analisi e approfondimento
di LELE JANDON
Che bello assistere alla Storia nel suo farsi! E soprattutto parteciparvi attivamente, in prima persona, da cittadini, per sensibilizzare e fare informazione.
Ci siamo emozionati guardando, nel film “Lincoln” del Premio Oscar Steven Spielberg, il dibattito congressuale intorno ad una legge rivoluzionaria di cui abbiam discusso al Cineforum Gay del "Guado" di Milano (il Gruppo di Ricerca su Fede ed Omosessualità) da me condotto su"The Help" (2011), commentando il quale ho fatto notare che la battaglia per la libertà matrimoniale è la stessa di quell'epoca della miscegenation (in cui è ambientato il bel film col Premio Oscar Octavia Spencer) abolita dalla sentenza della Corte Suprema del 1967.
E siamo elettrizzati quando leggiamo le ultime news sui dibattiti interni ai Grandi Paesi avanzati e laici su questo tema rivoluzionario. Proprio quest'anno, il 2013, tre Paesi occidentali laici di grande Tradizione democratica, patrie (rispettivamente) della Rivoluzione Inglese (nel Seicento), Francese ed Americana (nel Settecento), stanno decidendo in contemporanea se estendere il diritto civile a sposarsi con matrimonio civile anche alle coppie di fidanzati/e gay che vivon more uxorio: una NOBILE GARA fra chi per primo fra Francia (retta da un socialista), Inghilterra (retta da un conservatore alleato di liberali ed appoggiato in questo ddl dai laburisti), ed America (retta da un centrista moderato che sta convincendo sempre più conservatori), darà per primo questo diritto civile ai gay.
In Francia, ove il dizionario Larousse ha aggiornato (per l'edizione 2014) la definizione (inclusiva) di "matrimonio" ("atto solenne dal quale due persone di sesso differente, o dello stesso sesso, stabiliscono fra di loro un'unione"), Hollande, 58 anni, aveva promesso agli Elettori il matrimonio, ed ha mantenuto la promessa (il Partito Socialista è compatto almeno su questo, ed il Senato della République ha appena approvato il primo articolo); anche Obama, 51 anni, sia pur non potendo “promettere” il matrimonio perché non è lui che legifera per i singoli Stati, ha però promesso un'azione di moral suasion, lo ha benedetto facendo appello allo spirito del popolo, all'anima della Nazione, alla religione civile americana, dichiarando di aver mutato idea durante la sua seconda campagna elettorale, ed è stato premiato (rieletto) alle ultime presidenziali; in Gran Bretagna, David Cameron, 46 anni, ha preso lui in prima persona l'iniziativa di andare oltre le civil partnerships, argomentando: “i Conservatori credono nei legàmi (ties) che ci tengono uniti; credono che la Società sia più forte quando noi prendiamo un impegno (vow) l'uno con l'altro e ci sosteniamo (support) a vicenda; pertanto io sostengo i matrimonî gay non già a dispetto del fatto di essere un Tory, bensì proprio perché sono un conservatore."
In un articolo a sei mani scritto sul "Daily Telegraph", tre ministri del suo governo han scritto che "il matrimonio si è evoluto nel tempo" e "aprirlo alle coppie dello stesso sesso rafforzerà, non indebolirà l'istituzione". Il leader vuole dare la chance anche ai sacerdoti che lo approvano di sposare le coppie amorose gay credenti in chiesa, con rito religioso (come in Danimarca): progetto di legge che trova concordi sia il leader dei liberali (il 46enne Nick Clegg) sia il leader dei laburisti, il 43enne Ed Miliband.
UNA BELLA FAMIGLIA. David Cameron e la moglie Samantha, coi figlioletti. Tutti i più autorevoli politici sostenitori dei matrimoni gay sono padri di famiglia felicemente sposati. |
Quindi, sia il centrodestra britannico (i Tories) sia il centro (Obama) sia la sinistra al governo a Parigi (che ha saputo prendere laicamente le distanze dalla Gauche francese omofoba dei vari psicanalisti) sono favorevoli al matrimonio gay: i Leaders fanno anche gli opinion Leaders e con la loro presa di posizione guidano il Paese verso il progresso civile.
