venerdì 14 maggio 2021

Il Nostro Abbraccio al Popolo Israeliano Sott'Attacco dei Terroristi: Manifestazione a Milano

 

di LELE JANDON

Solidarietà al popolo d'Israele sotto le bombe di Hamas.
Oggi che ricorre l’anniversario della dichiarazione d’indipendenza d’Israele, Vi propongo un approfondimento per spiegare le ragioni per cui l’altrieri anche Antonello Ghezzi ed io de “Il Cinema e i Diritti” abbiamo manifestato la nostra solidarietà umana a questo popolo.

Comunque la si pensi intorno al complesso conflitto, agli errori ed eccessi passati delle politiche israeliane e sulle scelte dell’attuale controverso premier uscente di destra Netanyahu, era importante esserci per mandare un abbraccio ideale ai cittadini sofferenti dello Stato ebraico, da quattro giorni sottoposti al Terrore delle bombe sopra le loro teste.

Una famiglia israeliana si ritrova con la casa sventrata
dai razzi dei terroristi di Hamas.

Proviamo ad immaginarci sotto il massiccio tiro di 1750 razzi e colpi di mortaio (“un evento talmente unico e inaspettato che nemmeno l’osannata intelligence del nostro Esercito è stata capace di prevederlo” ha scritto oggi sul “Corriere della Sera” il regista ebreo israeliano Etgar Keret) che da lunedì scorso vengono lanciati “indiscriminatamente contro i centri abitati”, come ha detto il presidente Biden: quindi contro chiunque, soprattutto contro la popolazione civile israeliana (crimine di guerra secondo la Convenzione di Ginevra).

Era importante esserci per affermare il semplice principio di civiltà per cui non si attaccano mai i civili e tanto più perché gli ebrei sono storicamente il popolo più odiato e incompreso e in Italia (come in Germania) si sente poco la loro voce. Qui non si tratta di politica bensì di crimini contro l’umanità. Infatti c’erano persone di vari orientamenti politici.

Manifestazione a Milano a sostegno del popolo d'Israele
lo scorso 12 maggio dinanzi alla sinagoga centrale di via
della Guastalla.

Questi terroristi che attaccano non già un territorio conteso bensì uno Stato riconosciuto sono Hamas (che nel suo Statuto ha la distruzione d’Israele e definisce le conferenze internazionali “perdite di tempo”), da quindici anni al Potere de facto sulla Striscia di Gaza (ove siede al parlamento e spera di vincere la maggioranza alle prossime elezioni), la Jihad islamica palestinese ed il suo braccio armato, le Brigate al-Quds. Tali gruppi estremisti sono finanziati ed addestrati dalle guardie dell’Iran (che si vendica anche dei cyberattacchi israeliani alle sue centrali nucleari): fra i candidati alle prossime presidenziali di questo regime teocratico che nega che Israele sia uno Stato c’è anche lo psicopatico ex presidente Ahmadinejad. Come diceva Marco Pannella in visita a Gerusalemme nel 2002, “Israele rappresenta una minaccia mortale per i regimi fondamentalisti e dittatoriali, è divenuta una metastasi di democrazia e di civiltà in Medio Oriente e per questo vogliono che sia distrutta”.

La sinagoga centrale di via della Guastalla a Milano.


E come ha dovuto ribadire persino oggi Aldo Cazzullo sul “Corriere”, “è evidente che Israele e Hamas non possono essere messi sullo stesso piano. Israele è uno Stato democratico” mentre “Hamas è un’organizzazione terroristica”, “premessa che dovrebbe apparire scontata ma per molti non lo è”. Né dimentichiamo che il terrorismo palestinese ha attaccato anche fuori Israele (ad esempio alle Olimpiadi estive di Monaco di Baviera nel 1972)!

Con questa grandine di missili (diecine sullo stesso target in contemporanea!) Hamas ha colpito i sobborghi di Tel Aviv e tentato di colpire persino l’aeroporto civile internazionale Ben Gurion il cui traffico in entrata è stato chiuso (mai successo che in tanti conflitti i governi abbiamo chiuso lo spazio aereo, nota il “Corriere” stamane).

Quattro delle sette persone israeliane uccise dai razzi di Hamas.

Come al solito, circa l’85% dei razzi (diretti verso i centri abitati) sono stati intercettati da “Iron Dome” (la “Cupola di Ferro”) che li capta sino a settanta chilometri di distanza e li distrugge sonoramente producendo un rumore infernale. Ancorché sofisticatissimo, questo sistema di autoprotezione (totalmente “made in Israel” ed operativo dal 2011, sito in posizioni mimetizzate e difficili da intercettare) non è infallibile, infatti sono stati uccise dai razzi sette persone israeliane.

Foto dal "Corriere della Sera".
Soldatesse piangono al funerale del soldato
21enne ucciso da Hamas (terza foto sopra). 

Gli uccisi identificati sono due signore ebree, un’ottantenne e questa sessantenne in fotografia, Leah Yom Tov; due arabo-israeliani, il 52enne Kalil Awad e la sua giovane figlia Nadin; il sergente 21enne Omer Tabib, che avrebbe terminato il suo servizio militare obbligatorio in un mese; e questo bambino di cinque anni, Idi Avigal, appassionato come vedete delle Tartarughe Ninja ed il cui funerale oggi è stato interrotto bruscamente dalle sirene che annunciavano altri razzi.

Il bambino israeliano di cinque anni ucciso dai razzi di Hamas.

Nel caso di un uomo colpito, Hamas ha cercato d’impedire i soccorsi a colpi di mortaio (altro crimine di guerra). Addirittura, nella loro imperizia, i terroristi hanno sparato in modo talmente maldestro che 350 razzi sono stati un boomerang: sono ricaduti contro quel popolo che dice di voler difendere!

Metà Israele non è dotata di quella stanza-Bunker con muri corazzati e finestra dalle lastre d’acciaio a scomparsa chiudibili che sono d’obbligo dal 1990 e così ha solo un minuto dal suono delle sirene per raggiungere i mini rifugi antiatomici (di solito sotto casa). Lo spiega a “Sputnik News” il dottor Roberto Della Rocca, medico ebreo (nonché membro della direzione del partito progressista Meretz) che vive in Israele dal 1979 (e sino all’86 ha abitato in un kibbutz periodicamente bombardato con razzi in un’epoca priva di sistemi di preallarme): “Chi non ha vissuto quest’esperienza non può capire. Se Hamas avesse investito i miliardi che hanno ricevuto dalla comunità internazionale in infrastrutture, avrebbe pensato al Welfare degli abitanti della Striscia” e “invece ha deciso d’investire in tunnel e nella produzione di razzi”.

