di LELE JANDON
Il Popolo che s'ostina a sfidare il Mare: senza dighe sarebbe sommerso, la Forza della Natura ha colpito anche nel 1953
Dall'ingegneria idraulica alla scommessa persa dell'ingegneria sociale: l'esperimento fallimentare del multiculturalismo
Dall'ingegneria idraulica alla scommessa persa dell'ingegneria sociale: l'esperimento fallimentare del multiculturalismo
In cima alla Top Ten delle città da visitare nel 2013 secondo il “New York Times”, c'è Amsterdam: "La Bella Olandesina", le cui strette stradine della parte più antica son protette dall'UNESCO. Apparentemente tranquilla, la città patrimonio dell'ONU nasconde segreti inconfessati; sulle sue strade serpeggiano tensioni nascoste, come se su certi problemi valesse quella scritta che qui campeggia sui treni: "si-prega-di-fare-silenzio". E' un Paese ben strano, l'Olanda: un Paese dalle bizzarre libertà, ove esporsi come merce da parte delle prostitute è normale nelle vetrine dinanzi alle chiese e drogarsi di droghe "leggere" è legale nei coffee shops, che non sono caffé, eppure dove i gay han tema di darsi la mano per la pubblica via; un Paese le cui chiese protestanti sono vuote e la cui comunità ebraica ha paura e ha voglia di andarsene; un Paese, infine, una cui importante e storica città, la Rotterdam di Erasmo, fra due anni l'Islam sarà maggioranza. Un Paese ove sono più importanti le apparenze, ove è prudente non apparire gay od ebreo, ove si preferisce non apparire "intollerante" (anziché essere rigorosi con tutti) anche se nella pratica la gente vive nella paura per strada per via dei pestaggi, ed ha tema di dire certe verità perché in questa città al centro della scena politica olandese pur non essendo la Capitale formale ci sono già stati (nel 2002 e nel 2003) due ben clamorosi omicidi "politici": quello di Pim Fortuyn e quello di Theo Van Gogh. Entrambi barbaramente ammazzati per le loro civilissime tesi (una da destra e l'altra da sinistra) sulla moda ideologica del multiculturalismo di tanti che si credono progressisti. (E, se non fossero stati uccisi i primi due, forse avremo il terzo morto ammazzato: Ayaan Hirsi Ali, l'allora deputata liberale protetta con la scorta sinché non è stata cacciata per mezzo di un cavillo legalistico).
Un Popolo che dalla scommessa (vinta) dell’ingegneria idraulica che ha costruito il Paese -sottraendo i Paesi Bassi al Mare- è passato alla scommessa (persa) dell’ingegneria sociale che il Paese sta distruggendo ma per fortuna sta mutando rotta. E' un Paese che s'é spinto troppo oltre e pensando di “proteggere” le ragazze che si liberamente-scelgono-di-prostitursi (sic) con le pattuglie che ne proteggon l’incolumità fisica, ma non quella morale, psicosessuale: umana. E' un Paese ove uomini adulti gay (che uno s’immagina chissà quanto emancipati e per nulla nascosti) si rivelano inibiti da gruppetti di giovinastri islamici immigrati sicché non si senton più padroni a casa propria!
LA GEOGRAFIA. Divisa in due dal fiume Amstel (donde il suo nome, da “dam”, diga, come Rotterdam), da Amstel-Dam divenne Amsterdam, da villaggio di mille abitanti (nel Trecento) le cui prime case eran in legno ed argilla coperte da tetti
di paglia (sinché dopo un incendio che rase al suolo il centro nel Quattrocento
si mise al bando il legno) è diventata città da ottocentoventimila anime (nel Duemila): neanche un milione eppure così famosa. Questa pittoresca "Venezia del Nord”, donde lo scrittore gay Klaus Mann (Monaco 1906 - Cannes 1949) si disse “orrendamente affascinato”, è attraversata da una ragnatela di quattrocento canali (gracht) che formano un centinaio d'isole collegate fra loro da quattrocento ponticelli, che ricordano il capoluogo del Veneto e sono Patrimonio UNESCO dell'Umanità. Ha solo settecentoquarantamila abitanti ma è nota al mondo come altre piccole città come Verona. E' sita a due metri sul livello del mare in Olanda: un Paese che confina a Sud col Belgio, ad Est con la Germania, e conta solo 13 milioni di abitanti.
Infatti, i "Paesi Bassi" (per metonimia: l'Olanda, che ne è una regione) sono il regno delle terre basse: sulle carte geografiche ove si segnalan i livelli sul mare essi appaiono come una macchia verde, che significa depressione. Pressoché completamente pianeggiante e caratterizzato dal tipico paesaggio rurale coi mulini a vento (e, a maggio, dai tulipani), il polder (la striscia di terre olandesi strappate al Mare e ai laghi costieri) è pieno di casette sull'acqua, e ciascuna di queste belle casette ha il suo bel giardinetto che la separa dalle altre, il tutto costruito in maniera molto ordinata. Posso vedere questo panorama dal treno che mi reca in due gite fuori Amsterdam: ad Utrecht e all'Aja. Dice un proverbio locale: “Dio ha creato tutto il mondo, ma non l'Olanda. Questo Paese è stato creato direttamente dagli Olandesi” che lo han reso a loro immagine e rassomiglianza: utopistico, dal greco antico "utopia", ossia luogo-che-non-c'é. Ed infatti, l'Olanda non c'era, non esisteva: senza la protezione di mille kilometri di dighe artificiali a difenderlo, questo Stato nato dal Nulla, il cui nome, Holland, significa “Terra del Mare”, sarebbe per metà inondato per due volte ogni 24 ore, il 20% sarebbe immediatamente sommerso, e gran parte si troverebbe costantemente sott'acqua: nel 1421 (nella Notte di Santa Elisabetta) il Mare si mangiò venti villaggi sull'estuario della Mosa e diecimila persone affogarono; nel 1574 la Marea di Ognissanti si divorò centinaia di persone; il primo febbraio 1953, quand'erano ultimati i lavori di ricostruzione di ciò che avevan distrutto gl'invasori tedeschi nazisti (che avevan aperto le chiuse e così inondato il territorio occupato), durante una tempesta perfetta le dighe si ruppero, sommersero l'8% del territorio, affogarono 1800 persone e distrussero 30mila case.
Un Popolo che dalla scommessa (vinta) dell’ingegneria idraulica che ha costruito il Paese -sottraendo i Paesi Bassi al Mare- è passato alla scommessa (persa) dell’ingegneria sociale che il Paese sta distruggendo ma per fortuna sta mutando rotta. E' un Paese che s'é spinto troppo oltre e pensando di “proteggere” le ragazze che si liberamente-scelgono-di-prostitursi (sic) con le pattuglie che ne proteggon l’incolumità fisica, ma non quella morale, psicosessuale: umana. E' un Paese ove uomini adulti gay (che uno s’immagina chissà quanto emancipati e per nulla nascosti) si rivelano inibiti da gruppetti di giovinastri islamici immigrati sicché non si senton più padroni a casa propria!
Eppure, è stato anche un Paese che (nel passato) ha dato al mondo personaggi eretici, contestatori di dogmi e di mode,
dai suoi filosofi Spinoza ed Erasmo ai suoi sociologi, da Pim Fortuyn ad Ayaan
Hirsi Ali: personalità forti che han contestato il dogma del multiculturalismo
e persino un Papa che contestò il dogma dell’infallibilità del Papa stesso!
Un
Paese che ha sfornato eroine come la coraggiosa donna cristiana che ha sfamato la famiglia
clandestina dell'ebrea Anna Frank o come la donna giudea che, pur potendo salvarsi la
vita, ha liberamente scelto di condividere la fine del suo Popolo durante
l’invasione nazionalsocialista: Etty Hillesum.
E allora, per tentare di capirlo, questo strano Paese, partiamo dalle origini: partiamo dalla geografia e dalle radici cristiane e giudaiche di questa città famosa per le sue prostitute, gli assassini politici e la presunta libertà.
Infatti, i "Paesi Bassi" (per metonimia: l'Olanda, che ne è una regione) sono il regno delle terre basse: sulle carte geografiche ove si segnalan i livelli sul mare essi appaiono come una macchia verde, che significa depressione. Pressoché completamente pianeggiante e caratterizzato dal tipico paesaggio rurale coi mulini a vento (e, a maggio, dai tulipani), il polder (la striscia di terre olandesi strappate al Mare e ai laghi costieri) è pieno di casette sull'acqua, e ciascuna di queste belle casette ha il suo bel giardinetto che la separa dalle altre, il tutto costruito in maniera molto ordinata. Posso vedere questo panorama dal treno che mi reca in due gite fuori Amsterdam: ad Utrecht e all'Aja. Dice un proverbio locale: “Dio ha creato tutto il mondo, ma non l'Olanda. Questo Paese è stato creato direttamente dagli Olandesi” che lo han reso a loro immagine e rassomiglianza: utopistico, dal greco antico "utopia", ossia luogo-che-non-c'é. Ed infatti, l'Olanda non c'era, non esisteva: senza la protezione di mille kilometri di dighe artificiali a difenderlo, questo Stato nato dal Nulla, il cui nome, Holland, significa “Terra del Mare”, sarebbe per metà inondato per due volte ogni 24 ore, il 20% sarebbe immediatamente sommerso, e gran parte si troverebbe costantemente sott'acqua: nel 1421 (nella Notte di Santa Elisabetta) il Mare si mangiò venti villaggi sull'estuario della Mosa e diecimila persone affogarono; nel 1574 la Marea di Ognissanti si divorò centinaia di persone; il primo febbraio 1953, quand'erano ultimati i lavori di ricostruzione di ciò che avevan distrutto gl'invasori tedeschi nazisti (che avevan aperto le chiuse e così inondato il territorio occupato), durante una tempesta perfetta le dighe si ruppero, sommersero l'8% del territorio, affogarono 1800 persone e distrussero 30mila case.
I NUMERI MAGICI della Venezia del Nord: 400 canali, 400 anni, 881mila bici per 820mila abitanti, 500 km di piste ciclabili
I ganci e le finestre, ciascuna incorniciata come un quadro a sé, prive di tende, dove si vede dentro: "Sennò sei sospetto"
I ganci e le finestre, ciascuna incorniciata come un quadro a sé, prive di tende, dove si vede dentro: "Sennò sei sospetto"
Gli uncini tipici delle case di Amsterdam. |
Altra caratteristica curiosa di Amsterdam sono le finestre spalancate, senza tende, di primavera ed estate: se passeggi la sera quand'é buio, vedi tutto ciò che succede dentro: "le tende sarebbero sospette", mi spiega uno di qui. Ben strani, questi olandesi. Nel Paese delle "libertà" non regna certo la privacy, a quanto pare.
Il più interessante di tutti gli “hofie” (i complessi di case attorno ad un cortile) c'è il Begijnhof, la corte delle beghine formata da casette di mattoni marrone scuro, del Trecento (l'ultima beghina è morta nel 1971): ci vivono donne single, perché qui c'è spazio per tutti gli stili di vista estremi, dalle donne pubbliche-per-scelta (che ricercano clienti battendo i pugni sulle vetrine) sino alle zittelle-per-scelta (che non voglion stare con nessuno ma voglion solo starsene in pace qui). Sempre a proposito di architettura, il Teatro Tuschinski (del 1921) è il cinema più ben conservato dell'epoca dei film in bianco e nero: non è art déco né liberty, è “stile Tuschinski” (foto accanto).
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Il sociologo Pim Fortuyn: "Così la Bici ci rese Liberi di Scoprire l'Olanda, un Paese di ciclisti"
“Un
importante fattore di mobilità, che permise di viaggiare anche a chi non era
viaggiatore per professione, fu la bicicletta. Sin dalla sua introduzione,
questo mezzo di trasporto godette di grande popolarità. Nel periodo fra le due
guerre l’Olanda divenne rapidamente un paese di ciclisti. Ciò poté avvenire
così rapidamente perché la bicicletta è un mezzo il cui acquisto e manutenzione
sono relativamente poco costosi. Richiede solo forza muscolare e non consuma
carburante. Per questo in breve tempi la bicicletta divenne il mezzo di
trasporto della gente comune e contribuì notevolmente all’emancipazione e
all’individualizzazione delle masse popolari: in bicicletta si raggiungeva con
relativa facilità il villaggio vicino o la città. Lì si incontravano altre
persone, di confessioni e convinzioni politiche e sociali diverse. Fu
soprattutto la gioventù a guidare questo fenomeno, pedalando, il sabato sera,
sino alla festa da ballo più vicina”
PIM FORTUYN, “La società orfana. Trattato religioso-sociologico”, edizione
italiana a cura dell’Associazione “Carlo Cattaneo”, Pordenone 2007, pag. 27
(edizione olandese Bruna, Utrecht 1995)
Amsterdam è trafficatissima: di biciclette. E perciò è pericolosa: c'è sempre il rischio di essere investìti. Dalle bici, appunto! Sì perché mentre il turista è incantato a guardar la bella olandesina che par Venezia (senza il casino di Venezia le cui troppe barche ormai investono persino i turisti), c'è il costante pericolo che venga preso sotto da una delle ottocentottantunmila city bikes in circolazione che qui sfrecciano a velocità di automobile: velocissime, considerato che la piccola città si percorre, come dicevo, in una sola passeggiata.
Sotto quest'aspetto, Amsterdam è la città del futuro: una città a misura d'Ambiente (nel 2040 sarà la più ecosostenibile del pianeta), di bambini, di giovani, di famiglie, di anziani. Ecco i suoi numeri magici: 31 parchi pubblici, 220mila alberi, tram e metrò che dal 2009 cioé da quattr'anni vanno ad elettricità, eco-taxi (scooter elettrici a 2,50 euro a corsa, indipendentemente dalla distanza)... Sicché, se non vuoi finire sotto, devi abituarti quando attraversi la strada (ove è il Ciclista a farla da padrone di casa), perché, a differenza delle automobili, le silenziose bici non le senti mica, e il paradosso è che i ciclisti godono di maggiori diritti "civili" dei pedoni: hanno...una marcia in più. In questa piccola città di ottocentomila abitanti, la macchina non è necessaria, anzi è inutile e costosa: i parcheggi costano cinque euro l'ora. Il principale crimine è il furto di bicicletta. Che gli olandesi prendono con filosofia, cioé come me quando studiavo appunto filosofia all'Università della piccola Padova: "Toh, m'han fregato di nuovo la bici! Vabbé, vorrà dire che stamattina me la farò a pié, pazienza! Tutta salute! E ne comprerò un'altra". Le uniche auto che vedi in giro sono quelle della polizia (rare perché regna l'ordine), le autoambulanze (rare perché qui la gente è sana, ed è in salute perché passeggia ed è magra), e le camionette della nettezza urbana (veloci perché tutto è pulito). Gli olandesi son così bike-friendly che il console generale dei Paesi Bassi a Milano (Johan Kramer) quando s'é congedato dalla nostra città per andare in pensione al Paese suo, beh indovina come se n'é tornato a casa? Ma in bicicletta, naturale! (Un chiaro segnale politico "diplomatico" all'amministrazione della nostra Milano, disastrata dal punto di vista delle strade).