Nei primi due Stati, quelli Europei (con un Premier dai poteri forti e con un Presidente eletto direttamente dai Cittadini, come si spera potremo fare in Italia anche noi) decideranno i Parlamenti, nel terzo Paese invece sarà il potere giudiziario (la Corte Suprema) a dire l'ultima parola se sia il caso di uniformare tutti e cinquanta gli Stati (che sarebbero così davvero uniti).
Nelle piazze della liberale Londra non si sono viste, come invece a Parigi, tristi "parate dell'orgoglio eterosessuale" contro le intenzioni di David Cameron ed anzi Destra Sinistra e Liberali sono concordi in un tema che è bipartisan, o tripartisan, mentre in Francia abbiamo assistito persino alla strumentalizzazione dei bambini a cui i genitori han messo in mano i cartelli antigay.
DIVULGAZIONE. Nel suo saggio Silvia Manzani cita i risultati degli studi longitudinali americani sui figli cresciuti da coppie gay. |
Mentre a giugno in America la Corte Suprema dovrà pronunziarsi sulla libertà matrimoniale proprio come all'epoca in cui ha dato via libera ai matrimonî interrazziali (cioé fra un bianco ed una nera e fra un afroamericano ed una bianca), e decidere se sia il caso che alle famiglie come quella del film del 2010 “I ragazzi stanno bene” (da me presentato il 24 febbraio 2012 al Cineforum Gay del Guado, con Ospite la giornalista ravennate Silvia Manzani che ha presentato, intervistata da me, il suo libro "Figli di uno stesso sesso", Fernandel Edizioni, Ravenna 2011), sia riconosciuto lo status di matrimonio. (E qui non si sa se i numeri ci saranno: servono cinque voti su nove).
Una simpatica rivisitazione della bandiera USA: assai simbolica dell'America obamiana. |
I Grandi Giornali U.S.A. sono ottimisti. Secondo Ruth Marcus della "Washington Post" i matrimonî gay son già mainstream: parte della cultura dominante, del Common Sense, del senso comune della maggioranza degli Americani.
Fra gli Americani, secondo il sondaggio demoscopico della “Washington Post”, il 58% è pro “marriage equality”, fra i giovini under 29 si arriva al 81%: più di METÁ, cioé la MAGGIORANZA DEMOCRATICA, non hanno nulla in contrario.
Sono percentuali simili a quelle della Spagna sotto Zapatero.
Le grandi multinazionali americane, da Google a Facebook, da Apple a Microsoft, sono unite a favore dell'eguaglianza matrimoniale.
CATTOLICI LIBERALI GAY FRIENDLY.
Sopra: Andrew Cuomo, 55 anni,
Governatore dello Stato di New York,
e sotto: Gavin Newsom, 45 anni,
l'ex sindaco di San Francisco.
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E la rivista “Time”, che dedica la (doppia) copertina all'evento tanto atteso, riassume lo “Zeitgeist” del Paese (ove nemmeno il mormone Romney aveva osato attaccare lo sfidante Obama sulla questione dell'eguaglianza matrimoniale): “la Corte Suprema non ha ancòra preso una decisione, ma l'America sì”.