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Scatenare la guerriglia e mandare a morire la gioventù a cui non si dà alternativa è “una lucida e cinica strategia”, spiega il quotidiano liberale progressista “Linkiesta”: “provocare a freddo incidenti di massa con gl’israeliani, lanciando centinaia di giovani allo sbaraglio (i pretesti non mancano mai)”.

   Soccorso ad un bambino israeliano ferito dai razzi di Hamas. 
E stavolta il pretesto è stata una rivolta scatenata da una controversia (appena rinviata a breve e comunque risolvibile al tribunale civile) riguardante delle famiglie arabe a Gerusalemme Est che pretendevano di continuare a non pagare l’affitto per case che, si è scoperto dalle indagini, appartenevano in realtà ad ebrei prim’ancora della fondazione d’Israele: quelle famiglie asseriscono senza prove documentali che quelle abitazioni gli erano state promesse dai giordani all’epoca dell’occupazione della Giordania della parte orientale di Gerusalemme. Non hanno atteso la sentenza e la fake news di questo presunto esproprio (rilanciata su molti media che non hanno approfondito la questione) sommata al nervosismo per un cambio di una regola di sicurezza anti-assembramenti serali per la Festa di fine Ramadan (una misura giudicata “umiliante”) ha scatenato una pretestuosa rivolta violenta che ha politicizzato la disputa. Dinanzi ai violenti che le gettavano pietre in testa, la polizia israeliana è ricorsa alle granate stordenti, ma non si è forse difesa coi lacrimogeni la polizia italiana contro i No Tav che le lanciavano pietre e oggetti contundenti in Val di Susa un mese fa?

Come  spiega (nel suo articolo sul quotidiano indipendente in lingua ingleseTimes of Israel che Vi allego tradotto in italiano) l’attivista Bassem Eid: Come palestinese che vive a Gerusalemme sono infuriato e non posso che incolpare Hamas. I fanatici che governano Gaza con pugno di ferro non sanno resistere all’opportunità di aizzare violenze antiebraiche per il loro tornaconto politico. Se nel farlo muoiono innocenti ebrei e musulmani, per loro è tanto di guadagnato”. “Scatenando la battaglia Hamas rivendica la leadership palestinese e prova ad approfittare dell’indebolimento del suo rivale storico, Al Fatah, la formazione in passato guidata da Arafat”, spiega “Internazionale”, non certo vicina ad Israele. “La risposta hamasiana a suon di missili è criminale anche nei confronti degli abitanti di Gaza perché la ritorsione è certa nonché giustificata”, ha scritto Stefano Jesurum, ex giornalista del “Corriere della Sera” e membro della comunità ebraica di Milano.

Ed è sbagliato per principio pensare che i palestinesi s’identifichino con Hamas e si possa dialogare coi terroristi (come chiede una deputata araba della Knesset)!

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La foto-simbolo della convivenza in Israele:
due colleghe infermiere,
un'araba-israeliana e un'ebrea israeliana,
mostrano un cuore in segno di fratellanza. 

Il guaio stavolta è che si apre anche un fronte interno: scontri fra concittadini e connazionali ebrei e palestinesi dentro Israele sin qui vissuti in pace.

La tensione è così alta nel centro e nel Sud del Paese che le scuole lì sono tenute chiuse, molti negozianti tengono chiuso il negozio perché la gente impaurita resta a casa e vige il coprifuoco sin dal pomeriggio in due città miste site nel centro d’Israele, abituate alla convivenza interraziale e interreligiosa, ove bande di teppisti hanno bruciato sinagoghe (come ai tempi dei pogrom antiebraici). In risposta a questi attacchi incendiari (anche per mezzo di molotov ed armi automatiche) alcuni ebrei, infuriati, hanno linciato a morte un palestinese. Fomentando questi attacchi d’odio distruttivo Hamas cerca così di distruggere questa bella, pacifica convivenza civile, che oggi Fabiana Magrì ha provato a descrivere sul quotidiano liberale “La Stampa” di Torino (pagina 15). In questo reportage da Akko l’inviata cita la buona volontà dello chef del ristorante ebraico bruciato dai vandali: “Mi hanno colpito in quanto simbolo di coesistenza ma non si può lasciare che la coesistenza collassi. In due mesi saremo pronti a riaprire. So di avere un’influenza positiva e intendo metterla a frutto. Ognuno deve sconfiggere i propri estremisti”.

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Dal "Corriere della Sera". Il presidente federale tedesco
Steinmeier ha duramente condannato i gesti degli antisemiti
che hanno bruciato bandiere d'Israele in Germania. 

In Cisgiordania un sedicenne è rimasto ucciso negli scontri con la popolazione che non permetteva all’Esercito israeliano di far arrestare un terrorista: è chiaro che Hamas non ama la Pace e non agisce negl’interessi dei palestinesi. Meritano la nostra compassione anche i bambini palestinesi che hanno la sventura di nascere in un simile luogo ove nessun partito ha un credibile progetto per il loro futuro.

Certo, se anche l’Esercito israeliano proseguirà sino a scovare tutti i capi terroristi e disarmerà Hamas, questa resterà una soluzione precaria, come ha fatto notare il regista Edgar Keret: “Uccideremo altri capi di Hamas che saranno subito sostituiti” e Hamas comprerà nuove armi di offesa! Per costruire una giusta pace servono dunque le relazioni internazionali e un’informazione corretta. 

URGE UNA LEGGE ANCHE IN GERMANIA.
 Il governo tedesco sta per varare una legge contro i crimini d'odio.

E l’America, alleato storico d’Israele, che fa? Tranquilli, Voi pensate a non spargere altro odio antiebraico sui social, ché, come spiega una fonte anonima all’agenzia “Reuters”, “Washington è attivamente impegnata in diplomazia dietro le quinte con tutte le parti per un cessate il fuoco”. Ritirandosi dall’Afghanistan esattamente vent’anni dopo l’inizio di quella guerra, e definendo senza esitazione in TV il dittatore Putin “un assassino”, il presidente degli Stati Uniti d’America Joseph Biden (che peraltro si è scelto una squadra assai preparata per la sua Amministrazione) ha già dimostrato di essere non solo un uomo di pace ma anche coraggioso: lui e la vice Kamala Harris vogliono bene ad Israele e sono fiducioso che, non appena nomineranno i diplomatici lì e sulla Striscia, faranno un buon lavoro.

