di LELE
JANDON
Commozione palpabile, in sala, domenica
scorsa, alla proiezione del premiato film drammatico “Philomena” (2013) al Cineforum del Guado di Milano, l’evento mensile gratuito che conduco dal 2009.
AMORE MATERNO. Il film è un inno all'amore materno.
Per il filosofo greco Aristotele, "le madri amano di più i figli
perché si ama di più ciò che ci costa fatica".
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Dopo l’intervallo al buffet abbiamo dibattuto,
contestualizzato ed analizzato questa storia vera. Scrivo solo ora quest’articolo
perché ho voluto fare una sorpresa al pubblico senza rivelare i colpi di scena
della trama.
Nel 1952, Philomena (in inglese si pronunzia “filomina”)
è una bella ragazza irlandese che non sa nulla delle gioie e dei rischi del
sesso, e un bellissimo ragazzo ha giuoco facile a metterla incinta. La famiglia
si vergogna che abbia fatto sesso al di fuori del matrimonio ed aspetti un
“figlio del peccato”, e la chiude in un convento (convenzionato con lo Stato)
ove dovrà lavorare duro in lavanderia per ripagare le religiose delle cure che
le prestano prima e durante il parto (podalico e senza antidolorifici: “Il
dolore sarà la pena per il tuo peccato”, dice una suora che la fa sentire in
colpa).
Dà alla luce un bellissimo bambino sensibile, Anthony, che le è
concesso vedere solo un’ora al dì: il resto della giornata deve lavorare. Il
figlioletto le viene sottratto e dato (così le dicono) “in adozione” (in
realtà, venduto) ad una ricca coppia americana: lei assiste impotente alla
scena della venuta dei nuovi elegantissimi genitori da una finestra. In realtà,
si scopre dopo, l’avevano convinta a firmare sin dall’inizio un contratto ove già
rinunziava ai diritti sul bambino di cui, l’avevano persuasa, non era degna.
Nel 2002, Philomena, anziana infermiera
in pensione, nel giorno del cinquantesimo compleanno di suo figlio, reca in
mano la foto di un bambino e piange di tristezza.
La figlia (che nel frattempo
ha cresciuto) le chiede chi sia e Philomena le confessa questa storia della sua
gioventù, e lei si offre di aiutarla a riabbracciarlo. Era stata una suora di
quelle gentili (che pure c’erano) a scattarla di nascosto dalle suore cattive:
è grazie a lei se ha quest’unico ricordo del figlio. A partire dal 2004, l’aiuterà nella ricerca un giornalista e scrittore, Martin Sixsmith (interpretato
da Steve Coogan, attualmente nelle sale in “Quel
che sapeva Maisie” con Julianne Moore), ex spin doctor del Labour Party di Tony Blair ed ex corrispondente estero della BBC, che in cambio dell’aiuto vuole
scrivere un libro su questa vicenda sensazionale: Philomena vorrebbe almeno
sapere che lui stia bene, che non sia un senzatetto.
IL TEOLOGO AMERICANO: "Va ripensato il concetto di peccato". |
I due si scontrano e
diventano “quasi amici”: lei è una signora cattolica credente, semplice, della working class, gentile con tutti, legge
romanzi d’amore; lui è poliglotta, ha studiato ad Harvard, alla Sorbona e ad Oxford, è ateo ed
anticattolico. I due si recano dalle suore che si dicono molto spiacenti di non
poterli aiutare: gli archivi sono andati distrutti in un incendio. Ma la gente
del paese rivela loro le menzogne di quelle suore: non é vero che i registri
erano stati distrutti in un incendio, ma esse stesse avevano fatto un falò di
questi crimini per evitare le accuse (o perché se ne vergognavano).
I due allora intraprendono un viaggio della
speranza in America. Martin, con delle ricerche al computer, scopre l’identità
del figlio di Philomena: era bello, ricco, aveva fatto una bella carriera, ed
era morto di aids. Era diventato un
importante consulente dei Presidenti Reagan e Bush Senior (del Partito
Repubblicano), ed essendo gay si sentiva come costretto a celare la sua omosessualità.
La prima persona che incontra é la sorellastra (anch’essa figlia adottiva) di
Anthony: a sentir lei, egli non parlava mai delle sue origini. Philomena ne è
profondamente addolorata. A questo punto, col morale a terra, ha voglia di
tornare in Irlanda e ripagare le spese del viaggio a Martin, e al diavolo il
libro.