Negli Stati Uniti, infatti, come ho raccontato la sera del 26 ottobre 2012 al Cineforum Gay del "Guado" nella mia presentazione del film (in esclusiva per il Nord Italia, Ospite il regista Brendan Fay) "Taking A Chance on God" intorno alla storia del coltissimo John Mc Neill (il primo sacerdote gay dichiarato che tanto ha fatto, con la sua attività di psicoterapeuta, per le persone gay), molti cattolici si sono formati nelle università private dei gesuiti (come padre Mc Neill) una grande libertà di coscienza e hanno capito che il matrimonio gay non c'entra nulla con le questioni bioetiche di principio. Questo particolarismo del cattolicesimo italiano dipende da una ragione storica: gl'immigrati cattolici (dall'Irlanda, dalla Polonia, dalla Germania e dall'Italia) erano davvero troppo poco istruiti e così, per farli integrare nella società e creare mobilità sociale, la Compagnia di Gesù ha fondato una trentina di atenei privati d'eccellenza dove, come spiega McNeill nel libro-intervista a Valerio Gigante ("Cercare sé stessi...per trovare Dio", edizioni Piagge, Firenze 2011, pag. 30), "migliaia di laici cattolici statunitensi hanno conseguito un PhD in Teologia. Spesso la loro conoscenza della teologia è di gran lunga superiore a quella degli stessi vescovi e degli esponenti della gerarchia." (Insomma, tutto il contrario degl'ignorantissimi laureati delle università di massa in Italia). "Di conseguenza, - prosegue il padre gesuita-, le disposizioni magisteriali del Vaticano o dei vescovi locali non vengono recepiti dalla comunità cattolica passivamente, ma costituiscono oggetto di pubblico ed aperto dibattito". E qual è il risultato di questo dialogo colto? Che il 74% dei cattolici la pensa come il protestante Obama (ed il protestante Cameron), e non come Bergoglio. Ciò spiega anche le scelte politiche di grandi Leader cattolici liberali come il 55enne Governatore dello Stato di NY, Andrew Cuomo, ammogliato con figli, che ha il merito storico di aver convinto l'opposizione repubblicana al Senato federale per far estendere (finalmente!) il matrimonio ai gay, e dell'ex sindaco di San Francisco Gavin Newsom, 45 anni, pure lui etero e cattolico formatosi in un'Università dei Gesuiti come tanti grandi Leader (la Santa Clara University in California), che ha celebrato quattromila nozze gay, quando ancòra non erano state legalizzate. Da noi invece ci sono sindaci che si sposano in fretta e furia durante la campagna elettorale e che, per propaganda, spacciano "diritti civili" (sic) quelli che in realtà sono semplicissimi (e troppo facili) servizi amministrativi: senza cerimonia, senza festa, senza solennità. Come ha scritto in uno suo appassionato intervento sul "Giornale" la liberale Anna Maria Bernardini De Pace, avvocato matrimonialista autrice del libro "Diritti diversi. La legge negata ai gay" (edito da Bompiani, Milano 2009), ove argomenta la tesi della costituzionalità e la bontà dell'estensione del matrimonio e della richiesta di figli in adozione per i gay, "perché, se la famiglia è riconosciuta in quanto fondata sul matrimonio, si discute sempre delle famiglie "non matrimoniate", pretendendo che abbiano gli stessi diritti? E' un nonsenso ed un controsenso (...) O c'è il matrimonio, o non c'é. E se c'é deve contare solo la volontà libera e incondizionata di chi se ne assume la responsabilità. Non la volontà populistica dei tribuni pseudoprogressisti. Di conseguenza, anche queste manfrine delle unioni civili costituiscono un inganno: agl'ideali, alla Costituzione, al convivente speranzoso di essere un giorno praticamente sposato all'altro, senza nessuna fatica. le unioni civili sono la trappola della libertà, in cambio di qualche misero beneficio amministrativo (...) Se gli omosessuali hanno dignità, come sono certa, devono rifiutarsi d'iscriversi a qualsiasi registro perché questo è un contentino che li discrimina ancora di più (...) Già tante sentenze hanno detto che la legge matrimoniale, del 1942, dovrebbe adeguarsi alla Costituzione, del 1948 (...) Sono perciò ridicoli i registri per regolarizzare ('??) le unioni civili. I gay non devono coltivare questa speranza perché hanno diritto a sposarsi. Una seconda scelta è patetica e irrispettosa degl'inviolabili diritti di eguaglianza fra tutti i cittadini." Quindi, l'esperta propone un referendum confermativo.
