venerdì 14 maggio 2021

Il Nostro Abbraccio al Popolo Israeliano Sott'Attacco dei Terroristi: Manifestazione a Milano

 

di LELE JANDON

Solidarietà al popolo d'Israele sotto le bombe di Hamas.
Oggi che ricorre l’anniversario della dichiarazione d’indipendenza d’Israele, Vi propongo un approfondimento per spiegare le ragioni per cui l’altrieri anche Antonello Ghezzi ed io de “Il Cinema e i Diritti” abbiamo manifestato la nostra solidarietà umana a questo popolo.

Comunque la si pensi intorno al complesso conflitto, agli errori ed eccessi passati delle politiche israeliane e sulle scelte dell’attuale controverso premier uscente di destra Netanyahu, era importante esserci per mandare un abbraccio ideale ai cittadini sofferenti dello Stato ebraico, da quattro giorni sottoposti al Terrore delle bombe sopra le loro teste.

Una famiglia israeliana si ritrova con la casa sventrata
dai razzi dei terroristi di Hamas.

Proviamo ad immaginarci sotto il massiccio tiro di 1750 razzi e colpi di mortaio (“un evento talmente unico e inaspettato che nemmeno l’osannata intelligence del nostro Esercito è stata capace di prevederlo” ha scritto oggi sul “Corriere della Sera” il regista ebreo israeliano Etgar Keret) che da lunedì scorso vengono lanciati “indiscriminatamente contro i centri abitati”, come ha detto il presidente Biden: quindi contro chiunque, soprattutto contro la popolazione civile israeliana (crimine di guerra secondo la Convenzione di Ginevra).

Era importante esserci per affermare il semplice principio di civiltà per cui non si attaccano mai i civili e tanto più perché gli ebrei sono storicamente il popolo più odiato e incompreso e in Italia (come in Germania) si sente poco la loro voce. Qui non si tratta di politica bensì di crimini contro l’umanità. Infatti c’erano persone di vari orientamenti politici.

Manifestazione a Milano a sostegno del popolo d'Israele
lo scorso 12 maggio dinanzi alla sinagoga centrale di via
della Guastalla.

Questi terroristi che attaccano non già un territorio conteso bensì uno Stato riconosciuto sono Hamas (che nel suo Statuto ha la distruzione d’Israele e definisce le conferenze internazionali “perdite di tempo”), da quindici anni al Potere de facto sulla Striscia di Gaza (ove siede al parlamento e spera di vincere la maggioranza alle prossime elezioni), la Jihad islamica palestinese ed il suo braccio armato, le Brigate al-Quds. Tali gruppi estremisti sono finanziati ed addestrati dalle guardie dell’Iran (che si vendica anche dei cyberattacchi israeliani alle sue centrali nucleari): fra i candidati alle prossime presidenziali di questo regime teocratico che nega che Israele sia uno Stato c’è anche lo psicopatico ex presidente Ahmadinejad. Come diceva Marco Pannella in visita a Gerusalemme nel 2002, “Israele rappresenta una minaccia mortale per i regimi fondamentalisti e dittatoriali, è divenuta una metastasi di democrazia e di civiltà in Medio Oriente e per questo vogliono che sia distrutta”.

La sinagoga centrale di via della Guastalla a Milano.


E come ha dovuto ribadire persino oggi Aldo Cazzullo sul “Corriere”, “è evidente che Israele e Hamas non possono essere messi sullo stesso piano. Israele è uno Stato democratico” mentre “Hamas è un’organizzazione terroristica”, “premessa che dovrebbe apparire scontata ma per molti non lo è”. Né dimentichiamo che il terrorismo palestinese ha attaccato anche fuori Israele (ad esempio alle Olimpiadi estive di Monaco di Baviera nel 1972)!

Con questa grandine di missili (diecine sullo stesso target in contemporanea!) Hamas ha colpito i sobborghi di Tel Aviv e tentato di colpire persino l’aeroporto civile internazionale Ben Gurion il cui traffico in entrata è stato chiuso (mai successo che in tanti conflitti i governi abbiamo chiuso lo spazio aereo, nota il “Corriere” stamane).

Quattro delle sette persone israeliane uccise dai razzi di Hamas.

Come al solito, circa l’85% dei razzi (diretti verso i centri abitati) sono stati intercettati da “Iron Dome” (la “Cupola di Ferro”) che li capta sino a settanta chilometri di distanza e li distrugge sonoramente producendo un rumore infernale. Ancorché sofisticatissimo, questo sistema di autoprotezione (totalmente “made in Israel” ed operativo dal 2011, sito in posizioni mimetizzate e difficili da intercettare) non è infallibile, infatti sono stati uccise dai razzi sette persone israeliane.

Foto dal "Corriere della Sera".
Soldatesse piangono al funerale del soldato
21enne ucciso da Hamas (terza foto sopra). 

