martedì 26 settembre 2023

Dormì in Volo col Collega: Pilota torna a guidare ITA. Mondo al Contrario/2

di LELE JANDON
Violare la regola secondo cui un pilota può schiacciare un pisolino solo nel caso in cui il collega a fianco sia attivo e vigile alla guida non è un reato né motivo di licenziamento: a decretarlo è la magistratura italiana nell’ennesima sentenza choc. Un anno fa due piloti della compagnia aerea ITA Airways, fondata sulle macerie dell’Alitalia nel 2020 dal governo populista del grillino Beppe Conte (la cui base elettorale è fatta anche dagli “accompagnatori di volo” precari), si sono addormentati. O forse facevano l’amore (stile comandante Schettino con la sua amante). Chissà. Qualunque cosa stessero facendo, il problema è che non si trovavano in albergo a riposare dopo tante ore in viaggio, bensì…in cabina di comando, nella tratta NY-Roma. Attenzione: la spericolatezza, l’incoscienza, l’irresponsabilità, sono sintomi di psicopatia ossia di follia. Ma agli occhi della “legge” (o di chi la interpreta) quest’assenza (dieci lunghi minuti) è un’altra piccola debolezza, un peccatuccio penalmente irrilevante come tanti altri, ad esempio mettersi al volante ubriachi e ammazzare il primo che passa (mi riferisco al poliziotto di Treviso che, con in corpo il triplo del tasso di alcool del consentito, ha travolto ed ucciso con la sua auto il 17enne Davide Pavan senza scontare neanche un giorno di carcere). Quella notte si persero le tracce dell’aereo, con a bordo i passeggeri ignari di questo retroscena allucinante: chi avrebbe dovuto portarli sani e salvi a destinazione era fuori controllo. La Torre di controllo di Marsiglia sollecitava spiegazioni: nessuna risposta. Un attacco terroristico? Un dirottamento? O un colpo di sonno? Stavano per partire i caccia militari quando, dopo una diecina di minuti, la coppia si è risvegliata o si è ripresa dalle distrazioni. Ci sono volute ben tre settimane d’indagine interna per riuscire a cacciare (solo) il Comandante, considerate anche le sue menzogne: «Colpa di un’avaria», aveva detto, ma i test dimostrarono che le attrezzature funzionavano perfettamente (chissà se le investigazioni hanno appurato se questo sociopatico fa uso di droghe come il Denzel Washington dell’inquietante film “Flight” del Premio Oscar Robert Zemeckis, ispirato a storie reali). Ma ecco che, col classico rovesciamento tipico dei narcisisti perversi, lui si rivolge alla “giustizia”. Nel Paese, si sa, dove regna l’ingiustizia. Del resto i piloti sono già assai ricchi in partenza (la Scuola di volo è assai costosa ed esclusiva) e così possono pagarsi squali del foro che difendono l’indifendibile. Ed ecco che, dopo la vicenda dell’omicidio stradale impunito, vi racconto un nuovo mostro giuridico “made in Italy”. Sulla base di un cavillo legale il giudice del lavoro ha condannato non già il pilota bensì l’azienda: non solo la obbliga a risarcirlo ma anche a reintegrarlo. Confermando così una delle ragioni per cui le aziende italiane non assumono e cioè la mancanza di libertà di licenziamento persino in casi come questa negligenza che avrebbe potuto provocare una strage. E fu così che il pilota dormiglione o innamorato tornò alla cabina di comando. A questo punto non posso certo augurare “buon sonnellino” a chi a proprio rischio e pericolo compie l’insana scelta di volare con ITA, anzi: gl’italiani ora sanno che, scegliendo questa compagnia aerea fallita creata da uno Stato fallito, potrebbero ritrovarsi questo individuo pericoloso come pilota di turno. Morto di sonno o amante del pericolo come Schettino, comunque sia lo psicolabile ha goduto anche del diritto di restare anonimo, lui sì tutelato dalla legge, mentre i passeggeri (come quelli che durante il suo sonno hanno rischiato la vita) si vedono negati i loro diritti di consumatori di viaggiare sicuri. Ecco qui, generale Vannacci: sì è “il mondo al contrario”, per citare il titolo del Suo squallido libello d’odio. Un mondo, l’Italia, i cui cieli sono fuori controllo: dove le pericolosissime spie russe, appena smascherate, volano via dal territorio apparentemente senza essere viste dalle autorità, dove i piloti delle “Frecce tricolori” (nonostante l’alto rischio di cui erano al corrente, come dimostrato dalle chat) finiscono per ammazzare i bambini che passano di lì per ammirarli, e dove i piloti che dormono “insieme” in cabina di comando vengono per legge reintegrati come se la vita umana non avesse alcun valore.

