mercoledì 31 dicembre 2025

Gli Eroi Ebrei di Hannukah: dall’antica Gerusalemme alla Strage Sulla Spiaggia di Sydney

di LELE JANDON
Sono state commoventi le accensioni della prima luce dell’Hannukiah, la speciale Menorah a nove bracci della festività di Hannukah, in piazza Cadorna e in piazza San Carlo a Milano. Sono seguiti musiche, balli e degustazione dei sufganiot, i bomboloni fritti nell’olio. Questa stupenda ed importantissima Festa ebraica ricorda un ben preciso Evento storico narrato nei due libri biblici dei Maccabei: appunto, la Rivolta dei Maccabei. Come raccontano gli storici Polibio ed Appiano d’Alessandria, dopo la morte d’Alessandro (323 p.e.v.), le terre d’Israele (Galilea, Giudea e Samaria, terre che solo nel 135 l’imperatore antisemita Adriano rinominerà ufficialmente “Syria Palaestina”) fu data (insieme a terre vicine della Fenicia chiamate insieme “Celesiria”) alla dinastia macedone-egizia tolemaica dei Lagidi. I Lagidi vennero sconfitti nel 198 p.e.v. dai re greci della Siria, i Seleucidi di Antioco III, anche loro discendenti dei generali e della soldataglia del Macedone. Quindi gli ebrei si ritrovarono sotto ai seleudici.
Nel 175 p.e.v., erano sottomessi al tiranno seleucide Antioco IV Epifane, soprannominato “Antioco il Folle”: un pazzo megalomane che pretendeva di essere adorato come uno degli dèi greci. Oltre al culto di sé stesso quel satrapo ellenistico pretese di collocare statue di dèi pagani nel Tempio ebraico di Gerusalemme, vietò la circoncisione, il cibo kosher, lo Shabbat (il Sabato ebraico di unione con il Creatore) nonché lo studio della Torah e l’educazione ebraica: con quest’ “ellenizzazione forzata” essere ebrei era fuorilegge, pena la morte! Ma nel 170 p.e.v. un nobile sacerdote ebreo zelota della famiglia degli Asmonei, Mattatia l’Asmoneo, si ribellò insieme ai suoi cinque figli che dettero vita alla dinastia: Giuda Maccabeo, Gionata, Simone, Eleazar e Giovanni. Il capostipite fu il leader della guerriglia di un gruppo di Eroi Ebrei contro la soldataglia del sedicente dio pagáno. Quando il nostro eroe morì in battaglia nel 167 fu suo figlio Giuda (Yehuda, poi detto “Giuda Maccabeo”) a proseguire l’opera di Liberazione nazionale riunendo con la sua saggia leadership le varie fazioni del popolo ebraico: ancorché male armato, il giovane Eroe Ebreo riuscì in due storiche battaglie a sconfiggere l’esercito del governatore della regione uccidendolo ma morendo anch’egli in battaglia.
Morto lui, la rivolta proseguì vittoriosamente sotto la guida di suo fratello Simone Asmoneo, che divenne così governatore e sommo sacerdote: nel 164 il Tempio profanato fu liberato, riconsacrato e ridedicato ad Hashem (D-o) e i siriaci revocarono l’editto antisemita, riconoscendo con dei trattati il controllo militare e politico da parte degli ebrei asmonei e la libertà religiosa agli ebrei che potevano così tornare alla pratica della circoncisione, del Sabato Sacro e del cibo kasher. Lo spirito di resistenza di Hannukah torna di scottante attualità dinanzi al gestaccio del neosindaco di Nuova York il quale ha dato ragione alla folla di manifestanti antisemiti che ha disturbato le funzioni di Shabbat in una sinagoga, violando così la libertà religiosa. Ne parliamo domenica 25 gennaio 2026 a “Il Cinema e i Diritti” per la Giornata della Memoria con ricchissimi approfondimenti. Veniamo ora alla spiegazione dei simboli della Festa. Quando gli Eroi ebrei liberatori, dopo sette anni di battaglie, ripresero finalmente possesso del proprio Tempio sacro, si parò dinanzi a loro un’orribile scena: si era spenta la luce ininterrotta della Menorah. Il candelabro a sette bracci veniva acceso ogni singolo giorno come parte centrale del Tabernacolo (la Mishkan, la tenda sacra smontabile e trasportabile collocata al centro dell’accampamento) che aveva accompagnato gli antenati nel loro avventuroso, epico Esodo dall’Egitto al seguito del leader Mosé sino alla loro sistemazione nella Terra d’Israele. Quel lume dorato, il più antico simbolo dell’ebraismo, aveva sempre illuminato il Tempio che ora urgeva illuminare, riconsacrare e ridedicare al Signore.