Anna Maria Bernardini De Pace nel suo libro "Diritti diversi" argomenta che il matrimonio gay è costituzionale: tutto il contrario di ciò che afferma Rosy Bindi. |
Gli americani ormai sono simpatizzanti dei diritto dei gay di formarsi una famiglia anche grazie alla cultura pop (cioé alle libere iniziative creative di una Società Civile molto attiva), dalle serie Tv come “Modern Family” alle icone gay ai testimonials etero (Hollywood compresa, come abbiamo mostrato nei tre anni del Cineforum Gay del “Guado”, ove la stragrande maggioranza dei film sono appunto nordamericani). Va di moda, nei family dramas della televisione americana, il tema dell'omoparentalità, in particolare della paternità dei gay: la Tv diviene così un'arma di distruzione di massa contro i pregiudizî antigay. Il premiato "Modern Family" (Mtv e Fox), già vincitore di undici Emmy Awards, racconta le storie di tre famiglie, due etero ed una gay (con due babbi ed una madre adottiva); i protagonisti della serie "The New Normal" (Nbc) sono due giovani compagni d'amore di Beverly Hills alla ricerca di una madre surrogata (mère porteuse, come si dice in francese) per coronare il loro sogno di felicità: di paternità; "Guys and the Kids" è una situation comedy che narra le storie di tre amici, tre padri sulla trentina, che richiama la commedia del 1985 "Tre uomini ed una culla". Ed anche il conservatore "Brothers and sisters" (Fox e Rai2, 2006 - 2011), già vincitore di un Emmy e quattro GLAAD Media Awards, s'é adattato alla nuova realtà sociale: uno dei cinque fratelli, Kevin, decide col compagno Scotty di avere un figlio da una madre surrogata ma fallito il tentativo "a causa di un aborto spontaneo", i due compagni ricorrono all'adozione di una bambina. Ma colpo di scena, poco dopo, scoprono che la madre biologica ha portato a termine la gravidanza! Alla fine, lei accetterà di affidare il figlio ai due babbi. Insomma, le storie dei papà gay hanno salvato la sitcom USA che si credeva spacciata. Quando noi eravamo bambini, seguivamo i telefilm con le classiche famiglie tradizionali, ora c'è il rovesciamento delle parti: gli etero che seguono le sitcom con le famiglie gay!
Negli Stati Uniti ci sono conservatori (fra i quali in nove anni il Sì alle nozze gay è aumentato del 20%) che sono a favore, mentre vi sono democratici che hanno fatto danni esistenziali enormi: leggetevi sulla mia Bacheca la tragedia greca del divo Wilfried Knight e di suo marito, vittime del “Defense of Marriage Act” del 1996, opera dello stesso autore del don't-ask-don't-tell, ossia del marito della (ahinoi, possibile candidata 2016) Clinton, la quale improvvisamente, seguìta dal "fedele" maritino, ha mutato idea sul matrimonio qualche giorno fa (diffondendo un video pro marriage equality: ovviamente dopo aver tastato gli umori popolari, come quando, da Senatrice priva di scrupoli morali, votò Sì alla guerra in Iraq di Bush Jr, al contrario del Senatore Obama).
UNA QUESTIONE di FAMIGLIA/E: le storie
Vediamo ora, attraverso queste storie familiari, come spesso sia una "questione di famiglia" il fatto di appoggiare la svolta storica della famiglia gay: il sentimento dell'amore fraterno o materno o paterno nei confronti di un familiare gay.
Uno dei manifesti della campagna elettorale da parte della società civile in favore di Obama. |
AMORE FRATERNO. Il fratello del Premio Oscar Anne Hathaway é gay. |
MADRE CORAGGIO. Non ha mai vinto l'Oscar, l'attrice Sigourney Weaver, ma in questo film per la Tv l'avrebbe senz'altro meritato. |
L'attrice 31enne ed il marito Adam Shulman hanno inoltre partecipato all'organizzazione del National Engagement Party che ha raccolto 500mila dollari. E se nel cinema ha guadagnato l'Academy Award, al di fuori della sua carriera ha anche vinto, per questo suo impegno civile, lo "Human Rights Campaign Award Ally".
O si diviene gay friendly com'é accaduto alla signora Mary Griffith, la madre orfana del suicida Bobby poi divenuta attivista pro-gay, la cui storia abbiamo visto (in esclusiva per l'Italia) al Cineforum Gay del “Guado” da me presentato il 20 gennaio 2012 (col film-vérité , in esclusiva per l'Italia, "Prayers for Bobby", con protagonista la premiata Sigourney Weaver, di cui eccovi il trailer da me realizzato: http://www.youtube.com/watch?v=RQbBzNgFUXo). Ecco che allora alcuni VIP possono diventare testimonials: ossia, come dice la parola, essere testimoni, fornire la propria testimonianza di familiari che vogliono che il loro figlio o fratello abbiano la possibilità, se lo desiderano, di crearsi anch'essi una vera famiglia di eguale dignità.
