sabato 29 marzo 2014

La romantica Love Story di due cinefili viaggiatori: Roberto ed Antonello, 17 anni insieme. "One Life is Not Enough" DOMANI 
in Esclusiva al Cineforum del Guado ore 17


di LELE JANDON



Elaborare il dolore di un lutto in maniera creativa
Padre Fox: la Creatività come Essenza della nostra Umanità


Abbiamo dedicato un Cineforum al tema della Creatività: per padre Matthew Fox (http://lelejandon.blogspot.it/2013/10/gay-power-is-creativity-also-when-you.html), è l'essenza dell'Umanità ed il segreto della felicità, in tutti gli àmbiti, compresa la vita della coppia amorosa (http://lelejandon.blogspot.it/2013/12/il-segreto-della-felicita-e-la.html).
Durante il loro GRAND TOUR ON THE ROAD negli STATES 
Roberto ed Antonello hanno realizzato i REMAKES dei FILM-CULT
nelle locations ove furono girati.

Quando gli morì il compagno Roberto, dopo diciassette anni d'amore, Antonello d'istinto ha cercato di rielaborare questo dolore in maniera estremamente personale e, appunto, creativa: si è andato a rivedere tutti i bei momenti vissuti insieme (immortalati nei filmati fatti con la loro telecamera da viaggio) e ha realizzato un film (a regola d'arte: con tecniche che vanno dal picture in picture al morphing sino ad una chiamata nell'aldilà perfettamente riuscita adoperando sapientemente una reale chiamata registrata di Roberto, vedrete!) per ricordare questa persona eccezionale.




Si dà il caso che i due fossero sia fini cinefili sia grandi viaggiatori: durante il loro grand Tour on the road negli Stati Uniti (da San Francisco a Chicago, da Nuova York a Miami), si son divertiti un mondo a realizzare dei remakes dei capolavori-cult: dal noirSunset Boulevard” del Premio Oscar Billy Wilder ai thrillerPsycho” e “Strangers on a Train” (che abbiamo visto il mese scorso al Cineforum del Guado: http://lelejandon.blogspot.it/2014/02/senza-rimorso-colpa-o-pieta-come.html) sino a “Ghost” con Patrick Swayze (1952 - 2009, anch’egli scomparso giovane a soli 55 anni, anche lui per tumore come Roberto).
In origine, il film (costato un anno di lavoro) era di tre ore, e fu fatto vedere solo ai familiari e agli amici riuniti.
Quando l'ho visto ho pensato che è troppo bello e quindi ho chiesto ad Antonello di renderlo di un'ora in Esclusiva per il Pubblico del "Guado", dove nel 2009 ho fondato il Cineforum come momento per soffermarci per riflettere e soprattutto condividere le emozioni e le idee che ci suscita un bel film.

Il coup de foudre ad una cena da amici
L’esperta: il partner spesso si conosce proprio così
La storia di Antonello e Roby conferma la regola

"L'AMORE è CONDIVISIONE" (ARISTOTELE)

Il messaggio forte che il “Guado” vi vuole trasmettere attraverso questa testimonianza è che la chance d’incontrare il Grande Amore esiste e càpita quando meno ce lo si aspetta.
Fra Antonello e Roberto fu colpo di fulmine totalmente inatteso: si conobbero ad una cena da amici comuni e rimasero folgorati.
Una ricercatrice americana di scienze statistiche ha dimostrato che la maggioranza delle persone trova il partner con cui sta insieme più a lungo nella vita proprio così: attraverso la presentazione di amici comuni.
Ciò, perché è altamente più probabile che fra i nostri amici ci sia chi condivide i nostri interessi, le nostre passioni ed i nostri valori morali.

Il Personaggio: Roberto, un uomo coraggioso e creativo (1957 – 2011)
La Cultura: 20 mila libri letti, dai classici ai gialli
Poliglotta, chef, giallista, astrologo, istruttore in gym
IL FILM PREFERITO di ROBERTO: "Testimone
d'accusa", dall'omonimo romanzo di Agatha Christie,
con Marlene Dietrich (Berlino 1901 - Parigi 1992),
ha un triplo colpo di scena finale. 

Vi racconterò di questa persona eccezionale che fu Roberto, ritratto in questo documento.
Era nato nel 1957 a Breno, paesello di cinquemila anime in provincia di Brescia perché il padre finanziere che gli trasmise i valori law and order era di servizio lì.
Capelli rossi, fisico palestrato, era istruttore di spinning in palestra.
La sua vasta cultura (lesse ventimila libri) mi fa venire in mente una frase di Plutarco: eàn es philomathés, polymathés ései, un giuoco di parole che significa: "se sei amante della cultura (philomathés), sarai coltissimo (polymathés, donde la parola inglese polymath, "erudito, dalla cultura eclettica")".
Diplomatosi col massimo dei voti al Liceo Classico, parlava alla perfezione inglese e francese: in lingua originale si godeva sia i libri (che spaziavano dai grandi classici alle detective stories di Agatha Christie (1890 - 1976) sia i film (il suo preferito: il thrillerTestimone d’accusa” con Marlene Dietrich, 1901 - 1992, tratto proprio da un libro della Christie). Egli stesso scrisse quattro gialli, di cui disegnò le copertine.
Amava anche le stelle: esperto di astrologia, indovina il carattere di ognuno, sapendo comporre il quadro astrologico del cielo natale.

Il bel Carattere, creativo e romantico: dai bigliettini ai manicaretti, tutti i gesti d’amore della quotidianità 
IL MESSAGGIO del "GUADO": la CHANCE di TROVARE il GRANDE
AMORE ESISTE. 
Per quanto riguarda il carattere, si sa che si rivela quando si vive insieme.
Nel parlare delle relazioni fra uomini, il filosofo greco Aristotele diceva che l’amore è comunione, e dunque è naturale e logica conseguenza il desiderio di andare a vivere insieme. Infatti, i due ad un certo punto decidono di convivere. E durante questa vita insieme, Roberto si è rivelato essere un uomo romantico, altruista e generoso.
Tanti sono i gesti d’amore della vita quotidiana da parte di Roberto: per cominciare, era solito far trovare ad Antonello un bel bigliettino, scritto con la sua bella grafia, sul tavolo della colazione, per augurargli il suo personalissimo buongiorno.

Amava preparare sia la colazione, sia il pranzo (che Antonello si recava al lavoro) sia la cena: Antonello conserva in eredità il suo quaderno di ricette corredato dalle foto che Roberto faceva dei suoi piatti appena pronti.
Sin dall’età di vent’anni, teneva un diario (in inglese) che non ha mai fatto leggere a nessuno sinché, sapendo che stava per morire, lo affidò ad Antonello: uno scatolone ricco di agendine dov’è raccontata la sua breve e intensa vita.