Allora (come spiega il rabbino americano Chaim Potok, 1929 – 2002) i partigiani ebrei «utilizzarono probabilmente come candelabro le estremità delle loro lance» (“Storia degli ebrei”, 1978, Garzanti, Milano 2003, mia edizione 2007, pag. 254) e (come narra la leggenda sacra riferita dal Trattato “Shabbat” 21b del Talmud babilonese) per illuminare questo candelabro improvvisato usarono l’unica boccetta d’olio che rinvennero intatta: sarebbe bastata, verosimilmente, solo per una notte ma durò miracolosamente sinché, dopo otto giorni di suspence, arrivò dell’altro olio puro: ecco perché la festa dura otto giorni in ciascuno dei quali s’accende un lumino. Mentre la Menorah originale ha sette bracci (simboleggianti il ciclo naturale come si manifesta nei sette giorni della settimana), il numero otto su questa speciale Menorah (detta “Channukiah”) simboleggia l’intervento divino oltre la natura. Ciascun ebreo è invitato a collocare la Channukiah sul davanzale: visibile all’esterno dai passanti e dai vicini di casa, e ad accendere dopo il tramonto una luce ogni sera in questi otto giorni, magari con stoppini di cotone in olio d’oliva o candele in cera d’api. Vi chiederete: come mai l’Hannukiah ha 9 bracci anziché 8? Perché uno dei lumi serve solo ad accendere le altre candele. E come mai nelle raffigurazioni artistiche che si mandano come auguri di Felice Hannukah si vedono sul tavolo le trottole (sevivon)? Questo giocattolino ricorda il coraggio e l’astuzia dei bambini ebrei che, sotto l’editto draconiano di Antioco IV che proibiva (pena la morte) lo studio della Torah, appena arrivava una pattuglia della soldataglia seleucide nascondevano i libri sacri e fingevano di giocare. Anche Gesù (Yeshua), essendo ebreo, celebrava l’Hannukkah e per quest’occasione si recava al Tempio di Gerusalemme (all’epoca non si usava ancora celebrarla in casa). Lo riferisce il Vangelo di Giovanni (10:22). L’evangelista scelse di non usare il nome ebraico “Hannukah” bensì l’espressione greca “Festa della Dedicazione” (cioè ri-dedicazione o riconsacrazione del Tempio) perché alcuni dei primi cristiani, destinatari del suo libro, non parlavano l’ebraico: se consultate ad esempio l’Enciclopedia Treccani, troverete che Festa della Dedicazione = Hannukah. ****
Lo scorso 14 dicembre due terroristi islamisti hanno scelto di colpire quante più persone possibile ad una festa d’accensione di Hannukah: scenario della Strage degl’Innocenti è una Spiaggia di Sydney, Bondi Beach. Stavolta gli stragisti sono una patetica coppietta inedita: una “folie à deux” costituita da padre e figlio, immigrati di origine pakistana. Il 24enne era disoccupato e il padre, pakistano 50enne, era entrato subdolamente con visto turistico. Tenevano appesa in casa la bandiera dell’ISIS e, secondo Sky News, avevano fatto un periodo di training in un centro d’addestramento ISIS di un mese nelle Filippine. La locale polizia non si era impegnata abbastanza, non aveva evidentemente ricevuto ordini precisi di attenzionarli e nel 2019 aveva fallito nel trovare legami di uno dei due con la Jihad (guerra santa per mezzo di stragi d’innocenti). Com’è noto, bastano singoli individui sradicati, socialmente isolati e psicopatici per fare stragi. Il fatto che due lupi solitari coltivassero la fantasia dell’ISIS (mega Stato islamista) è un reminder del fatto che il terrorismo islamista rinasce continuamente come un’idra. Questa minaccia è una ragione in più per ingrandire i nostri Eserciti (si noti che a proteggere certi eventi ebraici in Italia non ci sono solo i Carabinieri e la DIGOS, che è una squadra speciale della Polizia, ma anche i soldati). Quest’attacco terroristico è un promemoria del fatto che servono politiche durissime dove i ministri degl’Interni abbiano carta bianca per espellere col primo volo chi predica odio antisemita. Inoltre, terzo ma non meno importante, questa serie di omicidi sono la dimostrazione che le sinistre a livello mondiale sono attualmente pericolose per la tenuta della nostra sicurezza pubblica, la sicurezza di ciascuno di noi.
