo di firma (per un precedente processo-farsa
in stile sovietico: il mondo da cui proviene Putin) e così, appena ha messo
piede nel suo Paese, è stato ingiustamente arrestato, processato e condannato.
Il regime putiniano funziona così, grazie ai giudici corrotti sul libro paga del
Cremlino. Ogni giorno abbiamo seguìto sui social i progressi fisici che Navalny
ha commentato con fine autoironia: “finirò nei libri di scienza medica come caso
clinico!”. Viceversa Putin ha usato un cinico sarcasmo replicando ad un collega
francese che il suo nemico potrebbe essersi “avvelenato da solo” e che “se
davvero l’avessi fatto avvelenare io, sarebbe morto!”. Peccato che Navalny sia
stato in coma per diciotto giorni abbia sempre lottato per la verità con prove
documentali. Navalny e Putin rappresentano due simboli perfettamente opposti di
virilità: il primo, l’eroe liberale capace di sopravvivere con forza d’animo
persino alla tortura dei sadici carcerieri di regime, non si perde d’animo e non
rinnega mai i suoi ideali di nonviolenza e di verità; il secondo è un satrapo
che spadroneggia come un boss mafioso e regge il suo regime per mezzo delle
menzogne e dei sicari e vive nel lusso regalatogli dai nemici del popolo.
Nel
frattempo il bravissimo medico che lo curò in Russia, Sergey Maximishin, è morto
in circostanze misteriose a soli 55 anni! Eppure dinanzi a simili “coincidenze”
i destrorsi di casa nostra portati a sposare subito con entusiasmo le assurde
teorie cospirative (in primis contro i vaccini e contro il filantropo ebreo
Soros) non formulano mai ipotesi di complotti! Le loro stupidaggini rivelano
solo il loro vergognoso e pagano terrore di morte, mentre non hanno alcuno
slancio a difendere e onorare le vite altrui (vedi le posizioni menefreghiste
verso i migranti che trovano la morte in mare durante il viaggio della
speranza).
Ora invece vediamo ogni giorno dei gravi peggioramenti della sua
salute nella prigione che egli chiama, con la sua solita autoironia che speriamo
l’aiuterà a sopravvivere, “un simpatico campo di concentramento”: sottoposto
alla tortura della deprivazione del sonno, perdipiù in sciopero della fame dallo
scorso 30 marzo per protesta contro i vari abusi carcerari in primis il rifiuto
di mandargli un medico indipendente, il nostro Eroe si è probabilmente ammalato
di tubercolosi, di cui sono già sofferenti altri detenuti del suo reparto viste
le malsane condizioni di quella gattabuia di regime: manifesta febbre, tosse,
dolori alla schiena a causa della doppia ernia al disco nonché disturbi
neurologici. In Russia c’è un esercito di gente pronta a credere a qualsiasi
cosa propini Putin esattamente come settanta milioni di americani hanno rivotato
convintamente Donald J. Trump: guardate queste matriosche con le effigi di
Stalin, Putin e Trump, gli eroi popolari in Russia oggi!
Da vent’anni Putin è al
Potere con sempre meno limiti ed è stato rieletto nel 2020 col 77 per cento dei
voti (percentuali “bulgare”, con riferimento storico alla forma di stalinismo in
Bulgaria); un’ennesima riforma costituzionale, votata dalla corrotta Duma, gli
permetterà di stare al Potere sino al 2036.