Aristotele: “I compagni innamorati fanno tante cose assieme:
 dalla palestra alla filosofia. Sicché andare a vivere insieme 
ne è una logica e naturale conseguenza”
E correggendosi a vicenda, divengono migliori
Vorrei citare questo brano di Aristotele dove il Filosofo dice che i compagni d’amore amano fare insieme tante cose: ogni coppia, a seconda degl'interessi comuni, va insieme ai simposi (oggi diremmo le cene e le feste), in palestra, a caccia, gioca assieme ai dadi o fa filosofia insieme. Oggi diremmo: si scambia i pensieri più profondi.
L’allievo di Platone, nella sua fenomenologia dell'amore gay, nota un’altra cosa importante: che, correggendosi a vicenda, i due compagni si modellano l’uno sull’altro, imitando le qualità che a loro piacciono e divengono così persone migliori. Proprio come Antonello e Roberto, la cui relazione è stata sempre umanamente feconda: come Roberto gli trasmise la sua cultura umanistica, così Antonello gli fece assorbire la sua cultura matematico-finanziaria. 
Ecco il passo completo del Filosofo:
“L’amore rappresenta una comunione. E quello che vale per sé stessi, vale anche per il compagno; la sensazione della propria esistenza è desiderabile, e lo è anche, di conseguenza, quella dell’amato; ma questa sensazione si attua nel momento in cui si vive insieme, sicché è naturale che ce lo si ponga come obiettivo. Ed è proprio nel fare tutte quelle attività  in cui per ognuno consiste l’esistenza, o ciò per cui si desidera vivere, che essi vogliono trascorrere il tempo in compagnia dei loro amati. E’ per questo che alcuni vanno ai simposi assieme, altri giocano insieme ai dadi, altri fanno palestra e vanno a caccia assieme o fanno filosofia insieme, e che trascorrono insieme le giornate: fanno e mettono in comune le cose in cui, secondo loro, consiste la vita insieme. Si ritiene, poi, che diventino anche migliori col mettere in
atto l’amore, cioè correggendosi a vicenda: essi, infatti, si modellano l’uno sull’altro, imitando le qualità che a loro piacciono; di qui il detto: “Da uomini nobili, nobili azioni”.



 ARISTOTELE, Etica a Nicomaco, libro IX, 1172 a 1 – 15 
(traduzione dal greco di Lele Jandon)


Appuntamento DOMANI 30 marzo alle ore 17 con "One Life is Not Enough", in Esclusiva al “Guado” (dopo "Insonnia d'amore" col Premio Oscar Tom Hanks, ore 15), conduce Lele Jandon
Come sempre, buffet offerto al Pubblico, scheda del film in omaggio a cura di Lele Jandon, presentazione e dibattito dopo la visione in compagnia dell'Autore

giovedì 13 marzo 2014

Senza Identità. La Paura di Essere Sé Stessi nel Paese dell’Indifferenza. Terza ed Ultima Parte del Reportage da Amsterdam




di LELE JANDON



Ciò che contraddistingue l’Olanda è il relativismo culturale. Noi olandesi non siamo più interessati al nostro retaggio storico e culturale, né alla memoria dei nostri padri. Conosciamo male la nostra storia patria, e di conseguenza non sappiamo niente della nostra identità culturale e non siamo consapevoli delle numerose conquiste fatte. In compenso, ci sono parecchie culture al mondo che hanno una forte coscienza della propria identità, e si tratta di culture che escludono le altre

PIM FORTUYNContro l’islamizzazione della nostra cultura”, 
traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, 
edizione italiana a cura dell’Associazione Culturale “Carlo Cattaneo”, 
Pordenone 2009, pag. 3


 Al momento ce la sbrighiamo con una specie di relativismo culturale, con cui c’illudiamo che non sia più necessario volere o essere qualcosa come popolo (…) Ma così miniamo la consapevolezza della nostra identità, perdendo molto in termini di forze e d’idee creative con cui risolvere i problemi della convivenza

PIM FORTUYN, "Contro l’islamizzazione della nostra cultura”, pag. 6

LE TORRI di ROTTERDAM. Dopo neanche
quattr'anni di lavori, lo scorso novembre è stato
completato uno dei più grandi edifici d'Europa,
opera dell'archistar Rem Koolhaas: una città nella città
composta di tre Torri (che vedete qui sopra) collegate
fra loro per uno spazio di 160mila metri quadri. 



L’Emergenza Educativa: "Abbiamo spersonalizzato la Scuola,
e i  ragazzi sono orfani senza Maestri, senza padri né madri"

L’identità olandese esiste se sappiamo quali sono le nostre norme e i nostri valori collettivi fondamentali e quale sia la loro genesi. Questa storia si può conoscere attraverso lo studio della storia nazionale” 
PIM FORTUYN, “La società orfana”, 
edizione italiana a cura dell’Associazione 
culturale Carlo Cattaneo, Pordenone 2007, pag. 196

Nel suo libro La società orfana (pagg. 145 – 153), Pim Fortuyn (1948 - 2002, di cui abbiamo ampiamente trattato per le sue analisi e la sua storia nelle prime due Puntate di questo reportage:  http://lelejandon.blogspot.it/2014/01/amsterdam-la-storia-gli-eroi-i.html e http://lelejandon.blogspot.it/2014/02/pim-fortuyn-theo-van-gogh-ayaan-hirsi.html) analizza fra le altre cose che hanno messo in crisi la società olandese l’emergenza educativa: la scuola non è più una Comunità e l’istruzione non è più formazione (Bildung, paidéia), cosa che “si realizza nel rapporto personale” (pag. 145).
LEADER MORALE. Pim Fortuyn
(1948 - 2002), sociologo, professore
e uomo politico olandese. "Un vero Leader"
scrisse ne "La società orfana", "è padre e madre
allo stesso tempo". 
A causa della Legge Mammut (dei cristiani e dei socialisti, tollerata dai liberali, proprio come in Italia la riforma Berlinguer delle sinistre fu colpevolmente tollerata dal centrodestra), tutti i gradi d’istruzione olandesi non trasmettono che nozioni. Persino l’insegnamento è diventato pedagogia, un metodo, come una scatola vuota. I ragazzi olandesi sono ignoranti nella storia nazionale e quindi crescono senza un’identità, “allevati come orfani” ed “ignari di cosa significhi aver avuto una guida e formare una comunità” (pag. 152).
Invece, “un buon docente” è un educatore che “sfida l’allievo ad identificarsi con lui e ammirarlo oppure a contrastarlo e respingerlo. Entrambi gli atteggiamenti sono formativi” (pag. 147) anzi si susseguono “attraverso un doloroso processo l’allievo si affranca dal maestro e va per la sua strada.
Trascorso qualche tempo, e  avendo accumulato esperienza autonoma in questa sua Alleingang solitaria, l’allievo saprà riconoscere il valore del vecchio maestro e apprezzare, con un giudizio reso equilibrato dall’esperienza, ciò che questi ha significato. Da quel momento l’allievo è indipendente e maturo per essere a sua volta maestro. Rimane un talento concesso a pochi. Ecco perché la maggior parte di noi ricorda per tutta la vita quell’uomo o quella donna che ha avuto il talento di aprire il nostro cuore e la nostra anima, e conquistarli.” (pagg. 147 – 148).
 Matthew Fox con Lele Jandon
alla sua lecture a Milano.
Il Leader del movimento della Spiritualità
del Creato terrà un seminario presso la
bella località veneta di Sezano (Verona)
dal 25 al 27 aprile, ove presenterà
in anteprima esclusiva il suo nuovo libro
"Compassione". Anche lui, come Pim
Fortuyn, mette in guardia (nel suo libro
"Creatività") dal peccato di proiezione. 