In quelle poche strade ove posson passare le auto i semafori hanno il tic/tac del countdown: trenta secondi di tempo per attraversare, e altrettanti di attesa, così nessuno sbaglia. Qui ovunque regna il silenzio civico: dai tram alle piazze ai treni (coi quali son andato all'Aja e ad Utrecht e in alcuni vagoni dei quali c'è la scritta “si-prega-di-fare-silenzio”). Le uniche grida che si odono nella quiete generale sono quelle di una famiglia del Meridione italiano, con cuginetti che giocano a palla in mezzo alla sporchissima piazza Dam e le urla delle loro madri col boccone in bocca. Si vedono scene così: una ragazza non vedente sale in treno molto tranquilla col suo cagnone Labrador che la guida e s'appisola beneducato; la signora distinta accanto a lei chiede severa ad un ragazzo nero con le cuffiette di abbassare la musica, lui acconsente, ubbidiente. Che meraviglia non dover usare l'invenzione più orrenda ed alienante delle metropoli odierne: il metrò! Qui, è inutile: la città è piccola, e s'attraversa a pié. Il fitness, per via delle lunghe camminate, é la regola. E il tram ti consente di godere la vista: proprio come se tu ci passassi a pié. Il biglietto (costoso per sostenere un'ingente spesa pubblica) si può fare direttamente quando si sale, come in Francia. I tram sfrecciano belli veloci, e i piccioni per strada fanno appena in tempo a volare via prima del passaggio dei mezzi. Non esistono i grassi: tutti si tengono in forma qui, per forza di cose. Non esistono ragazze pingui, né giovani con la panza, la Salute è già inscritta nel piano regolatore della città!
Fondata nel Duecento su "un desolato pantano ove aleggiavano nebbie ed esalanti morbi, una palude dalla quale a fatica e ad arte venivano tenuti lontano l'Oceano ed il Reno", come villaggio di pescatori e avventurieri che ben presto divennero costruttori di navi, ricevuto il titolo di Città dal vescovo di Utrecht nel Trecento, poi refugium peccatorum di eretici sin dal Seicento dacché la chiesa era subordinata allo Stato che era assai più tollerante, di lei scriveva Spinoza (Amsterdam 1632 - L'Aja 1677) nel capitolo ventesimo del "Trattato Teologico Politico":
c'erano calvinisti, cattolici, luterani, ebrei e mennoniti. Il pittore Rembrandt avrà clienti (ricchi) di tutte questa varietà di fedi.
http://lelejandon.blogspot.it/2014/01/i-liberali-conservatori-han-piu.html): le fedi religiose producono società più coese e cooperative, e per fare dell'Olanda una potenza c'è stato bisogno di collaborazione.
La storia di Amsterdam (che potete ripercorrere, almeno a livello di mutamenti sulla carta geografica nel Museo storico cittadino) c'insegna che è la Libertà di mercato a creare mobilità sociale, producendo ricchezza, consumi e favorendo il sorgere di un nuovo ceto borghese di committenti per gli artigiani ed artisti: ogni facoltosa famiglia di mercanti vuole almeno un bel ritratto di famiglia come status symbol. Nasce così il (tedioso) genere della ritrattistica. Certo, in questa galleria di volti non troverete le meraviglie italiane. Purtroppo, a livello artistico la calvinista Olanda rifiuta il coevo stile italiano: il barocco, simbolo del lusso e dello strapotere cattolico. E così punta sulle marine, sui fiori e, appunto, sui ritratti di famiglia. In particolare, ci soffermeremo su qualche quadro di Rembrandt per vedere la storia di un povero diventato ricco (benché poi tornato povero) e dell'influenza del cristianesimo e dell'arte italiana nella sua Pittura.
Sotto quest'aspetto, Amsterdam è la città del futuro: una città a misura d'Ambiente (nel 2040 sarà la più ecosostenibile del pianeta), di bambini, di giovani, di famiglie, di anziani. Ecco i suoi numeri magici: 31 parchi pubblici, 220mila alberi, tram e metrò che dal 2009 cioé da quattr'anni vanno ad elettricità, eco-taxi (scooter elettrici a 2,50 euro a corsa, indipendentemente dalla distanza)... Sicché, se non vuoi finire sotto, devi abituarti quando attraversi la strada (ove è il Ciclista a farla da padrone di casa), perché, a differenza delle automobili, le silenziose bici non le senti mica, e il paradosso è che i ciclisti godono di maggiori diritti "civili" dei pedoni: hanno...una marcia in più. In questa piccola città di ottocentomila abitanti, la macchina non è necessaria, anzi è inutile e costosa: i parcheggi costano cinque euro l'ora. Il principale crimine è il furto di bicicletta. Che gli olandesi prendono con filosofia, cioé come me quando studiavo appunto filosofia all'Università della piccola Padova: "Toh, m'han fregato di nuovo la bici! Vabbé, vorrà dire che stamattina me la farò a pié, pazienza! Tutta salute! E ne comprerò un'altra". Le uniche auto che vedi in giro sono quelle della polizia (rare perché regna l'ordine), le autoambulanze (rare perché qui la gente è sana, ed è in salute perché passeggia ed è magra), e le camionette della nettezza urbana (veloci perché tutto è pulito). Gli olandesi son così bike-friendly che il console generale dei Paesi Bassi a Milano (Johan Kramer) quando s'é congedato dalla nostra città per andare in pensione al Paese suo, beh indovina come se n'é tornato a casa? Ma in bicicletta, naturale! (Un chiaro segnale politico "diplomatico" all'amministrazione della nostra Milano, disastrata dal punto di vista delle strade).
Questo da Amsterdam è il primo reportage di Lele Jandon. Amsterdam ha più canali di Venezia e più ponti di Parigi. |
UN POPOLO di BICICLETTARI. 881 MILA BICICLETTE PER 800 MILA ABITANTI. Il 75% di loro ne ha una. In questo senso, Amsterdam è la Città del futuro. |
Fondata nel Duecento su "un desolato pantano ove aleggiavano nebbie ed esalanti morbi, una palude dalla quale a fatica e ad arte venivano tenuti lontano l'Oceano ed il Reno", come villaggio di pescatori e avventurieri che ben presto divennero costruttori di navi, ricevuto il titolo di Città dal vescovo di Utrecht nel Trecento, poi refugium peccatorum di eretici sin dal Seicento dacché la chiesa era subordinata allo Stato che era assai più tollerante, di lei scriveva Spinoza (Amsterdam 1632 - L'Aja 1677) nel capitolo ventesimo del "Trattato Teologico Politico":
“In questa fiorentissima repubblica e illustre città, vivono in piena concordia uomini di ogni nazionalità e ogni confessione religiosa, i quali, se devono collocare il proprio denaro presso qualcuno, si preoccupano soltanto di sapere se costui abbia o no risorse, se sia solito condursi negli affari con correttezza oppure in modo fraudolento (…) la religione e la confessione professati li lasciano indifferenti”:
c'erano calvinisti, cattolici, luterani, ebrei e mennoniti. Il pittore Rembrandt avrà clienti (ricchi) di tutte questa varietà di fedi.
http://lelejandon.blogspot.it/2014/01/i-liberali-conservatori-han-piu.html): le fedi religiose producono società più coese e cooperative, e per fare dell'Olanda una potenza c'è stato bisogno di collaborazione.
I BENEFICI DELLA FEDE SULL'ECONOMIA. Il libro di David Sloan Wilson mostra i benefìci della fede sugli scambi economici, portando come esempio anche la dottrina di Calvino. |
Molti palazzi
residenziali furono eretti dai commercianti del Secolo d’Oro: furono i privati
a creare l’elegante estetica della città. Amsterda, oggi
ha
saputo riqualificare zone industriali in zone residenziali: come le 135 case
galleggianti (con l barche parcheggiate fuori) nel quartiere Jiburg ad Est:
ogni proprietario sceglie i materiali di costruzione. Gli appartamenti
da 70 mq, i più economici, partono da 220mila euro.
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Il Segreto del Successo: il Federalismo
Amsterdam Centro del Commercio mondiale
I Padri Pellegrini partirono da Leida, in Olanda
I Padri Pellegrini partirono da Leida, in Olanda
La compagnia delle Indie: la prima multinazionale al mondo
La Libertà di Mercato è il segreto del fiorire dell'Arte
La libertà religiosa il segreto dell'immigrazione degli Ebrei qui
Alla fine del Cinquecento, i protestanti delle Province del
Nord dei Paesi Bassi, sotto l’Impero del sovrano spagnolo Filippo II, si resero indipendenti e
crearono un proprio Stato: le “Province Unite”, cioè l’attuale Olanda più il
Belgio. Stato che si organizzò sotto forma di stato federale: il governo decideva
per la politica estera, per la guerra, l’esercito e la marina, la riscossione delle
imposte, per il resto ciascuna delle sette province era autonoma.
Filippo II mandò un esercito comandato dal Duca d’Alba, che
fu sconfitto da una rivolta guidata da Guglielmo d’Orange e finanziata
dall’Inghilterra. La costosa guerra, che durò per quarant’anni, divampò fra le
province del Nord (ove sono site le rotte importanti di Amsterdam e Rotterdam),
protestanti, e gli eserciti spagnoli, stanziati nelle province del Sud, rimaste
cattoliche. L’Olanda finalmente libera e autonoma poté sviluppare il commercio
e le manifatture tessili e di ceramica. I loro cantieri navali usavano
macchinari azionati dal vento, carrucole e gru per spostare il legname; i loro
battelli da pesca erano attrezzati per pulire e salare il pesce a bordo per la
lunga conservazione.
Nel Seicento l’Olanda veniva chiamata “il Magazzino del
Mondo” e gli Olandesi “i carrettieri del Mare”: i loro commerci e trasporti
toccavano tutta l’ecumene allora nota, dal Mare del Nord al Mediterraneo,
all’Atlantico all’Oceano Indiano. Strapparono ai portoghesi tutte le colonie in
Oriente e stabilirono basi commerciali persino in Giappone.
Amsterdam divenne il centro del commercio mondiale. Il suo Impero coloniale nelle Isole della Sonda, nelle
Molucche e nel Borneo durò sino alla Seconda guerra mondiale.
Poiché l’Inghilterra stabilì che tutto il commercio dei
prodotti che entravano ed uscivano dal Paese dovesse avvenire su navi inglesi,
scoppiò una guerra con l’Olanda, che fu sconfitta e a cui gl’Inglesi
strapparono porti importanti come New Amsterdam (New York).
Ad
Amsterdam nel 1600 vi abitavano 60.000 persone, nel 1630 115.000: quasi il
doppio.
Nel 1602 venne fondata la Compagnia delle Indie Orientali, la prima multinazionale del mondo, che crea una vasta rete di stazioni di commercio (di cereali, zucchero, thé, oppio, porcellana), fra cui Nieuw Amsterdam: e sapete chi era la Nuova Amsterdam? New York! Contemporaneamente, viene creata l'antenata di Wall Street: la Borsa di Amsterdam. I
padri pellegrini nel 1620 erano approdati nel Massachusetts dopo essere partiti
dalla città olandese di Leida.
Le
società per azioni erano state inventate e realizzate su piccola scala
nell’Italia del Nord, e quelle privilegiate erano autorizzate dalla corona a
commerciare e colonizzare, conquistare, amministrare e difendere: in Oriente la
più potente “Spa” europea nel Seicento fu la Compagnia Olandese delle Indie
Orientali che nel 1619 stabilì la sua direzione operativa orientale a Batavia
(sul territorio della cittadina di Giakarta), facendo rifornimento nel nuovo
stabilimento olandese del Capo di Buona Speranza e poi entrando nell’arcipelago
malese attraverso lo Stretto della Sonda. Assicurandosi basi in posizioni
strategiche, facendo pressioni sui prìncipi locali, e costringendo altri
Europei ad andarsene, riuscì a garantirsi il monopolio dei commerci
dell’arcipelago.
Gli
Olandesi strapparono ai Portoghesi (che, come, come gli Spagnoli, non
conoscevano le Spa) Pernambuco nel 1630, e poi le basi angolane per la Tratta
degli Schiavi, indispensabili alle piantagioni brasiliane, ma furono cacciati
dai Portoghesi dal Brasile nel 1654.
L'attuale quartiere di New York, Harlem, prende il suo nome da una città olandese. |
Gli Olandesi in quel secolo in cui erano la potenza capitalista più forte del mondo, fondarono colonie in India, Indonesia, Africa ed Americhe. Oggi, ironia della Storia, il movimento è contrario: è dalle ex colonie che proviene l'immigrazione non preparata. Tassisti ed autisti di tram (come avrete modo di scoprire) non parlano neanche l'inglese, né l'olandese (lingua dai suoni difficili, “schreiven”, che corrisponde al tedesco “schreiben”, scrivere, si pronunzia con un suono particolare, non facile da dire).
IMPERO COLONIALE OLANDESE. |
Nel 1795 le truppe francesi riuscirono ad entrare ad Amsterdam e fu proclamata una Costituzione: Liberté, Fraternité, Égalité. E' l'inizio della democrazia nei Paesi Bassi. In compenso, fu limitato il libero mercato: fu proibito il commercio coi nemici della Francia. E fu così che, non potendo più le navi britanniche attraccare nel porto di Amsterdam, vi fu il collasso economico della città marinara.
Nel 1813, col ritiro dei Francesi dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, la città impoverita dalla perdita di libertà economica divenne la capitale del nuovo Regno dei Paesi Bassi, comunemente detto Olanda. Nel 1815, col Congresso di Vienna, fu restaurato lo stato olandese.
Seguì la Seconda Rivoluzione Industriale, con la creazione di nuove rotte commerciali. (Oggi l'industria concorre al 30% del Prodotto Interno Lordo).
Nel 1916 fu inaugurato l'aeroporto di Schiphol, uno dei più grandi al mondo. La Prima guerra mondiale non fece danni perché l'Olanda rimase neutrale. Con la Seconda guerra mondiale, invece, dove fu invasa dai nazisti, fu distrutto il commercio dei diamanti, che oggi è detenuto da Anversa, in Belgio.
Oggi il principale settore su cui si regge l'economia (più di metà del PIL) è il terziario: i servizi.
L'economia olandese si basa anche sull'agricoltura, moderna, perfettamente integrata nel generale contesto economico e con un bilancio in attivo, sulla floricoltura (i famosi tulipani sono un simbolo nazionale), sull'industria (ricordiamo, fra le multinazionali, la Rioyal Dutch Shell e la Unilever, entrambe a capitale anglo-olandese), e la pesca.
Il sociologo liberale Max Weber (1864 - 1920) ne "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo" ("Die Protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus") formulò la sua teoria (ispirata alle osservazioni di scrittori inglesi) sulle cause psicologiche di questa potenza economica olandese: il suo è un grande classico di sociologia della religione (di cui citerò i passi dall'edizione del volume allegato al "Corriere della Sera", nella collana "I classici del pensiero libero" del 2010, traduzione di Anna Maria Marietti).
In Olanda, spiega, ci fu un controllo che oggi ci parrebbe insopportabile, da parte della religione (la confessione calvinista, pag. 13). Innanzitutto, nei Paesi cattolici ci son tanti letterati che fanno il liceo classico, mentre l'istruzione tecnica è più diffusa nei Paesi protestanti (anche oggi giorno: è una delle riforme urgenti da fare per restituire lavoro ai nostri giovani, in Italia, ove la disoccupazione giovanile è al 40%!). E mentre gli artigiani cattolici al massimo diventan capibottega, restando artigiani, i garzoni protestanti diventano operai tecnici specializzati ed impiegati. Quest'orientamento professionale dipende dal rigore dell'"educazione religiosa" (pag. 38).
