domenica 1 ottobre 2023
Da Budapest a Praga: le Colpe di Napolitano
di LELE JANDON
Dopo gli unanimi onori (con tanto di concessione dei funerali di Stato) a Berlusconi, ecco i panegirici a Napolitano come se fosse anch’egli “Cavaliere” senza macchia.
Ma Giorgio Napolitano non era affatto un giusto (per quel che può valere questa parola in un Paese semianalfabeta che legge Vannacci e dove regna l’ingiustizia di parlare sempre e solo bene di chi è morto senz’analizzarne le colpe).
Non l’ho mai stimato a causa della sua incapacità di ammettere le gravi, orribili colpe del suo passato, per il suo giustificazionismo e quindi il suo narcisismo.
Da giovane universitario era iscritto ai GUF (Gruppi universitari fascisti) e solo nel ’44 s’iscrisse al PCI (Partito comunista italiano).
La sua vita politica era chiaramente ispirata al machiavellismo e cioè all’avere sempre più Potere e ad esercitare Potere sugli altri.
Infatti disse “Niet” alla giusta linea etica dello “splendido isolamento” del segretario del PCI Enrico Berlinguer e disse Sì alla linea dura contro i veri progressisti di Budapest e Praga che chiedevano democrazia.
Nell’autunno del 1956, quando aveva già 31 anni (non 17), parlando all’VIII Congresso del PCI col suo stile (che egli stesso definiva con autocompiacimento) “atarassico” non solo giustificò la repressione coi tank di Mosca nella Repubblica socialista d’Ungheria per stoppare i manifestanti (che definì «teppisti fascisti e spregevoli provocatori») ma addirittura la elogiò («ha contribuito a salvare la pace nel mondo»). “L’Unità”, quotidiano del PCI, titolò che i manifestanti erano “anarchici e terroristi”. 2652 furono gli ungheresi uccisi. Il quotidiano progressista “Repubblica” ha stampato anni fa un bel libretto su questa vicenda.E il sottotitolo di un libro di storia sull'argomento ("Budapest 1956, la macchina del fango") sottolinea che fu "un caso esemplare di disinformazione".
Che quella di Napolitano non fosse l’unica linea possibile (perché uomini coraggiosi ci sono sempre) lo dimostrò il gesto delle dimissioni del buon Pietro Nenni (un uomo che era nella Resistenza già nel ’43).
Solo nel 2005 (ben 49 anni dopo!) nello stile tipicamente falso dei narcisisti Napolitano scrisse nella propria autobiografia ciò che dagli sbrigativi giornalisti venne spacciato per “autocritica”: «Bisognava stare da una parte della barricata, in quegli anni».
Il libero giornalista progressista Corrado Augias nota: «Fu il grande fallimento del Partito comunista, che perse l’occasione di tagliare con Mosca e diventare un partito socialdemocratico europeo». Già. Quindi Napolitano era un fallito, ma restò sempre un fallito di successo.
Nel 1968 fu la volta dei cechi e anche in questo caso i carri armati sovietici entrarono a stoppare la Primavera (72 uccisi): il 43enne Napolitano fu di nuovo ostinatamente contro la democrazia e votò, da membro del Comitato centrale del PCI, per l’espulsione dal Partito dei giornalisti del quotidiano “il manifesto” che osarono titolare “Praga è sola”.
Come ha detto ai funerali sua nipote, nel suo stile Marie Antoinette, Napolitano aveva un’enorme considerazione di sé. Un grande stratega tedesco dell’Ottocento, il generale von Moltke, diceva giustamente che non esiste forse peggior pericolo di questo tipo umano: lo “stupido volenteroso”. Proprio a causa di questa presunzione, da “stolido volenteroso” fece disastri anche con le sue manovre a Destra. Essendo fatto della stessa pasta (carrierista e affamata di cariche) di Luciano Violante e Giuliano Amato (altro ritardato che, facendo una gran confusione di ben sei anni, si è ricordato solo pochi giorni fa che Craxi fece la spia con Gheddafi tradendo gli alleati), è sempre stato “dialogante” con tutti, oltre che coi preti potenti anche con la destraccia: infatti fu proprio la Banda dei Berluscones a volerlo presidente a tutti i costi. A lui, narciso com’era, piacque farsi così tanto implorare.