Ma ecco che Martin, il quale nel frattempo si è affezionato a lei ed è
molto dispiaciuto, nel riguardare con attenzione le foto di Anthony nota un
particolare importante: nelle sue belle giacche che indossava anche agli eventi
politici, riconosce un’arpa celtica (i Celti sono gli antichi abitatori dell’Irlanda,
quelli che han lasciato anche in eredità la festa di Halloween, come abbiamo raccontato nel Blog).
Così Philomena intuisce che Anthony la pensava e ritrova le energie morali per
andare a bussare alla porta dell’ex compagno di Anthony, Pete (Peter): questi la fa
entrare e le conferma che proprio lui l’aveva portato in Irlanda, anche lui in
un viaggio della speranza. Quando Anthony aveva scoperto di stare per morire,
aveva espresso il desiderio di conoscere la donna che l’aveva messo al mondo. Ed
anche a loro due le suore apparentemente così gentili avevano raccontato
menzogne: gli dissero che Philomena l’aveva abbandonato. Nel sapere ciò, un
altro dolore s’aggiunge al cuore della donna che infine decide di dare il via
libera a Martin a pubblicare questa storia che ha suscitato anche, oltreché
compassione e commozione, anche quell’emozione che il filosofo liberale John
Stuart Mill (1806 – 1873) chiamava “collera
empatica” (empathic anger): “il
sentimento naturale di vendetta (…) reso applicabile dall’intelletto e dalla
simpatia” (oggi diremmo “empatia”) “a (…) quei mali che ci offendono perché
feriscono gli altri”.
STORIE VERE. Le altre storie vere di ragazze madri irlandesi come Philomena e come lei rinchiuse a lavorare chiuse in convento. |
Ad uno dei nostri ospiti (un ragazzo melomane, Andrea B.)
è venuta in mente la protagonista di Suor Angelica, un’opera lirica di Puccini, del 1919, storia di un'aristocratica che sconta il convento un suo "peccato d'amore" a cui viene strappato il bambino subito dopo la nascita. Alla fine, mi racconta un altro amico melomane, Fabio T., saputo che il figlioletto era morto in tenera età si toglie la vita col veleno dalla disperazione e nel delirio di morte vede il bimbo fra gli angeli.
Già Peter Mullan nel film “Madgalen” (2002, Leone d’Oro) aveva
trattato il tema ambientandolo nella stessa Irlanda cattolica una diecina di
anni più tardi (nel 1964) delle storie di ragazze-madri singles (perché sedotte ed abbandonate a tradimento) e/od orfane/abbandonate
o troppo vivaci (considerate fallen women, donne perdute) rinchiuse nei conventi delle suore e costrette a lavorare nelle
lavanderie non retribuite e trattate molto male, con punizioni corporali. Le
prime houses of correction (case di
correzione) furono istituite da Elisabetta I, la regina del Cinquecento
(interpretata al cinema, fra l’altro, proprio da Judi Dench) che fu imitata dal resto del mondo protestante.
Philomena Lee e lo scrittore Martin Sixsmith. In Italia il libro è edito dalla casa editrice cattolica Piemme. |
Il film è, grazie anche alla protagonista
che ci crea identificazione con questi sentimenti innati e viscerali, una
testimonianza della forza dell’amore materno e filiale (che abbiamo ricollegato
anche alla ricerca delle loro origini di coloro i quali sono stati generati con
fecondazione medicalmente assistita di tipo eterologa: gli stati più liberali
hanno esaudito i desidèri di queste persone di riconoscere il diritto almeno a
sapere donde provengono, perché desiderio irresistibile: sì alla libertà
procreativa e al desiderio di genitorialità ma sì anche al diritto di sapere
l’identità dei genitori biologici).
DOLORE MORALE. Per Aristotele, "i genitori amano i figli come sé stessi". Ed è sempre un greco antico a ricordarci il rispetto dei legami familiari, il poeta Sofocle nella tragedia Antigone. |
Aristotele, che fu allievo di Platone,
così descriveva la potenza dell’amore genitoriale, ed in specie materno: “I genitori amano i figli perché li
considerano come una parte di sé
stessi, e i figli amano i genitori perché sono un qualcosa che da essi deriva.