Su “La Lettura” del “Corriere” lo
scorso 12 luglio c’era un’intervista all’ex corrispondente del prestigioso ed
autorevole “Financial Times”, una giornalista d’inchiesta la quale sostiene, nel
libro “Gli uomini di Putin” (edizioni La Nave di Teseo), che Putin conosce
talmente tanti dei crimini di cui sono capaci i servizi segreti che lo staff di
criminali intorno a lui gli ha imposto di stare al Potere sino a quando lui avrà
ottantaquattr’anni per stare sicuri che resti sotto controllo. Navalny risultava
ormai troppo scomodo al regime dittatoriale russo per tutta la sua lunga serie
di denunce documentali (pubblicate su YouTube) di corruzione (tutte confermate
dai dati di fatto) su ministri e governatori, dall’ex presidente e premier
Dmitry Medvedev al comandante della guardia nazionale Zolotov sino al sindaco di
Mosca; da ultimo, quest’uomo coraggiosissimo ha anche dimostrato attraverso un
proprio docufilm prodotto dalla sua “Fondazione per la lotta alla corruzione”
(FBK) che trovate sottotitolato in inglese dalla giornalista milanese di origine
russa Anna Zafesova sul quotidiano “Linkiesta” (Il ritratto psicologico di Putin
nella video inchiesta di Navalny (in italiano) - Linkiesta.it) che con un
miliardo fra tangenti e soldi dei contribuenti russi creduloni Putin ha comprato
per sé (ovviamente dietro copertura di un amico milionario) un maniero
superlussuoso (e ben nascosto alla vista), peraltro costruito da un architetto
italiano, con tanto di arredamenti barocchi per gli ospiti, chiesa e teatro sul
Mar Nero: l’ennesima dimostrazione che di fatto la Russia è una “cleptocrazia”
(dal greco antico: “governo di ladri”), come l’ha definita il settimanale
liberale britannico “The Economist”.
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IL FILM RUSSO. |
Da vent’anni Navalny viene pedinato in
Russia dalla mattina alla sera e i suoi collaboratori, amici e perfino genitori
subiscono minacce, arresti, ricatti e sequestri di beni con false accuse sempre
pretestuose. Praticamente egli passa metà della sua vita in prigione, e solo la
rabbia di una piazza massiccia e spontanea a Mosca ha costretto il Cremlino a
liberarlo dopo una condanna a cinque anni di carcere, riconosciuta poi illegale
dalla corte di Strasburgo. Suo fratello Oleg ha scontato la sentenza per intero.
Il professor Aldo Ferrari, docente di Storia della Russia a Venezia e direttore
del dipartimento di studi sulla Russia all’Ispi di Milano, ha spiegato a
“Linkiesta” le ragioni per cui non c’è opposizione a Putin: - Putin è popolare
fra i contadini delle campagne che vivono isolati dal mondo e che guardano solo
i canali russi, ignorando che cosa sia il mondo libero; - è riuscito ad
eliminare gli oppositori con omicidi mirati da vero professionista, come da sua
formazione; - gli unici due partiti non di governo, quello nazionalista e quello
comunista, di fatto sono complici facendo un’opposizione solo di facciata per
fare numero e dare così una parvenza di democrazia. A queste cause vanno
aggiunte le conseguenze della “pedagogia nera” sovietica, con conseguenze
intergenerazionali, in un Paese che di certo non ama i bambini (come mostra il
film “Loveless” del regista russo Andrej Petrovič Zvjagincev e come abbiamo
visto nella recente vicenda della piccola italiana Denise Pipitone, scomparsa
dal 2004: la TV russa ha detto che non avrebbe rivelato i risultati del DNA se
la madre biologica della bambina non avesse accettato di apparire in diretta al
momento stesso della rivelazione!). Anche qui alla televisione tedesca vediamo
documentari dell’educazione militarista dei fanciulli e delle bambine, costretti
a scuola ad esibirsi in grottesche parate che ricordano le dittature del
Novecento e a canticchiare canzonette nazionaliste oltre a dover mandare a
memoria tipo e calibro della armi, carri armati e navi militari. Come dicevo,
dopo cinque mesi in cui è rimasto in Germania (in località segreta per la
convalescenza), Navalny ha deciso di tornare nella “tana del leone”: sapeva bene
che tornando sarebbe stato arrestato col pretesto già noto così è stato infatti
(verrà trattenuto in regime di carcere preventivo per un mese).