Nello sconcerto internazionale Napolitano, presunto eroe della democrazia, ebbe la faccia tosta di nominare presidente del consiglio (e tollerarlo così colpevolmente a lungo) Silvio Berlusconi, e dopo il legittimo pressing delle democrazie mature trovò solo lo spread (schizzato addirittura a 570!) come tardivo pretesto per costringerlo alle dimissioni (creando un altro mostro: l’orribile governo Monti, un tipo caratterialmente assai simile proprio a sé, inguaribile narcisista che mai ammetterebbe una minima colpa). Anche qui Napolitano perse il treno della Storia: oramai Berlusconi aveva già fatto troppi danni, coi suoi milioni aveva comprato senatori e giornalisti ed infangato la reputazione delle Istituzioni a livello mondiale (tanto che il governo Draghi chiese i danni), mentre proprio lui, il presunto eroe democratico Napolitano, avrebbe potuto farlo dimettere già in occasione dell’uscita di Fini dalla coalizione. L’ennesima sua colpa storica! Una delle tante.
martedì 26 settembre 2023
Dormì in Volo col Collega: Pilota torna a guidare ITA. Mondo al Contrario/2
di LELE JANDON
Violare la regola secondo cui un pilota può schiacciare un pisolino solo nel caso in cui il collega a fianco sia attivo e vigile alla guida non è un reato né motivo di licenziamento: a decretarlo è la magistratura italiana nell’ennesima sentenza choc.
Un anno fa due piloti della compagnia aerea ITA Airways, fondata sulle macerie dell’Alitalia nel 2020 dal governo populista del grillino Beppe Conte (la cui base elettorale è fatta anche dagli “accompagnatori di volo” precari), si sono addormentati. O forse facevano l’amore (stile comandante Schettino con la sua amante). Chissà. Qualunque cosa stessero facendo, il problema è che non si trovavano in albergo a riposare dopo tante ore in viaggio, bensì…in cabina di comando, nella tratta NY-Roma.
Attenzione: la spericolatezza, l’incoscienza, l’irresponsabilità, sono sintomi di psicopatia ossia di follia.
Ma agli occhi della “legge” (o di chi la interpreta) quest’assenza (dieci lunghi minuti) è un’altra piccola debolezza, un peccatuccio penalmente irrilevante come tanti altri, ad esempio mettersi al volante ubriachi e ammazzare il primo che passa (mi riferisco al poliziotto di Treviso che, con in corpo il triplo del tasso di alcool del consentito, ha travolto ed ucciso con la sua auto il 17enne Davide Pavan senza scontare neanche un giorno di carcere).
Quella notte si persero le tracce dell’aereo, con a bordo i passeggeri ignari di questo retroscena allucinante: chi avrebbe dovuto portarli sani e salvi a destinazione era fuori controllo. La Torre di controllo di Marsiglia sollecitava spiegazioni: nessuna risposta. Un attacco terroristico? Un dirottamento? O un colpo di sonno? Stavano per partire i caccia militari quando, dopo una diecina di minuti, la coppia si è risvegliata o si è ripresa dalle distrazioni.
Ci sono volute ben tre settimane d’indagine interna per riuscire a cacciare (solo) il Comandante, considerate anche le sue menzogne: «Colpa di un’avaria», aveva detto, ma i test dimostrarono che le attrezzature funzionavano perfettamente (chissà se le investigazioni hanno appurato se questo sociopatico fa uso di droghe come il Denzel Washington dell’inquietante film “Flight” del Premio Oscar Robert Zemeckis, ispirato a storie reali).
Ma ecco che, col classico rovesciamento tipico dei narcisisti perversi, lui si rivolge alla “giustizia”. Nel Paese, si sa, dove regna l’ingiustizia. Del resto i piloti sono già assai ricchi in partenza (la Scuola di volo è assai costosa ed esclusiva) e così possono pagarsi squali del foro che difendono l’indifendibile.
Ed ecco che, dopo la vicenda dell’omicidio stradale impunito, vi racconto un nuovo mostro giuridico “made in Italy”. Sulla base di un cavillo legale il giudice del lavoro ha condannato non già il pilota bensì l’azienda: non solo la obbliga a risarcirlo ma anche a reintegrarlo. Confermando così una delle ragioni per cui le aziende italiane non assumono e cioè la mancanza di libertà di licenziamento persino in casi come questa negligenza che avrebbe potuto provocare una strage.
E fu così che il pilota dormiglione o innamorato tornò alla cabina di comando.
A questo punto non posso certo augurare “buon sonnellino” a chi a proprio rischio e pericolo compie l’insana scelta di volare con ITA, anzi: gl’italiani ora sanno che, scegliendo questa compagnia aerea fallita creata da uno Stato fallito, potrebbero ritrovarsi questo individuo pericoloso come pilota di turno.
Morto di sonno o amante del pericolo come Schettino, comunque sia lo psicolabile ha goduto anche del diritto di restare anonimo, lui sì tutelato dalla legge, mentre i passeggeri (come quelli che durante il suo sonno hanno rischiato la vita) si vedono negati i loro diritti di consumatori di viaggiare sicuri.
Ecco qui, generale Vannacci: sì è “il mondo al contrario”, per citare il titolo del Suo squallido libello d’odio.