I genitori, però, sanno che i figli sono stati generati da loro più che i figli
non sappiano che è da quelli che sono stati generati e il generante sente di più il legame di appartenenza col generato di
quanto il generato lo senta col generante (…).
E c’è differenza anche per
la durata temporale: i genitori, infatti, amano i figli appena nati, mentre
questi amano i genitori solo quando è passato del tempo, e quando hanno
acquistato giudizio e sensibilità. Da
queste considerazioni risulta chiaro anche per quali ragioni le madri amano di
più. I genitori, dunque, amano i figli come sé stessi (giacché i figli nati da loro sono come degli altri sé stessi,
altri per il fatto di essere separati), e i figli amano i genitori perché hanno
avuto origine da loro, e i fratelli si amano l’un l’altro perché hanno avuto
origine dagli stessi genitori, giacché l’identità del loro rapporto con quelli
stabilisce un’identità fra di loro ”
(“Etica Nicomachea”, VIII, 1161 b, 15
e seguenti). Il filosofo greco aggiunge un’altra ragione di questo amore forte:
“Tutti gli uomini amano di più ciò che hanno ottenuto con fatica (…) Per queste
ragioni, anche, sono le madri che amano
di più i figli: la generazione,
infatti, è per loro più faticosa e dolorosa, ed esse sanno meglio che i figli
sono loro.” (“Etica a Nicomaco”,
1168 a 25).
L’eroina greca Antigone, nell’omonima
tragedia di Sofocle, ci ricorda che esistono delle “divine leggi non scritte” (agrapta nomima) ma già inscritte
nel nostro cuore e che non possono venire violate da nessuna legge positiva. Il
positivismo giuridico trova questi limiti nella natura umana: gli affetti, i
legami di sangue, nel caso di Antigone l’amore fraterno (pel fratello Polinice
che il tiranno vorrebbe lasciare insepolto); nel caso di Philomena, l’amore
materno, e nel caso di suo figlio l’amore filiale. Il
giurista Tullio Ascarelli (1903 –
1959) interpretava l’Antigone come la
lotta della coscienza per tradursi in norme giuridiche positive più giuste. L'articolo 2 della Costituzione della Repubblica italiana si riferisce proprio a questi diritti fondamentali, assoluti che essa chiama "diritti inviolabili", come il diritto di formarsi una famiglia: essi sono originari, precedono lo Stato in quanto connaturati all'essere umano e preesistenti ad ogni legge positiva.
Quest’etica naturale può essere snaturata
da false credenze come il peccato originale, che non ha fondamento biblico: il concetto di peccato va rivisto daccapo, argomenta il teologo americano Matthew Fox, ex cattolico, nel
suo libro “Sins of Spirit. Blessing of
the Flesh” (Peccati dello Spirito, Benedizione della Carne).
L'OPERA LIRICA. Anche la protagonista dell'opera lirica di Puccini (leggibile gratis online) sconta in convento un "peccato d'amore" ed anche a lei viene strappato il bambino. |
Abbiamo altresì notato che sia Anthony
sia sua madre sono stati discriminati (entrambi senza colpa) per via dei loro "peccati d'amore": lui non si è sentito benvenuto dai suoi compagni partito in quanto gay con un compagno ed ha dovuto nascondersi, lei si è sentita colpevolizzata dalle suore ed è stata nascosta in convento perché era rimasta incinta senza essere sposata. Ma nessuno dei due, madre e
figlio, aveva davvero colpa di aver commesso un peccato.
Alla fine, siamo stati tutti d’accordo
che è bene evitare gli opposti estremismi:
da una parte il giustificazionismo storico-culturale tipico di una
minoritaria apologetica che non vuole fare i conti col passato, e dall’altra il perdonismo (magari per
risparmio di stress psicologico e non per ragioni morali), che è anch’esso una
malattia della religione perché nega responsabilità (e quindi libertà) a chi ce
l’ha. Judi Dench ha dichiarato al Telegraph, a proposito del perdòno: "Posso solo dire che non riesco ad immaginare me stessa in quella situazione ed essere in grado di perdonare. Non posseggo quella portata di umanità (scope of humanity) di Philomena. Sarebbe fantastico dire che sì, che se fosse successo a me io sarei stata capace di farlo, ma non riesco ad immaginarlo".