Le figlie del Premio Nobel per la Pace Obama (Sasha e Malia) un giorno, tornando da scuola, han chiesto al padre scandalizzate: perché i papà dei nostri compagnucci non possono sposarsi anche loro? Perché non sono una famiglia come noi?
In America, gli Ebrei ortodossi conservatori possono sposarsi con rito religioso. |
CARO PRESIDENTE. La letterina di Sophia, che ha due babbi, al suo Presidente. Sotto, la risposta del Premio Nobel per la Pace Obama. |
E proprio ad una bimba, Sophia Barley Klugh (il cui bel nome, in greco antico, significa Sapienza, donde la parola "Filosofia"), che gli aveva scritto una letterina ove gli descriveva la propria famiglia composta di due papà e lo ringraziava pel suo sostegno, il Presidente ha inviato, sorpresa!, una risposta (pubblicata su Facebook da uno dei babbi):
"Cara Sophia, grazie per avermi scritto una lettera così profonda sulla tua famiglia. Leggerla mi ha reso ORGOGLIOSO di essere il vostro Presidente e ancòra più speranzoso riguardo al Futuro della nostra Nazione. In America non esistono due famiglie che siano uguali. Noi celebriamo questa diversità. E riconosciamo che a prescindere che si abbiano due papà o una mamma quello che conta più di tutto è l'amore reciproco che ci dimostriamo. Tu sei molto fortunata ad avere due genitori che si prendono cura di te. Loro sono fortunati ad avere una figlia eccezionale come te. Le nostre differenze ci uniscono. Tu e io abbiamo l'enorme fortuna di vivere in un Paese dove si nasce uguali qualunque sia il nostro aspetto, ovunque siamo cresciuti o chiunque siano i nostri genitori."
Nel suo discorso d'inaugurazione (in cui ha chiamato a pronunziare l'omaggio, per ringraziare della fiducia l'elettorato gay, proprio un poeta dichiaratamente gay, Richard Blanco), Obama ha svolto questo ragionamento morale: se è vero ciò che dice la Costituzione (1776, ove si legge che "noi riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti, che tutti gli uomini sono stati creati eguali"), allora "anche l'amore che promettiamo ad un'altra persona dev'essere eguale", anche dinanzi alla Legge.
45 ANNI INSIEME: L'AMORE delle due DONNE SIMBOLO della CAMPAGNA elettorale di OBAMA |
La figlia dell'ex vice di Bush Jr, dopo vent'anni d'amore, s'è ammogliata (a Washington ove dal 2009 ci sono i matrimonî per le coppie amorose gay), ed ha partorito due figli: Dick Cheney è il primo repubblicano che ha mutato idea: “Mary e Heather sono unite da molti anni e siamo felicissimi che abbiano potuto avere l’opportunità di vedere la loro unione riconosciuta. Mary e Heather e i loro bambini sono una parte molto importante ed amata della nostra famiglia e noi auguriamo loro tutta la felicità”. Il Figlio 21enne (Will) del senatore repubblicano dell'Ohio Rob Portman (che, fatalità, stava per diventare il vice di Romney) fa coming out e suo padre, che non perdeva occasione per attaccare i democratici sul tema, ora ha mutato idea ed ha firmato l'appello di Obama. Spera nel Sì della Corte Suprema: “anche gli omosessuali devono godere della gioia che io e mia moglie Jane abbiamo conosciuto per 26 anni”. Sono passati i tempi in cui Bobby Griffith si toglieva la vita perché sua madre non voleva accettare la sua omosessualità.
E il Partito, tornerà ad essere il Partito di Lincoln? Ci sono ottime ragioni per essere ottimisti sicché fra quattr'anni le nozze gay non saranno più oggetto di controversia elettorale repubblicani vs democratici e su questo tema regnerà la pace. Ha spiegato su Facebook Brad Dayspring, direttore comunicazione del partito: “Sono conservatore perché credo nella libertà individuale e mi è difficile accettare l’idea che il governo federale abbia il diritto o l’autorità di impedire ai miei amici gay o ai membri della mia famiglia di dividere la loro vita con la persona che amano”. Alla Conservative Political Action Conference il tema non è stato quasi toccato. E un gruppo di 75 politici repubblicani, tra cui l’ex-candidato alla presidenza Jon Huntsman, ha inviato alla Corte Suprema un documento di appoggio/incoraggiamento/sostegno alle nozze gay. Favorevole è anche il (due volte) Premio Oscar Clint Eastwood, conservatore.