Un mondo, l’Italia, i cui cieli sono fuori controllo: dove le pericolosissime spie russe, appena smascherate, volano via dal territorio apparentemente senza essere viste dalle autorità, dove i piloti delle “Frecce tricolori” (nonostante l’alto rischio di cui erano al corrente, come dimostrato dalle chat) finiscono per ammazzare i bambini che passano di lì per ammirarli, e dove i piloti che dormono “insieme” in cabina di comando vengono per legge reintegrati come se la vita umana non avesse alcun valore.
lunedì 25 settembre 2023
Uccise 17enne: Poliziotto Ubriaco impunito. Mondo al Contrario/1
di LELE JANDON
In Italia, se sei donna, se per una volta bevi troppo e uno ne approfitta per stuprarti, devi sentirti rimproverare dal compagno “giornalista” di Meloni nella TV di estrema destra dei Berlusconi Rete 4; se invece sei un poliziotto maschio, ti ubriachi sapendo di dover guidare, ti metti alla guida e ammazzi il primo malcapitato che passa, allora godrai di tutte le attenuanti e non sconterai un solo giorno di carcere (è matematico).
Un poliziotto 31enne, sapendo che avrebbe dovuto guidare da solo, ciononostante ha sbevazzato coi suoi compagni di squadra del rugby (di serie B).
Mettersi davanti una birra è tipico degli omofobi che sentono l’inconscio bisogno indotto di dare una giustificazione allo stare vicini fra maschi ponendo una barriera fisica.
Poi, ubriaco fradicio, ha ucciso questo bravo ragazzo di 17 anni, Davide Pavan, che passava di lì col suo motorino.
Un gesto imperdonabile che l’etica di Aristotele (che una volta veniva tradotta dai monaci cattolici) avrebbe condannato ma l’etica gesuitica dell’Italietta medievale di oggi non se la sente di condannare.
Proprio lui, che col suo ruolo di pubblico ufficiale dovrebbe fare educazione civica ai ragazzi insegnandogli a non mettersi mai al volante da ubriachi, aveva in corpo 1,26 grammi per litro di alcool, un tasso alcolemico quasi triplo del consentito. L’indegno agente, rugbysta fallito che ha usato la Polizia come ripiego, è anche bugiardo: dice di non ricordare nulla dell’omicidio (nonostante fossero le 9 di sera). E, sempre mentendo sapendo di mentire, si rivela pure una femminuccia: ‹Sono un uomo rovinato», ha dichiarato facendo del vittimismo (tipico dei fascisti) mentre in realtà l’ha fatta franca, come tutti quelli che uccidono al volante in Italia.
Si tratta dell’ennesimo caso di un giovane che finisce ucciso per mano di forze dell’ordine sprezzanti della vita umana, dopo i famosi casi ispirati dall’odio (Federico Aldrovandi, ammazzato da quattro poliziotti, e Stefano Cucchi, anche lui inerme, ucciso da due carabinieri).
Ma oltre al danno c’è la beffa. Anzi una doppia beffa.
La prima beffa è un mostro giuridico: nonostante la leggina populista di “omicidio stradale” di Renzi, rivelatasi inutile, questo criminale ha ottenuto non già le aggravanti bensì le attenuanti (!) e così resterà di fatto impunito (non è mai stato licenziato o retrocesso, ha tenuto indosso la divisa e giorni fa è stato in pratica assolto perché i tre anni meramente simbolici non li sconterà). La sua condanna, peraltro risibile, non si tradurrà mai in carcere.
Tale epilogo appare naturale nell’Italia di Meloni la cui parte politica, l’estrema destra (anche con apposite pagine sui social) si schiera sempre, per partito preso, dalla parte delle “forze dell’ordine”. Persino quando queste torturano una donna trans inerme in pieno centro e pieno giorno (come hanno fatto i vigili urbani di Milano, tutt’ora impuniti). O perfino quando diventano milionari pubblicando pamphlet che istigano all’odio razziale e omofobico (come ha fatto l’ex generale Vannacci, rimasto anche lui impunito).
La seconda beffa del caso è ciò che quassù in Germania chiamiamo “Burokratiemonster”, il Mostro della Burocrazia, un Leviatano senza volto e quindi senza responsabilità, che non chiederà mai scusa delle offese arrecate dai suoi impiegatucci: in questo caso di omicidio l’assassino non dovrà “pagare” (cioè venire punito) ma sono i genitori dell’assassinato a dover pagare (letteralmente: sborsare soldi allo Stato fallito)!
Infatti madre e padre orfani del ragazzo hanno ricevuto due avvisi di pagamento. Come racconta la mamma, all’indomani del crimine hanno mandato loro «una raccomandata per avvisarci che il rottame dello scooter era stato dissequestrato e che dovevamo andare subito a ritirarlo, altrimenti avremmo dovuto pagare una penale per ogni giorno di ritardo».
Inoltre, un anno dopo l’omicidio, hanno ricevuto una seconda ingiunzione: una “multa” di 183 euro per ripulire la scena del crimine (“bonifica dell’area con smaltimento dei rifiuti e assorbente per sversamento liquidi”, cioè il lago di sangue in cui è crepato il ragazzo).