Il vero peccato non fu commesso da Philomena che ha fatto l’amore con
innocenza, né dal suo figlio gay. Il vero peccato e crimine contro l’umanità fu
commesso da quelle suore che avevano impedito, per mezzo di menzogne, ad una
madre ed un figlio di riabbracciarsi: su questi valori siamo assolutisti. Non
si può postulare nessun sano relativismo etico senza prima porre come fondamento
questo absolute primum: il valore
della famiglia (violato, per esempio, nel mussolinismo, donde il famoso
articolo 29 della Costituzione repubblicana italiana, creato in funzione antifascista intorno alla libertà educativa).
Una ruota degli esposti a Roma. |
Le storie irlandesi di Philomena Lee e
delle ragazze che hanno ispirato il film “Magdalen Sisters”
sono tipicamente irlandesi: i mother and
baby homes (detti anche Magdalen
asylums) sono nati nel contesto protestante, ma gli scandali famosi sono
tutti nella chiesa cattolica e riguardano i peccati sessuali delle donne.
Secondo la storica Catharine Corless, che ha studiato il fenomeno, il tasso di
mortalità in questi posti era di 4-5 volte superiore al resto della popolazione
(e ricordiamo che dall’Irlanda di fine Ottocento partiranno tanti immigrati
verso l’America, tantoché ancora oggi, proprio al Cineforum, quando vi presento
i film vi faccio notare quanto numerosi siano anche gli attori di origini
irlandesi, negli Stati Uniti). Con queste malattie e la malnutrizione, forse, si
può spiegare la recente scoperta di ottocento bimbi senza nome nella fossa
comune (un serbatoio di cemento) di un convento intorno a cui sta indagando la
magistratura irlandese.
In Italia non abbiamo storie simili, se
non altro per la semplice ragione che esisteva la Ruota degli Esposti
(recentemente ne è stata riaperta una, per evitare gli abbandoni dei neonati).
Certo, ogni popolo ha le sue colpe
storiche: abbiamo già raccontato dell’Olanda, il Paese che più di tutti ha
collaborato con l’invasore nazionalsocialista e che ancora oggi sente il senso
di colpa, e la Germania. L’Irlanda ha nella coscienza collettiva questo genere
di scandali ed ha avuto anche la colpa del più grave errore giudiziario proprio
contro una suora irlandese: Nora Wall, accusata ingiustamente di stupro di una
minore e poi assolta dopo la mostrificazione massmediatica. Ma quelle dei due
film in questione sono storie vere e documentate e ci ricordano che questi
diritti e doveri naturali (i diritti dei bambini e delle madri, e i doveri di
protezione che abbiamo verso di loro) rischiano di essere violati facilmente
laddove, in uno Stato non perfettamente laico (uno Stato che non eserciti un
controllo sulle proprie istituzioni e che non distingua bene il reato dal
peccato), le religioni possono farsi immorali a livello istituzionale.
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Approfondimenti: il Quaccherismo la fede
della protagonista Judi Dench
L’Amicizia Fraterna,
l’Eguaglianza, la Pace
Penn, il
Filosofo-Esploratore che fondò la Pennsylvania,
ispirò la Costituzione di Philadelphia
ed immaginò già nel
Seicento l’Unione Europea
SPIRITO di FRATELLANZA. Sopra e sotto: quaccheri alla gay pride parade di Londra, in sostegno dei fratelli omosessuali. |
Judi Dench, inglese di York, compirà
ottant’anni a dicembre.
Dalla Royal Shakespeare Company a partire dalla metà degli anni Ottanta è diventata nota anche al cinema e fra i vari ruoli ha avuto due
parti da Regina (Elisabetta I e Vittoria), un Golden Globe ed un Premio Oscar (per
otto minuti in “Shakespeare in Love”).
Dame Dench sostiene i diritti dei popoli indigeni (con Survival
International) ed avendo studiato in una scuola quacchera della sua città, la Mount School (http://www.mountschoolyork.co.uk/), fondata nel 1785, ha abbracciato la fede dei Quaccheri. Quacchera praticante, definisce la propria fede come "l'antitesi del cattolicesimo".
E allora, come spesso al “Guado”, è anche
l’occasione per approfondire i vari cristianesimi (abbiamo già parlato dei
presbiteriani e della Metropolitan
Community Church, col film Prayers
for Bobby; dei cattolici americani, con Taking
a Chance on God, Ospite il regista Brendan Fay; e dei Mormoni, con Latter Days).