Ken Mehlman, ex leader del partito repubblicano dal 2005 al 2007, ha scritto un articolo sul "Wall Street Journal" in cui argomenta, da un punto di vista conservatore, a favore dell'estensione del matrimonio ai gay: "I Conservatori - ed io mi considero tale- hanno successo quando attirano nuovi sostenitori verso
le Tradizioni eterne" (timeless). "La sconfitta del Partito Repubblicano alle elezioni presidenziali è conseguita in parte all'aver mancato di abbracciare alcuni fra i gruppi (constituences) che crescono più velocemente" (mia traduzione dal WSJ).
Sono certo che, fra quattr'anni, il partito repubblicano accetterà come pacifico, come mainstream, il pieno riconoscimento delle famiglie formate da due uomini e due donne con bambini, peraltro mai messe in discussione nemmeno dallo stesso Romney, che si diceva (schizofrenicamente) contrario solo al matrimonio (posizione simile a quella assunta da Francesco Rutelli, intervistato dal quotidiano "Pubblico".)
La cugina del Presidente (conservatore moderato) della Corte Suprema John Roberts, Jean Podrasky, 48 anni, è gay: dopo quattr'anni di fidanzamento, vorrebbe ammogliarsi con la sua Grace a San Francisco, California, ove dopo il Sì al Referendum sulla Proposition 8 (anche per la campagna d'odio della setta dei Mormoni, di cui ho parlato al Cineforum del Guado sul film "Latter Days"), sono vietati i matrimonî gay. Potrà sposarsi solo se la Proposition 8 sarà dichiarata incostituzionale. Tutti scommettono su come si esprimerà proprio lui, ago della bilancia fra i nove giudici supremi (9 come gli Stati degli U.S.A. in cui i matrimonî gay son legali), i quali giudici saran chiamati a decidere anche intorno ad altri diritti: i diritti dei bambini non nati. Sono certo che, fra quattr'anni, il partito repubblicano accetterà come pacifico, come mainstream, il pieno riconoscimento delle famiglie formate da due uomini e due donne con bambini, peraltro mai messe in discussione nemmeno dallo stesso Romney, che si diceva (schizofrenicamente) contrario solo al matrimonio (posizione simile a quella assunta da Francesco Rutelli, intervistato dal quotidiano "Pubblico".)
Insomma, queste storie familiari insegnano che, prima o poi, a molti càpita di ritrovarsi un gay in famiglia. E in America i politici si ricordano di essere UOMINI politici, si rammentano di essere anche PADRI: padri di famiglia, responsabili anche del destino degli altri. E NONNI (e si spera, cugini!). E se han figli gay, si comportano di conseguenza: con coerenza. E mentre il pd (che ha perso il treno della Storia in tutti gli àmbiti: economico, istituzionale, storico) dice di voler imitare la Germania, la Germania va oltre: il Bundesrad (l'organo amministrativo con cui i Lander partecipano all'azione legislativa dello Stato federale) ha già approvato il primo Sì al matrimonio gay ed ora passerà al Bundestag (il Parlamento). Dichiara il Ministro della Famiglia tedesco: “L’idea di matrimonio per tutti, coppie omosessuali incluse, ha ottenuto per la prima volta una maggioranza parlamentare in Germania. Oggi abbiamo scritto la Storia. Si tratta di una pietra miliare nel cammino verso una società aperta, pluralista e libera da ogni discriminazione." Mentre il nostro, di Parlamento, è bloccato e non legifera. Su nulla: né sulla famiglia tradizionale, né sulle nuove famiglie come quella di Davide e Luciano, sposatisi all'estero ed il cui figlio è stato battezzato da don Santoro, la cui storia ho raccontato sul mio profilo Facebook, ove trovate tante altre belle storie ed esclusive.
© LELE JANDON
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