Ecco, Vannacci, questo è “il mondo alla rovescia”, per citare il titolo del Suo libro populista che istiga all’odio: un mondo anzi un Paese dove chi ha il dovere di proteggere ammazza il primo che passa.
Come ad esempio quei Suoi colleghi dell’Aeronautica militare che giorni fa, sprezzanti dell’alto rischio d’incidenti (come rivelano le chat) hanno reso orfana la madre della bimba di 5 anni travolta dalle schegge della freccetta tricolore.
Il ‘mondo alla rovescia’ è quello in cui quelli come Lei e questo poliziotto ubriaco non smettono la divisa e continuano a rappresentare il principio di protezione dello Stato senza uno straccio di credibilità.
lunedì 15 maggio 2023
Profugo nel 2015, ora Borgomastro in Germania!
di LELE JANDON
Mentre in Italia il governo di estrema destra fa propaganda neofascista seminando l’infondata paura della “Sostituzione etnica” (nota teoria cospirativa a cui si sono ispirati oramai troppi stragisti, come abbiamo dimostrato: http://lelejandon.blogspot.com/2023/04/i-discorsi-neonazisti-del-cognato-di.html), dalla Germania arriva una notizia sensazionale proprio sul fronte dell’armonia sociale.
Innanzitutto va detto che come si sono integrati i tedeschi di origine turca, così vogliamo bene ai residenti originari dalla Siria che hanno saputo farsi apprezzare.
E la “diversity” (la varietà della società in tutti i sensi, anche etnica) è un valore comune non solo qui a Berlino ove sono esposte nuovamente le coloratissime sculture degli orsi che si tengono per mano con le parole chiave Rispetto e Tolleranza (http://lelejandon.blogspot.com/2023/05/berlin-sculptures-celebrate-diversity.html ) ma anche in provincia.
Ad esempio ad Ostelsheim, villaggio agricolo di sole 2500 anime vicino a Stoccarda, che ha eletto sindaco Ryyan Alshebl, tedesco di soli 29 anni che si trova in Germania soltanto dal 2015: era l’anno dello storico Discorso “Ce la faremo!” della Merkel che disse OK al milione e mezzo di richiedenti asilo in fuga dall’ISIS.
Lui aveva 21 anni ed era fra i dieci milioni di siriani che a causa della guerra civile lasciarono il Paese. E’ fuggito su un gommone: un pericoloso “clandestino”, direbbero Meloni e Salvini che gridano spesso “Al lupo! Al lupo!”.
Come tanti europei originari della Siria, anche il signor Alshebl proviene dalla classe media istruita essendo figlio di un’insegnante e di un ingegnere agricolo e a sua volta si è laureato (in management bancario). La sua famiglia è mussulmana (appartenente al 3% della minoranza drusa), lui è laico e non praticante.
Quando arrivò qui in Germania non sapeva una sola parola di tedesco ma si è dato assai da fare: ha studiato in fretta, ha fatto domanda per uno stage, ha fatto la sua gavetta ed è diventato un coscienzioso impiegato dell’amministrazione municipale. Ha fatto tesoro dell’esperienza formativa e lavorativa: la sua priorità, ha promesso nella sua campagna elettorale condotta casa per casa, è l’accesso dei concittadini attraverso Internet ai propri documenti personali (la famosa “digitalizzazione” che peraltro aveva realizzato bene come riforma nazionale in Ucraina Zelensky prima che il Paese venisse attaccato da Putin anche per l’invidia nei confronti dei progressi del vicino). Il 55% degli elettori ha premiato la sua competenza ed ha preferito lui come borgomastro a due avversari indipendenti.
L’exploit di questo giovanotto è una notizia che ha fatto il giro del mondo (dal “Guardian” alla “CNN” ai Paesi arabi) con titoli di giornale però non corretti: lui è cittadino tedesco, quindi di fatto è tedesco, un tedesco originario della Siria, non più e non solo un “siriano”. Infatti ha avuto parole d’affetto per il suo Paese d’adozione: «Chiunque sia pronto a fare qualcosa qui può avere l’opportunità di farlo. Sento di appartenere a questa società».
Il giovane è il primo (ex) rifugiato a diventare sindaco ma (altra bella notizia) non è il primo sindaco originario della Siria: poco prima di lui, infatti, il 40enne Mike Josef, candidato della SPD, è diventato sindaco di Francoforte sul Meno battendo il candidato della CDU col 51,7% dei voti. Era emigrato in Germania con la famiglia già nel 1983 quando aveva quattr’anni (erano perseguitati in quanto cristiani dal regime di Assad).
Non è un caso che Ashebl sia stato eletto con i Verdi (il Partito più progressista e che vanta una stupenda diversità di persone solari al proprio interno: donne, gay, trans e di background migratorio come il ministro dell’Agricoltura Cem Özdemir, figlio di Gasarbeiter turchi di etnia circassa, anche loro emigrati nel Land del Baden-Württemberg, https://lelejandon.blogspot.com/2023/01/siamo-un-pianeta-nomade-una-mostra.html ).