I quaccheri sono una denominazione
cristiana nata nel Seicento in Inghilterra. Il fondatore di questa
congregazione fu George Fox (1624 – 1691): a diciannove anni questo ragazzo
insoddisfatto del formalismo e del puritanesimo della religione anglicana maggioritaria, troppo basata sui riti esteriori, si
ritira e dopo quattr’anni fonda una setta che in tre anni ha già cinquantamila
aderenti.
Piace loro chiamarsi “Society of Friends” oppure "Friends of Truth", con riferimento ad
un versetto di Giovanni: “Io non vi chiamo più servi: perché il servo non sa
quel che fa il suo signore; ma voi vi ho
chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal
Padre mio” (Gv., 15, 15).
Così Gesù di Nazaret si poneva in una relazione
paritaria coi suoi discepoli, proprio come un altro grande maestro spirituale
antico: Socrate di Atene, per il quale l’amicizia era il valore più importante,
secondo Senofonte. La città fondata dai Quaccheri, Philadelphia, è stata così chiamata in onore dell’amore
fraterno: φιλία philía = amore, ἀδελφός
adelphós = fratello, in greco antico).
Dal momento che la fede è
interiore e spirituale (penso al versetto attribuito a Gesù nel Vangelo di Luca: “Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?”, 12, 57), non cantano inni ma nei loro incontri (meeting) se ne stanno in religioso silenzio nel culto (silent worship) e non hanno mai istituito gerarchie né sentito la necessità di ordinare preti:
c’è il “sacerdozio dei credenti”. (Ragion
per cui non esistono “gli abusi del clero”: tutti quanti sono sacerdoti). Queste persone non credono in una fonte ultima di verità (né la Bibbia né una chiesa istituzionale) ma cercano di "entrare nello spirito" che ha ispirato gli Autori biblici e seguire l'esempio di Gesù.
Ognuno
si fa la sua idea, nella massima libertà, perciò intorno ad un tema come
l’omosessualità ci sono le opinioni più varie: si va da chi la condanna a
priori (in questo d’accordo ad esempio cogli Evangelici) a chi è favorevole al
matrimonio egualitario (marriage equality): come ho raccontato nel mio Blog, i quaccheri inglesi (insieme agli ebrei liberali) sono stati i primi gruppi a dire Sì alle nozze gay religiose dopo la riforma fortemente voluta da David Cameron
(http://lelejandon.blogspot.it/2014/04/i-conservatori-britannici-riaffermano.html). E per restare sul tema della loro sincera amicizia coi fratelli omosessuali, il nostro habitué del Cineforum Andrea B. ci ha dato un altro contributo: ci ha segnalato un’iniziativa
meritoria dei quaccheri in Uganda (http://www.newsweek.com/american-quakers-are-running-underground-railroad-help-lgbt-ugandans-flee-258363)
che conferma lo spirito di tolleranza e compassione di questa congregazione
estremamente simpatica. L’Uganda è il Paese più omofobo
dell’Africa nera, ove vige dal febbraio scorso una legge che punisce sino all’ergastolo
chi pratichi l’omosessualità. Una vera moderna caccia alle streghe. Chiunque
non sia ammogliato o abbia una fidanzata è in pericolo in quanto considerato
sospetto.
Allora, una diecina di missionari
Quaccheri ha creato un sottogruppo segreto e anonimo che con delle donazioni ha
aiutato un centinaio di omosessuali a fuggire dal Paese verso il Sud Africa o
l’Europa (ove chiederanno diritto d’asilo): un gesto che ricorda quello dei
Quaccheri che han portato gli schiavi neri via dal Sud schiavista prima dello scoppio
della Guerra civile americana (1861 - 1865). Questi volontari si chiamano “conductors” (guide) perché guidano
questa povera gente verso l’uscita dal Paese. Quest’iniziativa (http://friendsnewundergroundrailroad.org/faqs/)
è stata battezzata “Friends New
Underground Railroad”, cioè “nuova ferrovia sotterranea” (cioè clandestina)
degli “Amici” (perché i Quaccheri si chiamano “Society of Friends”). A proposito di cinema e di omosessuali
ugandesi, vi segnalo il documentario (“God
Loves Uganda”) del Premio Oscar Roger Ross Williams: https://www.youtube.com/watch?v=UnH5AWqBcLg#t=47).