Dal quotidiano liberale tedesco "Die Welt":
è in arrivo in Germania una legge contro antisemitismo,
islamofobia, transfobia e omofobia.
Nelle foto che abbiamo scattato: eravamo in duecento persone alla manifestazione dinanzi alla sinagoga centrale di via della Guastalla a Milano (in contemporanea con Roma) assieme ai membri ed amici della Comunità ebraica milanese (che conta settemila membri) indignati contro l’attacco subìto dalla popolazione civile d’Israele.

Invece in piazza Duomo i manifestanti antisemiti hanno bruciato la bandiera d’Israele.

A Berlino è stata rubata la bandiera d’Israele dalla sede della CDU, il partito di governo della Cancelliera, e a Düsseldorf è stato bruciato un monumento di una sinagoga. Il presidente federale Steinmeier ha detto: “Chi brucia bandiere con la stella di David sulle nostre strade e ruggisce slogan antisemiti non solo abusa della libertà di manifestazione ma commette reati da perseguire”. Proprio in Germania, grazie all’iniziativa della ministra della Giustizia, dell’SPD, è in arrivo una legge specifica che punirà sino a due anni di carcere questo genere di crimini d’odio (antisemitismo, islamofobia, transfobia eccetera): sarà un’altra riforma storica del governo di Angela Merkel, anche lei come Biden leader costruttrice di Pace.

domenica 18 aprile 2021

Questo Coraggiosissimo Padre di Famiglia è un Eroe dei Nostri Giorni: Putin sta tentando di nuovo di ucciderlo

                                                                 di LELE JANDON 
MANIFESTAZIONE a BERLINO
CONTRO il REGIME di TERRORE di PUTIN.
Si moltiplicano qui a Berlino le iniziative dei giovani contro Putin e per chiedere il rispetto dei diritti umani di Aleksei Navalny (l’ultima manifestazione l’altrieri alla Porta di Brandeburgo). Mentre per i grillini e i loro simpatizzanti e complici di governo gli eroi sarebbero gli Assange (l’hacker che ha causato solo danni alle relazioni internazionali, faticosamente ricostruite grazie alla delicata arte della diplomazia), e per i progressisti immaginari in Italia il loro piccolo Conte (Dracula), per noi veri liberali c’è invece un grande Leader di cui non saprebbero nemmeno pronunziare il cognome, un vero Eroe contemporaneo che meriterebbe massimo onore e sostegno. 

Aleksei Navalny (nome che si può traslitterare in varî modi), l’oppositore politico salvato dall’avvelenamento qui a Berlino, si sta gravemente ammalando in una colonia penale a cento chilometri dalla capitale Mosca, dopo il ritorno volontario e l’arresto nella sua patria, la dittatura russa. Questo 44enne buon padre di famiglia, dopo aver già subito strane intossicazioni ed aver perso in parte la vista a un occhio dopo un’aggressione con un agente chimico che gli ha bruciato la cornea, è stato avvelenato lo scorso agosto con una tecnica tipica del KGB (di cui, com’è noto, ha fatto parte Putin), l’agente nervino nevico. Attivista d’intelligenza fuori dal comune, è persino riuscito a far confessare il sicario che avrebbe dovuto eliminarlo (un uomo dell’FSN, i servizi segreti russi) in una telefonata registrata! 


Portato fortunatamente qui a Berlino, è stato salvato allo Charité e avrebbe potuto restarsene qui in Germania ma ha scelto liberamente di fare ritorno nel suo Paese per proseguire la sua speciale missione di liberare la Russia da questo tiranno pluriassassino. Già condannato ingiustamente con un pretesto dichiarato “non valido” dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, proclamato “prigioniero politico” da Amnesty International, nel trasferirsi qui nella capitale tedesca Navalny ha “violato” la libertà vigilata contravvenendo all’obbligo di firma (per un precedente processo-farsa in stile sovietico: il mondo da cui proviene Putin) e così, appena ha messo piede nel suo Paese, è stato ingiustamente arrestato, processato e condannato. 

Il regime putiniano funziona così, grazie ai giudici corrotti sul libro paga del Cremlino. Ogni giorno abbiamo seguìto sui social i progressi fisici che Navalny ha commentato con fine autoironia: “finirò nei libri di scienza medica come caso clinico!”. Viceversa Putin ha usato un cinico sarcasmo replicando ad un collega francese che il suo nemico potrebbe essersi “avvelenato da solo” e che “se davvero l’avessi fatto avvelenare io, sarebbe morto!”. Peccato che Navalny sia stato in coma per diciotto giorni abbia sempre lottato per la verità con prove documentali. Navalny e Putin rappresentano due simboli perfettamente opposti di virilità: il primo, l’eroe liberale capace di sopravvivere con forza d’animo persino alla tortura dei sadici carcerieri di regime, non si perde d’animo e non rinnega mai i suoi ideali di nonviolenza e di verità; il secondo è un satrapo che spadroneggia come un boss mafioso e regge il suo regime per mezzo delle menzogne e dei sicari e vive nel lusso regalatogli dai nemici del popolo. 

Nel frattempo il bravissimo medico che lo curò in Russia, Sergey Maximishin, è morto in circostanze misteriose a soli 55 anni! Eppure dinanzi a simili “coincidenze” i destrorsi di casa nostra portati a sposare subito con entusiasmo le assurde teorie cospirative (in primis contro i vaccini e contro il filantropo ebreo Soros) non formulano mai ipotesi di complotti! Le loro stupidaggini rivelano solo il loro vergognoso e pagano terrore di morte, mentre non hanno alcuno slancio a difendere e onorare le vite altrui (vedi le posizioni menefreghiste verso i migranti che trovano la morte in mare durante il viaggio della speranza). 

Ora invece vediamo ogni giorno dei gravi peggioramenti della sua salute nella prigione che egli chiama, con la sua solita autoironia che speriamo l’aiuterà a sopravvivere, “un simpatico campo di concentramento”: sottoposto alla tortura della deprivazione del sonno, perdipiù in sciopero della fame dallo scorso 30 marzo per protesta contro i vari abusi carcerari in primis il rifiuto di mandargli un medico indipendente, il nostro Eroe si è probabilmente ammalato di tubercolosi, di cui sono già sofferenti altri detenuti del suo reparto viste le malsane condizioni di quella gattabuia di regime: manifesta febbre, tosse, dolori alla schiena a causa della doppia ernia al disco nonché disturbi neurologici. In Russia c’è un esercito di gente pronta a credere a qualsiasi cosa propini Putin esattamente come settanta milioni di americani hanno rivotato convintamente Donald J. Trump: guardate queste matriosche con le effigi di Stalin, Putin e Trump, gli eroi popolari in Russia oggi! 