Le considerazioni che faremo in sede di questo articolo su Amsterdam valgono tanto per gli Olandesi quanto per gl'Inglesi, "ampiamente superiori a tutti gli altri popoli del mondo in tre cose importanti: nella pietà, nel commercio e nella libertà" secondo il filosofo liberale francese Montesquieu (1689 - 1755, ne "Lo spirito delle Leggi", libro XX, capitolo 7). Il capitalismo presuppone un'etica personale (pag. 26): il buon capitalista coscienzioso sa che "il tempo è denaro" come diceva il liberale Benjamin Franklin (1706 - 1790, che, benché deista aconfessionale, è molto citato da Weber in quanto aveva ricevuto un'educazione calvinista, quindi "all'olandese") e che "chi è noto perché paga puntualmente alla data promessa può sempre prendere in prestito tutto il denaro di cui i suoi amici non abbiano bisogno" (pag. 24). Secondo il giudizio di Weber, "il summum bonum di questa "etica" - guadagnare denaro, sempre più denaro, alla condizione di evitare rigorosamente ogni piacere spontaneo - è così spoglio di ogni considerazione eudemonistica" (cioé relativa alla felicità, dal greco antico eudaimonia) "o addirittura edonistica" (cioé relativa al piacere) "è pensato così fine a sé stesso con tanta purezza, da apparire come alcunché di totalmente trascendente" (cioé ascetico) "e senz'altro irrazionale, di fronte alla "felicità" od "utilità" dell'individuo". "L'attività lucrativa non è più un semplice mezzo ma, al contrario, è lo scopo della vita dell'uomo, ed egli è in sua funzione" (pag. 28, tradotto in maniera popolare: "si vive per lavorare, anziché lavorare per vivere). Per Weber, una simile morale cristiana nel Medioevo sarebbe stata vista come viziosa: frutto malato del vizio capitale dell'avarizia (pag. 31), e Tommaso nel Trecento parlava di "turpitudo" a proposito dell'avidità di lucro (e i teologi moralisti nominalisti a favore del protocapitalismo erano in minoranza rispetto alla teologia ufficiale). Lo stesso Tommaso (1225 - 1274) scriveva che il lavoro "è solo necessario naturali ratione, per conservare la vita del singolo e della collettività" (pag. 130). E' una morale spirituale perché va oltre la natura, è un superamento dell'uomo naturale: "l'uomo per natura non vuole guadagnare denaro, e sempre più denaro, ma vivere semplicemente" (pag. 35).
Invece, "l'ascesi protestante intramondana" (cioé dell'aldiquà) "agì violentemente contro il godimento spensierato del possesso, restrinse il consumo di lusso ed ebbe l'effetto psicologico di liberare l'attività lucrativa dalle inibizioni dell'etica tradizionalistica, spezzò le catene che avvincevano la ricerca del guadagno" (pag. 142) e così rese prosperi l'Olanda e l'Inghilterra.
Sono le virtù etiche (molto monacali) della "concentrazione", del "dominio di sé", della "temperanza e moderazione che accresce insolitamente l'efficienza" (pag. 38), della "sobrietà" per cui questi calvinisti "non volevano consumare" (pag. 43) che danno al capitalista "la tensione necessaria per superare le innumerevoli difficoltà" e a "creare questa metamorfosi esteriormente inappariscente eppure decisiva per la realizzazione di questo nuovo spirito della vita economica" (pag. 44): il capitalismo moderno.
E' uno stile di vita, un metodo: la parola "metodismo" (la confessione derivata dal calvinismo e fondata da John Wesley) deriva proprio da questo perché il metodista era un "uomo che viveva metodicamente" (pag. 94). Si pensi, dice Weber, alla "contabilità" che Franklin teneva "sui propri progressi nelle single virtù" (pag. 97).
Il teologo tedesco Lutero (1483 - 1546, ne "La libertà del cristiano"), nell'àmbito della sua eliminazione della dimensione magica (il prete come mediatore che ti confessa e ti assolve e ti dà l'aiutino a salvarti, nonché la svalutazione dei sacramenti come la confessione per accedere all'eucaristia), teorizzò che la salvezza dell'anima arrivasse "sola fide" (per mezzo della sola Fede); il francese Calvino (1509 - 1564) invece teorizzò in sèguito la "predestinazione degli eletti" per cui solo Cristo è morto (e che nel puritanesimo inglese è descritta nella "Confessione di Westminster" del 1647, cfr. capp. 3 e 9, cfr. Weber pag. 75). Questa dottrina di Jean Calvin creò "il sentimento di un inaudito isolamento interiore del singolo" (pag. 77) e di "angoscia" (pag. 81): "sono io un eletto?" (pag. 83). E anche se Calvino credeva che gli eletti non fossero riconoscibili nell'aldiquà, tuttavia la sua dottrina, di fatto creò nel credente gl'"impulsi psicologici" che lo motivavano (per avere la conferma o comprova) a far sempre meglio il proprio lavoro: un "individualismo senza illusioni" (pag. 79) e "l'esortazione ad astenersi da ogni fiducia nell'aiuto degli uomini" (pag. 79), quello che in sèguito sarebbe stato chiamato il self made man, l'uomo che si fa (ricco) da sé per avere successo e quindi per "liberarsi dall'angoscia" (pag. 88).
"Il pensiero della comprova (...)" è "il punto di partenza psicologico dell'eticità metodica" (pag. 99), e "il luteranesimo mancava appunto di quell'impulso psicologico" (pag. 101): ecco perché divennero grandi Potenze Olanda ed Inghilterra ma non Paesi come la Germania luterana. Il luteranesimo sopravvisse grazie al calvinismo che gli diede un'etica del lavoro ed un' "ascesi laica" (pag. 122). Per il pastore luterano August Hermanne Francke, "il lavoro professionale era il mezzo ascetico per eccellenza; che sia Dio stesso a benedire i suoi col successo nel lavoro, era sua ferma convinzione proprio come lo era per i puritani" (pag. 106). E per Wesley (1703 - 1791), fondatore del metodismo, le opere sono la causa cognoscendi del proprio stato di grazia (elezione/salvezza).
A ciò si aggiunga il fatto che nel calvinismo è forte l'influenza del meglio dell'ebraismo (i Proverbi di Salomone e certi Salmi) tantoché si parlava (per i puritani inglesi) di "English Hebraism" (pag. 136) perché (contrariamente al Cattolicesimo, per esempio) attribuiva pari dignità all'Antico ed al Nuovo Testamento. (Tuttavia, la differenza era che "l'ebraismo stava sulla sponda del capitalismo degli avventurieri, orientato verso la politica o la speculazione", ma anche il commercio dei diamanti, come vedremo. "Insomma, il suo éthos era quello del capitalismo dei paria, mentre il puritanesimo rappresentava l'éthos dell'impresa borghese razionale", pag. 137).
La dottrina s'ispirava anche alla parabola evangelica del servo scacciato perché non aveva saputo far fruttare il talento affidatogli.
"Voler essere povero equivarrebbe a essere malato - si argomentava spesso" e "chi chiede l'elemosina" (deprecata come indegna dell'uomo anche dal filosofo luterano tedesco Hegel, 1770 - 1831) "mentre è in grado di lavorare non solo commette peccato della pigrizia, ma si comporta anche contro l'amore del prossimo, secondo le parole dell'apostolo" (pagg. 134 - 135).
Non staremo qui a soffermarci anche sul pietismo e metodismo, e ci concentreremo sulla confessione del calvinismo (da cui sorsero gli altri due movimenti cristiani protestanti), diffusa in Olanda, che qui c'interessa.
Possiamo dunque schematizzare così il processo, adoperando la terminologia di Weber: dottrina teologica di Calvino (salvezza per predestinazione) - angoscia di non essere eletto (salvato) - impulso etico che scatena l'energia economica privata pel bisogno di conferma o comprova del proprio Beruf (professione come vocazione, calling nell'inglese dei puritani), cioé per avere coscienza di essere visibilmente benedetto da Dio - pianificazione razionale dello stile di vita e del lavoro -coazione al risparmio e "senso del commercio e senso degli affari" - éthos professionale - benessere diffuso: formazione di una borghesia benestante di uomini d'affari - creazione di una Potenza economica: Olanda ed Inghilterra. Calvino tolse anche il bando sull'usura e dichiarò lecito il percepire un interesse sul mutuo, favorendo così anche direttamente il fiorire del capitalismo moderno.
In Olanda, ove "il calvinismo rigoroso dominò realmente per soli sette anni" (pag. 145), pochi ma intensi, "la maggiore semplicità della vita di persone ricchissime che caratterizzava i circoli religiosi più seri portò a un'esagerata smania di accumulare capitale" (pag. 145). "Scrittori mercantilisti inglesi del secolo XVII" cioé del Seicento, "attribuivano la superiorità del potere del capitale olandese rispetto all'Inghilterra al fatto che lì i nuovi proprietari di patrimoni non cercassero regolarmente di annobilirsi con investimenti terrieri, e acquistando abitudini di vita feudali" cioé medievali (impigrendosi senza lavorare e godendosi i soldi), "e quindi tali patrimoni non fossero sottratti alla valorizzazione capitalistica." (pag. 144). L'economista e filosofo liberale inglese Sir William Petty (1623 - 1687, che studiò in Olanda) "affermò che il potere economico olandese nel secolo XVII si spiegava col fatto che i dissenters (calvinisti e battisti) colà particolarmente numerosi fossero persone che consideravano come "proprio dovere verso Dio il lavoro e l'impegno diligente".
"Che in Olanda restasse abbastanza spazio per lo sviluppo di un'arte grande e spesso aspramente realistica, è un fenomeno che prova semplicemente come la regolamentazione dei costumi in questa direzione, che vi era praticata d'autorità, non potesse affatto avere un influssso esclusivo e totale, di contro all'influenza della corte e della categoria dei reggenti (uno strato di redditieri) ma anche al gusto della vita di piccolo-borghesi arricchitisi, una volta che il breve dominio della teocrazia calvinistica si fu dissolto in una fredda Chiesa di Stato, e quindi il calvinismo ebbe perduto in misura notevole il suo fascino ascetico" (pag. 140)."Certo non si vede dimenticare che un genio singolarissimo come Rembrandt fu condizionato anche e sostanzialmente, quanto all'orientamento della sua attività creativa, dal proprio ambiente settario, sebbene la "condotta della sua vita" avrebbe trovato difficilmente grazia agli occhi del dio puritano" (pag. 141). In realtà, secondo me lo spirito religioso non fu l’unico fattore: per esempio, la divisione della Penisola d’Italia in vari Stati in sana competizione fra loro determinò lo sviluppo della gara fra gl’imprenditori di Venezia, Milano e Firenze.
Il rapporto commissionato dal governo s’intitola “Responsabilizzare i cittadini sotto la guida del governo”: saranno più selettivi nelle borse di studio, e all’Università già si paga un po’ di più, giustamente.
Fatti i conti, con senso di responsabilità e lungimiranza si è capìto che con l’invecchiamento della popolazione ed i troppi approfittatori (soprattutto extracomunitari, che facevano gli schizzinosi, da disoccupati, dinanzi ad offerte di lavoro mediocri, com'era già successo in Gran Bretagna e nei Paesi scandinavi) quel modello che ahinoi in Italia è ancora un sacro Tabù per le sinistre assistenzialiste, è destinato a fallire, e con esso lo Stato. Per una cultura dell’orgoglio, per cui i genitori vogliono essere autonomi dai figli adulti, soluzioni come le badanti per gli anziani con problemi, sono impensabili, qui. E lo Stato diviene una babysitter gratuita.
Il Museo Marittimo è sito vicino alla Stazione Centrale di Amsterdam. |
Seguì la Seconda Rivoluzione Industriale, con la creazione di nuove rotte commerciali. (Oggi l'industria concorre al 30% del Prodotto Interno Lordo).
Nel 1916 fu inaugurato l'aeroporto di Schiphol, uno dei più grandi al mondo. La Prima guerra mondiale non fece danni perché l'Olanda rimase neutrale. Con la Seconda guerra mondiale, invece, dove fu invasa dai nazisti, fu distrutto il commercio dei diamanti, che oggi è detenuto da Anversa, in Belgio.
Oggi il principale settore su cui si regge l'economia (più di metà del PIL) è il terziario: i servizi.
L'economia olandese si basa anche sull'agricoltura, moderna, perfettamente integrata nel generale contesto economico e con un bilancio in attivo, sulla floricoltura (i famosi tulipani sono un simbolo nazionale), sull'industria (ricordiamo, fra le multinazionali, la Rioyal Dutch Shell e la Unilever, entrambe a capitale anglo-olandese), e la pesca.
LE RADICI CRISTIANE
Weber, il liberale che spiegò come lo spirito religioso calvinista
Weber, il liberale che spiegò come lo spirito religioso calvinista
creò lo spirito del capitalista olandese di successo
"Fu il bisogno di conferme di esser benedetti da Dio
a dare l'impulso etico alle energie dei businessmen olandesi
Era uno stile di vita indotto dalla predestinazione di Calvino
che tolse l'inibizione medievale alla ricerca del guadagno.
Rompendo la pigrizia medievale, creò l'economia moderna"
Era uno stile di vita indotto dalla predestinazione di Calvino
che tolse l'inibizione medievale alla ricerca del guadagno.
Rompendo la pigrizia medievale, creò l'economia moderna"
"Perché pochi sono chiamati,
ma pochi eletti"
MATTEO 22, 14
"Il disegno divino fondato sull'elezione, non in base alle opere,
ma alla volontà di colui che chiama."
PAOLO, Lettera ai Romani 9, 11
“Chiunque vorrà considerarsi uomo timorato di Dio, non oserà
negare la predestinazione, per mezzo della quale Dio ha assegnato gli uni a
salvezza e gli altri a condanna eterna (…)”
Giovanni CALVINO, “Dottrina della servitù e liberazione
dell’arbitrio umano”
Il sociologo liberale Max Weber (1864 - 1920) ne "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo" ("Die Protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus") formulò la sua teoria (ispirata alle osservazioni di scrittori inglesi) sulle cause psicologiche di questa potenza economica olandese: il suo è un grande classico di sociologia della religione (di cui citerò i passi dall'edizione del volume allegato al "Corriere della Sera", nella collana "I classici del pensiero libero" del 2010, traduzione di Anna Maria Marietti).
In Olanda, spiega, ci fu un controllo che oggi ci parrebbe insopportabile, da parte della religione (la confessione calvinista, pag. 13). Innanzitutto, nei Paesi cattolici ci son tanti letterati che fanno il liceo classico, mentre l'istruzione tecnica è più diffusa nei Paesi protestanti (anche oggi giorno: è una delle riforme urgenti da fare per restituire lavoro ai nostri giovani, in Italia, ove la disoccupazione giovanile è al 40%!). E mentre gli artigiani cattolici al massimo diventan capibottega, restando artigiani, i garzoni protestanti diventano operai tecnici specializzati ed impiegati. Quest'orientamento professionale dipende dal rigore dell'"educazione religiosa" (pag. 38).
Le considerazioni che faremo in sede di questo articolo su Amsterdam valgono tanto per gli Olandesi quanto per gl'Inglesi, "ampiamente superiori a tutti gli altri popoli del mondo in tre cose importanti: nella pietà, nel commercio e nella libertà" secondo il filosofo liberale francese Montesquieu (1689 - 1755, ne "Lo spirito delle Leggi", libro XX, capitolo 7). Il capitalismo presuppone un'etica personale (pag. 26): il buon capitalista coscienzioso sa che "il tempo è denaro" come diceva il liberale Benjamin Franklin (1706 - 1790, che, benché deista aconfessionale, è molto citato da Weber in quanto aveva ricevuto un'educazione calvinista, quindi "all'olandese") e che "chi è noto perché paga puntualmente alla data promessa può sempre prendere in prestito tutto il denaro di cui i suoi amici non abbiano bisogno" (pag. 24). Secondo il giudizio di Weber, "il summum bonum di questa "etica" - guadagnare denaro, sempre più denaro, alla condizione di evitare rigorosamente ogni piacere spontaneo - è così spoglio di ogni considerazione eudemonistica" (cioé relativa alla felicità, dal greco antico eudaimonia) "o addirittura edonistica" (cioé relativa al piacere) "è pensato così fine a sé stesso con tanta purezza, da apparire come alcunché di totalmente trascendente" (cioé ascetico) "e senz'altro irrazionale, di fronte alla "felicità" od "utilità" dell'individuo". "L'attività lucrativa non è più un semplice mezzo ma, al contrario, è lo scopo della vita dell'uomo, ed egli è in sua funzione" (pag. 28, tradotto in maniera popolare: "si vive per lavorare, anziché lavorare per vivere). Per Weber, una simile morale cristiana nel Medioevo sarebbe stata vista come viziosa: frutto malato del vizio capitale dell'avarizia (pag. 31), e Tommaso nel Trecento parlava di "turpitudo" a proposito dell'avidità di lucro (e i teologi moralisti nominalisti a favore del protocapitalismo erano in minoranza rispetto alla teologia ufficiale). Lo stesso Tommaso (1225 - 1274) scriveva che il lavoro "è solo necessario naturali ratione, per conservare la vita del singolo e della collettività" (pag. 130). E' una morale spirituale perché va oltre la natura, è un superamento dell'uomo naturale: "l'uomo per natura non vuole guadagnare denaro, e sempre più denaro, ma vivere semplicemente" (pag. 35).