lunedì 25 settembre 2023

Uccise 17enne: Poliziotto Ubriaco impunito. Mondo al Contrario/1

di LELE JANDON
In Italia, se sei donna, se per una volta bevi troppo e uno ne approfitta per stuprarti, devi sentirti rimproverare dal compagno “giornalista” di Meloni nella TV di estrema destra dei Berlusconi Rete 4; se invece sei un poliziotto maschio, ti ubriachi sapendo di dover guidare, ti metti alla guida e ammazzi il primo malcapitato che passa, allora godrai di tutte le attenuanti e non sconterai un solo giorno di carcere (è matematico). Un poliziotto 31enne, sapendo che avrebbe dovuto guidare da solo, ciononostante ha sbevazzato coi suoi compagni di squadra del rugby (di serie B). Mettersi davanti una birra è tipico degli omofobi che sentono l’inconscio bisogno indotto di dare una giustificazione allo stare vicini fra maschi ponendo una barriera fisica. Poi, ubriaco fradicio, ha ucciso questo bravo ragazzo di 17 anni, Davide Pavan, che passava di lì col suo motorino.
Un gesto imperdonabile che l’etica di Aristotele (che una volta veniva tradotta dai monaci cattolici) avrebbe condannato ma l’etica gesuitica dell’Italietta medievale di oggi non se la sente di condannare. Proprio lui, che col suo ruolo di pubblico ufficiale dovrebbe fare educazione civica ai ragazzi insegnandogli a non mettersi mai al volante da ubriachi, aveva in corpo 1,26 grammi per litro di alcool, un tasso alcolemico quasi triplo del consentito. L’indegno agente, rugbysta fallito che ha usato la Polizia come ripiego, è anche bugiardo: dice di non ricordare nulla dell’omicidio (nonostante fossero le 9 di sera). E, sempre mentendo sapendo di mentire, si rivela pure una femminuccia: ‹Sono un uomo rovinato», ha dichiarato facendo del vittimismo (tipico dei fascisti) mentre in realtà l’ha fatta franca, come tutti quelli che uccidono al volante in Italia. Si tratta dell’ennesimo caso di un giovane che finisce ucciso per mano di forze dell’ordine sprezzanti della vita umana, dopo i famosi casi ispirati dall’odio (Federico Aldrovandi, ammazzato da quattro poliziotti, e Stefano Cucchi, anche lui inerme, ucciso da due carabinieri). Ma oltre al danno c’è la beffa. Anzi una doppia beffa. La prima beffa è un mostro giuridico: nonostante la leggina populista di “omicidio stradale” di Renzi, rivelatasi inutile, questo criminale ha ottenuto non già le aggravanti bensì le attenuanti (!) e così resterà di fatto impunito (non è mai stato licenziato o retrocesso, ha tenuto indosso la divisa e giorni fa è stato in pratica assolto perché i tre anni meramente simbolici non li sconterà). La sua condanna, peraltro risibile, non si tradurrà mai in carcere. Tale epilogo appare naturale nell’Italia di Meloni la cui parte politica, l’estrema destra (anche con apposite pagine sui social) si schiera sempre, per partito preso, dalla parte delle “forze dell’ordine”. Persino quando queste torturano una donna trans inerme in pieno centro e pieno giorno (come hanno fatto i vigili urbani di Milano, tutt’ora impuniti). O perfino quando diventano milionari pubblicando pamphlet che istigano all’odio razziale e omofobico (come ha fatto l’ex generale Vannacci, rimasto anche lui impunito). La seconda beffa del caso è ciò che quassù in Germania chiamiamo “Burokratiemonster”, il Mostro della Burocrazia, un Leviatano senza volto e quindi senza responsabilità, che non chiederà mai scusa delle offese arrecate dai suoi impiegatucci: in questo caso di omicidio l’assassino non dovrà “pagare” (cioè venire punito) ma sono i genitori dell’assassinato a dover pagare (letteralmente: sborsare soldi allo Stato fallito)! Infatti madre e padre orfani del ragazzo hanno ricevuto due avvisi di pagamento. Come racconta la mamma, all’indomani del crimine hanno mandato loro «una raccomandata per avvisarci che il rottame dello scooter era stato dissequestrato e che dovevamo andare subito a ritirarlo, altrimenti avremmo dovuto pagare una penale per ogni giorno di ritardo». Inoltre, un anno dopo l’omicidio, hanno ricevuto una seconda ingiunzione: una “multa” di 183 euro per ripulire la scena del crimine (“bonifica dell’area con smaltimento dei rifiuti e assorbente per sversamento liquidi”, cioè il lago di sangue in cui è crepato il ragazzo). Ecco, Vannacci, questo è “il mondo alla rovescia”, per citare il titolo del Suo libro populista che istiga all’odio: un mondo anzi un Paese dove chi ha il dovere di proteggere ammazza il primo che passa. Come ad esempio quei Suoi colleghi dell’Aeronautica militare che giorni fa, sprezzanti dell’alto rischio d’incidenti (come rivelano le chat) hanno reso orfana la madre della bimba di 5 anni travolta dalle schegge della freccetta tricolore. Il ‘mondo alla rovescia’ è quello in cui quelli come Lei e questo poliziotto ubriaco non smettono la divisa e continuano a rappresentare il principio di protezione dello Stato senza uno straccio di credibilità.