Il ministro dell’integrazione di quello Stato tedesco (Manne Lucha, anch’egli del partito dei Grünen) ha commentato così: «Questa vittoria dimostra che la diversità è parte integrante del Baden-Württemberg».
Lele Jandon
domenica 14 maggio 2023
Berlin Sculptures Celebrate Diversity
by LELE JANDON
For the Italian far-right that governs Italy, immigration is a moral evil: Meloni’s brother-in-law (who is also a minister) recently repeated the “Great Replacement” conspiracy theory already used by Trump, Orbán, Meloni & Salvini (leader of “The Northern League”, the other extremist right-wing party at the government) offending Italians of foreigner background.
On the contrary here in Germany and especially here in Berlin we celebrate diversity (in German “Vielfalt” or “Diversität”) as a common value.
As you know, the buddy bear has been the symbol of Berlin for twenty years.
For example, I have already shown you some of the sculptures from the countries of the world installed at Tierpark Zoo: each one is a big buddy bear on which the imagery of that nation (animals, natural environment, fairy tales) is beautifully depicted.
In this contemporary work of art of Berliner street artist Damian Yves Rohde, entitled “Hand in Hand for Tolerance”, the spirit of our city is visualized.
I have already shown you this group of “Berliner Bären” when it was situated in the middle of the nice square Wittenbergplatz, now it is located on Ku’damm Blvd.
When I pass by there, I notice that all visitors can’t resist taking a memory picture!
Below the figures we read:
“The seven Buddy Bear sculptures are standing together hand in hand. They illustrate the life-affirming atmosphere of people living together peacefully in this city. Tolerance and mutual respect are prerequisites for living in peace. The designs of the sculptures show people whose roots are in all the different parts of the world. Berliners with diverse cultural backgrounds, different religions, of all skin colors, with diverse concepts of life and various orientations. They are all part of this open, cosmopolitan city. They all belong. They are Berlin. Ever since the Huguenots” (French protestants who came here and in Brandenburg in thousands as religious refugees in 1685) “people from all over the world have always come to Berlin. Berlin is open to citizens of all faith. Today people from more than 190 nations live in our city. Different cultures create diversity. Being open and cosmopolitan enriches the city. In Berlin people with highly diverse orientations can develop freely. Whether you are a Berliner is not a question of the color of your skin. It is a question of attitude”.
Lele Jandon
domenica 30 aprile 2023
I Discorsi (Neo)Nazisti (del Cognato) di Meloni
di LELE JANDON
Come insegna la filosofa ebrea ungherese Ágnes Heller (1929 – 2019, foto) nel suo libro “Il male radicale”, la propaganda è sempre un’accozzaglia di menzogne, è un male demoniaco ed è la premessa per il totalitarismo. In particolare quello a cui guardano Meloni & Salvini è di fatto un regime, quello di Orbán, scriveva la pensatrice ungherese nel suo saggio “Orbanismo. Dalla democrazia alla tirannia” (anch’esso pubblicato da Castelvecchi nel 2019).
E giorni fa c’è stata l’ennesima conferma che i Big del governo Meloni usano la propaganda più pericolosa al mondo.
Infatti il ministro della cosiddetta “Sovranità alimentare” ha parlato male dell’immigrazione ed ha dichiarato: «Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica» (in sèguito non ha in alcun modo ritrattato: «Le mie parole sulla sostituzione etnica? Non sono pentito, ho solo sbagliato le parole» mentre i suoi colleghi di partito hanno fatto tutti quadrato intorno a lui e il presidente del consiglio Meloni -che è anche sua cognata- ha anzi integrato il discorso dicendo che bisogna far lavorare le donne anziché accettare manodopera da fuori).
Il marito della sorella di Meloni fa riferimento alla più antica teoria del complotto di estrema destra, islamofobica ed antisemita, secondo cui l’identità degli occidentali di pelle bianca è minacciata dalle cosiddette ondate migratorie (“invasioni”) da Paesi non europei che sarebbero orchestrate da una élite malvagia come parte di un piano “per dominare il mondo” (sic). Quindi i suoi assertori si oppongono addirittura all’immigrazione che è invece, spiegano gli antropologi, un fenomeno naturale. Come Vi avevo raccontato qui da Berlino, secondo lo storico tedesco Karl Schlögel, citato nella Mostra sugl’immigrati turchi in Germania, da sempre la Terra è un «pianeta di nomadi» https://lelejandon.blogspot.com/2023/01/siamo-un-pianeta-nomade-una-mostra.html.
Innanzitutto i dati ci mostrano il contrario.
Dal suo Instagram Roberto Saviano l’ha confutata spiegando che «non c’è nessuna sostituzione etnica in corso. Il 95% della popolazione europea è autoctono. Gli italiani non fanno figli non a causa degli immigrati ma perché governati dalle peggiori classi dirigenti mai viste negli ultimi cinquant’anni, perché non c’è nessun’assistenza alle famiglie, nessuna politica fiscale di aiuto».