Da vent’anni Putin è al Potere con sempre meno limiti ed è stato rieletto nel 2020 col 77 per cento dei voti (percentuali “bulgare”, con riferimento storico alla forma di stalinismo in Bulgaria); un’ennesima riforma costituzionale, votata dalla corrotta Duma, gli permetterà di stare al Potere sino al 2036. 


Su “La Lettura” del “Corriere” lo scorso 12 luglio c’era un’intervista all’ex corrispondente del prestigioso ed autorevole “Financial Times”, una giornalista d’inchiesta la quale sostiene, nel libro “Gli uomini di Putin” (edizioni La Nave di Teseo), che Putin conosce talmente tanti dei crimini di cui sono capaci i servizi segreti che lo staff di criminali intorno a lui gli ha imposto di stare al Potere sino a quando lui avrà ottantaquattr’anni per stare sicuri che resti sotto controllo. Navalny risultava ormai troppo scomodo al regime dittatoriale russo per tutta la sua lunga serie di denunce documentali (pubblicate su YouTube) di corruzione (tutte confermate dai dati di fatto) su ministri e governatori, dall’ex presidente e premier Dmitry Medvedev al comandante della guardia nazionale Zolotov sino al sindaco di Mosca; da ultimo, quest’uomo coraggiosissimo ha anche dimostrato attraverso un proprio docufilm prodotto dalla sua “Fondazione per la lotta alla corruzione” (FBK) che trovate sottotitolato in inglese dalla giornalista milanese di origine russa Anna Zafesova sul quotidiano “Linkiesta” (Il ritratto psicologico di Putin nella video inchiesta di Navalny (in italiano) - Linkiesta.it) che con un miliardo fra tangenti e soldi dei contribuenti russi creduloni Putin ha comprato per sé (ovviamente dietro copertura di un amico milionario) un maniero superlussuoso (e ben nascosto alla vista), peraltro costruito da un architetto italiano, con tanto di arredamenti barocchi per gli ospiti, chiesa e teatro sul Mar Nero: l’ennesima dimostrazione che di fatto la Russia è una “cleptocrazia” (dal greco antico: “governo di ladri”), come l’ha definita il settimanale liberale britannico “The Economist”. 
IL FILM RUSSO. 

Da vent’anni Navalny viene pedinato in Russia dalla mattina alla sera e i suoi collaboratori, amici e perfino genitori subiscono minacce, arresti, ricatti e sequestri di beni con false accuse sempre pretestuose. Praticamente egli passa metà della sua vita in prigione, e solo la rabbia di una piazza massiccia e spontanea a Mosca ha costretto il Cremlino a liberarlo dopo una condanna a cinque anni di carcere, riconosciuta poi illegale dalla corte di Strasburgo. Suo fratello Oleg ha scontato la sentenza per intero. Il professor Aldo Ferrari, docente di Storia della Russia a Venezia e direttore del dipartimento di studi sulla Russia all’Ispi di Milano, ha spiegato a “Linkiesta” le ragioni per cui non c’è opposizione a Putin: - Putin è popolare fra i contadini delle campagne che vivono isolati dal mondo e che guardano solo i canali russi, ignorando che cosa sia il mondo libero; - è riuscito ad eliminare gli oppositori con omicidi mirati da vero professionista, come da sua formazione; - gli unici due partiti non di governo, quello nazionalista e quello comunista, di fatto sono complici facendo un’opposizione solo di facciata per fare numero e dare così una parvenza di democrazia. A queste cause vanno aggiunte le conseguenze della “pedagogia nera” sovietica, con conseguenze intergenerazionali, in un Paese che di certo non ama i bambini (come mostra il film “Loveless” del regista russo Andrej Petrovič Zvjagincev e come abbiamo visto nella recente vicenda della piccola italiana Denise Pipitone, scomparsa dal 2004: la TV russa ha detto che non avrebbe rivelato i risultati del DNA se la madre biologica della bambina non avesse accettato di apparire in diretta al momento stesso della rivelazione!). Anche qui alla televisione tedesca vediamo documentari dell’educazione militarista dei fanciulli e delle bambine, costretti a scuola ad esibirsi in grottesche parate che ricordano le dittature del Novecento e a canticchiare canzonette nazionaliste oltre a dover mandare a memoria tipo e calibro della armi, carri armati e navi militari. Come dicevo, dopo cinque mesi in cui è rimasto in Germania (in località segreta per la convalescenza), Navalny ha deciso di tornare nella “tana del leone”: sapeva bene che tornando sarebbe stato arrestato col pretesto già noto così è stato infatti (verrà trattenuto in regime di carcere preventivo per un mese). 
L'ABBRACCIO della MOGLIE JULIJA 

Sua moglie Julija l’ha abbracciato (scena immortalata dal ritratto dell’artista Zhenya Gershman), gli ha stampato un dolcissimo bacio sulla guancia, gli ha tolto il rossetto e gli agenti l’hanno portato via. Lui si appella sempre alla legalità e tutti gli onesti liberali sperano che un domani possa venire eletto, ma ora sta rischiando nuovamente di essere nuovamente ucciso da Putin: senza cure mediche sarà lasciato morire in carcere. “E’ la vendetta di Putin per il fatto che sono sopravvissuto, per aver osato fare ritorno”, dice Navalny. Gli fa eco l’autorevolissimo settimanale “The Economist” che fa notare come il comportamento di Putin sia come quello di “un vendicativo boss della Mafia” (23.1.2021, pag. 18): “Il vero crimine del signor Navalny è aver esposto le azioni dei servizi segreti russi ed essere ritornato a casa”. 

MANIFESTAZIONE dei GIOVANI a MOSCA
“Scendete in piazza ma non per me, per il vostro futuro” aveva detto Navalny, e la sorpresa è stata che non solo nella liberale San Pietroburgo ma anche a Mosca e in altre ottanta città russe i giovani hanno trovato il coraggio di andare a protestare contro il suo arresto: in cento città russe per un totale di diecimila persone, nulla in confronto alle sterminate masse di putiniani che crederanno a qualunque cosa Putin gli propinerà. Con la scusa che la manifestazione non era autorizzata (e non lo sarebbe comunque stata in un regime che vieta persino il gay pride e i rifugiati gay ceceni sono rispediti a casa con una gogna mediatica sapendo che verranno arrestati ed impiccati), la polizia putiniana ha picchiato ragazzini inermi e, pensate, fra le 3.454 persone arrestate c’erano trecento minorenni. Il regime ha poi intimato ai varî social di rimuovere i video dei giovani che documentavano le violenze degli agenti. Di volta in volta il numero di manifestanti è cresciuto e senz’altro seguiranno nuove proteste di giovani pronti a lasciarsi bastonare ma sono troppo pochi e ininfluenti dinanzi alla sterminata Federazione russa! 