Come professore, Fortuyn era chiamato “Il Macellaio” perché rispediva dopo cinque minuti chi non aveva studiato. Il suo esame, dopo una verifica preliminare della bibliografia, consisteva in una disputa accademica studente vs prof ove Fortuyn premiava l’originalità e il pensiero critico. Anche in questo Fortuyn era controcorrente. A suo tempo, Fortuyn era stato trattato da persona al collegio Mendel diretto dai frati agostiniani, autentici “padri”.
Il sociologo denunciava che "viviamo in un'epoca senza padri e madri" ("La società orfana", pag. 13) in cui ogni regola è sottoposta continuamente alla negoziazione in famiglia. Fortuyn invita a riscoprire il ruolo del padre e della madre: “La madre tiene a freno il padre così che si evitino fondamentalismo e pedanteria, perché ciò alla lunga porta alla divisione della comunità. Non serve, in quest’epoca di eguaglianza culturale tra uomo e donna, ribadire che i concetti di padre e madre sono metafore, che non devono necessariamente coincidere con il rispettivo dato biologico” (“La società orfana”, pagg. 240 – 241). Mette in guardia, proprio come Padre Matthew Fox (cfr. il mio Blog http://lelejandon.blogspot.it/2013/10/gay-power-is-creativity-also-when-you.html) sul peccato di proiezione: “L’aver messo al centro del processo educativo il bambino invece della famiglia ha portato molti genitori a proiettare senz’alcuna remora sul figlio dipendente dalle loro cure le proprie ambizioni irrealizzate” mentre un buon genitore deve “dare una guida e al contempo annullarsi per accettare senza preconcetti le possibilità di sviluppo del figlio” (“La società orfana”, pag. 258). 
A livello politico, per porre una barriera contro ogni fondamentalismo, Fortuyn indica tre princìpii che "meritano di essere rispettati in maniera quasi fondamentalistica" (pag. 262): 1) il principio di laicità (ossia separazione Stato-Chiesa); 2) l'articolo 1 della Costituzione che vieta ogni discriminazione (ma che la magistratura non applica verso i mussulmani, pag. 263); 3) la tolleranza delle minoranze.
L'autentica leadership morale di cui ha bisogno la società è l'unione della componente paterna e materna: 

“Un vero Leader è padre e madre allo stesso tempo. Stabilisce la legge e vigila sulla coesione del gruppo. Il Leader abile è il buon pastore della Bibbia. E’ colui che stabilisce norme e al contempo getta ponti. E’ severo e misericordioso” (pag. 269)

La cultura della droga libera e gli studi olandesi: 
"Rischia schizofrenia, calo Q.I. e cancro ai testicoli"


Il disorientamento dei giovani, il loro concentrarsi sul qui e ora, il divertimento fatto di house party innaffiati di ecstasy ha dei motivi” (…) “Abbiamo il potere e non vogliamo condividerlo. I nostri figli non sono generati, sono stati “fatti”: sono il prolungamento della nostra decisione di volerli e di plasmarli a nostra immagine.”

PIM FORTUYN, “La società orfana. Trattato religioso-sociologico” (prima ediz. Utrecht 1995), ediz. Italiana a cura dell’Associazione Culturale “Carlo Cattaneo” di Pordenone, 2007, pag. 16

L’individualismo e l'emergenza educativa in Olanda si esprimono anche nella cultura della droga libera: nei coffee shops ci si può drogare liberamente. Un autobus per soccorrere i tossicodipendenti e per fornire metadone, circola continuamente e carica gratuitamente chi lo richiede.
Eppure, sono ormai dieci anni che le analisi dimostrano la riduzione del QI (quoziente d'intelligenza) e il calo di prestazioni in test di memoria e logica nei fumatori di cannabis. Lo scorso novembre si è scoperto che l'uso regolare della cannabis raddoppia il rischio di cancro ai testicoli (tumore in testa nella classifica di quelli che colpiscono gli uomini under 45).
Uno studio del 2011 dell'Università di Maastricht, in Olanda, mostra che il rischio di  schizofrenia raddoppia nei giovani che avevano fumato cannabis almeno cinque volte negli ultimi anni (un trend già segnalato da una ricerca della Queensland University in Australia: più il consumo è precoce, più il rischio di diventare schizoidi cresce). 
Nel 2008, l'istituto d'igiene mentale GGZ Eindhoven, in Olanda, ha aggiunto un dato: che in caso di abbandono della droga da adulti, il rischio resta uguale.
Nel 2012 uno studio della University of Michigan ha mostrato un aumento del rischio di depressione dal 60 al 90% nei fumatori di cannabis.
Al “Corriere della Sera” il farmacologo Gaetano Di Chiara (Università di Cagliari) spiega che “il principio attivo della cannabis, il tetraidrocannabinolo o THC, non è leggero per niente. L’equivoco nasce perché nelle erbe usate per preparare le canne la concentrazione di THC è mediamente bassa. Però, negli anni sono state selezionate varietà di piante che ne contengono molto di più, fino al 10-15%. E il THC ha effetti potentissimi sul sistema nervoso centrale, perché agisce su recettori presenti in abbondanza in aree essenziali per l’apprendimento e la plasticità cerebrale. Il THC, inoltre, dà dipendenza, proprio come altre droghe; il fumo di cannabis, poi, è tossico sui polmoni tanto quanto quello di sigaretta, se non di più: una canna equivale alla capacità pro-tumorale di un pacchetto di sigarette. Infine, mettersi alla guida dopo aver fumato cannabis è pericoloso perché il THC rende tutti principianti al volante: altera infatti la modalità abituale, quella che ci consente di avere gesti fluidi e automatici una volta imparato un còmpito, e costringe a guidare in modalità “esecutiva”, come se non sapessimo più l’effetto delle nostre azioni sui comandi dell’auto e fossimo continuamente di fronte a imprevisti.”
Chiaro che il principio del filosofo liberale John Stuart Mill (1806 - 1873) secondo cui ognuno è libero di regolarsi da sé per quel che concerne la propria salute psicofisica ("Saggio sulla Libertà", 1959), qui entra in crisi: cosa diventa una società piena di giovinastri rimbecilliti e liberi di rimbecillirsi e letteralmente fumarsi il cervello? Che democrazia è una società che lascia da soli i propri cittadini a danneggiarsi la mente e quindi la capacità di contribuire col proprio cervello integro e un voto ragionato? 
Il principio di responsabilità nei confronti del prossimo, il fatto di essere lucidi, credo che prevalga sul principio individualista di drogarsi. Sicché non esiste né può esistere una qualunque "libertà di drogarsi".
Prima di esprimervi sull'argomento, v'invito a guardare in faccia le persone prima e dopo l'uso abituale di cannabinoidi: il sito www.rehabs.com ha pubblicato le fotografie dei volti dei consumatori di droghe cosiddette leggere, dimostrando come questo stile di vita muti i lineamenti facciali. 