Anzi, come riferisce il quotidiano progressista “Repubblica”, questo governo di estrema destra, ostile ai poveri, ha operato due tagli contro le famiglie a basso reddito: sia al “Fondo di sostegno alle locazioni” sia al “Fondo per morosità incolpevole”.
Tutti i Paesi europei, eccetto l’Italia di Meloni e l’Ungheria del suo compare Orbán, hanno aumentato la spesa pubblica per le famiglie, dai nidi (come Francia & Germania) al lungo congedo di paternità (come in Ispagna, ben 16 settimane).
Secondo la Banca d’Italia (dati del 2021), per mantenere un figlio servono 640 € al mese.
Ma secondo una più recente indagine del centro studî “Moneyfarm” (società di consulenza finanziaria) ne occorrono 700 (8500 l’anno).
E secondo Eures (dati 2022) il 43% degli under 35 ne guadagna meno di 1000! Inoltre la destra al governo è ideologicamente contraria all’introduzione del salario minimo come invece propone il Partito democratico di Elly Schlein.
Né il governo intende combattere la disoccupazione: secondo l’Istat quest’anno i giovani senz’occupazione sono quasi il 23%, 7 punti peggio della media europea.
Per finire il quadretto, uno studio appena uscito della professoressa Elisabetta Camussi dell’Università Bicocca di Milano dimostra che per il 50% delle italiane la decisione di non fare figli è sofferta, dovuta all’inconciliabilità fra famiglia e carriera (molte lavoratrici firmano clausole capestro, le famigerate “dimissioni in bianco”: se restano incinte saranno licenziate).
Nella fotografia che ho scelto per corredare il mio articolo vediamo una delle mamme ritratte dalla pittrice espressionista tedesca Gabriele Münter e visibili alla Mostra in corso ad Amburgo di cui Vi ho parlato sui miei social.
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Questa teoria della cospirazione a cui fa riferimento il ministro è precisamente la teoria del “suprematismo bianco”, come ha detto la segretaria del Partito democratico Elly Schlein (di origini ebraiche e bersaglio di estremisti di destra per le sue tre cittadinanze), una teoria da dieci anni sdoganata fra le masse incolte per colpa di Donald J. Trump che ha sempre parlato di “genocidio dei bianchi” (un conduttore di “Fox News”, la TV di estrema destra di Rupert Murdoch che ha contribuito a diffondere la menzogna che le ultime elezioni fossero rubate nonostante sapesse che era una fake news, l’ha usata ben quattrocento volte): a lui Meloni & Salvini (capo dell’altro grande partito di massa di estrema destra al governo, la Lega Nord), hanno detto di ispirarsi e infatti hanno introdotto la menzogna in Italia: lui nel 2015, lei nel 2016, seguiti dai grillini (il movimento populista del capo comico Beppe Grillo). Nel 2018 lei disse: «Penso che ci sia un disegno di sostituzione etnica in Italia».
Come ammonì profeticamente Edith Bruck, illustre ebrea italiana di origine ungherese e supertestimone sopravvissuta ad Auschwitz, amica di Papa Francesco: «Meloni e Salvini non hanno una cultura democratica, non oso pensare cosa potrà fare la destra al governo».
L’amico ed alleato Viktor Orbán si scaglia spesso contro “il miscuglio di razze”. Ad esempio nel 2022 ha detto ai suoi sostenitori sfegatati come se fosse un uomo comune al bar sport: «C’è ‘sto mondo incasinato in cui i popoli europei si mescolano con quelli forestieri. Se non avremo una svolta demografica il nostro popolo verrà sostituito presto dagli stranieri. Entro il 2050 non esisteranno più Nazioni ma solo una popolazione mista ma gli ungheresi non vogliono mischiarsi! Noialtri qui combattiamo contro un simile destino».
Come spiega il saggio fondamentale “Populism. A Very Short Introduction” (Oxford University Press 2017, pagina 84, che trovate tradotto anche in italiano da Mimesis col titolo “Populismo. Una breve introduzione”), il populismo di destra può proporre una distopia “in cui lo Stato appartiene ad una singola comunità etnica, che mina i diritti delle minoranze etniche e religiose come mussulmani e Rom” e che viene chiamata “etnocrazia”. Come commentò lo storico ungherese Krisztian Ungvary, si tratta di un “discorso nazista”.
Torniamo al cognato di Meloni: si tratta di «un mito neonazista secondo il quale i bianchi vengono sostituiti dai non bianchi», contrario alle linee guida sottoscritte persino dal governo, ha spiegato il giornalista Enrico Mentana durante il suo telegiornale.