Serve quindi un’azione massiccia e coordinata a livello internazionale. Esiste quindi un’altra Russia, che dobbiamo sostenere non solo attraverso i social ma attraverso il voto a partiti che provano a fare qualcosa. Il guaio è che nella Federazione russa ogni tentativo di opposizione culturale sarebbe fuorilegge. Un’iniziativa come “Il Cinema e i Diritti” (www.ilcinemaeidiritti.it) non potrebbe esistere in Russia perché la Duma ha pure approvato una legge che previene la formazione della società civile imponendo che chiunque faccia divulgazione debba avere una licenza da parte del regime. Non solo l’UE è debole per ragioni di affari commerciali (la Russia è fra i principali partner pel rifornimento d’idrocarburi attraverso i suoi gasdotti e inoltre dispone della bomba atomica) ma al suo interno ci sono elementi autodistruttivi come i Conte, i Di Maio, i Salvini e i “Berluscones”, quelli dell’AfD e del Rassemblement National di Marine Le Pen i quali platealmente stanno dalla parte di Putin: gli hanno dato amicizia e onorificenze. Anche l’espulsione delle spie russe in Italia dimostra che c’è un trattamento di favore verso quel regime che va contro il nostro interesse e la nostra sicurezza nazionali! 
MANIFESTAZIONE di PROTESTA a BERLINO.

Come ha dichiarato lo stesso Navalny nell’intervista a Mattia Bagnoli (“Modello Putin. Viaggio nel Paese che faremmo bene a conoscere”, capo della redazione di Mosca dell’agenzia giornalistica Ansa): “Ciò che vorrei, dato che l’Italia adotta la politica delle sanzioni decisa da UE e USA, è vedere una vostra posizione più attiva sul tema delle sanzioni individuali, dato che siete uno dei Paesi principali d’investimento dei soldi sporchi degli oligarchi russi. Queste persone rubano qui da noi miliardi di dollari e poi si divertono sulle spiagge italiane, dove il russo ormai è la seconda lingua. E’ nei vostri interessi: non avete bisogno dell’export di corruzione russa in Italia, ne avete abbastanza per i fatti vostri. Anche perché poi arriva la criminalità organizzata, la crescita drogata dei prezzi immobiliari…Io vorrei che l’Italia fosse amica del popolo russo e non degli oligarchi putiniani”.

Il caso Navalny sarà dunque un banco di prova per la nostra Unione Europea: servono segnali fortissimi contro il regime russo, altrimenti la Russia sarà incoraggiata a spadroneggiare senza limiti di umanità assieme all’altro orribile regime che costituisce un pericolo nel nostro Mar Mediterraneo, quello di Pechino. L’uno produce veleni per gli oppositori, l’altro virus velenosi che sparge in tutto il globo oltre ad inquinare (infatti, nonostante la Russia abbia siglato gli Accordi di Parigi, le due più grandi aziende produttrici di petrolio russe, la Gazprom e la Rosneft, guidata dal confidente di Putin Igor Sechin, continuano ad emettere gas serra, come denuncia questo recente report: Rosneft, Gazprom, and Russia’s Failure to Adopt Green Policies - Foreign Policy Research Institute (fpri.org)) E la Transition Pathway Initiative, usata dagl’investitori per valutare la vera o presunta transizione verde delle aziende, ha giudicato “insufficiente” l’impegno della Federazione russa, per approfondire: Il totale fallimento delle politiche green della Russia - Linkiesta.it). 
I due LEADER del MONDO LIBERO.

Putin costituisce una minaccia per tutto il mondo libero: recentemente Mosca ha aumentato la propria presenza militare al confine con l’Ucraina di cui ha annesso illegalmente nel 2014 la Crimea e la Nato, di risposta, sta accelerando l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica. Parigi, Washington, Londra e Berlino hanno sempre chiesto il rilascio immediato senza condizioni di Navalny e la Germania è stata il primo Paese ad aver alzato la voce e chiesto spiegazioni alla Russia (la Merkel ha definito “criminale” l’avvelenamento di Navalny), ma non sa andare oltre le sanzioni (che peraltro colpiscono anche gl’innocenti). Il guaio è che la Duma ha votato una legge di Putin che vieta alle organizzazioni della società civile russa di ricevere finanziamenti da Stati esteri! La Merkel parla russo, come Putin parla tedesco: sono vissuti tutt’e due sotto il regime del socialismo reale, lei nella DDR e lui qui in Germania (era a Dresda). La Cancelliera sa perfettamente quanto Putin sia pericoloso. Fra continue ritorsioni (diplomatici espulsi), oppositori incarcerati od uccisi, spie, campagne di disinformazione denigratoria contro i liberali occidentali (ad esempio l’odiato Partito democratico americano), truppe schierate al confine con l’appetibile Ucraina, dobbiamo attenderci nuove mosse da parte del tiranno russo. Ora che è a fine mandato, la Cancelliera può osare di più senza timori di conseguenze elettorali, per lasciare un’eredità morale che faccia onore alla sua illustre storia. Joseph Biden ha già dato l’esempio, dichiarando in TV che Putin è un serial killer: un fortissimo segnale all’UE ove operano distruttive forze delle destre contrarie a sanzioni agli amici russi. Biden è l’altro Eroe dei nostri giorni a cui dedicherò il mio prossimo articolo. 

Lele Jandon
www.ilcinemaeidiritti.it

giovedì 15 aprile 2021

La Gioia d'Israele dona Speranza al Mondo

 

di LELE JANDON

GIOIA DI MEDICI ED INFERMIERI ALL'OSPEDALE
DI TEL AVIV OVE HA CHIUSO IL REPARTO COVID.

Il grande presidente americano Joseph Biden sta facendo vaccinare quattro milioni di americani al giorno, un grandioso risultato; ma la Numero Uno nell’uscita dal Covid19 resta Israele, ove si respira un palpabile entusiasmo per i grandi progressi: a Tel Aviv lo scorso mese ha già chiuso il reparto Covid (in foto vediamo la gioia d’infermieri e medici) e gl’israeliani vaccinati possono già andare ai concerti, a teatro, al cinema, in piscina ed in palestra, mangiare fuori e dentro i ristoranti!