Rembrandt,
“Ritratto di Nicolaes Ruts”:
era un
ricco borghese di Amsterdam che
aveva rapporti commerciali con la Russia.
New
York, The Frick Collection.
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Sono le virtù etiche (molto monacali) della "concentrazione", del "dominio di sé", della "temperanza e moderazione che accresce insolitamente l'efficienza" (pag. 38), della "sobrietà" per cui questi calvinisti "non volevano consumare" (pag. 43) che danno al capitalista "la tensione necessaria per superare le innumerevoli difficoltà" e a "creare questa metamorfosi esteriormente inappariscente eppure decisiva per la realizzazione di questo nuovo spirito della vita economica" (pag. 44): il capitalismo moderno.
E' uno stile di vita, un metodo: la parola "metodismo" (la confessione derivata dal calvinismo e fondata da John Wesley) deriva proprio da questo perché il metodista era un "uomo che viveva metodicamente" (pag. 94). Si pensi, dice Weber, alla "contabilità" che Franklin teneva "sui propri progressi nelle single virtù" (pag. 97).
Nial Ferguson è il compagno di Ayaan Hirsi Ali, la cui storia racconteremo più sotto. |
"Il pensiero della comprova (...)" è "il punto di partenza psicologico dell'eticità metodica" (pag. 99), e "il luteranesimo mancava appunto di quell'impulso psicologico" (pag. 101): ecco perché divennero grandi Potenze Olanda ed Inghilterra ma non Paesi come la Germania luterana. Il luteranesimo sopravvisse grazie al calvinismo che gli diede un'etica del lavoro ed un' "ascesi laica" (pag. 122). Per il pastore luterano August Hermanne Francke, "il lavoro professionale era il mezzo ascetico per eccellenza; che sia Dio stesso a benedire i suoi col successo nel lavoro, era sua ferma convinzione proprio come lo era per i puritani" (pag. 106). E per Wesley (1703 - 1791), fondatore del metodismo, le opere sono la causa cognoscendi del proprio stato di grazia (elezione/salvezza).
A ciò si aggiunga il fatto che nel calvinismo è forte l'influenza del meglio dell'ebraismo (i Proverbi di Salomone e certi Salmi) tantoché si parlava (per i puritani inglesi) di "English Hebraism" (pag. 136) perché (contrariamente al Cattolicesimo, per esempio) attribuiva pari dignità all'Antico ed al Nuovo Testamento. (Tuttavia, la differenza era che "l'ebraismo stava sulla sponda del capitalismo degli avventurieri, orientato verso la politica o la speculazione", ma anche il commercio dei diamanti, come vedremo. "Insomma, il suo éthos era quello del capitalismo dei paria, mentre il puritanesimo rappresentava l'éthos dell'impresa borghese razionale", pag. 137).
La dottrina s'ispirava anche alla parabola evangelica del servo scacciato perché non aveva saputo far fruttare il talento affidatogli.
"Voler essere povero equivarrebbe a essere malato - si argomentava spesso" e "chi chiede l'elemosina" (deprecata come indegna dell'uomo anche dal filosofo luterano tedesco Hegel, 1770 - 1831) "mentre è in grado di lavorare non solo commette peccato della pigrizia, ma si comporta anche contro l'amore del prossimo, secondo le parole dell'apostolo" (pagg. 134 - 135).
Non staremo qui a soffermarci anche sul pietismo e metodismo, e ci concentreremo sulla confessione del calvinismo (da cui sorsero gli altri due movimenti cristiani protestanti), diffusa in Olanda, che qui c'interessa.
L'ECONOMIA COME RELIGIONE. |
In Olanda, ove "il calvinismo rigoroso dominò realmente per soli sette anni" (pag. 145), pochi ma intensi, "la maggiore semplicità della vita di persone ricchissime che caratterizzava i circoli religiosi più seri portò a un'esagerata smania di accumulare capitale" (pag. 145). "Scrittori mercantilisti inglesi del secolo XVII" cioé del Seicento, "attribuivano la superiorità del potere del capitale olandese rispetto all'Inghilterra al fatto che lì i nuovi proprietari di patrimoni non cercassero regolarmente di annobilirsi con investimenti terrieri, e acquistando abitudini di vita feudali" cioé medievali (impigrendosi senza lavorare e godendosi i soldi), "e quindi tali patrimoni non fossero sottratti alla valorizzazione capitalistica." (pag. 144). L'economista e filosofo liberale inglese Sir William Petty (1623 - 1687, che studiò in Olanda) "affermò che il potere economico olandese nel secolo XVII si spiegava col fatto che i dissenters (calvinisti e battisti) colà particolarmente numerosi fossero persone che consideravano come "proprio dovere verso Dio il lavoro e l'impegno diligente".
“Il pittore nel suo
studio”, Rembrandt: una celebrazione
dell’autodisciplina calvinista dell’artista.
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E qui veniamo al prossimo argomento: l'Arte."Che in Olanda restasse abbastanza spazio per lo sviluppo di un'arte grande e spesso aspramente realistica, è un fenomeno che prova semplicemente come la regolamentazione dei costumi in questa direzione, che vi era praticata d'autorità, non potesse affatto avere un influssso esclusivo e totale, di contro all'influenza della corte e della categoria dei reggenti (uno strato di redditieri) ma anche al gusto della vita di piccolo-borghesi arricchitisi, una volta che il breve dominio della teocrazia calvinistica si fu dissolto in una fredda Chiesa di Stato, e quindi il calvinismo ebbe perduto in misura notevole il suo fascino ascetico" (pag. 140)."Certo non si vede dimenticare che un genio singolarissimo come Rembrandt fu condizionato anche e sostanzialmente, quanto all'orientamento della sua attività creativa, dal proprio ambiente settario, sebbene la "condotta della sua vita" avrebbe trovato difficilmente grazia agli occhi del dio puritano" (pag. 141). In realtà, secondo me lo spirito religioso non fu l’unico fattore: per esempio, la divisione della Penisola d’Italia in vari Stati in sana competizione fra loro determinò lo sviluppo della gara fra gl’imprenditori di Venezia, Milano e Firenze.
Welfare fallito, nuovo modello “società partecipativa”
grazie al lungimirante Premier liberale Rutte
Basta elemosina di Stato, invito alla "responsabilità"
La Rivoluzione Liberale parte dalla GB di David Cameron
Già vent'anni fa il sociologo Pim Fortuyn azzeccò l'analisi:
"Lo Stato anonimo-impersonale aliena l'Uomo e lo depriva
del suo senso di Responsabilità e di Comunità Sociale"
La Rivoluzione Liberale parte dalla GB di David Cameron
Già vent'anni fa il sociologo Pim Fortuyn azzeccò l'analisi:
"Lo Stato anonimo-impersonale aliena l'Uomo e lo depriva
del suo senso di Responsabilità e di Comunità Sociale"
“Lo
Stato sociale versa in una crisi totale e assoluta. L’angelo della carità ha
partorito un mostro. Il mostro della solidarietà anonima, burocraticamente
diretta e gestita. Ha spinto i finanziatori dello Stato sociale nell’anonimato,
privandoli così della responsabilità di apparire come custodi dei loro
fratelli, così come ha privato i beneficiari di quei buoni doni della
responsabilità, in primo luogo, di provvedere a sé stessi e di lottare per sé
stessi. Ha portato a forme di approfittamento su vasta scala ad abusi e frodi,
a perpetrare il malcostume di mangiare e spartirsi la torta."
PIM FORTUYN, “Contro l’islamizzazione della nostra cultura”,
edizione italiana a cura dell’Associazione Culturale “Carlo Cattaneo”,
traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, Pordenone 2009, pag. 9
PIM FORTUYN, “Contro l’islamizzazione della nostra cultura”,
edizione italiana a cura dell’Associazione Culturale “Carlo Cattaneo”,
traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, Pordenone 2009, pag. 9
“In
Olanda due milioni di persone sono state messe da parte. Persone in grado di
provvedere a sé stesse. Li abbiamo ricoverati nell’ospizio dello Stato sociale,
a vita. Mancanza di senso e noia imperano, nelle famiglie e nelle convivenze
della carità statalizzata. Sul piano giuridico, abbiamo illuso questa gente
parlando del loro diritto all’assistenza. Del loro diritto
all’autodeterminazione, nota bene uno dei diritti umani, il circuito politico
invece non parla più.”
PIM
FORTUYN, “La società orfana. Trattato
religioso-sociologico”
(prima ediz. Utrecht 1995), ediz. Italiana a cura
dell’Associazione
Culturale “Carlo Cattaneo” di Pordenone, 2007, pag. 15
“Molti regimi assistenziali conducono a
un’eccessiva dipendenza e intaccano il sentimento di autostima delle persone
coinvolte. A sua volta ciò induce il cittadino che dipende dall’assistenza a
far mostra di un comportamento infantile e dipendente piuttosto che un
atteggiamento orgoglioso da adulto”
PIM FORTUYN, “La
società orfana”, pag. 225
Come
avete letto sopra, già il sociologo Pim Fortuyn (la cui storia racconteremo
nella Seconda Puntata del nostro Reportage) aveva svolto quest'analisi negli anni Novanta! Fortuyn spiega le ragioni storiche di
conservazione del potere che hanno creato il Welfare State e dunque perché,
così concepito, ormai appartiene al passato: “In un paese di poveri, e la
Repubblica nel XVIII secolo può essere tranquillamente essere definita così,
occorre soffocare sul nascere i potenziali focolai di rivolta” (“La società orfana”, cit., pag. 78). A differenza dell’antica Atene, ove i cittadini benestanti contribuivano
orgogliosamente (attraverso le “litourghiai”) alla costruzione di edifici
pubblici e al finanziamento delle feste religiose, oggigiorno, i grandi
contribuenti sono ridotti all’anonimato: viviamo in società anonime,
spersonalizzate.
Nel suo saggio, il sociologo olandese
mostra come lo Stato anonimo ed impersonale crei alienazione nell’uomo,
deprivandolo del suo senso di responsabilità verso il prossimo e del senso di
Comunità:
“Il senso comunitario fa parte dell’esperienza di
una collettività, non del vissuto di un professionista o peggio di
un’organizzazione burocratica. Lo Stato,
anonimo e impersonale ha in qualche modo assunto in proprio il còmpito di
preoccuparsi della comunità. I membri della comunità, le imprese e le
organizzazioni vengono esonerate dal còmpito dietro il pagamento di un ingente
contributo, in imposte e oneri sociali. Questo
esonero è a sua volta all’origine di un vasto processo di alienazione. Un
processo per cui nessuno sente più alcuna responsabilità per il buon
funzionamento dei regimi assistenziali, appaltati come sono ad agenzie
esecutive anonime e professionalizzate. Queste agenzie si pongono per natura
tra i contribuenti e gli aventi diritto alle prestazioni, rompendo in questo
modo qualsiasi collegamento tra i due gruppi. Il contribuente non percepisce
l’agenzia esecutiva come un prolungamento del suo senso comunitario. (…) Il
senso della comunità è stato sostituito da un atteggiamento tecnocratico.”
("La società orfana", cit., pagg. 81 – 83)
Il rapporto commissionato dal governo s’intitola “Responsabilizzare i cittadini sotto la guida del governo”: saranno più selettivi nelle borse di studio, e all’Università già si paga un po’ di più, giustamente.
Fatti i conti, con senso di responsabilità e lungimiranza si è capìto che con l’invecchiamento della popolazione ed i troppi approfittatori (soprattutto extracomunitari, che facevano gli schizzinosi, da disoccupati, dinanzi ad offerte di lavoro mediocri, com'era già successo in Gran Bretagna e nei Paesi scandinavi) quel modello che ahinoi in Italia è ancora un sacro Tabù per le sinistre assistenzialiste, è destinato a fallire, e con esso lo Stato. Per una cultura dell’orgoglio, per cui i genitori vogliono essere autonomi dai figli adulti, soluzioni come le badanti per gli anziani con problemi, sono impensabili, qui. E lo Stato diviene una babysitter gratuita.
Ed
allora ci voleva proprio un primo ministro liberale a trovare il coraggio di fare politiche che
invitino ogni cittadino, con "gentilezza olandese", a riscoprire il valore del senso di responsabilità nei
confronti di sé e del suo prossimo.
I numeri magici del Rijks, il (provinciale) “Louvre d'Olanda”
800 anni, 8000 opere, aperto 365/365 giorni
800 anni, 8000 opere, aperto 365/365 giorni
Lo scandalo: nessun'apertura serale (a differenza di Londra)
Rembrandt non andò mai in Italia
Rembrandt non andò mai in Italia
BENVENUTI AD AMSTERDAM. Il Rijksmuseum si trova dinanzi ad un parco molto popolare fra i turisti. |
Se i
pittori olandesi dipingevano Veritas
& Vanitas obbedendo ai ricchi committenti, Rembrandt aggiunge la sua
originalità artistica: introduce dinamicità e la sua sapienza nell’uso della
tecnica del chiaroscuro. Figlio
di una famiglia piccolo borghese che mandò solo lui a studiare (mentre avviò
gli altri otto figli a mestieri artigianali), non volle intraprendere la
carriera di avvocato e così andò apprendista a bottega di vari maestri pittori,
dopodiché si mise in proprio e s’associò con un altro artista di due anni più
giovane, Jan Lievens, col quale si dilettava a fare a gara con medesimi
soggetti e al cui caravaggismo s’ispirò. Benché Huygens suggerì loro di fare il
tradizionale viaggio in Italia, Rembrandt rispose: “non ce n’è bisogno, ci sono
così tanti quadri italiani qui in Olanda!”. E quando l’amico andò a Londra, lui si trasferì
per sempre ad Amsterdam., ove creò un’Accademia con cinquanta allievi, che si alternavano nel ruolo di attori e
osservatori, fra i quali Gerrit Dou, Ferdinand Bol, Govaert Flinck, Carel
Fabritius, Nicolaes Maes e Samuel van Hoogstraten. Il corso di formazione durava
cinque anni.
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Rembrandt,
misterioso come quelle ciliege
sul
suo “Ratto di Ganimede”...
Così la Pittura Olandese s’è ispirata all’Italia
Un Papa Olandese porta a Roma i suoi Pittori preferiti
E il cattolico Bloemaert manda a Roma gli allievi:
i “Caravaggisti” di Utrecht
E’
un personaggio misterioso, questo Rembrandt: misterioso come quelle ciliege
che reca in mano il putto del dipinto “Il ratto di Ganimede” (che secondo lui
sarebbe l’amato di Zeus e che in relatà nel mito greco è un giovine); misterioso
come il suo cuore (ne aveva uno?) datoché fece rinchiudere in una casa di
correzione la babysitter del proprio figlioletto nonché ex amante; misterioso
come la sua relazione con la povera Hendrickje, madre di suo figlio che non
sposerà mai o perché avrebbe perso l’eredità della moglie, e/o perché era troppo
low-class; misterioso, a proposito di matrimonii, come il suo dipinto
intitolato nell’Ottocento “La sposa ebrea”; misterioso, infine, come la sua
fede religiosa (era cristiano credente? E se sì, di quale confessione, datoché
ritraeva persone delle più varie fedi, ebrei, anabattisti, mennoniti,
rimostranti?).