Siccome credono nell’eguaglianza di dignità,
in Inghilterra non si levavano il cappello al passaggio dei nobili. Sgarbati
con gli aristocratici, erano animati da spirito di tolleranza e gentilezza verso i fedeli di
altre confessioni: ben conoscendo sulla propria pelle l’ingiustizia di essere
perseguitati per le proprie convinzioni religiose. William Penn allaccerà relazioni
amichevoli anche con gl’indiani nativi (e qui torniamo all’impegno umanitario
dell’attrice quacchera Judi Dench).
Poiché tanto han fatto loro la guerra (religiosa), i Quaccheri credevano davvero nella Pace: William Penn scrisse,
dopo quel secolo delle stragi religiose (fra cui ricordiamo la Strage degli Ugonotti nella Notte di San Bartolomeo) che fu Cinquecento, la sua proposta di
fondare l’Europa unita (novanta stati all’epoca) e
s’inserisce fra quei filosofi liberali (dal cattolico Erasmo col Lamento della Pace al luterano Kant con La Pace Perpetua) che si son battuti con
le armi intellettuali per questo storico traguardo raggiunto solo dopo la Seconda guerra mondiale.
LA CITTA' dell'AMORE FRATERNO. La statua di William Penn in cima al City Hall (Municipio) di Filadelfia, la città da lui fondata e dove fu scritta la Costituzione americana del 1776. |
I Quaccheri sono famosi per queste attività di
successo: pei cereali per la colazione che abbiamo mangiato tutti da bambini (i corn flakes) e le banche finanziarie (come la Barclays Bank, fondata da un discendente del teologo scozzese Robert Barclay, 1648 – 1690, che scrisse l’ “Apologia
dei Quaccheri” e fu governatore dell’East Jersey, lo Stato che, unitosi in
sèguito al West Jersey, avrebbe costituito l'attuale New Jersey).
I quaccheri (mi raccomando, non
confondeteli coi mormoni o con gli Amish) sono famosi per la bontà della loro
istruzione: nel contesto della grande libertà educativa americana, il Premio
Nobel per la Pace Obama manda le proprie figlie (Sasha, 16 anni, e Malia, 13) in una scuola privata
quacchera, la prestigiosa Sidwell Friends School di Washington, che già nel nome richiama il valore dell'amicizia (vedi il detto di Gesù citato sopra: "I no longer called you servants (...) I called you friends" etc). Sono proprio loro che, frequentando in quest’istituto della capitale coetanei/e figli di coppie gay, han convinto il padre a sostenere
la causa del matrimonio gay, come ho raccontato nel mio Blog.
Va ricordato l’inglese William Penn (1644
– 1718): esploratore (a causa delle persecuzioni della madrepatria, andò a
fondare la colonia britannica della Pennsylvania, donde son nati gli stati di
Pennsylvania, che da lui prende il nome appunto e significa “Boschi di Penn”, e
del Delaware) e filosofo (che prefigurò l’Europa Unita: nel “Discorso intorno alla Pace presente e futura
dell’Europa”, 1693, e ai cui princìpii liberali e democratici di separazione dei poteri e di libertà
religiosa s’ispireranno i Padri Fondatori nel redigere la Costituzione del 1776
che sarà redatta proprio nella bella città da lui fondata, Filadelfia, sita
lungo il fiume Delaware).
Nella nuova colonia regnerà quella
libertà religiosa che favorirà l’immigrazione, specie dalla Germania: sarà
proprio a Filadelfia che nascerà la chiesa episcopaliana (poco dopo la
Rivoluzione Americana), anch’essa nata dall’anglicanesimo.
E per chi desidera approfondire la storia
di questo credo che tanto ha dato agli Stati Uniti d’America c’è una diecina
di opere americane che presentano personaggi quaccheri, dai romanzi dei grandi
scrittori dell’Ottocento Nathaniel Hawthorne (1804 – 1864, “Il gentile fanciullo”) ed Herman
Melville (1819 – 1891, “Moby Dick”)
ai film dei seguenti registi Premi Oscar: gli americani Fred Zinnemann (“Mezzogiorno di fuoco”, 1952), William
Wyler (“La legge del Signore”, 1956)
e John Ford (“Il grande sentiero”,
1964) e l’inglese Martin McDonagh (“7
psicopatici”, 2012).