Grazie ad una politica estremamente “proactive”, un ottimo Sistema sanitario nazionale e un’eccellente organizzazione medica della campagna vaccinale iniziata già lo scorso 19 dicembre, sono già oltre la metà belli e vaccinati (prima e seconda dose) e così pare tutto tornato alla quasi normalità: come vedete in fotografia, basta esibire un green pass (senza necessariamente carte appresso, basta un documento sul proprio smartphone) e via libera!

SOPRAVVISSUTO ALLA SHOAH SI SOTTOPONE
ALLA VACCINAZIONE ANTICOVID19

Dalla storia della Medicina ci è nota l’etica ebraica, si sa che gli ebrei sono sempre stati bravi dottori ed anche il CEO della Pfizer, il greco Albert Bourla, è ebreo (i suoi genitori erano fra i soli duemila sopravvissuti dei 50 mila ebrei greci uccisi nella Shoah).

Inoltre, ha spiegato un’infermiera a “Politico”, anche il forte senso di solidarietà nazionale ha fatto sì che un numero ammirevole di medici ed infermieri dedicassero il proprio tempo libero come volontari per la grande sfida comune.

GIOIA A TEL AVIV PER IL PRIMO CONCERTO.

Come ha notato la ricercatrice israeliana Ayelet Baram-Tsabari, questa promessa e garanzia di tornare a godere dei diritti sociali ha funzionato e continuerà a funzionare da “rinforzo positivo (come si dice in psicologia): vedere anche nella cerchia dei propri conoscenti e fra i famosi persone che vanno di nuovo a spasso convince gl’indecisi (gli attendisti che dicono: “intanto aspetto e vediamo gli altri!”) a sottoporsi alla vaccinazione. Una strategia vincente e scientifica, dunque, che dev’essere imitata dagli altri Stati.

Israele è così avanti che potrebbe essere (secondo il ricercatore israeliano Eran Segal) il primo Paese a raggiungere l’immunità di gregge!

Dopo essere stato lungamente chiuso, dalla fine del mese prossimo lo Stato ebraico riaprirà le porte ai visitatori e ai turisti (purché vaccinati).

VIA LIBERA COL GREEN PASS: VACCINATI E LIBERI. 

Unica oasi democratica del Medio Oriente, Israele ha mostrato al mondo l’unica possibile “exit strategy” e dimostrato una (come la chiamiamo in tedesco) “Problemlösungskompetenz (capacità di risoluzione dei problemi) da fuoriclasse.

Grazie alla vaccinazione, anche tutti noi avremo un ritorno alla normalità come ci ha già preannunciato anche il ministro della Salute della Germania, Jens Spahn.

Lasciamoci dunque contagiare dalla gioia d’Israele e ricordiamo il modello israeliano originario che ha dato ispirazione e speranza al mondo! Grazie, Israele! Lunga vita ad Israele!

Scopri la ricca e commovente fotogallery completa sul mio Instagram.

Anche tu sei pro-vax come me? Condividi la mia campagna pro-vax in nome del “rispetto per la vita” (come diceva il medico e pastore luterano Albert Schweitzer, Premio Nobel per la Pace).

 

Lele Jandon

www.ilcinemaeidiritti.it

sabato 6 marzo 2021

La Scultura di Neve in Onore del Padre di Famiglia Ucciso a Minneapolis: la Pioggia l’ha cancellato, il Movimento BLM resterà. La Gioia per la Neve a Berlino


di LELE JANDON


Come può essere bello l’inverno grazie alla neve! Il particolarissimo fenomeno desta sempre incanto e nei mesi passati abbiamo visto video straordinari di creature che si dilettano con questi minuscoli cristalli di ghiaccio: dai bambini lanciati per gioco dai genitori nel soffice manto nevoso ai cani che si rotolavano entusiasti alle mucche che l’assaggiano come bambine curiose!


In Québec questo giovanotto, Timothée de Sandro, che per tradizione familiare ha sempre realizzato delle sculture con la neve, stavolta l’ha usata per creare una scultura fuori da casa sua nella bella Quebec City, in memoria del 46enne George Floyd (1973 – 2020) e “di tutte le persone discriminate.

Testimone di casi di “razzismo sistemico” persino nel suo avanzatissimo Canada, ha ideato questo busto per suscitare la giusta attenzione sul problema impiegando ben sessanta ore per ultimarlo:

“È un volto che è stato nella nostra coscienza collettiva per un po’ di tempo. Quella faccia ci perseguita”.

Come nota il filosofo contemporaneo di origine ebraica Alain de Botton, i veri artisti ci rammentano i nostri più alti valori di umanità e questo creativo di ventinove anni crea soprattutto sculture di animali in quanto attivista vegetariano.  


De Sandro non è ancora famoso e potete seguirlo su Facebook ove ritrovate anche una mia analisi approfondita della dinamica del sadico omicidio del padre di famiglia americano ucciso da un poliziotto-bullo che l’ha tenuto sotto scacco nonostante lui implorasse pietà: “I can’t breathe”, “Non respiro”.

Ricordo che in Canada, Paese che sintetizza il meglio della cultura anglosassone e di quella francese, anche il 49enne premier Justin Trudeau si è inginocchiato assieme al movimento di liberazione “Black Lives Matter” (“Le vite dei neri contano”).

Come diceva il pastore protestante Martin Luther King Jr. (1929 – 1968), “se si è veramente devoti alla religione di Gesù si cercherà di liberare la terra dai mali sociali. Il Vangelo è sociale oltre che personale”.


Con l’ACB (Lutherkirche, Berlino - Schöneberg)  -assieme alla nostra pastora luterana ed al nostro diacono-  quest’estate, quest’autunno e quest’inverno abbiamo aderito a BLM con le nostre marce cantate e all’arrivo a Potsdamer Platz o alla Porta di Brandeburgo, abbiamo fatto tutti assieme l’esperienza choc di restare inginocchiati per nove minuti: il tempo in cui è stato tenuto senz’ossigeno il signor Floyd e così soffocato a morte da un bullo che ha abusato della divisa per sfogare il proprio odio mal riposto!


Col sole agostano, con la pioggia battente o con il vento freddo, abbiamo mandato quest’abbraccio agli americani che si sono esposti per affermare che tutte le vite valgono e sono stati peraltro decisivi per l’elezione del presidente Joseph Biden e dell’ex procuratore Kamala Harris i quali hanno promesso che faranno la differenza e già hanno operato notevoli cambiamenti.