Gli uccisi identificati sono due signore ebree, un’ottantenne e questa sessantenne in fotografia, Leah Yom Tov; due arabo-israeliani, il 52enne Kalil Awad e la sua giovane figlia Nadin; il sergente 21enne Omer Tabib, che avrebbe terminato il suo servizio militare obbligatorio in un mese; e questo bambino di cinque anni, Idi Avigal, appassionato come vedete delle Tartarughe Ninja ed il cui funerale oggi è stato interrotto bruscamente dalle sirene che annunciavano altri razzi.

Il bambino israeliano di cinque anni ucciso dai razzi di Hamas.

Nel caso di un uomo colpito, Hamas ha cercato d’impedire i soccorsi a colpi di mortaio (altro crimine di guerra). Addirittura, nella loro imperizia, i terroristi hanno sparato in modo talmente maldestro che 350 razzi sono stati un boomerang: sono ricaduti contro quel popolo che dice di voler difendere!

Metà Israele non è dotata di quella stanza-Bunker con muri corazzati e finestra dalle lastre d’acciaio a scomparsa chiudibili che sono d’obbligo dal 1990 e così ha solo un minuto dal suono delle sirene per raggiungere i mini rifugi antiatomici (di solito sotto casa). Lo spiega a “Sputnik News” il dottor Roberto Della Rocca, medico ebreo (nonché membro della direzione del partito progressista Meretz) che vive in Israele dal 1979 (e sino all’86 ha abitato in un kibbutz periodicamente bombardato con razzi in un’epoca priva di sistemi di preallarme): “Chi non ha vissuto quest’esperienza non può capire. Se Hamas avesse investito i miliardi che hanno ricevuto dalla comunità internazionale in infrastrutture, avrebbe pensato al Welfare degli abitanti della Striscia” e “invece ha deciso d’investire in tunnel e nella produzione di razzi”.

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Scatenare la guerriglia e mandare a morire la gioventù a cui non si dà alternativa è “una lucida e cinica strategia”, spiega il quotidiano liberale progressista “Linkiesta”: “provocare a freddo incidenti di massa con gl’israeliani, lanciando centinaia di giovani allo sbaraglio (i pretesti non mancano mai)”.

   Soccorso ad un bambino israeliano ferito dai razzi di Hamas. 
E stavolta il pretesto è stata una rivolta scatenata da una controversia (appena rinviata a breve e comunque risolvibile al tribunale civile) riguardante delle famiglie arabe a Gerusalemme Est che pretendevano di continuare a non pagare l’affitto per case che, si è scoperto dalle indagini, appartenevano in realtà ad ebrei prim’ancora della fondazione d’Israele: quelle famiglie asseriscono senza prove documentali che quelle abitazioni gli erano state promesse dai giordani all’epoca dell’occupazione della Giordania della parte orientale di Gerusalemme. Non hanno atteso la sentenza e la fake news di questo presunto esproprio (rilanciata su molti media che non hanno approfondito la questione) sommata al nervosismo per un cambio di una regola di sicurezza anti-assembramenti serali per la Festa di fine Ramadan (una misura giudicata “umiliante”) ha scatenato una pretestuosa rivolta violenta che ha politicizzato la disputa. Dinanzi ai violenti che le gettavano pietre in testa, la polizia israeliana è ricorsa alle granate stordenti, ma non si è forse difesa coi lacrimogeni la polizia italiana contro i No Tav che le lanciavano pietre e oggetti contundenti in Val di Susa un mese fa?

Come  spiega (nel suo articolo sul quotidiano indipendente in lingua ingleseTimes of Israel che Vi allego tradotto in italiano) l’attivista Bassem Eid: Come palestinese che vive a Gerusalemme sono infuriato e non posso che incolpare Hamas. I fanatici che governano Gaza con pugno di ferro non sanno resistere all’opportunità di aizzare violenze antiebraiche per il loro tornaconto politico. Se nel farlo muoiono innocenti ebrei e musulmani, per loro è tanto di guadagnato”. “Scatenando la battaglia Hamas rivendica la leadership palestinese e prova ad approfittare dell’indebolimento del suo rivale storico, Al Fatah, la formazione in passato guidata da Arafat”, spiega “Internazionale”, non certo vicina ad Israele. “La risposta hamasiana a suon di missili è criminale anche nei confronti degli abitanti di Gaza perché la ritorsione è certa nonché giustificata”, ha scritto Stefano Jesurum, ex giornalista del “Corriere della Sera” e membro della comunità ebraica di Milano.

Ed è sbagliato per principio pensare che i palestinesi s’identifichino con Hamas e si possa dialogare coi terroristi (come chiede una deputata araba della Knesset)!

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La foto-simbolo della convivenza in Israele:
due colleghe infermiere,
un'araba-israeliana e un'ebrea israeliana,
mostrano un cuore in segno di fratellanza. 