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L'ABBRACCIO della MOGLIE JULIJA |
Sua moglie
Julija l’ha abbracciato (scena immortalata dal ritratto dell’artista Zhenya
Gershman), gli ha stampato un dolcissimo bacio sulla guancia, gli ha tolto il
rossetto e gli agenti l’hanno portato via. Lui si appella sempre alla legalità e
tutti gli onesti liberali sperano che un domani possa venire eletto, ma ora sta
rischiando nuovamente di essere nuovamente ucciso da Putin: senza cure mediche
sarà lasciato morire in carcere. “E’ la vendetta di Putin per il fatto che sono
sopravvissuto, per aver osato fare ritorno”, dice Navalny. Gli fa eco
l’autorevolissimo settimanale “The Economist” che fa notare come il
comportamento di Putin sia come quello di “un vendicativo boss della Mafia”
(23.1.2021, pag. 18): “Il vero crimine del signor Navalny è aver esposto le
azioni dei servizi segreti russi ed essere ritornato a casa”.
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MANIFESTAZIONE dei GIOVANI a MOSCA |
“Scendete in
piazza ma non per me, per il vostro futuro” aveva detto Navalny, e la sorpresa è
stata che non solo nella liberale San Pietroburgo ma anche a Mosca e in altre
ottanta città russe i giovani hanno trovato il coraggio di andare a protestare
contro il suo arresto: in cento città russe per un totale di diecimila persone,
nulla in confronto alle sterminate masse di putiniani che crederanno a qualunque
cosa Putin gli propinerà. Con la scusa che la manifestazione non era autorizzata
(e non lo sarebbe comunque stata in un regime che vieta persino il gay pride e i
rifugiati gay ceceni sono rispediti a casa con una gogna mediatica sapendo che
verranno arrestati ed impiccati), la polizia putiniana ha picchiato ragazzini
inermi e, pensate, fra le 3.454 persone arrestate c’erano trecento minorenni. Il
regime ha poi intimato ai varî social di rimuovere i video dei giovani che
documentavano le violenze degli agenti. Di volta in volta il numero di
manifestanti è cresciuto e senz’altro seguiranno nuove proteste di giovani
pronti a lasciarsi bastonare ma sono troppo pochi e ininfluenti dinanzi alla
sterminata Federazione russa!
Serve quindi un’azione massiccia e coordinata a
livello internazionale. Esiste quindi un’altra Russia, che dobbiamo sostenere
non solo attraverso i social ma attraverso il voto a partiti che provano a fare
qualcosa. Il guaio è che nella Federazione russa ogni tentativo di opposizione
culturale sarebbe fuorilegge. Un’iniziativa come “Il Cinema e i Diritti”
(www.ilcinemaeidiritti.it) non potrebbe esistere in Russia perché la Duma ha
pure approvato una legge che previene la formazione della società civile
imponendo che chiunque faccia divulgazione debba avere una licenza da parte del
regime. Non solo l’UE è debole per ragioni di affari commerciali (la Russia è
fra i principali partner pel rifornimento d’idrocarburi attraverso i suoi
gasdotti e inoltre dispone della bomba atomica) ma al suo interno ci sono
elementi autodistruttivi come i Conte, i Di Maio, i Salvini e i “Berluscones”,
quelli dell’AfD e del Rassemblement National di Marine Le Pen i quali
platealmente stanno dalla parte di Putin: gli hanno dato amicizia e
onorificenze. Anche l’espulsione delle spie russe in Italia dimostra che c’è un
trattamento di favore verso quel regime che va contro il nostro interesse e la
nostra sicurezza nazionali!