L'UNICO PAPA OLANDESE (CHE PORTO' A ROMA I PITTORI CONNAZIONALI) |
Figlio
di un mugnaio di Leida, nacque nel mulino paterno e fu mandato a nove anni alla
Scuola Latina, che preparava per la nuova Università appena fondata da
Guglielmo d’Orange (come regalo alla Città in ricordo della resistenza contro
gli Spagnoli): così, dopo aver studiato matematica-e-fisica, greco-e-latino, e
filosofia, poté iscriversi all’Università a quattordici anni.
Ma
prim’ancora s’era iscritto come apprendista presso la bottega dell’allora
famoso pittore Jacob Isaacszoon van Swanenburg (ove rimase per tre anni), e
all’Università ci restava iscritto solo per usufruire dei privilegi di cui
godevan gli studenti (esclusi dalla naja e esenti dalle tasse di birra e
vino!). Ma mentre quest’apprendistato non lasciò tracce, furono invece ricchi
d’apporti i sei mesi presso la bottega del pittore di storia Pieter Lastman ad
Amsterdam: dopo il Grand Tour in Italia, fu pittore alla Corte Danese, e i suoi
soggetti favoriti eran tratti dalla Bibbia.
Dopodiché, Rembrandt torna a casa del padre, apre bottega (ove si faceva
pagare dagli allievi apprendisti) vicino protetto da umanisti come Petrus
Scriverius e Caspar Barlaeus: di questo periodo sono la sua “Lapidazione di
Santo Stefano”, allegoria della condanna dell’olandese Johan van
Oldenbarneveldt, trattata anche dal più grande poeta olandese secentesco, Joost
van den Vondel nel suo dramma teatrale “Palamede” (1625, personaggio
dell’”Iliade”), e “Tobia, Anna e il capretto” del Rijks, tratto dal Libro di
Tobia (uno degli Apocrifi della Bibbia), e dove la luce proviene da due fonti.
La conquista luministica proviene a Rembrandt dai Caravaggisti di Utrecht, la
città con più stretti rapporti con Roma e nel cui circolo fu introdotto dal
pittore Joannes Wtenbogaert: negli anni Venti del Cinquecento, un vescovo di
Utrecht era stato eletto Papa col nome di Adriano VI ed aveva recato con sé
vari artisti Olandesi a Roma, fra cui Jan van Scorel. Dopo
la Riforma, molti artisti andavano a bottega dal cattolico Abraham Bloemaert
che spingeva gli allievi a fare un viaggio in Italia a studiare le rovine e le
opere moderne, in primis il pittore gay Caravaggio.
Huygens
il suo Talent Scout
La
Bottega di Rembrandt da Leida ad Amsterdam
A
ventiquattr’anni si fa notare dal segretario del Principe d’Orange, Huygens
(vedasi approfondimento più avanti) che lo esortava al Viaggio in Italia:
Rembrandt “avrebbe potuto fare meglio e dare agl’Italiani un motivo per venire
in Olanda”, diceva. Rembrandt si
specializza nella ritrattistica, diceva Huygens, restituisce l’anima del
soggetto: “Il pittore, facendo un ritratto di noi, sa immortalare quello che
dipinge e così possiamo ancora vedere la fisionomia dei nostri antenati. La
faccia è una specie di riassunto dell’uomo intero, sia del suo corpo e, se
fatta bene, anche del suo spirito”. Per Cicerone (106 – 43 a.C.), solo
l'Uomo e` dotato di occhi espressivi che rivelano il sentimento dell'animo, il
volto (vultus implica, oltrecheÅL l'apparenza fisica, anche il
carattere; i Greci non avevano, secondo lo scrittore romano, un termine
adeguato per esprimerlo in una sola parola: prosōpon (da ὤψ, ṓps,
“viso”) come il latino facies indicava solo l'aspetto esteriore. Rembrandt
si farà ottanta autoritratti (pitture, incisioni, disegni, dinanzi allo
specchio o en travesti): come un’autobiografia. Pei costumi, Rembrandt
s’ispirava ai tanti orientali di passaggio ad Amsterdam pei commerci. Huygens lo presenta a Federico Enrico,
principe d’Orange e “stadhouder” delle Province Unite che si circondava dei
migliori artisti per decorare le sue ville e palazzi che andava costruendo all’Aja
e che fa eseguire a Rembrandt un ciclo sulla Passione di Cristo. A venticinque
anni si trasferisce con la sua Bottega ad Amsterdam ove trova come committenti
i ricchi borghesi dei commerci e del patriziato. Come capobottega, poteva
rubare agli allievi sia i soldi sia l’anima: non solo riscuoteva una retta
costosa (pagava le tasse, segnalava alla corporazione l’arrivo di ogni allievo,
adempiva agli obblighi statutari) ma insegnava il suo proprio stile agli
allievi (tantoché gli studiosi del “Rembrandt Research Project” han tolto, dal
1968 ad oggi, quasi 700 opere dal catalogo dell’Artista, né si riesce a
stabilire quanto interveniva Rembrandt e quanto eseguivan gli allievi). Un
articolo dello statuto dei pittori stilato ad Utrecht nel 1651 proibiva ai
maestri “di tenere presso di sé o dar lavoro a persone, sia forestiere, sia
della Città, in qualità di discepoli o assistenti, che non lavorino nel loro
stile o non firmino con il loro nome”. Gli
allievi erano anche usati come attori, assieme a familiari, assistenti e gente
della strada. Con gli allievi, Rembrandt era severo sino a farli piangere,
richiedendo la perfezione; e coi committenti era ritardatario, richiedendo
tempi lunghissimi di posa. A differenza di Rubens, Rembrandt dipingeva
personalmente i grandi dipinti (come “La Lezione del dr Tulp”), senza l’ausilio
di allievi. Si fidanza con Saskia (che
gli farà da modella pei quadri mitologici), figlia di un mercante di origine
polacca e fede mennonita Uylenburgh, fondatore di una bottega-accademia ove
vengon venduti i quadri di Rembrandt: fu così, con questo matrimonio “misto”,
che divenne cittadino di Amsterdam ed entrò nella gilda di San Luca. Dopo un
litigio famigliare, si mette in proprio. Poi Saskia muore di malattia e lui ha
una relazione con una babysitter del suo figlioletto, che poi fa rinchiudere in
una casa di correzione, dopo averne iniziata un’altra, di relazione, con
Hendrickje, più giovane di vent’anni, che gli darà una figlia ma che non
sposerà mai: forse perché così il pittore avrebbe perso l’eredità di Saskia o
perché la nuova compagna non aveva il suo stesso livello sociale.
(Traggo
tutte queste informazioni sulla vita e la pittura di Rembrandt dal libro
“Rembrandt”, di Denny Daniel van Dongen e Maurizia Tazartes, collana
“Artedossier”, volume 65, edizioni Giunti, Prato 1992).
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La scoperta del corpo umano, la storia dell'anatomia: approfondimento coi quadri dei Musei d'Olanda
Rotto il Tabù religioso, via libera alla Ricerca: importante l'olandese Leeuwenhoek e Rembrandt: “La Lezione del dr. Tulp”
Per gli Egiziani il corpo è sacro, si seziona
per l’aldilà. I Greci (nel Museo di Alessandria) ne fan
tesoro e moltiplicano le sezioni
Mondino de' Liuzzi (Bologna 1275 - 1326), anatomista e medico, ha scritto l' "Anothomia" (1316), testo che sarà utilizzato da generazioni di studenti. |
"Inaugurazione della Sala da disegno del professor Andreas Bonn", dipinto del 1789 di Adrian de Lelie, Museo di Storia di Amsterdam. Il ritratto di gruppo è un genere tipico olandese. |
Il Seicento vide (fra le altre cose, anche) la nascita dell'Anatomia, una disciplina fondamentale che fece compiere alla medicina la svolta tanto attesa.
Nel 1215 l'Imperatore Federico II (1194 - 1250) la consente, Papa Bonifacio VIII nel 1299 con la bolla "De Sepolturis" la vieta come empia. La legge stabiliva che la dissezione poteva essere svolta solo sui cadaveri dei carcerati. Per ovviare alla poca disponibilità di cadaveri i medici animati da spirito di ricerca pagavano qualcuno che glieli procurasse, favorendo così un nuovo tipo di mercato dei furti di cadaveri o di omicidi su commissione! C'era anche chi come Leonardo da Vinci (1452 - 1519), si poteva recare direttamente all’obitorio con carta, penna e strumenti da taglio, lavorando così direttamente “sul campo”. Egli s'interessa all'anatomia attraverso l'Anatomia Artistica (nata in Grecia nell'Ellenismo) praticata da alcuni pittori del Quattrocento (incluso il Verrocchio a Firenze presso la cui bottega egli faceva il suo stage), e se ne appassiona così tanto che passa dall'Anatomia Artistica di superficie (dei muscoli e delle ossa, come nei dipinti di Pollaiolo e Signorelli) allo studio degli organi interni. Leonardo criticherà anche gli uomini troppo muscolosi di Michelangelo proprio per ragioni di fisiologia: sono troppo ideali e poco naturali. E fu così che Leonardo, dando impulso all'Anatomo-Fisiologia (che proprio in quegli anni si sviluppa nelle Università italiane), approda all'Anatomia Patologica, persino indagando le cause di morte: come un anatomopatologo. Egli studia come muta il corpo dalla giovinezza alla senilità, e forse ha descritto per primo l'arteriosclerosi. Per trent’anni, da autodidatta, il Maestro operò dissezioni negli ospedali di Milano, Roma, Firenze ed in Francia, producendo un’imponente quantità di manoscritti e disegni, che mostrò anche al cardinale Luigi d’Aragona, come testimonia il segretario di questi, Antonio de Beatis e come attesta anche il vescovo e storico Paolo Giovio (1483 – 1552) nella sua biografia del 1527.
Se
la sua opera anatomica fosse stata stampata con lui vivente, avrebbe anticipato
di oltre trent’anni il trattato di anatomia del fiammingo Vesalio (Venezia
1543).
“Per
gli Egiziani l’apertura dei cadaveri non era una pratica settoria con fini di
conoscenza anatomica; era invece una chirurgia religiosa, consistente nella
eviscerazione, descrittarci dallo storico greco antico Erodoto (“Storie”, libro
I, 86 – 88), dei corpi destinati all’imbalsamazione, alla mummificazione,
all’ingresso nel regno dei morti e nell’eternità. Per questo veniva lasciato in
situ solo il cuore, sede dell’anima, senza il quale il defunto “non poteva star
bene”. Se il cadavere dunque era sacro, non poteva essere dissacrato da
pratiche settorie e da studi anatomici.” (Cosmacini, “L’arte lunga. Storia
della medicina dall’antichità a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1997, pagg. 25 – 26).
Quella
degli Egiziani era un’ “anatomia viva” che nasceva dalla chirurgia anatomica
del vivente, come nel caso degl’infortunati sul lavoro e dei feriti di guerra
(Cosmacini, pagg. 26 – 27).
Alcmeone di Crotone (VI secolo),
filosofo d’ispirazione pitagorica che, racconta Erodoto, guarì la lussazione
del piede del re Dario laddove avevano fallito i medici egiziani di questi
(“Storie”, libro III, 125), "fu il primo a praticare la dissezione degli animali, intuendo la connessione
anatomica fra organi di senso e cervello. Ciò gli permise di operare la
distinzione filosofica tra sensazione e conoscenza, teorizzando la
localizzazione cerebrale di quest’ultima. Secondo tale teoria encefalocentrica
il cervello è il luogo dove l’interno, cioè il soggetto, recepisce l’esterno,
cioè l’oggetto: nella sede cerebrale, la conoscenza diventa cosmica in quanto
l’uomo si appropria conoscitivamente del cosmo, diventandone, di fatto, il
signore.” (G. Cosmacini, “L’arte lunga. Storia della medicina dall’antichità a
oggi”, Laterza, Roma-Bari 1997, pagg. 67 – 68).
Alla Scuola di Alessandria “si moltiplicavano le “sezioni”: dissezioni animali,
dissezioni umane, vivisezioni. Il fatto che il museo di trovasse in terra
egiziana può aiutarci a capire come gli antichi riti dell’imbalsamazione e
della mummificazione, comportanti la rimozione dei visceri dall’interno del
corpo, possano aver influito sulla rifioritura in forma nuova, come tecnica
“settoria” per fini scientifici, delle tradizionali pratiche intorno ai
cadaveri” (G. Cosmacini, “L’arte lunga. Storia della medicina dall’antichità a
oggi”, Laterza, Roma-Bari 1997, pag. 74).
Fondatori della Grande Scuola Medica di Alessandria d'Egitto (III secolo a.C) erano Erofilo ed Erasistrato, che sezionavano "mentre il respiro rimaneva ancora nei loro corpi" i corpi dei condannati a morte, come testimonia l'enciclopedista latino Celso ("Proemio" al "Sulla Medicina", 23). Le loro opere sono andate perdute ma della loro ricerca parlano vari autori: Varrone, Galeno, Polibio, Rufo di Efeso, Ezio, Oribasio e Marcello Empirico.Il primo ha studiato le variazioni della frequenza del polso, usando una clessidra ad acqua e interpretando il rapporto fra sistole e diastole; il secondo (che sposò la figlia del filosofo e protoscienziato Aristotele) studiò l'anatomia del cuore e dei vasi, lo stomaco, e il diaframma nonché il sistema nervoso (cfr. Valentina Gazzaniga in "Il contesto religioso, politico e sociale della medicina ellenistica", saggio contenuto in "La Grande Storia. Volume 8", collana a cura di Umberto Eco allegata al "Corriere della Sera", pagg. 348 - 351). La parola "autopsia" deriva proprio dal greco antico e significa "visionare coi propri occhi". Il medico Galeno (che divenne una vera auctoritas, sino al Medioevo, sinché, come vedremo, nel Cinquecento Vesalio lo contestò punto su punto) riportò le scoperte sugli animali direttamente al campo umano senz'alcuna correzione: pazzesco.
Nella
sua enciclopedia delle scienze, Aristotele (384 – 322 a.C.), allievo di Platone, riserva
all’anatomia (e alla fisiologia) un posto eminente. “La sua operazione in
questo campo fu mettere d’accordo i fatti positivi emergenti dalle dissezioni e
dalle ricerche embriologiche con le teorie naturalistiche da lui condivise;
teoria dei quattro umori ed emocardiocentrismo”: il cuore, primum vivens e
ultimum morens, è principio e fonte delle vene e del sangue e di tutte le funzioni
vitali, somatiche e psichiche (G. Cosmacini, “L’arte lunga. Storia della
medicina dall’antichità a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1997, pag. 72).
Andrea Vesalio (Bruxelles 1514 - Zacinto 1564), figlio d'arte formatosi a Lovanio e poi a Parigi, dopo essersi esercitato su topi, cani e gatti incomincia a dissezionare corpi umani al "Cimitero degl'Innocenti" di Parigi, e, dopo essersi laureato Medico a Padova, pubblica a Basilea nel 1453 (fatalità, lo stesso anno di un altro libro rivoluzionario, il "De rivolutionibus Orbium Coelestium" di Copernico!) il "De Humani corporis fabrica" che per la prima volta contesta punto su punto l'auctoritas di Galeno (le cui conoscenze eran basate sulla dissezione di animali e non di uomini!): questo anatomista fiammingo è il fondatore dell'anatomia moderna. La sua posizione in fisiologia del cervello è agnostica:
Nel quadro di questo rinnovato amore per l'anatomia vanno altresi ricordate le osservazioni di Fabrizio Aquapendente, di B. Eustachio, del Casserio, di Spigello, Johann Georg Wirsung, Warton, Stenone. I contributi più validi nel XVII secolo vennero ad opera di Marcello Malpighi (1628 - 1694, che a Bologna frequentò il "Coro Anatomico", accademia che dissezionava animali e uomini, e che completò il processo di scoperta della circolazione sanguigna, facendo cadere il falso mito della centralità del fegato di Galeno) e di Giovan Battista Morgagni (1682 - 1771, il fondatore, col suo "De sedibus et causis morborum per anatomen indagatis") dell'anatomia patologica) ed anche qualche olandese. E nei musei d'Olanda potrete trovare varî quadri su questa parte della storia della medicina, sia all' "Amsterdams Historisch Museum" (del 1975) sia all'Aja. In Olanda la religione cessò di vietare la dissezione dei cadaveri. Si riesce così a fare ciò che neanche i Greci potevano fare sicché usavano i cadaveri di animali.