Il guaio stavolta è che si apre anche un fronte interno: scontri fra concittadini e connazionali ebrei e palestinesi dentro Israele sin qui vissuti in pace.

La tensione è così alta nel centro e nel Sud del Paese che le scuole lì sono tenute chiuse, molti negozianti tengono chiuso il negozio perché la gente impaurita resta a casa e vige il coprifuoco sin dal pomeriggio in due città miste site nel centro d’Israele, abituate alla convivenza interraziale e interreligiosa, ove bande di teppisti hanno bruciato sinagoghe (come ai tempi dei pogrom antiebraici). In risposta a questi attacchi incendiari (anche per mezzo di molotov ed armi automatiche) alcuni ebrei, infuriati, hanno linciato a morte un palestinese. Fomentando questi attacchi d’odio distruttivo Hamas cerca così di distruggere questa bella, pacifica convivenza civile, che oggi Fabiana Magrì ha provato a descrivere sul quotidiano liberale “La Stampa” di Torino (pagina 15). In questo reportage da Akko l’inviata cita la buona volontà dello chef del ristorante ebraico bruciato dai vandali: “Mi hanno colpito in quanto simbolo di coesistenza ma non si può lasciare che la coesistenza collassi. In due mesi saremo pronti a riaprire. So di avere un’influenza positiva e intendo metterla a frutto. Ognuno deve sconfiggere i propri estremisti”.

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Dal "Corriere della Sera". Il presidente federale tedesco
Steinmeier ha duramente condannato i gesti degli antisemiti
che hanno bruciato bandiere d'Israele in Germania. 

In Cisgiordania un sedicenne è rimasto ucciso negli scontri con la popolazione che non permetteva all’Esercito israeliano di far arrestare un terrorista: è chiaro che Hamas non ama la Pace e non agisce negl’interessi dei palestinesi. Meritano la nostra compassione anche i bambini palestinesi che hanno la sventura di nascere in un simile luogo ove nessun partito ha un credibile progetto per il loro futuro.

Certo, se anche l’Esercito israeliano proseguirà sino a scovare tutti i capi terroristi e disarmerà Hamas, questa resterà una soluzione precaria, come ha fatto notare il regista Edgar Keret: “Uccideremo altri capi di Hamas che saranno subito sostituiti” e Hamas comprerà nuove armi di offesa! Per costruire una giusta pace servono dunque le relazioni internazionali e un’informazione corretta. 

URGE UNA LEGGE ANCHE IN GERMANIA.
 Il governo tedesco sta per varare una legge contro i crimini d'odio.

E l’America, alleato storico d’Israele, che fa? Tranquilli, Voi pensate a non spargere altro odio antiebraico sui social, ché, come spiega una fonte anonima all’agenzia “Reuters”, “Washington è attivamente impegnata in diplomazia dietro le quinte con tutte le parti per un cessate il fuoco”. Ritirandosi dall’Afghanistan esattamente vent’anni dopo l’inizio di quella guerra, e definendo senza esitazione in TV il dittatore Putin “un assassino”, il presidente degli Stati Uniti d’America Joseph Biden (che peraltro si è scelto una squadra assai preparata per la sua Amministrazione) ha già dimostrato di essere non solo un uomo di pace ma anche coraggioso: lui e la vice Kamala Harris vogliono bene ad Israele e sono fiducioso che, non appena nomineranno i diplomatici lì e sulla Striscia, faranno un buon lavoro.

Dal quotidiano liberale tedesco "Die Welt":
è in arrivo in Germania una legge contro antisemitismo,
islamofobia, transfobia e omofobia.
Nelle foto che abbiamo scattato: eravamo in duecento persone alla manifestazione dinanzi alla sinagoga centrale di via della Guastalla a Milano (in contemporanea con Roma) assieme ai membri ed amici della Comunità ebraica milanese (che conta settemila membri) indignati contro l’attacco subìto dalla popolazione civile d’Israele.

Invece in piazza Duomo i manifestanti antisemiti hanno bruciato la bandiera d’Israele.

A Berlino è stata rubata la bandiera d’Israele dalla sede della CDU, il partito di governo della Cancelliera, e a Düsseldorf è stato bruciato un monumento di una sinagoga. Il presidente federale Steinmeier ha detto: “Chi brucia bandiere con la stella di David sulle nostre strade e ruggisce slogan antisemiti non solo abusa della libertà di manifestazione ma commette reati da perseguire”. Proprio in Germania, grazie all’iniziativa della ministra della Giustizia, dell’SPD, è in arrivo una legge specifica che punirà sino a due anni di carcere questo genere di crimini d’odio (antisemitismo, islamofobia, transfobia eccetera): sarà un’altra riforma storica del governo di Angela Merkel, anche lei come Biden leader costruttrice di Pace.