Purtroppo la pioggia ha cancellato l’opera fatta di neve ma il movimento BLM (candidato al Premio Nobel per la Pace che conosceremo ad ottobre) resterà vivo, attento ed attivo.


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Tutti i Numeri della Neve a Berlino: le Immagini Storiche

Il mese scorso qui in Germania ha nevicato e uesto mese Berlino è stata completamente innevata e illuminata: pareva di trovarsi sui monti! Il manto nevoso illuminava le strade. Per giorni anche di notte la pioggerella di neve ha continuato a cadere.

Per alcuni giorni qui nella capitale c’è stata una magica combinazione di un cielo azzurro (in tedesco direi “azurblau” o “hellblau”, corrispondente all’inglese “light blue” per intenderci) ed il lucore bianco brillante della neve: “wunderschön”!

Questi magici, minuscoli cristalli hanno ispirato poeti e scrittori come la geniale Agatha Christie nel romanzo-capolavoro del 1934 “Assassinio sull’Orient Express (grande classico della letteratura mondiale che potete ancora richiedere in edicola nella collana in corso con il “Corriere della Sera”): la storia di un gruppo di viaggiatori bloccati nel celebre treno di lusso (fermo in un posto isolato a causa di una bufera di neve) ove avviene un misterioso omicidio.

Ebbene proprio per via della neve anche qua in Germania i treni si son fermati e per alcuni giorni sono state chiuse al traffico alcune autostrade (i soccorritori han recato generi di prima necessità agli autotrasportatori e agli automobilisti rimasti bloccati dopo essersi imprudentemente messi in viaggio senza catene: per ragioni culturali, qui la politica preferisce evitare di ricorrere subito ai divieti facendo piuttosto appello al buon senso). In alcune città tedesche non sono andati i bus e i tram.

Germani reali sul Landwehrkanal al Tiergarten
a Berlino: fotografia di Lele Jandon. 

Da una parte abbiamo avuto appunto i disagi: alcuni lavoratori si son ritrovati a piedi (dato che la neve ha causato guasti ai treni dell’S-Bahn); a Kottbusser Tor 240 appartamenti sono rimasti con il riscaldamento “kaputt” (guasto) ma gl’inquilini sono stati subito dotati di caloriferi extra e godranno di adeguate riduzioni nel prezzo d’affitto; le famiglie hanno dovuto spazzare via dal proprio vialetto la “Schneematsch”, la fanghiglia ed i sassolini, e spalare via la neve dalle automobili parcheggiate fuori casa e letteralmente sepolte (alcuni già la sera, così da non doversi alzar presto l’indomani mattina o arrivare tardi al lavoro); alcune persone agées addirittura han preferito restare a casa onde non scivolare e cascare per istrada (ove è meglio aver cura di camminare proprio affondando i piedi nella neve).  Si è parlato (esageratamente) di “Schneechaos” (situazione di caos da forti nevicate) e di “Flockdown”, giuoco di parole fra il neologismo nuovo di zecca del 2020 “Lockdown” e “Schneeflocke”, fiocco di neve.

Foto di Lele Jandon. Berlino, febbraio 2021.


Dall’altra parte abbiamo invece coloro che si sono goduti la neve: le famiglie, i giovanissimi e gli animali! Non essendoci monti qua nel Nord della Germania, in tanti hanno approfittato dell’occasione per divertirsi. Già è stato ahinoi un inverno senza mercatini dell’Avvento, privo di mercatini di Natale e di piste da pattinaggio e così ecco che è piovuta dal Cielo almeno la neve che ha reso tutto così bello da spronare ad uscire persino quelli più impigriti dal lockdown e perfino alcuni molto in là cogli anni con il deambulatore: non stupisce in un Paese ove sino a tarda età resta nelle persone un fiero senso d’indipendenza.

Alcuni berlinesi non hanno smesso nemmeno di fare jogging e molte persone si sono godute una “Spaziergang im Schnee” (passeggiata nella neve) munite di stivaletti, guanti e berretto oppure cappuccio: così ben equipaggiati adeguatamente qui ci si è potuti godere il buon freddo secco di quassù e si può star fuori lungamente per ore (magari fermandosi a ritirare una cioccolata calda in un Café da bere a passeggio dato che non si può nemmeno brevemente sostare al tavolo stando alle rigide restrizioni antiCovid). Pel freddo la gente indossava le mascherine aderenti a mò di sciarpa che teneva al calduccio la faccia.


Lungo gli spaziosi marciapiedi berlinesi i cani (alcuni dei quali girano dopo le cinque con indosso una catenina blu elettrico per non finire sotto un’auto) sono usciti ben volentieri a spasso coi loro curatori per esplorare coi loro musi cosa c’era sotto la coltre di neve. Ha girato in maniera virale il video (non si da dove provenga) di un cane che, in autonomia, raccoglie una slitta di fortuna e si diverte a scender giù ripetutamente!

Immagino siano stati curiosi anche gli altri animali a spasso d’inverno: come gli scoiattoli (che, com’è noto, non vanno in letargo) e persino le volpi che ogni tanto s’avvistano qui in città (ce n’è una che abita i giardini del Castello dell’amato presidente della Repubblica Steinmeier che l’ha chiamata Theo).

Allo Zoologischer Garten (lo zoo di Schöneberg rimasto aperto per la gioia dei bambini durante questo lockdown) potete ammirare il gufo delle nevi, lo Schneeeule (si scrive proprio così, con ben tre “e”; e “Eule” in tedesco significa anche “civetta”): esatto, proprio come la civetta Edvige, fedele compagna del maghetto Harry Potter (regalatagli per gli undici anni dal mago Rubeus Hagrid)! Lo scorso 27 gennaio, riferisce “Die Welt” citando il “New York Times”, ne è stata avvistata una al Central Park di Nuova York: non accadeva da centotrent’anni. La creatura, del peso di due chili e con un’apertura alare di 160 centimetri, vive in Canada (è l’uccello ufficiale del Québec) ed è raro che scenda a latitudini così basse. E’ stata fotografata da una donna, non succedeva dall’inverno 1890. A proposito di recenti avvistamenti di creature rare e tutte bianche, in un parco inglese del Sussex è stato paparazzato uno scoiattolo albino cioè col pelo bianco e gli occhi rossi! Ne nascono con questa caratteristica solo uno su centomila!

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Sopra: quadro del 1914  del pittore espressionista
tedesco di Hanau 
Reinhold Ewald 
(1890 – 1974) intitolato 
Schlittschuhbahn 
(“
Pista di pattinaggio su ghiaccio”).