Concorda lo scrittore (anch’egli di origine ebraica) Roberto Saviano: «E’ un vecchio argomento delle destre xenofobe e deriva da una teoria complottista che fa riferimento ad un progetto di sostituzione della popolazione europea con quella africana ed asiatica che risale agli anni in cui in Europa si iniziavano a progettare le cliniche speciali dove far nascere da padri e madri di razza ariana figli di razza purissima. Il complotto della “Grande sostituzione” etnica ha ispirato da sempre tutti i movimenti neonazisti e suprematisti del mondo». L’eroe antimafia quindi si rivolge al capo del governo: «Presidente Meloni, non una parola da parte Sua sulle oscenità di suo cognato. Avete ancora la fiamma tricolore nel simbolo del Partito che conferma la continuità con la storia neofascista e a distanza di 85 anni dalla promulgazione delle leggi razziali parlate ancora di razze, etnie, religione, come discriminanti».
Secondo Emanuele Fiano (già deputato del Partito democratico), figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz e sconfitto alle ultime elezioni politiche proprio da una fascista (dello stesso partito di Meloni & Lollobrigida e peraltro figlia di un terrorista di estrema destra) che ha sempre rifiutato ogni confronto con lui e quindi il riconoscimento pubblico del suo avversario, «sono parole che vengono dalla cultura complottista fascista. Il lupo perde il pelo ma non il vizio». La natura fascista del governo è confermata anche dall’affermazione recente di un altro ministro, quello dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: «Non possiamo tassare ugualmente single e genitori» (fu proprio il fascismo a tassare il celibato nel 1927).
Secondo l’analisi di Karima Moual, di origine marocchina, su “La Stampa” questa teoria «è uno dei pilastri fondanti dell’ideologia di questa destra al governo. C’è chi non vuol riconoscere la nostra italianità, la nostra storia ma ci liquida come una cosa spaventosa, figli non desiderati».
«E’ un disegno politico che prevede l’utilizzo di un mito antisemita del fascismo e del nazismo comunemente usato da neofascisti, neonazisti e suprematisti», concorda Paolo Berizzi su un altro quotidiano progressista, la “Repubblica”, che ha titolato in prima pagina “Difesa della Razza” (con evidente riferimento all’omonima demenziale rivista stampata durante il regime fascista).
Come già disse Edith Bruck, «la condanna di Meloni del nazifascismo sono parole vuote, pronunciate solo per legittimarsi. Se è sincera, cancelli la fiamma dal simbolo del partito. Ma non lo farà: è il liquido amniotico da cui è nata».
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Nessun analista ha rilevato quanto la teoria della cospirazione impunemente rilanciata giorni fa dal cognato di Meloni sia islamofobica ed antisemita e quindi pericolosa per la nostra coesione sociale.
Tale teoria cospirativa è già diffusa come un cancro in Francia, non a caso il Paese dove due volte si è rischiato di avere come presidente della Repubblica la figlia del fascista Jean-Marie Le Pen (e forse, come paventa Macron, sin qui eroe vittorioso, la terza ci riuscirà), un Paese dove si cova tanto antisemitismo quanta islamofobia. Un Paese dove questi temi di estrema destra sono oramai mainstream, basti sfogliare le pagine culturali del quotidiano ‘conservatore’ “Le Figaro”.
Due in particolare sono i cattivi maestri francesi che l’hanno propagandata.
Poiché quello della destraccia è un mondo fantasy, la grande balla proviene da un romanzo di fantapolitica, “Il campo dei santi” (1973), del cattolico reazionario e monarchico Jean Raspail (1925 – 2020) edito in Italia dalla casa editrice del terrorista neofascista (che si definisce “nazi-maoista”) Franco Freda (ex collaboratore del quotidiano di estrema destra “Libero”).
L’altro francese suprematista è Renaud Camus (da non confondere con Albert Camus, il grande scrittore antifascista) che nel saggio del 2011 “Le grand Remplacement”, ispirato ad altri autori antisemiti francesi di fine Novecento, farnetica che gli africani delle ex colonie mirano a sostituire i bianchi: «La Grande sostituzione è molto semplice. Ora c’è un popolo e nello spazio di una generazione ce ne sarà un altro» (sic!).
Da undici anni i terroristi di estrema destra (da Utoya, Norvegia, nel 2011, a Buffalo, nel 2022) traggono sempre ispirazione da quest’agghiacciante teoria: per esempio «la strage in Nuova Zelanda nel 2019 (51 persone uccise in una moschea) fu compiuta da un suprematista il cui manifesto era titolato “la Grande sostituzione”» ricorda ancora l’attentissimo Roberto Saviano.
Nessuno in Italia (per carità di patria) osa ricordare i deliri narcisisti di Oriana Fallaci nella sua Trilogia islamofobica che parla di “Eurabia” ed “islamizzazione” (lo stesso termine usato dal ministro degli Affari esteri, il fedelissimo berlusconiano Tajani, presunto “moderato” e presunto unico “decente”, pochi giorni prima del suo collega dell’Agricoltura nella distrazione generale).