“Le
Università olandesi avevano un pregio: erano istituti nuovi, non gravati dal
peso di un passato medioevale. Ciò non significa che il sistema
dell’insegnamento superiore tramandato dalla scolastica non venisse adottato e
non opprimesse anche qui: Aristotele vi trionfava come altrove. Ma le
università olandesi erano più libere di tante altre più antiche e avevano
maggiore possibilità di contribuire allo sviluppo di nuovi rami della scienza
(…) L’anatomia, l’astronomia e la botanica, la fisica e la nascente chimica
furono le discipline che dettero fama duratura alle nostre università”, scrive
lo storico olandese Johan Huizinga ne “La civiltà olandese del Seicento” (traduzione
italiana di Piero Bernardini Marzollo, Antonio Rotondò e Anna Omodeo, Einaudi,
Torino 1967, pag. 58).
All’Università
di Leida era professore Hermann
Boerhaave (1668 – 1738), medico di Guglielmo III d’Orange (1650 - 1702) e di Pietro il Grande (1672 –
1725), autore delle Institutiones Medicae (Leida 1708) e degli Aphorismi e
congnoscendis et curandis morbis (Leida 1709), un “sistema di fisiopatologia
teorico-sperimentale, armonizzante iatrofisica e iatrochimica e registrante la
nascita di due nuove categoria esplicative, il neoumoralismo e il
neosolidismo. Per la prima di tali
categorie, alcune malattie sono dovute a ridondanza o “pletora”, e a cattiva
mescolanza o “acrimonia” delle parti fluide, per la seconda, altre malattie
sono dovute a variazione in eccesso o in difetto della grandezza, numero, peso,
posizione delle parti solide” (G. Cosmacini, “L’arte lunga. Storia della
medicina dall’antichità a oggi”, Laterza, Roma-Bari 1997, pag. 287). Scriveva
il professor celeberrimus: “non basta al Medico saper tutto, ma deve anche
possedere un suo vivo genio per esercitare con essa una medicina affabile
(medicinam jucundam)” (“Methodus discendi medicinam”, apud Pasinellum, Venetiis
1727, pag. 9, traduzione di Giorgio Cosmacini).
"I gemellini siamesi". |
GIALLO STORICO. |
Una curiosità: questo dipinto ha anche ispirato il conspiracy thriller della scrittrice britannica (appasionata di storia dell'arte) Alex Connor.
Enrique Simonet (Valencia 1866 - Madrid 1927), "L'anatomia del cuore", opera premiata e nota anche come "Aveva un cuore!" o "L'autopsia" (1890). |
C’era
ancora un certo distacco fra l’attività di medico e la scienza fisiologica,
come mostra l’idea secondo cui la malattia è rottura dell’equilibrio vitale fra
acidi ed alcali (non dimostrata a causa delle condizioni dei cadaveri) ed
esposta da “Praxeos medicae idea nova” dell’olandese Silvio (Franz de le Boe,
1614 - 1672) che, come ne “La Lezione di anatomia del dottor Tulpius” (in foto
qui) dipinta dal suo connazionale Rembrandt, eseguiva autopsie integrando così
l’attività clinica all’ospedale St. Caeciliagasthuis di Leida. A lui sono legati l’onomimo “acquedotto”,
sottile canale che mette tra loro in comunicazione il III ed il IV ventricolo
cerebrale, e l’omonima “scissura”, che sulla superficie esterna del cervello
delimita il lobo temporale dai lobi parietale e frontale.
Suo
allievi furono i medici microscopisti Jan Swammerdam (1637 – 1680) e Reinier de
Graaf (1641 – 1673), “i due “ovisti che si contendevano nel 1627 la priorità
della scoperta dell’ovulo all’interno dei “testicoli femminili”, come il medico
danese Niels Stensen (Stenone), aveva chiamato le ovaie.” (G. Cosmacini,
“L’arte lunga. Storia della medicina dall’antichità a oggi”, Laterza, Roma-Bari
1997, pag. 286).
Nel 2008 ad Oegstgeest, 25 km a sud di Amsterdam ha aperto Corpus, il primo museo interattivo di anatomia e fisiologia umana (http://www.corpusexperience.nl/nl/).
IL PERSONAGGIO
E un impiegato olandese (appassionato di ottica, come Spinoza)
scoprì i batteri (ed è eletto alla Royal Society)
IL PADRE DELLA MICROBIOLOGIA è OLANDESE. |
Nel Settecento, l’olandese Antonie van Leeuwenhoek (1632 – 1723) scoprì i batteri e il loro ruolo della diffusione di alcune malattie.
E' così considerato il padre della moderna microbiologia. Nato a Delft, autodidatta, scoprì i protozoi eppoi gli spermatozoi. Poi, grazie all'invenzione del microscopio, scoperse i batteri (nel 1674). Ottico per diletto (nella vita era un impiegato senza formale istruzione scientifica), creò delle lenti da sé (270 x): cinquecento mini microscopi. Poiché non sapeva disegnare bene, assunse un disegnatore affinché ritraesse i suoi esperimenti. Fu eletto alla Royal Society.
Molto credente, manifestò nei suoi scritti lo stupore filosofico per la Creazione divina.
GITE FUORI AMSTERDAM
Nella “Città della Pace” solo il
50% è Olandese
Ad una ONG dell'Aja il Nobel per
la Pace
250 km di piste ciclabili per
500mila abitanti
Qui nacque l'eclettico
Huygens, che studiò i Numeri e le Stelle e lanciò Rembrandt
L'Aja
(Den Haag), é sorta nel Duecento, quando un Conte fece costruire una residenza
(poi ampliata da un re) attorno al laghetto che vedete. E' la sede del
Governo, del Parlamento, della Corte (sapete che significa “corte”? Vuol dire
“recinto del Conte”), e dell'Alta Corte Internazionale di Giustizia e del
Tribunale Penale Internazionale, che è l'unico corpo giudiziario delle Nazioni
Unite al di fuori di Nuova York, la Corte per i crimini nella ex Jugoslavia, il
Tribunale per il Libano., l'Accademia di Diritto Internazionale, il quartier
generale dell'Europol, la Corte Permanente di Arbitrato (il più antico
organismo giuridico internazionale per le controversie economiche, fondato nel
1899), nonché altre 150 organizzazioni internazionali che si occupano di
diritto. Il tessuto urbano di questa città è meno compatto rispetto a quello di
Amsterdam per due principali motivi: la minore incidenza dei canali e le
distruzioni belliche. 500 mila abitanti, attraversata da 250 km di piste
ciclabili, dal 1831 è la sede della Casa Reale, che vanta il sovrano più
giovane d'Europa, ed é (dal 1899) la “Città della Pace”, di cui c'è anche la
fiamma esposta fuori. Quest’anno il Premio Nobel per la Pace è stato
assegnato all’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, creata nel
1997 e con sede all’Aja. La
Maurithuis, Palazzo secentesco di un Conte poi venduto al politico (nonché
musicista e poeta) Christiaan Huygens (L'Aja 1629 - 1695), nonché uno
dei più importanti Musei al mondo, è chiusa (in restauro), ma tutta la
collezione la vediamo al “Gemeentem Museum”: Vermeer (quello de "La
ragazza con l'orecchino di perla"), Rembrandt (“La Lezione di
Anatomia del dr Tulp”, che ho descritto sopra nel mio excursus di
storia dell'Anatomia), Rubens. Fra i quadri più curiosi, “La giovane madre
di Gerrit Dan”, allievo di Rembrandt. Oggi gli Olandesi sono solo il
53, 4%, gl'immigrati occidentali sono il 14%, il resto sono turchi (6,8%) e
marocchini (5,8%) e provenienti del Suriname (9,2%): è il multiculturalismo qui
molto di moda. Solo 2,2% quelli provenienti dalle Antille Olandesi e da
Aruba. E' sede di varie multinazionali, fra cui la “Royal Dutch Shell” (la
seconda società più grande nel campo energetico internazionale), la
“Schlumberger” (la più grande azienda al mondo di servizi petroliferi) e la
“Siemens AG” (la società di ingegneria più grande d'Europa). Qui morì Spinoza
(Amsterdam 1632 – L'Aja 1677). Huygens nel 1655, adoperando un telescopio
costruito da sé, scoprì la luna di Saturno, Titano, e teorizzò che Saturno
fosse circondato da un anello sottile e piatto, non collegato al pianeta,
inclinato rispetto all'eclittica ed osservò la Nebulosa di Orione che, col suo
telescopio, fu in grado di suddividere la nebulosa in singole stelle: in suo
onore la regione interna più chiara della Nebulosa di Orione è chiamata
“Regione di Huygens”. Gli è
stato dedicato un asteroide, 2801 Huygens, un cratere su Marte e un monte sulla
Luna, che è la cima più alta della catena dei Montes Apenninus. Inoltre, ha
preso il suo nome anche il lander atterrato su Titano durante la Missione
spaziale Cassini-Huygens nel 2005. Questo versatile scienziato s'occupò
anche di ottica, costruendo un oculare per cannocchiali formato da due lenti
pianoconvesse, adatto a ridurre l’aberrazione cromatica, che oggi da lui prende
il nome. Questo scienziato olandese propose inoltre nuove tecniche di
lavorazione delle lenti. Su insistenza del suo amico matematico Pascal
(1623 - 1662), Huygens scrisse il primo libro sulla teoria delle probabilità, “De
ludo aleae” (1657), grazie al quale è considerato uno dei fondatori della
disciplina del calcolo delle probabilità. Huygens preparò le fondamenta del
calcolo infinitesimale (poi sviluppato da Leibniz e Newton) nei suoi lavori sui
coni, ma soprattutto è famoso per la sua ipotesi circa la natura ondulatoria
della luce. Prendendo in esame la forza centrifuga e la gravità, poi, fu
il primo a notare la variazione della forza centrifuga tra poli ed equatore,
riuscendo ad esprimere tale forza anche da un punto di vista
matematico: constatò che il pendolo che batteva il secondo a Parigi, a Cayenne
(cioè a differente latitudine) perdeva 2 minuti ogni 24 ore. A lui si deve
anche la prima ipotesi in merito alla conservazione dell’energia, introducendo
il concetto di forza viva, che successivamente sarà chiamata “energia
cinetica”, applicata concettualmente anche alla possibilità di spiegare i
fenomeni naturali in termini di cambiamenti di velocità e posizione di atomi
microscopici. Tramite deduzioni matematiche, calcolò assieme a Newton (1624 -
1727) lo schiacciamento terrestre. Come se non bastasse, s'interessò anche alla
teoria dei vortici di Cartesio (1596 - 1650), cercando di perfezionarla. Infine
ideò il pendolo cicloidale.
Ad Utrecht, capitale cattolica,
la Torre più grande d'Europa (112m) ove fu firmata la (relativa) libertà
religiosa degli Ebrei
Qui nacque il Papa che
contestò i predecessori: eretici!
Ho poi
visitato l'elegante centro storico di Utrecht, trecentomila abitanti sita a 35
km da Amsterdam, capitale religiosa dei cattolici olandesi, città universitaria
(il suo ateneo, di 30mila studenti, è il più grande d'Olanda) ed anch'essa,
come Amsterdam, circondata da canali, fra i più pittoreschi l'Oudegracht ed il
Nieuwegracht: girabile a pié, bicicletta, canoa, barca o pedalò!
La casa natale dell'unico Papa olandese. |
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Dalla fuga dall'Inquisizione Spagnola alla distruzione della Comunità di Amsterdam da parte degli occupanti nazionalsocialisti (- 10% degli abitanti)
Pim Fortuyn: non abbiamo fatto autoanalisi sul nostro collaborazionismo
Pim Fortuyn: non abbiamo fatto autoanalisi sul nostro collaborazionismo
La magia della Sinagoga Secentesca: l'illuminano solo le candele!
“Nel
nostro Paese lo sterminio pressoché totale della comunità ebraica – dei 140.000
ebrei prima della guerra circa 100.000 non sono sopravvissuti alle atrocità-
non è stato seguìto da una vera e propria autoanalisi sul nostro ruolo, passivo
e attivo, nella preparazione e nell’esecuzione di questo genocidio (…). Fatti
che vengono riportati con poca enfasi, né tantomeno vengono commemorati come
parte della colpa collettiva che portiamo anche noi, come popolo e come
società, per ciò che, sotto la regia dei nazionalsocialisti, è costato la vita
in totale a sei milioni di concittadini ebrei nelle circostanze più orrende.”
PIM FORTUYN, "La società orfana. Trattato religioso-sociologico", edizione italiana a cura dell’Associazione culturale Carlo Cattaneo, Pordenone 2007, pag. 200
Ad Amsterdam han sempre avuto casa gli Ebrei. Ho visitato la bellissima secentesca Sinagoga Portoghese (1675, che non aveva eguali al mondo per dimensioni, all'epoca, e le cui cerimonie, ancora oggi, sono illuminate solo da candele dei candelabri a sette braccia del Seicento), il Museo ebraico (nel cui complesso di quattro sinagoghe vi é anche la Grote Synagoge del XVII secolo, la sinagoga pubblica più antica dell’Europa occidentale), e la "Anne Frank Huis" (che è sede anche della Fondazione a lei dedicata).
Nel 1579, nella città olandese di Utrecht (che ho visitato) fu firmato un documento che riconosceva la libertà religiosa di tutti, inclusi gli Ebrei: questo atto fu la condizione di possibilità dell'esistenza degli ebrei in Olanda.
Ogni ebreo può indossare la kippah del colore che preferisce. |
Portare la kippah per strada può essere molto pericoloso nella "liberale" Amsterdam oggigiorno. |
Nel 1615 gli ebrei furono autorizzati dagli Stati generali a praticare l’ebraismo pubblicamente, rimase però proibito il matrimonio misto. Dal punto di vista giuridico, gli ebrei della capitale olandese restarono "stranieri" fino al 1657, data in cui venne concessa ai mercanti più importanti la cittadinanza. Nel 1639 le tre congregazioni portoghesi si fusero in un’unica comunità, la Talmud Torah, che fu dotata d’ampi poteri garantiti dall’autorità cittadina. Nel 1671 fu inaugurata la prima sinagoga ashkenazita, nel 1675 quella portoghese, l’Esnoga.
Nel 1750, 20mila ebrei costituivano il dieci per cento dell'intera popolazione di Amsterdam. Anche Rembrandt e Spinoza vivevano in questo primo quartiere ebraico. Certo, ad Amsterdam avevano più libertà che altrove in Europa: non c'era l'Inquisizione. Eppure, la discriminazione c'era anche qui. Per esempio, era loro precluso di costruirsi la sinagoga: sicché, dovevano pregare a casa loro.
Solo nel 1639 poterono inaugurare la Sinagoga Portoghese (qui in foto) e in sèguito le altre tre. A costruirle, non furono ebrei: loro non potevano entrare nelle gilde (cioé le corporazioni da Medioevo che ci ritroviamo ancora in Italia sotto il nome di "Ordini"). Le gilde accettavano solo cristiani. E se non eri dentro le gilde, non lavoravi. Sicché, gli ebrei potevan crearselo da sé, il lavoro: rabbini, maestri, macellai kosher, commercianti di diamanti, tabacco, legno e zucchero. Quelli che commerciavan diamanti s'arricchirono, tutti gli altri (i più) restavan poveri. Non avendo scelta, facevano i venditori ambulanti e gli straccivendoli. Molti di essi dipendevano dalla carità dei ricchi ebrei “portoghesi”. Gli ebrei avevano le loro scuole, i loro ospedali, i loro orfanotrofi, i loro cimiteri, le loro regole: e così scomunicarono Spinoza, il filosofo dalle idee radicali che mise in discussione l'autorità dei rabbini. Ed erano isolati dal resto della società: dai cristiani. Era una sorta di eutanasia istituzionalizzata, indiretta: forse così si sperava che questo popolo si estinguesse così.