Matrimonio gay e adozioni, Olanda prima in Europa
Lo spettacolo del Pride sui canali in barca: la Festa di tutti



Il padre (un frutto dell’emancipazione è che il padre non deve necessariamente essere un uomo maschio, bianco, eterosessuale) deve tornare nella nostra società, a tutti i livelli. Il padre come colui che fissa la legge e fa sì che venga attuata. Il padre come filosofo. 
PIM FORTUYN, “La società orfana”, pag. 269
.

OTTANTA NAVI su QUATTRO (dei 165) CANALI: il Gay Pride ad Amsterdam.


IL PERCORSO delle BARCHE al GAY PRIDE.
I locali gay (il primo gay bar risale al 1927) son concentrati in un'unica via. Come in Germania, il fatto che si paghi solo il drink, favorisce il clubbing, cioé l'andar per clubs, più clubs nella stessa serata: se ci si annoia, si entra in un altro gay bar, e così via. In Italia, una legge illiberale (complice una lobby che non ha mai avuto la benché minima volontà politica di modificarla, creando un danno enorme anche al turismo gay nel nostro Paese) fa sì che coloro i quali vogliano passare anche una sola serata di prova nei locali dell'organizzazione che detiene il monopolio in Italia dei locali gay debbano richiedere una tessera annuale, cosa che chiaramente disincentiva chi desidera la privacy. Tedeschi ed olandesi, invece, permettono l'ingresso libero, favorendo così gl'incontri e le relazioni.
La polizia olandese è ufficialmente molto gay friendly (ma sintantoché non ha tema di difenderli, i gay, come vedremo) ed ogni anno sfila al Pride in divisa. Alla parata dell'orgoglio gay (la prima risale al 1998) anziché i carri ci sono le navi (ottanta) su quattro (dei 165) canali (grachten), e fra queste sfilano anche quelle del corpo di Polizia e dei Pompieri. Alcuni di loro sono accasati: maritati. E sfilano coi mariti. E coi figli. 
Sopra e sotto, i calciatori olandesi  Aaron Winter,
Patrick Kluivert, Pierre van Hooijdonk e Roland de Boer alla gay pride parade
di Amsterdam.
LA FESTA DI TUTTI. Il primo gay pride risale al 1998
e richiama sino a 400.000 visitatori. 
L'Olanda è stata il primo Paese a concedere alle coppie gay il diritto di richiedere figli in adozione. Da dodici anni qui c'è il matrimonio esteso anche ai gay (il primo fu celebrato il primo aprile 2001 dal sindaco di Amsterdam Job Cohen): è stato il primo Paese a rendere i cittadini gay eguali in Europa, e dargli il diritto di richiedere figli in adozione. In vetrina nei negozi per esempio vedete le decorazioni da torte con due statuine di due uomini felici in smoking
Certo, come in America, anche qui, donde i Puritani eran partiti, non si vedono nella vita quotidiana coppie amorose gay per strada mano nella mano. E' forse il puritanesimo che fa sì che non ci siano public displays of affection? Forse, anche, ma solo in parte. Perché altri dati statistici ci suggeriscono che dietro quest'autocensura ci sono altre ragioni.  


   L'Islām delle banlieues che non tollera i gay:
2/3 dei pestaggi antigay sono opera di mussulmani 
La denuncia di Bawer (che ha fatto le valige come Hirsi Ali)
Il ministro del Turismo lancia la campagna “siamo tutti gay”... 


Per molti c’è ancora una lunga strada da percorrere 
prima di accettare realmente il loro prossimo omosessuale

PIM FORTUYN, “La società orfana”, edizione italiana a cura dell’Associazione 
culturale Carlo Cattaneo, Pordenone 2007, pag. 203
IN VETRINA. Decorazioni per torte, fotografia scattata da
Lele Jandon ad Amsterdam. 