Oltre che islamofobica la teoria del ministro meloniano è anche antisemita perché coloro che la propagandano dicono che le “élites” che vorrebbero questa “Grande sostituzione” etnica sono “ebraiche”, come faceva il neonazista austriaco Gerd Honsik (1941 – 2018), negazionista dell’Olocausto e quindi odiatore degli ebrei.
I terroristi della Strage alla sinagoga di Pittsburgh del 2018 e della Sinagoga di San Diego del 2019 erano credenti nella teoria della Sostituzione.
Lo stesso presidente del consiglio Meloni l’ha diffusa in forma antisemita attaccando il finanziere ebreo Georg Soros che sostiene giustamente i progressisti dicendo: «Soros, che qualcuno spaccia come un filantropo, è uno che finanzia la Sostituzione dei popoli europei».
Molti della Banda di Meloni sono antisemiti, in primis il ministro della Difesa Guido Crosetto, ex berlusconiano ed ora uno dei più stretti consiglieri di Meloni (e co-fondatore di “Fratelli d’Italia”) che disse che «le banche fanno gola a molti, soprattutto alla grande massoneria ebraica che è già alle porte». L’allora presidente delle comunità ebraiche rispose: «Gli anni Trenta non hanno insegnato nulla?».
Lele Jandon
lunedì 3 aprile 2023
Una Scuola per Pastori grazie all’Europa
di LELE JANDON
Qui in Italia mancano (fra gli altri) artigiani orafi, panificatori ed infermieri. E manca un ricambio generazionale anche per gli anziani pastori nelle zone montane.
Ci è venuta in aiuto l’Unione europea, tanto diffamata dall’estrema destra al governo (che a suo tempo votò contro il PNRR!): il prossimo 22 aprile inizieranno i corsi della “Shepherd School”, la Scuola per pastori ed allevatori, grazie progetto “Life ShepForBio” co-finanziato dalla UE che vuole valorizzare professioni funzionali alla conservazione di alcuni Habitat.
Su 167 domande d’ammissione, sono state accettate solo 54 persone al colloquio di cui 41 si sono presentate e ne sono state ammesse otto di cui quattro ragazze. Arrivano dalla Toscana, dall’Emilia-Romagna, dalla Liguria, dalle Marche e dalla Lombardia.
Sette di loro sono under 30 mentre la milanese Chiara Allegri ha 31 anni che dopo il lockdown, come tanti altri italiani, ha cambiato lavoro: nel suo caso, ha lasciato un posto all’OCSE di Parigi per inseguire il suo sogno bucolico.
La location del corso è il Parco delle Foreste Casentinesi, di 36 mila ettari, situato a cavallo fra le province di Forlì-Cesena, Firenze ed Arezzo, sull’Appennino tosco-emiliano, antica via di transumanza.
Si tratta di una Scuola unica nel suo genere, gratuita persino nel vitto e nell’alloggio e comprendente stages presso le vicine aziende agricole, e finiti i corsi i ragazzi potranno dire: “Sono un pastore diplomato, sono una pastora diplomata!”.
Visto che anche quest’anno la Sardegna s’accinge a mandare al macello migliaia di agnelli per il pranzo di Pasqua, ricordiamo l’amore per le pecore espresso dalla Bibbia. Il Dio di Gesù benedice la pastorizia e il libro di Samuele racconta di un povero che “non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina che egli aveva comprata e allevata; essa gli era cresciuta in casa insieme con i figli, mangiando il suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno; era per lui come una figlia”.
Secondo un midrash, Dio scelse David come Re d’Israele proprio in virtù della grande compassione dimostrata verso il suo gregge. Sia nel Primo testamento sia nel Secondo il Creatore viene chiamato “il Buon Pastore” (qui sul mio post lo vediamo immaginato dal pittore preraffaelita inglese Edward Burne-Jones). Ed è ai pastori che, secondo il racconto del Vangelo di Luca, l’Angelo annuncia la nascita di Gesù per il quale, come racconta nella sua parabola, ogni singola pecora è importante.
Non so se questi giovani diventeranno coraggiosi come il pastorello David (disposto ad affrontare il leone pur di difendere il suo gregge, come vediamo nel dipinto dell’americana Elizabeth Jane Gardner Bouguereau) o fisionomisti come quel pastore italiano di centoquattr’anni, Ninotto Assaiante, capace di riconoscere e chiamare per nome ciascuna delle sue 100 capre. E chissà se diventeranno allevatori amorevoli come Maurizio Cortinovis che nel suo asineggio di Bergamo Alta cura i suoi dolcissimi asini ed accoglie quei ragazzi con autismo che vanno regolarmente a trovarli traendone grande gioia.
Certo è che, fra i momenti più commoventi, assisteranno una pecora mentre darà alla luce il suo agnellino!
Auguriamo tanta felicità a questi futuri pastori e pastore e a tutti una Pasqua senza ammazzamenti di agnelli.
Lele Jandon
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