Così lamentava l'attivista pei diritti civili Mozes Asser (Amsterdam 1705 - 1759): “ci è stato permesso di cantare i salmi in pubblico e di morire di fame.” Fu solo con l'occupazione dei Francesi (1795 – 1813), con le loro idee di Liberté, Fraternité, Égalité, insomma i Diritti dell'Uomo e del Cittadino, che gli ebrei divennero “citoyens” con pari diritti civili: come quello di votare e farsi votare. Le illiberali gilde, tanto ritratte dai quadri di Rembrandt, furono sciolte nel 1809: ora ognuno poteva fare il lavoro che voleva. Il nuovo governo francese fece politiche d'integrazione: ora si deve parlare bene l'olandese anziché l'Yiddish (degli Ashkenaziti) o il portoghese o il Ladino (dei Sefarditi). In compenso, accanto alle liberalizzazioni delle professioni, la chiusura del commercio con l'Inghilterra creò una crisi economica, come abbiamo visto. E i più fra gli ebrei, come s'é detto, erano già poveri. E quindi non liberi. Si crea quindi un gap fra il governo e le masse, che si lasciano sedurre dalla nuova ideologia (diffusa dopo la pubblicazione del “Manifesto” di Marx nel 1848) del socialismo. Fu da un quartiere ebraico di Amsterdam Est creato ad inizio Novecento che proveniva il primo socialista mandato in Parlamento. Per fortuna, nel 1870 vennero scoperti giacimenti di diamanti in Sud Africa che creò un'industria della lucidatura dei diamanti (due grosse fabbriche, Boas e Coster, eran site proprio nel quartiere ebraico): grazie a questo nuovo ramo del commercio, si creò, finalmente, una classe media di ebrei, che guadagnava e stava meglio e che contribuì alla fondazione della Compagnia delle Indie Orientali Olandese. “I mercanti di diamanti ebrei” erano “un gruppo etnico così saldamente compatto da essere in grado di creare il più efficiente dei mercati poiché è riuscito a mantenere molto bassi i costi legati alla sorveglianza e alle transazioni economiche, riducendo così le spese di ogni singola vendita” (Jonathan Haidt nel già citato “Menti tribali”, Codice edizioni, Torino 2013, pag. 371): in altre parole, essendoci (la buona) Fede e dunque fiducia, la religione ebraica ha favorito gli affari perché gli ebrei erano persone di cui potersi fidare.
Cala la mortalità infantile, sale la natalità: ad inizio Novecento gli ebrei erano sessantamila. Crebbero talmente tanto, troppo, che il quartiere divenne sovraffollato, con una densità sette volte maggiore rispetto alle altre zone della città e lasciarono questo vecchio e povero quartiere ebraico alla working class per andare ad abitare nuove zone della città. Il sovraffollamento crea problemi igienici e sanitari: la tbc si diffonde qui tredici volte più frequentemente. L'upper class e la middle class si trasferisce vicino al Concertgebouw (che è vicino al Rijksmuseum) e il Plantage diviene un quartiere residenziale dei ricchi. Nonostante questo esodo, le istituzioni ebraiche e il mercato (che attirava anche i non ebrei) restarono lì. Furono creati due nuovi mercati in nuove zone, eccetto il Sabato: frutta e verdura, verdure, stoviglie, vestìti. La domenica, gli ambulanti vendevano medicamenti magici e robe di seconda mano. Altri ebrei, anziché al mercato, andavano in giro spingendo il carretto a mano a vendere fiori, frutta e verdura. Al Plantage un importante edificio ebraico era il Sindacato dei Lavoratori Olandesi del Diamante: l'ANDB, il primo sindacato dei commercianti indipendente. Molti politici di sinistra fecero gavetta qui, e i più fra i suoi membri furono sterminati nei Lager. Fu fondato il Partito dei Lavoratori Socialdemocratici (SDAP) da Henri Polak. Il fatto che molte parole ebraiche siano entrate a tutti gli effetti nel vocabolario di Amsterdam dimostra quanto l’attuale capitale fosse importante per questo popolo che ha lasciato la propria impronta ben visibile sulla lingua olandese: i cittadini della capitale usano ancora la parola mazzel (buona sorte) quando sentono che la fortuna è dalla loro, e l’aggettivo ebraico mesjogge (pazzo) viene usato correntemente dagli abitanti di Amsterdam. Il 10 maggio 1940, i nazisti invadono l'Olanda. A differenza di quanto era accaduto in Danimarca e in Belgio, i cui sovrani rimasero a guida dei loro paesi occupati dai nazisti, la regina olandese Guglielmina andò in esilio a Londra, insieme al governo. L’Olanda fu dunque amministrata dalla burocrazia ministeriale, che collaborò (inclusi, per paura, i leader delle comunità ebraiche) attivamente con le autorità naziste. Nel 1941, vivevano in Olanda circa 140 000 ebrei, 10.000 dei quali erano tedeschi, che avevano cercato rifugio nel paese tra il 1933 e il 1939. Quasi tutti gli ebrei residenti nei Paesi Bassi abitavano in grandi città: 80.000 ad Amsterdam, 29 000 a L’Aja e Rotterdam. Da quando i nazisti hanno invaso il Paese (l'occupazione durò dal 1940 al 1945), dal 1942 gli ebrei non poterono più telefonare, frequentare case non ebree, venne imposto il coprifuoco dalle 20 alle 6 del mattino e furono concesse soltanto due ore - dalle 15 alle 17 - per fare acquisti, e fu loro proibito anche di viaggiare coi mezzi pubblici. La linea 8, il “tram degli ebrei”, fu cancellata ed usata esclusivamente per le deportazioni nei campi di concentramento e sterminio. A partire dalla guerra, ove sessantamila ebrei di Amsterdam morirono (tre quarti: una percentuale senza precedenti), non ci fu mai più una linea 8 ad Amsterdam. Nel 1943, tremila ebrei ad Amsterdam e 70-80mila ebrei in Olanda furono arrestati per le strade, e spediti nei Lager come merci, dopo essere stati provvisoriamente rinchiusi al Teatro Schouwburg, che oggi è un memoriale per i 104mila ebrei olandesi uccisi dai nazionalsocialisti. I principali campi di “lavoro” olandesi erano Westerbork e Vught. La Resistenza fu scarsa e divenne organizzata solo nel 1943, quando ormai la maggior parte degli ebrei erano stati deportati. Solo diecimila ebrei su settantamila sopravvissero. Fra questi, Otto Frank (1889 - 1980), il padre di Anna. Quando, nella Amsterdam liberata (8 maggio 1945) gli ebrei tornarono, trovarono le proprie case saccheggiate. E il quartiere ebraico non esisteva più. Amsterdam perse il 10% dei suoi abitanti.Solo uno su 16 dei 90.000 ebrei di Amsterdam
sopravvisse alla guerra di sterminio (uno su sette nei Paesi Bassi), la
percentuale più bassa di tutta l’Europa occidentale.
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Così lamentava l'attivista pei diritti civili Mozes Asser (Amsterdam 1705 - 1759): “ci è stato permesso di cantare i salmi in pubblico e di morire di fame.” Fu solo con l'occupazione dei Francesi (1795 – 1813), con le loro idee di Liberté, Fraternité, Égalité, insomma i Diritti dell'Uomo e del Cittadino, che gli ebrei divennero “citoyens” con pari diritti civili: come quello di votare e farsi votare. Le illiberali gilde, tanto ritratte dai quadri di Rembrandt, furono sciolte nel 1809: ora ognuno poteva fare il lavoro che voleva. Il nuovo governo francese fece politiche d'integrazione: ora si deve parlare bene l'olandese anziché l'Yiddish (degli Ashkenaziti) o il portoghese o il Ladino (dei Sefarditi). In compenso, accanto alle liberalizzazioni delle professioni, la chiusura del commercio con l'Inghilterra creò una crisi economica, come abbiamo visto. E i più fra gli ebrei, come s'é detto, erano già poveri. E quindi non liberi. Si crea quindi un gap fra il governo e le masse, che si lasciano sedurre dalla nuova ideologia (diffusa dopo la pubblicazione del “Manifesto” di Marx nel 1848) del socialismo. Fu da un quartiere ebraico di Amsterdam Est creato ad inizio Novecento che proveniva il primo socialista mandato in Parlamento. Per fortuna, nel 1870 vennero scoperti giacimenti di diamanti in Sud Africa che creò un'industria della lucidatura dei diamanti (due grosse fabbriche, Boas e Coster, eran site proprio nel quartiere ebraico): grazie a questo nuovo ramo del commercio, si creò, finalmente, una classe media di ebrei, che guadagnava e stava meglio e che contribuì alla fondazione della Compagnia delle Indie Orientali Olandese. “I mercanti di diamanti ebrei” erano “un gruppo etnico così saldamente compatto da essere in grado di creare il più efficiente dei mercati poiché è riuscito a mantenere molto bassi i costi legati alla sorveglianza e alle transazioni economiche, riducendo così le spese di ogni singola vendita” (Jonathan Haidt nel già citato “Menti tribali”, Codice edizioni, Torino 2013, pag. 371): in altre parole, essendoci (la buona) Fede e dunque fiducia, la religione ebraica ha favorito gli affari perché gli ebrei erano persone di cui potersi fidare.
Gli Olandesi consegnarono ai tedeschi la
percentuale più alta di ebrei di tutta l’Europa.
Un comportamento molto
diverso da quello dei Danesi. Nell'agosto 1943, nella Danimarca occupata da
Hitler si scatenò la Caccia all'Ebreo finalizzata alla pulizia etnica. 3000
Ebrei locali discendevano da famiglie insediate lì sin dal Seicento,
altrettanti eran giunti ad inizio Novecento dalla Russia per sfuggire al
comunismo, mille eran giunti dalla Germania e dall'Austria per scampare proprio
ai Lager nazionalsocialisti: la stragrande maggioranza di questi 7mila Ebrei
Danesi (uomini donne vecchi e bambini) fu messa in salvo dai propri
compatrioti. Il fiero Popolo Danese, seguendo l'invito del Vescovo di
Copenaghen, non rimase affatto passivo spettatore o collaborazionista (come
tanti olandesi): la gente comune li nascose, li nutri', li scaldo' e li
imbarco' verso la vicina e neutrale Svezia cioè verso la sicura salvezza. Il
libro “Il popolo che disse no” di Bo
Lidegaard appena uscito racconta l'avventurosa storia di un intero Popolo che,
coraggiosamente saldo sui propri principii patriottici e cristiani, salvò un
altro Popolo intero.
Eroi Olandesi/1: La Famiglia che protesse i Frank
Visita al Rifugio Segreto
La Fede della ragazzina che voleva diventare Scrittrice:
“Guardo il Cielo e penso: l'Uomo in realtà é buono”
“Chi rischia la vita per salvarci è la dimostrazione vivente dell'esistenza di Dio”
Maria Montessori fu la prima donna italiana a laurearsi in Medicina dopo l'Unità. Nel 1934, sia Mussolini sia Hitler chiudono tutte le scuole Montessori. |
Conosciamo la sua storia perché Anne aveva ricevuto in dono dai genitori pel tredicesimo compleanno non una stupida bambola od un giocattolo, bensì un diario: Anne finge che sia un'amichetta, una pen friend, se ne affeziona, e lo reca con sé nel rifugio, e lo scrive a mano in bella grafia. “Come nascondiglio è ideale”, scrive l'11 luglio 1942: una libreria girevole viene costruita a bell'apposta e messa sopra la porta segreta per renderlo ancora più sicuro. Le proibizioni sono tante: per molte ore i clandestini devono evitare di far scorrere l'acqua, ché sotto potrebbero sentirli (23 agosto 1943) e “di giorno non possiamo scostare le tende di un solo centimetro” (28 novembre 1042).
FEDE NELL'UMANITA'. "Nonostante tutto", scrive
in una pagina del suo Diario Anne Frank,
"continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo".
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“Scrivendo mi libero di qualsiasi cosa, mi passa il malumore, mi si solleva il morale!” (5 aprile 1944).
PIETA'. Anne Frank teneva appeso un poster del capolavoro (1498 - 99) di Michelangelo (1475 - 1564) nella sua stanzetta del Rifugio Segreto ad Amsterdam. |
“di notte non abbiamo pace, ho le occhiaie per la mancanza di sonno”.
Il 9 ottobre 1942, la notizia choc: “La radio inglese” (la BBC) “parla di camere a gas. Sono totalmente sconvolta”. Anne si fa coraggio quando la radio dà la notizia che gli Alleati stanno facendo la guerra ai nazisti. Oggi la stanza è nuda, ma come tanti teenagers, per ravvivare la sua stanzetta/prigione, anche Anne aveva la stanza tappezzata di posters: prima di attrici di cinema, poi anche di arte, compresa la Pietà di Michelangelo (quella pietà umana che i nazisti non ebbero per le persone come lei). Come molti di noi quando eravamo ragazzini, ha mutato varie volte sogni: infine sogna di diventare una scrittrice famosa. Decisivo, in questo orientamento, é lo storico discorso che il ministro in esilio Bolkestein pronunzia alla radio Orange (il 28 marzo 1944):
“finalmente, dopo tanti ripensamenti, ho iniziato a scrivere il mio “Alloggio Segreto”, nella mia testa è già finito (…) chissà se riuscirò mai a completarlo davvero” (20 maggio 1944)
Dice al padre: “Sapevi da tanto che il mio grande desiderio era diventare giornalista e, dopo, una famosa scrittrice. Comunque, dopo la guerra vorrei pubblicare un libro intitolato “L'alloggio segreto” (11 maggio 1944). Scrive il 12 febbraio 1944:
“il sole splende, il cielo è azzurro intenso. Soffia un venticello meraviglioso e vorrei tanto...vorrei...tutto...Parlare, essere libera, avere amici, essere sola.”
Il 15 luglio 1944 scriveva invece:
“la gioventù, in fondo, è più solitaria della vecchiaia. Questa massima che ho letto in qualche libro mi è rimasta in mente e l'ho trovata vera; é vero che qui gli adulti trovano maggiori difficoltà che i giovani? No, non è affatto vero. Gli anziani hanno un'opinione su tutto, e nella vita non esitano più prima di agire. A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia, e di Dio.”
Ella trova proprio nel gesto delle persone buone che li ospitano la prova vivente dell'esistenza di Dio: il Bene esiste, e lo mostrano persone come il fruttivendolo che venne arrestato perché, anche lui, nascondeva degli ebrei. Ci sono anche pagine che fanno ridere, come il 12 marzo 1943, quando taglia i capelli del padre con risultati buffi! Anne tiene anche un quaderno con le frasi che più la colpiscono degli autori che legge. Scrive l'11 aprile 1944:
“Un giorno questa terribile guerra sarà finita. Quel momento arriverà quando noi saremo “people” (persone, popolo) e non solo ebrei”.
Otto (1889 - 1980) fu l'unico sopravvissuto degli otto clandestini. Non sapremo mai chi tradì le due famiglie e fece la spia.
Il Diario è un documento unico perché mai ritoccato
¾ degli Ebrei di Amsterdam (60mila) uccisi in guerra,
grazie alla collaborazione degli olandesi, scarsa la resistenza
“Le culture cristiane
che hanno istigato l’antisemitismo e l’assassinio degli ebrei se ne lavano le
mani con l’innocenza di Pilato”
PIM FORTUYN, “La società orfana. Trattato religioso-sociologico”, edizione italiana a cura
dell’Associazione
culturale Carlo Cattaneo, Pordenone 2007, pag. 203
Dei 22 mila clandestini ebrei 9 mila sono stati scoperti ed arrestati, spesso a causa di una delazione.
Il regime nazista dava soldi a chi faceva la spia (sino a 40 fiorini, una settimana di stipendio medio).