Infatti, nonostante queste conquiste, c'é chi i gay proprio non li può tollerare. E, appena càpita l'occasione, li pesta a sangue. 
Andrebbe tutto bene se non fosse per la presenza massiccia degl'immigrati turchi e marocchini che ognitanto picchiano i gay perché ne han disgusto: non li possono proprio tollerare. Il sito http://savageinfidel.blogspot.it la chiama “Amsterdam Capitale dei pestaggi ai gay”. Il sito “Expatica” cita una ricerca condotta dal Gruppo Gay COC che mostra che un terzo dei gay ha paura di girare tenendo per mano il proprio compagno.
I marocchini sono ormai un milione. Lo scorso anno uno studio dell'ufficio per le politiche socio-culturali di Utrecht ha rilevato come il 26% degli olandesi di origine marocchina pensa male dei gay.
Nel 2001, l'imam di Rotterdam pronunziò un discorso pubblico contro i gay. Dieci anni fa l'imam El Moumni definiva l'omosessualità come una malattia. Discorsi così ne abbiamo sentiti anche in Italia: dopoché il fondatore dell'Ucoii, Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, Davide Piccardo, si era candidato con SEL (Sinistra Ecologia e Libertà), Ali Abu Shwaima (che fondò nel 1998 la moschea a Segrate, la prima con cupole e minareto in Italia) disse che un islamico non può votare Nichi Vendola perché “in quanto omosessuale, ha una condotta non in accordo con l'etica islamica”. 
(Foto di Lele Jandon.)
Nella primavera del 2005, durante il “Queen's Day”, Chris Crain, ex direttore del principale rivista gay americana, la “Washington Blade”, mentre andava a passeggio stringendo per mano il suo compagno (credendo di trovarsi a San Francisco), è stato circondato da cinque sette giovani marocchini che gli hanno sibilato “fucking fag”. S’é dichiarato sorpreso perché credeva al falso stereotipo diffuso secondo cui Amsterdam sarebbe stata la San Francisco d'Europa. (La rivista “Gay Advocate” ha riportato l'intera storia). 
La storia si ripete nella primavera 2007, quando stavolta un cittadino olandese, Jeroen Bulterman, ha denunciato un'aggressione ai danni del compagno Alexander, che tornava da una cena a casa della madre del fidanzato, a mezzanotte e mezza, quando è stato preso, sbattuto a terra, infine gettato nel lago del Rembrandt Park, irriso e colpito con vari oggetti e rami d'alberi per due ore da tre giovani marocchini, sinché è passata una macchina coi fari accesi che li ha indotti alla fuga
LINEA DURA. Martin Bosma, deputato del Partito della Libertà,
è un sociologo, proprio come Pim Fortuyn. 
Uno studio condotto dall'Università di Amsterdam riferisce che ci sono stati duecentouno casi di violenze antigay nel 2007, due terzi dei quali perpetrate da giovani mussulmaniNel 2008, dieci giovani islamici han fatto irruzione ad un fashion show, hanno trascinato giù dal palco il modello dichiaratamente gay Michael du Pree e lo hanno pestato a sangue. L’organizzatrice dell’evento, Jennifer Delano, ha dichiarato ad un giornale americano che ad Amsterdam non regna più la tolleranza.
Un deputato del “Partito della Libertà” (il “Partij voor de Vrijheid” di Geert Wilders che già ha ottenuto dal governo con cui è alleato una riduzione degl’immigrati), Martin Bosma, ne ha chiesto la deportazione: “Questo episodio mostra quanto forti i picchiatori di gay sentono di essere. L’Olanda non può mostrare pietà per persone che danneggiano la società in questo modo. O vinciamo noi, o vincono loro”.  Bosma, classe 1964, è un ex giornalista (anche della CNN) che ha studiato sia scienze politiche (all’Università di Amsterdam) sia sociologia (alla New School of Social Research di New York), quindi sociologo: proprio come Pim Fortuyn (1948 - 2002) che aveva denunziato l’odio dei mussulmani contro le persone gay.
Nel 2009, viene picchiato anche il fondatore del Gay Pride, Hugo Braakhuis.
La cronaca suggerisce quindi che emergono perlopiù i casi di attivisti (quelli più esposti), mentre chissà invece quanti altri casi di violenza omofobica non vengono denunziati per vergogna o per quieto vivere.  
La mente torna a Parigi: nella stessa banlieue ove due anni prima era stato rapito, torturato, assassinato e dato alle fiamme un ragazzo di 23 anni, Ilan Halimi, nel marzo 2008 fu torturato un ragazzo ebreo accusato di essere gay.
L'intellettuale dichiaratamente gay Bruce Bawer, stante questa situazione di terrorismo psicologico, ha preso e ha fatto le valige: come Ayaan Hirsi Ali. Se n'é andato dopo aver denunciato con un libro “While Europe Slept” (The Doubleday Broadway Publishing Group, New York 2006) questi effetti perversi dell'utopia multiculturalista, frutto malato del sessantottismo terzomondista. C'é una reislamizzazione delle seconde, terze e quarte generazioni d'immigrati in Occidente, denunzia il giornalista che si è trasferito in Norvegia perché non si ritiene sicuro, in quanto gay, a girare in un'Olanda che relativizza questo fenomeno.
Senza entrare nello specifico, il ministro della Giustizia, Ivo Opstelten, e la ministra dell'Emancipazione, Marja van Bijsterveldt, nell'aprile 2011 hanno annunciato pene più dure contro i crimini anti gay e contro le donne (http://www.dutchnews.nl/news/archives/2011/04/government_pledges_to_get_toug.php) per un “cambiamento culturale”, hanno detto, su “gruppi religiosi ortodossi” (tradotto, l'Islam: anche i cristiani riformati sono ortodossi e omofobici ma non picchiano i gay per strada). 

Vediamo ora alcuni dati sul livello di omofobia (http://www.dutchnews.nl/news/archives/2010/06/support_for_gay_rights_improve.php): una ricerca del governo ha mostrato che nel 2010, il 12% degli adolescenti gay ha tentato il suicidio e che il 9% della popolazione ha ancora da ridire contro l'orientamento gay (nel 2006 era il 15%), uno su cinque pensa che le coppie gay non abbiano diritto di richiedere figli in adozione e uno su dieci ritiene che il matrimonio gay vada abolito, ed al 40% della popolazione olandese dà fastidio dover assistere ad un bacio gay per strada (omettendo però il piccolo particolare di specificare a quale confessione religiosa appartengono, cosa che sarebbe interessante approfondire); il bullismo antigay nelle scuole è una realtà e “homo” (che invece in francese non è una parolaccia ma è la parola comune per dire semplicemente "gay") è spesso usato per insultare i gay: un terzo degli allievi testimonia di aver subìto abusi verbali. Il 61% delle madri lesbiche ha dichiarato che i loro figli sono presi in giro per avere due mamme.
Del resto, per capire il polso della sessuofobia in Marocco, basti anche solo pensare all'ennesimo esempio che, a ottobre, ci proviene da Nador, nel Nordest del Paese: un 14enne ed una 15enne arrestati per "violazione della pubblica decenza" per aver postato una foto di un  dolce bacio su Facebook!
Contro questo quadro non proprio gaio, nel 2009 il ministero del Turismo ha avuto l'idea di lanciare una campagna d'immagine con lo slogan rassicurante Everyone's gay in Amsterdam” (giuoco di parole sul doppio significato di gay, che significa anche “gaio, allegro, felice”).(http://www.dutchnews.nl/news/archives/2009/07/everyones_gay_in _amsterdam.php


Il falso mito dell'Olanda liberale: è una libertà condizionata
Ecco le testimonianze che ho raccolto fra i gay di Amsterdam


“La mancanza di un’identità olandese è un problema grave in due àmbiti. In primo luogo sul piano delle relazioni con l’estero, in secondo luogo per quanto riguarda il rapporto con altre culture nella nostra società. Il nostro rapporto con le ex colonie dell’Indonesia e del Suriname lo illustra bene” 