I giovani e i bambini hanno schettinato e sono andati in slitta trovando consolazione dalla triste chiusura delle scuole.

I laghetti del Tiergarten per pochi magici giorni si sono ghiacciati e così s’è potuto pattinare per qualche giorno. Questo “quadretto” di pattinatori mi ha ricordato i dipinti dei pittori olandesi e quel quadro del 1914  del pittore espressionista tedesco di Hanau Reinhold Ewald (1890 – 1974) intitolato Schlittschuhbahn (“Pista di pattinaggio su ghiaccio”): lo potrete vedere al Museo Städel di Francoforte sul Meno.

Fotografia storica del 1930: bambini pattinano 
sulle strade ghiacciate di Berlino. 
In questa fotografia storica in bianco e nero del 1930 vedete un gruppo di bambini berlinesi che già allora si divertivano pattinando e in questa cartolina dell’Ottocento vedete che all’epoca già s’andava in slitta e che alcuni ricchi facevano trainare le loro slitte dai cavalli a mò di carrozza!

I bambini berlinesi, impazziti per la neve, scendevano instancabilmente giù in slitta (ogni famiglia ne ha una) nelle “Rodelnpisten” (le piste da slittino): se ne sono formate a centinaia ma la “Berliner Zeitung” ne consigliava in particolare dieci, dalla ripida collinetta di soli cinque metri del parco di Lichtenberg ai centoventi metri del Teufelsberg. Non gl’importava mica dei guanti fradici, dei lividi sullo stinco o dei denti che battono pel freddo pungente: erano ben felici di provare e riprovare a slittare!

Cartolina storica dell'Ottocento: alcuni ricchi berlinesi
facevano trainare le proprie slitte dai cavalli. 
Pensate, alcuni di questi bimbi non hanno mai visto la neve (non nevicava dal 2013)! Se escludiamo le persone senzatetto, forse sono loro, i bambini, quelli che stanno soffrendo di più per il lockdown: sono stufi della pandemia, “pandemüde”, neologismo coniato di recente come giuoco di parole fra “Pandemie” (epidemia) e “müde” (stanchi).

Sopra e sotto: il nuovo “Trendsport” dei 18-20enni berlinesi,
il “
Nachtrodeln” (“andare sullo slittino di sera”,
con la neve che illumina i parchi).

Solo una pista è stata chiusa: a Hahneberg, in zona Spandau, in quanto riserva naturale ove gli animali (coleotteri, cavallette, ragni e lucertole) non devono essere disturbati. Sulle piste la Polizei, qui a Berlino sempre cordiale, effettuava controlli a campione per verificare che tutti indossassero le mascherine altruistiche (qua sono d’obbligo le ffp2 che meglio impediscono di trasmettere le varianti del Covid19): chi non ce le aveva addosso doveva lasciare la pista in quanto luogo in cui è impossibile mantenere le distanze di sicurezza (qui in Germania di un metro e mezzo).

E come riferisce la “Berliner Morgenpost” sulla collinetta del Volkspark di Friedrichshain (ov’è stata chiusa la “Todesbahn”, la cosiddetta “Pista della Morte”) s’è scatenato il nuovo “Trendsport” dei 18-20enni: il “Nachtrodeln” (“andare sullo slittino di sera”, con la neve che illumina i parchi). C’è chi usava le proprie “Familienschlitten” (slitte di famiglia), chi il proprio skateboard e chi…le recinzioni del cantiere. 

C’era addirittura chi s’arrischiava ad andare in tre, col pericolo di schiantarsi contro un albero. Siccome è appunto un’area di lavori-in-corso e non è permesso occuparla, la Polizia ogni tanto arrivava ma poi i giovani tornavano a fare le loro discese.

Intanto dalla bella Magdeburgo, ad un’ora da Berlino, giungevano buffe immagini di giovani con gli sci che si divertivano a farsi trascinare dalle auto!

In questi ultimissimi giorni solo i cigni, le oche, i germani reali e le anatrelle hanno potuto godersi il sottilissimo strato di ghiaccio rimasto sul Landwehrkanal al Tiergarten dopo le lunghe gelate: alcuni riposavano cheti stando ritti su una zampa, altri camminavano pian pianino ben sapendo che si può facilmente rompere.

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In questa foto del 1917 vedete gli elefanti del circo “Krone”
venivano sfruttati 
per spazzare via la neve dalle strade
di Berlino. 

La “Berliner Zeitung” ha pubblicato un curioso excursus sulle precipitazioni nevose degli ultimi cent’anni (i conteggi sono stati fatti dall’Istituto di Meteorologia a partire dall’anno 1908). Berlino ha visto inverni “schneearm”, poveri di neve, e altri “schneereich”, ricchi di nevicate; in media, si sono contate tre giornate di neve all’anno qui nella capitale tedesca.

L’ultimo bianco Natale si festeggiò nel 2010 (quando si misurarono 19 centimetri di neve), l’ultima volta che ha nevicato d’inverno a Berlino fu nel 2013: otto anni fa! Furono due inverni magici con, rispettivamente, ben 86 e poi 54 “Schneetagen” (giorni di neve).

Giornate “Rekord” furono il 6 marzo 1829 con 80 cm di neve ed il 6 marzo (fatalità, lo stesso giorno) 1970 con 52 centimetri. La più tardiva nevicata a Berlino fu nella tarda primavera del 1927 (il 13 maggio); la più precoce è stata pre-invernale: accadde il tre ottobre 1998.

Oggi sono gli spazzaneve a girare ininterrottamente a pulire le strade: con le autostrade chiuse, senza il lavoro di questi spalaneve, che hanno reso percorribili almeno vie cittadine, si sarebbe fermata l’economia. Nel passato invece per spazzare via la neve vennero occasionalmente sfruttati gli animali come “Zugtiere” (bestie da tiro): in questa foto del 1917 vedete gli elefanti (del circo “Krone”) e in quella del 1930 i cavalli.

Vi segnalo un’ultima curiosità. Della neve c’è traccia anche nel “Telefonbuch” (l’elenco telefonico) di Berlino: scorrendolo, vi si trovano cognomi bizzarri come “Schnee, Schneeberg, Schneeberger, Schneebauer, Schneegans, Schneemann (in italiano diciamo “pupazzo di neve!”), Schneeweis, Schneeweiβ e Schneewolf (lupo delle nevi)”!

Lele Jandon

Berlino, 6 marzo 2021