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MANIFESTAZIONE di PROTESTA a BERLINO. |
Come ha dichiarato lo stesso Navalny nell’intervista
a Mattia Bagnoli (“Modello Putin. Viaggio nel Paese che faremmo bene a
conoscere”, capo della redazione di Mosca dell’agenzia giornalistica Ansa): “Ciò
che vorrei, dato che l’Italia adotta la politica delle sanzioni decisa da UE e
USA, è vedere una vostra posizione più attiva sul tema delle sanzioni
individuali, dato che siete uno dei Paesi principali d’investimento dei soldi
sporchi degli oligarchi russi. Queste persone rubano qui da noi miliardi di
dollari e poi si divertono sulle spiagge italiane, dove il russo ormai è la
seconda lingua. E’ nei vostri interessi: non avete bisogno dell’export di
corruzione russa in Italia, ne avete abbastanza per i fatti vostri. Anche perché
poi arriva la criminalità organizzata, la crescita drogata dei prezzi
immobiliari…Io vorrei che l’Italia fosse amica del popolo russo e non degli
oligarchi putiniani”.
Il caso Navalny sarà dunque un banco di prova per la
nostra Unione Europea: servono segnali fortissimi contro il regime russo,
altrimenti la Russia sarà incoraggiata a spadroneggiare senza limiti di umanità
assieme all’altro orribile regime che costituisce un pericolo nel nostro Mar
Mediterraneo, quello di Pechino. L’uno produce veleni per gli oppositori,
l’altro virus velenosi che sparge in tutto il globo oltre ad inquinare (infatti,
nonostante la Russia abbia siglato gli Accordi di Parigi, le due più grandi
aziende produttrici di petrolio russe, la Gazprom e la Rosneft, guidata dal
confidente di Putin Igor Sechin, continuano ad emettere gas serra, come denuncia
questo recente report: Rosneft, Gazprom, and Russia’s Failure to Adopt Green
Policies - Foreign Policy Research Institute (fpri.org)) E la Transition Pathway
Initiative, usata dagl’investitori per valutare la vera o presunta transizione
verde delle aziende, ha giudicato “insufficiente” l’impegno della Federazione
russa, per approfondire: Il totale fallimento delle politiche green della Russia
- Linkiesta.it).
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I due LEADER del MONDO LIBERO. |
Putin costituisce una minaccia per tutto il mondo libero:
recentemente Mosca ha aumentato la propria presenza militare al confine con
l’Ucraina di cui ha annesso illegalmente nel 2014 la Crimea e la Nato, di
risposta, sta accelerando l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica.
Parigi, Washington, Londra e Berlino hanno sempre chiesto il rilascio immediato
senza condizioni di Navalny e la Germania è stata il primo Paese ad aver alzato
la voce e chiesto spiegazioni alla Russia (la Merkel ha definito “criminale”
l’avvelenamento di Navalny), ma non sa andare oltre le sanzioni (che peraltro
colpiscono anche gl’innocenti). Il guaio è che la Duma ha votato una legge di
Putin che vieta alle organizzazioni della società civile russa di ricevere
finanziamenti da Stati esteri! La Merkel parla russo, come Putin parla tedesco:
sono vissuti tutt’e due sotto il regime del socialismo reale, lei nella DDR e
lui qui in Germania (era a Dresda). La Cancelliera sa perfettamente quanto Putin
sia pericoloso. Fra continue ritorsioni (diplomatici espulsi), oppositori
incarcerati od uccisi, spie, campagne di disinformazione denigratoria contro i
liberali occidentali (ad esempio l’odiato Partito democratico americano), truppe
schierate al confine con l’appetibile Ucraina, dobbiamo attenderci nuove mosse
da parte del tiranno russo. Ora che è a fine mandato, la Cancelliera può osare
di più senza timori di conseguenze elettorali, per lasciare un’eredità morale
che faccia onore alla sua illustre storia. Joseph Biden ha già dato l’esempio,
dichiarando in TV che Putin è un serial killer: un fortissimo segnale all’UE ove
operano distruttive forze delle destre contrarie a sanzioni agli amici russi.
Biden è l’altro Eroe dei nostri giorni a cui dedicherò il mio prossimo articolo.
Lele Jandon
www.ilcinemaeidiritti.it