PIM FORTUYN, “La società orfana, pag. 193

E' davvero così? Ho chiesto via email a Pieter, responsabile di un circolo gay, se potesse aiutarmi a scrivere un articolo: dapprima si offre di rispondere, poi, dopoché gli ho formulato l'argomento specifico, non risponde più: imbarazzato dalle domande.
FURIA ISLAMICA. Manifestazione in Olanda
di fondamentalisti mussulmani. 
Una volta ad Amsterdam, sono andato a chiedere di persona ad alcuni gay di varie età di commentare questi dati e chiedere come loro in prima persona si sentono.
Va detto che alcuni di loro (manco fossi uno di quei molestatori delle librerie che a Milano per istrada ti chiedono scusa-quanti-libri-leggi?) mi rispondon: sorry, I-am-not-into-political-issues, mentre tutti quelli che mi han dedicato qualche minuto fanno questa premessa curiosa: “I am not into politics, I am not very political”, quasi a disdegnare le questioni politiche. Non è stato facile, dunque, cavar fuori di bocca qualche commento ad olandesi che non han voglia di parlare dell'argomento in questione. Quello che emerge è una triste conferma del menefreghismo dei giovani figli orfani di questa società priva d'identità culturale. 

PASSIONE CIVILE. “La passione è la musa della politica”, scrisse 
il politico olandese Pim Fortuyn ne “La società orfana”, pag. 230.

Dennis, trentaquattr'anni, nato a Rotterdam (la città natale di Pim  Fortuyn), metà francese e metà indonesiano, commenta: “Penso che ci vorrebbero molte più persone come Ayaan e come Pim che si occupano del problema dell'intolleranza da parte dei marocchini. Sì, io mi sento meno sicuro qui, la polizia non fa nulla: giovani marocchini ti sputano, bestemmiano, e la reazione dei poliziotti è: “Prego, cammini, prosegua: non causi altri problemi”. Io stesso, anziché chiamare la polizia, ho dovuto scacciarne via due, mi è andata bene e facendomi così valere mi sono sentito bene!”.
Sebastien, quarantacinque anni, un lavoro come guardiano al teatro dell'opera (Concertgebouw), dice: "Io prima dell'omicidio di Pim Fortuyn me ne fregavo della politica: proprio come quelli che oggi ti rispondono sorry-I-am-not-into-political-issues. Ero uno di quelli là che non rispondono alle tue domande. Fui choccato, e da allora iniziai a seguire i dibattiti televisivi, e voto con convinzione il partito di Geert Wilders, a destra. Quei temi, posti da Fortuyn, da allora mi appassionano."

La Ronda di Notte” (3, 6 metri x 4, 3 metri) di Rembrandt  (1642) al 
“Rijksmuseum” di Amsterdam: ciò che servirebbe oggi per proteggere i gay. 