REGISTA tre volte PREMIO OSCAR. |
“Da quelle pagine scritte mi appariva una Anne completamente diversa dalla bambina che avevo perduto. Non avevo idea che custodisse pensieri e sentimenti tanto profondi (…) Che avesse tratto tanto coraggio dalla fede in Dio fu una vera sorpresa per me. Non aveva mai prestato particolare attenzione quando celebravamo le feste ebraiche o quando il signor Pfeffer pronunziava la preghiera del venerdì. Era sì presente, ma restava in silenzio. Credo che i riti dell'ebraismo avessero scarso significato per lei, ma che considerasse importante l'etica della dottrina”.
Nel 1960 il nascondiglio diviene Museo, ove trovate anche l'Oscar di Shelley Winter (1920 - 2006), l'attrice di Hollywood la quale, consapevole delle proprie radici ebraiche, disse: “Signor Frank, se vinco un Oscar per “Il diario di Anne Frank” (USA 1959), Le prometto che lo porterò al Museo di Anne Frank ad Amsterdam”. E così fece. Nel 1966 avrebbe vinto il suo secondo Oscar, sempre come miglior attrice non protagonista. Il film, girato a quattordici anni dalla morte di Anne Frank, del regista Stevens (già vincitore di tre premio Oscar) s'aggiudicò altre due statuette dell'Academy: miglior fotografia in bianco e nero e miglior scenografia, sempre in b/n.
PREMIO OSCAR DEDICATO AD ANNE FRANK, La statuetta donata dall'attrice Shelley Winters al Museo Anne Frank di Amsterdam. Era il 1959. |
Il film, che dura ben due ore e trenta, inizia con la visita di Otto Frank nel nascondiglio, nel 1945, a guerra finita. Quindi, si torna indietro con la storia, per risparmiarci il momento dell'arresto (il film si ferma con l'arrivo della polizia verde che sfonda la porta di sotto).
L'opera hollywoodiana, con varie licenze poetiche ma fedele allo spirito e alla verità umana del Diario, rende bene la claustrofobia, il senso di soffocamento, e anche le meschinità (dovute al patimento della fame) e l'umanità (il perdono, i piccolo gesti carini, come i doni del padre alla figlia o i regali creati da Anne con miseri mezzi per i suoi compagni di prigionia). Il regista fa dire direttamente ad Anne in forma di dialogo i suoi pensieri (ad esempio il suo pensiero su Dio lo fa dire a Peter guardando insieme il Cielo in soffitta), ed ha una componente thriller: usando il bottom up, fra piano di sotto e subito dopo piano di sopra con una carrellata, rende l'idea della tensione per ciò che si sente giù (e sposa l'ipotesi, che è solo una fra le tante, che sia stato il ladro a fare la spia con la Gestapo), e gli sguardi allarmati ogni qual volta i clandestini sentono una sirena per strada, nel terrore siano i nazisti venuti ad arrestarli, come effettivamente succederà. Il film rende anche il rapporto madre/figlia, tipicamente difficile nell'adolescenza, ed Anne paragona proprio questo periodo passeggero al periodo di odio che sta vivendo il mondo: passerà, l'umanità evolverà anch'essa. Il signor Frank dedicherà tutto il resto della sua vita a rispondere alle migliaia di lettere di persone che hanno letto il diario della figlia.
Questa è la fede di Anne:
“Ecco la difficoltà di questi tempi: gl'ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancòra sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.” (15 luglio 1944). “Mi é impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo, l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche queste spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.”
Anne Frank fu vittima non solo del nazionalsocialismo, ma anche dello spionaggio, tipico di tutte le dittature. Fu lasciata morire di fame e sete e malattia perché ebrea dopo una campagna di animalizzazione e disumanizzazione di persone che da secoli vivevano in pace.
“Ecco la difficoltà di questi tempi: gl'ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancòra sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo.” (15 luglio 1944). “Mi é impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo, l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche queste spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.”
La scrittrice Mirjam Pressler è anche traduttrice dall'ebraico. |
Dopo tre giorni di viaggio su un treno-merci senz'acqua né cibo, la ragazza arriva ad Auschwitz, in Polonia (il primo Paese invaso dai nazisti): come l'italiano Primo Levi (1919 – 1987). La mamma è la prima a morire: di fame. Il dipendente di Otto morì in una camera a gas: soffocato. Poi fu la volta della moglie del dipendente di Otto, che si passò quattro campi di concentramento. Peter subì una Marcia della Morte e morì ad Auschwitz. Che cos'erano le Marce della Morte? Quando i nazisti erano accerchiati (dagli Alleati ad Ovest e dai Russi ad Est), decisero di trasferire gl'internati dai campi, facendo così sparire le prove degli eccidi, e quelli che (già moribondi dopo mesi di prigionia) non reggevano a quest'ennesima tortura, venivan finiti con un colpo. Un ebreo famoso sopravvissuto, il Premio Nobel per la Pace Elie Wiesel, fu uno di quelli che dovettero subire queste marce (lo racconta ne “La notte”, del 1958), come Primo Levi (che ne parla in “Se questo è un uomo”, del 1947). Margot ed Anne passarono un mese ad Auschwitz-Birkenau e vennero poi spedite a Bergen-Belsen, ove morirono di tifo esantematico nel marzo 1945, solo tre settimane prima della liberazione del campo. La scrittrice ebrea tedesca Mirjam Pressler commenta che il Diario di Anne Frank è il documento più onesto dell'età della pubertà perché non ci sono correzioni di correttori di bozze. Ad Anne Frank ha dedicato una statuetta la scultrice Mari Andriessen (1897 – 1979), conservata al Museo storico di Amsterdam.
Eroi Olandesi/2: il Diario dell'ebrea Etty Hillesum
Poteva salvarsi ma condivise il destino del suo Popolo:
"La vita è bella e credo in Dio,
anche se loro ci distruggeranno tutti. Avremo la Pace quando ognuno l'avrà in sé stesso liberandosi dall'odio razziale"
Nel Testamento dei 12 Patriarchi la condanna di ogni odio
Esther Hillesum detta Etty (1914 - 1943) era una ragazza ebrea borghese. Figlia di un professore di greco e latino, nato ad Amsterdam, e di una russa, giunse ad Amsterdam in sèguito ad un pogrom: una sommossa popolare antisemita. Si laureò in giurisprudenza all'Università di Amsterdam ed in sèguito studiò la psicologia analitica di Jung (1842 - 1896), un autore del quale abbiamo già trattato in questo Blog.
Nel 1942, lavorando come dattilografa in una sezione del Consiglio Ebraico (quell'organo che fornì ai nazionalsocialisti invasori tutti i nomi degli ebrei presenti nella comunità di Amsterdam) ebbe modo di salvarsi.
Ma decise di condividere (proprio come l'eroe Bonhoeffer in Germania) la sorte del suo Popolo, e partì come assistente sociale per un campo di transito (transito verso i campi di concentramento e sterminio: i Lager nazisti) di Westerbork (nel nordest dell'Olanda), ove eran stati internati anche genitori e fratelli.
Nel 1943 l'intera famiglia (eccetto la sorella) fu portata nel Konzentrationlager di Auschwitz, in Polonia.
Profondamente credente, questa donna ebrea così definisce Dio: "la parte più profonda e ricca di me, in cui mi riposo".
Scrive nel suo Diario (1941 - 1943):
«Bene, accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se gli altri non capiranno cos'è in gioco per noi ebrei. [...] Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato. » (3 luglio 1942)
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Il curatore del diario, Jan Geurt Garlaandt, definisce il suo eroismo "altruismo radicale".
Sylvie Germain, francese, biografa di Etty Hillesum. E' stata allieva del filosofo ebreo Emmanuel Lévinas (1906 - 1995). |
Scrive nel Diario quando il suo Paese è occupato dagli sterminatori nazisti:
«Trovo bella la vita, e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me come sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile, ma non è grave. Dobbiamo prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà allora da sé: e "lavorare sé stessi" non è proprio una forma di individualismo malaticcio.
Una pace futura potrà esser veramente tale solo se prima sarà stata trovata da ognuno in sé stesso – se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro il prossimo, di qualunque razza o popolo, se avrà superato quest'odio e l'avrà trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore se non è chiedere troppo. È l'unica soluzione possibile. E così potrei continuare per pagine e pagine. Quel pezzetto d'eternità che ci portiamo dentro può esser espresso in una parola come in dieci volumi. Sono una persona felice e lodo questa vita, la lodo proprio, nell'anno del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra. » (20 giugno 1942)
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Similmente, aveva scritto un altro ebreo di Amsterdam nel Seicento, Spinoza (1632 - 1677):
"l'odio è accresciuto dalla reciprocità, e può invece essere distrutto dall'amore".
Questa donna, come ha scritto la sua biografa Sylvie Germain, "ha saputo attraversare molte forme d'amore: l'eros, come passione erotica divorante e impaziente; la philia, l'amicizia paziente e rispettosa; l'agape, in un abbraccio nei confronti dell'umanità tutta, in particolare quella dolente". A lei Amsterdam ha dedicato la Fondazione che porta il suo nome ma non viene abbastanza ricordata in Olanda. Per chi non lo sapesse, la condanna di ogni forma di odio fu espressa per la prima volta da un fariseo (nonostante la vulgata e i modi di dire), quindi da un ebreo (un cattivo ebreo, secondo il cristianesimo): nel Testamento dei Dodici Patriarchi, ove si legge
"L'odio è un male, perché è costantemente legato alla bugia"
Oggi ritorna l'antisemitismo in Olanda, gli ebrei ortodossi han paura di girare per la strada in kippah (e così i gay evitano la visibilità): molti marocchini odiano entrambi i gruppi
Nel 2015 l'Islam sarà la religione predominante a Rotterdam
Nell'estate di tre anni fa, ad Amsterdam è crollato un tronco monumentale. Ne resta un ceppo alto poco più di un metro, macero. Si tratta del vecchio ippocastano che Anne Frank vedeva dal nascondiglio dove era confinata con la famiglia. “L’antisemitismo in Olanda è tornato a essere salonfähig” (socialmente accettabile), denunzia il giornalista olandese Paul Andersson Toussaint. I bambini ebrei sono sconsigliati di indossare nelle scuole pubbliche simboli religiosi perché verrebbero presi di mira dai bambini islamici. Il leader della "Dutch Jewish Federation", Herman Loonstein, annuncia che “molti ebrei stanno emigrando in Israele e Gran Bretagna. L'aveva previsto l’ex eurocommissario sotto Romano Prodi ed ex leader del Vvd, il partito liberale attualmente al potere in Olanda, Frits Bolkestein che quando una ventina d’anni fa, prima dell'Undici Settembre, sul giornale Volkskrant scrisse un intervento sull'Islām, subì lo stesso trattamento di Pim Fortuyn, Van Gogh e Ayaan Hirsi Ali. Tre anni fa, l'invito nel libro “Het Herval” (“Il declino”) di Manfred Gerstenfeld, ebreo nato a Vienna, cresciuto ad Amsterdam ed in seguito emigrato in Israele e vincitore del "Lifetime Achievement Award of the Journal for the Study of Antisemitism": “Gli ebrei non hanno futuro qui e dovrebbero emigrare negli Stati Uniti o in Israele”.
I risultati elettorali del Partito di Geert Wilders. |
Benzion Evers, figlio del rabbino di Amsterdam, parlando con il quotidiano “Het Parool”, ha detto: “Emigrare è per noi una soluzione. E lo farà il sessanta per cento della comunità. Anche mio padre mi seguirà”. Cinque dei suoi fratelli e sorelle hanno d’altronde già fatto lo stesso passo. E quando andrà in pensione, seguirà anche il rabbino.
Il problema si concentra sugli ebrei ortodossi, che sono visibili, con l’abito nero, con la kippah, oppure perché hanno un volto tipicamente ebraico con la barba. Queste persone non possono più girare per le strade olandesi.” Infatti, il 25enne Lester M. Wolff van Ravenswade ha scritto al giornale liberale “NRC Handelsblad” (lo stesso che ha ospitato gl'interventi di Ayaan Hirsi Ali e del professor Paul Scheffer): “Non posso andare ad eventi pubblici vestito da ebreo, e tanto meno uscire il sabato sera. Quale partito bisogna votare per poter vivere in sicurezza con la kippah in testa?”. Conferma al quotidiano progressista israeliano “Ha’aretz” il capo del CIDI, Ronny Naftaniel: “Ormai molti membri della comunità ebraica considerano normale dover nascondere il loro copricapo (yarmulke in yiddish, kippah in ebraico ndr) quando escono in strada”.La Tv ebraica “Joodse Omroep” ha dunque deciso di fare un esperimento: ha spedito tre cameramen vestìti da ebrei ortodossi per le strade di Amsterdam. Il servizio (un frammento è disponibile anche su Youtube), mostra giovani musulmani che incitano a Hitler e cercano di aggredirli. Lo scrittore olandese Leon de Winter, autore di bestsellers, che ha difeso dalle colonne del "Wall Street Journal" il connazionale Geert Wilders (che aveva paragonato il Corano al "Mein Kampf" di Hitler) dalle accuse di razzismo (http://online.wsj.com/article/SB10001424052748703906204575026532718536518.html) in visita a Westerbork – la località nella provincia nordorientale di Drenthe, dove si trovava il campo di smistamento dal quale gli ebrei olandesi partivano per i campi di concentramento in Germania o in Polonia, ha detto: “Quanti ebrei ad Amsterdam sono ancora ‘riconoscibili’ come ebrei? Qualche centinaio? Gli ebrei che io conosco, che sono cittadini non appariscenti, disciplinati, più olandesi che ebrei, tengono da anni di nascosto la valigia pronta”. Addirittura, nel 2010 il sindaco (che già aveva fatto una simile operazione con poliziotti fintisi coppie gay mano-nella-mano per le strade) ha considerato l'idea di mandare poliziotti “undercover” travestìti da ebrei ortodossi per isolare subito gli antisemiti (ecco il link: http://www.dutchnews.nl/news/archives/2010/06/amsterdam_mayor_considers_usin.php). Manfred Gerstenfeld, esperto di antisemitismo e capo della “Board of Fellows of the Jerusalem Center for Public Affairs” ha commentato: “Questa nuova iniziativa dimostra solo il livello di disperazione raggiunto ormai dai politici olandesi, che non sanno più come fermare l’ondata di antisemitismo lasciata in eredità dall’ex sindaco di Amsterdam Job Cohen” (peraltro ebreo). Lo stesso sindaco che, riferisce Bruce Bawer, aveva detto che ci vuole una certa tolleranza (accomodation) per quegl'islamici immigrati che hanno opinioni ed abitudini diverse sulle donne (B. Bawer, “Surrender”, Doubleday, New York 2009, pagg. 117 - 118).
Mentre una parlamentare di sinistra (un'ambientalista proprio come l'assassino di Fortuyn) gli ha risposto con l'insulto (“rimbambito”), Geert Wilders, leader del Partito della Libertà, che è anche l’ex delfino di Bolkestein ha detto: “Non sono gli ebrei che devono emigrare, ma quei marocchini che si rendono colpevoli di antisemitismo”. Al talk-show “Pauw & Witteman”, Bolkestein ha ricordato le vittime dell'indifferenza olandese: “Il passato ci dimostra che gli olandesi guardano troppo spesso dall’altra parte”. Anche il rabbino capo olandese, Benjamin Jacobs concorda sull'emigrazione come unica possibile soluzione: “Dobbiamo andarcene in Israele”. Ci spiega Gerstenfeld: “Gran parte degli ebrei olandesi sono assimilati e per la maggior parte è impossibile riconoscerli.
PSICOLOGA. La professoressa Bloeme Evers-Emden dice: "consiglio fortemente ai miei figli di andarsene dall'Olanda" a causa del clima di antisemitismo diffuso dagl'immigrati marocchini. |
http://www.olokaustos.org/geo/olanda/joodseraad.html).