lunedì 15 maggio 2023

Profugo nel 2015, ora Borgomastro in Germania!

di LELE JANDON
Mentre in Italia il governo di estrema destra fa propaganda neofascista seminando l’infondata paura della “Sostituzione etnica” (nota teoria cospirativa a cui si sono ispirati oramai troppi stragisti, come abbiamo dimostrato: http://lelejandon.blogspot.com/2023/04/i-discorsi-neonazisti-del-cognato-di.html), dalla Germania arriva una notizia sensazionale proprio sul fronte dell’armonia sociale. Innanzitutto va detto che come si sono integrati i tedeschi di origine turca, così vogliamo bene ai residenti originari dalla Siria che hanno saputo farsi apprezzare. E la “diversity” (la varietà della società in tutti i sensi, anche etnica) è un valore comune non solo qui a Berlino ove sono esposte nuovamente le coloratissime sculture degli orsi che si tengono per mano con le parole chiave Rispetto e Tolleranza (http://lelejandon.blogspot.com/2023/05/berlin-sculptures-celebrate-diversity.html ) ma anche in provincia.
Ad esempio ad Ostelsheim, villaggio agricolo di sole 2500 anime vicino a Stoccarda, che ha eletto sindaco Ryyan Alshebl, tedesco di soli 29 anni che si trova in Germania soltanto dal 2015: era l’anno dello storico Discorso “Ce la faremo!” della Merkel che disse OK al milione e mezzo di richiedenti asilo in fuga dall’ISIS. Lui aveva 21 anni ed era fra i dieci milioni di siriani che a causa della guerra civile lasciarono il Paese. E’ fuggito su un gommone: un pericoloso “clandestino”, direbbero Meloni e Salvini che gridano spesso “Al lupo! Al lupo!”. Come tanti europei originari della Siria, anche il signor Alshebl proviene dalla classe media istruita essendo figlio di un’insegnante e di un ingegnere agricolo e a sua volta si è laureato (in management bancario). La sua famiglia è mussulmana (appartenente al 3% della minoranza drusa), lui è laico e non praticante.
Quando arrivò qui in Germania non sapeva una sola parola di tedesco ma si è dato assai da fare: ha studiato in fretta, ha fatto domanda per uno stage, ha fatto la sua gavetta ed è diventato un coscienzioso impiegato dell’amministrazione municipale. Ha fatto tesoro dell’esperienza formativa e lavorativa: la sua priorità, ha promesso nella sua campagna elettorale condotta casa per casa, è l’accesso dei concittadini attraverso Internet ai propri documenti personali (la famosa “digitalizzazione” che peraltro aveva realizzato bene come riforma nazionale in Ucraina Zelensky prima che il Paese venisse attaccato da Putin anche per l’invidia nei confronti dei progressi del vicino). Il 55% degli elettori ha premiato la sua competenza ed ha preferito lui come borgomastro a due avversari indipendenti. L’exploit di questo giovanotto è una notizia che ha fatto il giro del mondo (dal “Guardian” alla “CNN” ai Paesi arabi) con titoli di giornale però non corretti: lui è cittadino tedesco, quindi di fatto è tedesco, un tedesco originario della Siria, non più e non solo un “siriano”. Infatti ha avuto parole d’affetto per il suo Paese d’adozione: «Chiunque sia pronto a fare qualcosa qui può avere l’opportunità di farlo. Sento di appartenere a questa società».
Il giovane è il primo (ex) rifugiato a diventare sindaco ma (altra bella notizia) non è il primo sindaco originario della Siria: poco prima di lui, infatti, il 40enne Mike Josef, candidato della SPD, è diventato sindaco di Francoforte sul Meno battendo il candidato della CDU col 51,7% dei voti. Era emigrato in Germania con la famiglia già nel 1983 quando aveva quattr’anni (erano perseguitati in quanto cristiani dal regime di Assad). Non è un caso che Ashebl sia stato eletto con i Verdi (il Partito più progressista e che vanta una stupenda diversità di persone solari al proprio interno: donne, gay, trans e di background migratorio come il ministro dell’Agricoltura Cem Özdemir, figlio di Gasarbeiter turchi di etnia circassa, anche loro emigrati nel Land del Baden-Württemberg, https://lelejandon.blogspot.com/2023/01/siamo-un-pianeta-nomade-una-mostra.html ). Il ministro dell’integrazione di quello Stato tedesco (Manne Lucha, anch’egli del partito dei Grünen) ha commentato così: «Questa vittoria dimostra che la diversità è parte integrante del Baden-Württemberg». Lele Jandon

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