Di diverso tenore sono invece le opinioni degli altri gay con cui ho parlato.
Jens, 34 anni, biologo molecolare e genetista alto un metro e novanta che dà il suo voto al VVD (partito liberale di Mark Rutte) e qualche volta a sinistra alle locali (Groenlinks, D66 e PvdA) il problema delle public display of affection non si pone per sé e dunque non gl'interessa, come se fosse estraneo alla comunità: "Mah, io personalmente non ho mai avuto problemi qui, ma ciò può riflettere la maniera in cui io manifesto la mia omoaffettività e quali luoghi frequento ad Amsterdam." Senti, ma se sei innamorato cotto, come ti comporti?- gli chiedo. "Beh, io sono un tipo affettuoso (affectionate), fra le mura di casa mia io sono cuddly-touchy-kissy (coccolone-molto fisico-e-che-ama-i-baci, ndr), eh eh, ma non certo il tipo da French kiss per strada, o da camminare con una mano nella cintola dell'altro: questo non mi piace per i gay ma neanche per gli etero, sia chiaro. Dunque, forse per questo non corro mai pericoli di non venir tollerato. Quanto ai marocchini in particolare, credo che il problema sia il background sociale povero cui appartiene la maggioranza di quest'immigrati. Il problema è lo status economico. I miei ex colleghi marocchini" (che dunque appartengono alla classe media) "erano carini (fine), gente ok, normale come i cristiani." Che pensavi di Pim Fortuyn? "Uhm, troppo snob e upper class per i miei gusti. Antipatico. La sua morte? Tragica, certo, ma si è trattato di un pazzo isolato, un vegano." L'Islam crea problemi? "I am against all forms of religions, sono contro tutte le religioni in quanto promuovono odio e separazione." Ah, non sei liberale e dunque per la libertà religiosa? "Mah, la libertà religiosa è una ben strana libertà! Io sono un uomo di scienza e la religione si basa sul nulla, io questo posso dire dopo aver frequentato una scuola media protestante ed una scuola superiore cattolica e aver fatto il raffronto. Tutte le religioni istupidiscono, vedo le pene dei palestinesi e le colpe del Vaticano sulla diffusione dell'AIDS in Africa, per esempio. In particolare, io che lavoro coi bambini malati di tumore, trovo odiosi gli abusi sessuali dei preti cattolici contro i ragazzini. Io sono un uomo di scienza, ripeto, e sono contro le generalizzazioni, ma devo dire che sì, in maniera particolare l'Islam, statisticamente parlando, è il gruppo religioso che crea più problemi sociali qui in Olanda."
Cerco qualcuno di più grande e si spera maturo ed ecco che trovo disponibile a parlare Fred, cinquantadue anni, medico, che conferma i dati statistici: “Sì, qui il 70% dei crimini è commesso da marocchini, e nulla è migliorato dai tempi in cui c'erano Ayaan Hirsi Ali e Pim Fortuyn. L'unica cosa, magari, è che ora di questi problemi si parla, finalmente. E' già qualcosa. Ma sino a dieci anni fa di queste problematiche tutti sapevano e nessuno osava tematizzarle. Io, per fortuna, vivo nella zona Jordaan, che è libera da marocchini e lì mi sento libero”.
Hans, quarantaquattr'anni, psicologo industriale, si mostra molto comprensivo e nel suo relativismo mi tiene anche un parallelo storico: “Ci sono situazioni in cui scelgo di non mostrarmi apertamente gay, come ad esempio di sera o di notte, quando passo davanti a giovani di varie provenienze (background) che incominciano a fissarti: non voglio provocarli.” Conclude rassegnato: “Non richiedo che loro si adattino alla cosiddetta libertà olandese. Come ha detto la nostra Regina Maxima, “Non esiste un'identità olandese”. E' triste ma i pestaggi antigay ci saranno sempre” (sic). In queste parole trovo conferma delle tesi di Pim Fortuyn. Spiega meglio: "Mi adatto. Ci sono gay che amano provocare, par quasi che vogliano “combattere” per la loro libertà e poi, dopo che sono stati menati, cercano pubblicità” (sic). Vedendo l'espressione della mia faccia, s'affretta a precisare: “Ovviamente io sono contro ogni violenza, ma per favore comprendiamo tutti gli altri e siamo noi stessi tolleranti” (usa proprio l'aggettivo “tolerant”, ndr). Di professione fa lo psicologo, ma ben presto scopro che egli stesso ha subìto un trauma psicologico (ovviamente non ne parla in questi termini): nel colloquio rivela di aver subìto un'aggressione per strada a New York, dieci anni fa. Da allora, dice, ha "imparato la discrezione". Si mette quindi a spiegarmi che quel tipo d'immigrati svolge i lavori che gli olandesi ormai non vogliono mai più fare, e salta fuori un parallelo storico che conferma la tesi psicanalitica formulata da Ayaan Hirsi Ali e da Pim Fortuyn (cfr.la Seconda Puntata del reportage http://lelejandon.blogspot.it/2014/02/pim-fortuyn-theo-van-gogh-ayaan-hirsi.html) sul senso di colpa che porta molti olandesi a ragionare scorrettamente sul problema-Islam: “Mio padre faceva affari con cinquanta clienti ebrei sino alla Seconda guerra mondiale, tu pensa che nessuno di loro è sopravvissuto! Gli ebrei sì han subìto aggressioni ben peggiori di noi gay”. Ma, a proposito di ebrei, ecco che spunta anche il suo antisemitismo latente e delirante: “Mi chiedi degli ebrei ortodossi? Beh, son pochissimi, e son sempre meno, forse per loro è attraente accusare gli altri di discriminazione, per avere un pretesto per emigrare verso gruppi di ebrei più numerosi...”.
Martijn, 36 anni, di Delft: "Sì, è vero, ci sono stati incidenti (dice: incidents), ma ora la gente è più attenta, e la situazione è tranquilla (quiet), ora." Forse perché i gay han rinunziato ad essere sé stessi?- chiedo. "Gay men may be less explicit", è possibile che gli uomini gay siano (diventati) meno espliciti, risponde. Dello stesso tenore Arnout, trentottenne atletico che dice: "Sì, è vero, we have some problems. Ci sono i marocchini che odiano i gay. E il caso di Chris Crane ha fatto parecchio scalpore. Ti consiglio di non camminare mano-nella-mano con un uomo, qui. So che suona come pura follia, ma certo per te, da turista, pare saggio stare fuori dai guai." Cosa pensi di Ayaan Hirsi Ali? "Non mi appassiona. Ha insistito che lo Stato pagasse i costi della sua sicurezza..." (sic). Ok, mi basta così, è per il mio Blog. "A che serve avere un blog?". "Voglio diventare giornalista e fare la differenza." "Ah, capisco. Could we discuss some lighter topics?"
Stessa visione limitata (e tempo limitato) da parte di Robin, 25 anni, che studia sia Medicina sia Sinologia (vuol lavorare in Cina, potenza emergente dinanzi all’Europa decadente), vive all’Aja, ed è un grande tifoso, e si reca spesso ad Amsterdam per la vita notturna: “Allora, è vero quanto mi raccontano certi tuoi connazionali, che regna lo stato di paura anziché la piena libertà? Che non siete poi così trattati in maniera eguale?”
“Beh, più che impauriti direi cauti (cautious), specie in certe zone (al di fuori del Distretto a Luci Rosse, pattugliato in maniera permanente dalla polizia anche per proteggere le ragazze che si prostituiscono) e non solo dei marocchini…”
“Ah, e di chi altri? O di cos’altro?”
“Beh, ci sono i Turchi, eppoi i Polacchi ed infine…a dirla tutta ci sono pure Olandesi omofobi. C’è anche qui il fenomeno del bullismo antigay. Penso comunque faccia parte della pubertà, così come ci son quelli che son irrisi perché hanno i capelli rossi e così via”.
“Insomma, siete liberi o no? Come vi sentite?”
Relativamente liberi, e tuttavia io credo che comunque noi siamo i gay più liberi del mondo”.
“Che pensavi di Pim Fortuyn?”
“All’epoca io lo disprezzavo: dava l’impressione di uno che odiava, ed io ho molti amici non originari di qui. Lo trovavo populista.”
“In realtà, la parola “populista” non significa un bel nulla, e nei suoi discorsi pubblici Fortuyn ribadiva molto spesso che lui non odiava nessuno.”
“Già. Non odiava nessuno, ora l’ho capito, ed ho capito che molte delle cosa che diceva sono vere”.
“E di Ayan Hirsi Ali, che pensi?”
“Ritengo sia una donna molto coraggiosa. E penso anche che quella ministra che l’ha mandata via, Rita Verdonk, sia un’idiota. Infatti poi ha perso le elezioni contro l’attuale premier Rutte ed è scomparsa dalla scena politica (fell off the radar).”
“Che cosa pensi dell’Islam?”
“Personalmente penso che tutte le religioni siano sorpassate (outdated), ma l’Islam mi pare la peggiore di tutte.”
Testiamolo, dunque, ‘sto ragazzo: “Senti, se tu fossi il Sindaco di Amsterdam, che iniziative prenderesti per la comunità gay?”
“Oh, considererei la riapertura di un bel paio di localini vecchio stile che mi piacevano tanto e che han chiuso, purtroppo.”
“Ah. E…come mai han chiuso i battenti?”
“Il proprietario, un tycoon del settore, è morto: s’è suicidato, o forse l’hanno ucciso, non ricordo bene. Con la sua gestione sì che le cose funzionavano. Negli Anni Novanta Amsterdam era la Capitale Gay Mondiale, ora non è certo più così, ahinoi. Ora la scena gay è completamente morta e sepolta.”
“Questo è ciò che t’interessa, capisco. In conclusione: per chi hai votato?”
“I socialisti.”
“I socialisti???”
“Sì, sai han promesso di tenere le tasse universitarie basse e l’università molto finanziata dallo Stato…”
“Hai qualche articolo in lingua inglese o francese sulla tua città?”
“No, qui tutti i giornali sono in olandese. Cerca su Wikipedia…”
“…”
Insomma, questo è quanto: ragazzi che dapprima riconoscono i problemi eppoi ti dicon di essere interessàti più a risparmiare i soldi sui libri per andare nei night
Non è forse da gente così, disinteressata o poco interessata o per niente interessata alla Politica, gente che ti risponde candidamente I-am-not-into-political-issues come se la Politica non incidesse nel loro destino, che questo bel Paese potrà conservare le sue libertà. Le libertà sono salve se ci sono spiriti coraggiosi che ricordano la storia e i valori come Ayaan Hirsi Ali, Pim Fortuyn e Theo Van Gogh (http://lelejandon.blogspot.it/2014/02/pim-fortuyn-theo-van-gogh-ayaan-hirsi.html), persone che non accettano passivamente la realtà ma vogliono capirla, mostrarla e cambiarla.  

Il liberale Giovanni Sartori: 
“Questo multiculturalismo distrugge la pólis


“L’ex Jugoslavia insegna che non è facile creare una società multiculturale, multinazionale e multietnica stabile. L’opera di una vita del maresciallo Tito è in frantumi”

PIM FORTUYN, sociologo olandese, "La società orfana"
pag. 211
PENSIERO LIBERALE. Il politologo Giovanni Sartori
è editorialista del "Corriere della Sera". 
Abbiamo dunque sfatato il mito della libertà assoluta dell'Olanda. Lungi dall'essere una libertà assoluta, quella olandese è una libertà condizionata: sei relatiivamente libero sintantoché non ti esponi con un certo abbigliamento osé, inclusa la kippah se sei ebreo ortodosso. Questo è un bel paradosso: per gli ebrei, come abbiamo visto nella Seconda Puntata del reportage, c'era più libertà nel Seicento che di questi tempi. Un grande maestro di Scienza politica, Giovanni Sartori, nell'anno duemila, prima quindi dell'Undici Settembre, aveva denunziato con la forza della logica i pericoli del multiculturalismo, nel suo saggio “Pluralismo, multiculturalismo e estranei. Saggio sulla società multietnica”, Rizzoli, Milano 2000. Secondo il professore della Columbia University, questa ideologia non è progressista, ma regressista. Se la “buona società” è la “società pluralistica”, che è il DNA di quella che Karl Popper (1902 - 1994) chiama la “società aperta” (pagg. 16 – 17, “Prefazione”) “pluralismo e multiculturalismo sono concezioni antitetiche neganti l'una dell'altra” (pag. 9: concetto ribadito nelle “Conclusioni” (8) a pag. 107: “il multiculturalismo non é (...) una prosecuzione del pluralismo ma invece un suo capovolgimento che lo nega.”) 
A pag. 55 (Parte Seconda: “Multiculturalismo e società smembrata”, 1: “Il multiculturalismo antipluralistico”), il professore specifica che di per sé non sono antitetici bensì solo quando il multiculturalismo è dichiarato un valore, ed “oggi la versione vincente del multiculturalismo è una versione antipluralistica” (pag. 57) sicché si rischia di passare dal motto americano e pluribus unum a e pluribus disiunctio (pag. 58). “Pluralismo”, spiega l'immenso equivoco il grande politologo, “non è essere plurali” come “in una notte hegeliana nella quale tutte le vacche sono nere” (pag. 27, “Parte Prima”, 4: “L'impoverimento del concetto”) bensì è sinonimo di secolarizzazione (pag. 28) nonché “postula un riconoscimento reciproco” “Tolleranza”, precisa il docente fiorentino, “non è indifferenza” (pag. 37) e ricorda che “un “noi” che non è circoscritto da un “loro” nemmeno si costituisce” (pag. 44): come diceva il filosofo olandese Spinoza “determinatio negatio est”. 
E mentre “la cultura asiatica (...) non è caratterizzata da nessun fanatismo” (pagg. 48 - 49), “la cultura islamica lo é. E anche quando non c'è fanatismo, resta che la visione del mondo è teocratica” (pag. 49), come del resto ammette anche l'islamico Wael B. Hallaq (docente nella stessa Università dove insegna Sartori, la Columbia University di New York) nel suo libro appena uscito "The Impossible State" (Columbia University Press, New York 2014), ove non solo teorizza che nel mondo islamico lo Stato laico è praticamente impossibile, ma invita anche i correligionari a non lasciarsi sedurre dal modello occidentale perché solo l'Islam recherebbe autentico progresso. 
Questo multiculturalismo, conclude Sartori, minaccia la distruzione della pólis occidentale: “La legge coranica [che prescrive la pena di morte per le persone omosessuali, ndr] non conosce i diritti dell'uomo (della persona) come diritti individuali universali e inviolabili; un altro cardine, soggiungo, della civiltà liberale” (pag. 49). Pertanto, “il cittadino “contro”, il contro-cittadino, è inaccettabile” (pag. 50). In conclusione, “una politica d’immigrazione che fa di ogni erba un fascio, che non sa o non vuole distinguere tra le varie estraneità è una politica sbagliata destinata a fallire.” (pag. 94). In particolare proprio “il nostro paese è soprattutto il caso più stupido di tutti” (pag. 102) e “la proposta multiculturale e la povertà dei suoi argomenti riassumono in modo esemplare il “vuoto del capire” nel quale stiamo sempre più precipitando” (pag. 108).
Lo psicologo Jonathan Haidt (“Menti Morali”, pagg. 394 – 395), nel dimostrare la sua teoria secondo cui la gente di sinistra possiede meno princìpi morali rispetto ai conservatori moderni (eredi di David Hume ed Edmund Burke) ha citato numerosi studi che hanno ampliamente dimostrato come le politiche d’ingegneria sociale portate avanti dalle sinistre in favore dei deboli o presunti tali abbiano molto spesso causato disastri: proprio come nel caso del multiculturalismo, anziché creare più coesione sociale ha creato diaboliche divisioni nella società. E’ proprio il caso dell’Olanda.
Senza un principio d'identità, cioé il dire chi-siamo, chi-vogliamo-essere, senza una filosofia della storia, priva di complessi pel Passato e che guardi con lungimiranza al Futuro, la vedo dura comprendere che fine farà la "libertà olandese". Come ha scritto il filosofo Alain Finkielkraut, "per non ripetere gli orrori del Ventesimo Secolo, si vorrebbe trasformare in aeroporti le collettività umane. Strane utopie." L'Olanda non va fiera del suo passato passivo col nazionalsocialismo, ma può di sicuro andare orgogliosa di questi suoi grandi Eroi che resteranno un esempio per tutti coloro che si battono senza paura per le libertà: la famiglia che nascose dai nazisti Anna Frank, Pim Fortuyn, Ayaan Hirsi Ali e Theo Van Gogh. Da queste persone dovrebbe partire la creazione di un Orgoglio Olandese. 

© LELE JANDON

(Terza ed Ultima Puntata)