E’ rassicurante la linea dura dell'attuale governo di centrodestra in Italia che, seguendo la linea Trump (principio sacrosanto di massima precauzione), ha dato ordine d’espulsione dell’autoproclamato imam che giustifica il Pogrom del Sette Ottobre (ma ci si è messo di mezzo il magistrato ProPal di turno che ha annullato il decreto). La situazione ha tirato fuori veri Eroi: cristiani, ebrei e un musulmano. Vediamo solo alcune delle storie di eroismo. Innanzitutto il padre stragista è stato eliminato dal poliziotto Cesar Barraza che, forte dei suoi ben 16 anni di servizio, ha mantenuto i nervi saldi ed ha effettuato, dice la Balistica, un “tiro della vita” cioè un colpo di estrema precisione che ha eliminato uno dei killer (il vecchio). In un reality del 2009, “Recruits”, che seguiva l'addestramento dei nuovi poliziotti, aveva dichiarato: «Voglio fare il poliziotto perché odio il crimine». Il 43enne fruttivendolo di origine siriana Ahmed al-Ahmed, padre di due figli e buon musulmano, ha rischiato tutto lanciandosi contro uno dei due serial killer a mani nude: l’ha sorpreso alle spalle e gli ha strappato il fucile impedendo così un nuovo Sette Ottobre, venendo ferito egli stesso alle braccia. Jack Hibbert invece aveva solo 22 anni e quattro mesi di servizio in polizia ma già si è dimostrato coraggiosissimo: ancorché ferito da due proiettili, uno alla testa e uno alla spalla, ha seguitato a prestare soccorso ai feriti. Operato, ha perso la vista da un occhio.
E quando i cecchini hanno iniziato a sparare, il ventenne rabbino Leibel Lazaroff non se l’è data a gambe: si è fermato su un agente ferito ed ha usato la propria tshirt a mò di laccio emostatico prima di venire a propria volta colpito all'addome e a una gamba. Oggi è uscito dal coma, un vero miracolo di Hannukah: figlio di un rabbino texano, era venuto in Australia per studiare con rabbi Eli Schanger, che è stato ucciso e lascia una bellissima famiglia con due figlie, due figli e la moglie (in foto mentre abbraccia la bara del marito). Tutti ricordano Matilda Britvan come «sempre sorridente»: la bambina di dieci anni (foto a fianco), nata e cresciuta a Sydney da una famiglia trasferitasi dall’Ucraina prima della guerra, è stata uccisa dinanzi alla sorellina di sei anni, Summer, che ha chiesto subito: «Mia sorella è morta?», racconta zia Lina Chernykh. Siccome l’avevano colpita alla gamba la zia ha pensato: «Potrebbe perdere la gamba ma tanti possono vivere senza gambe, noi ci prenderemo cura di lei». Ma ha perso troppo sangue. «Matilda era vivace, gioiosa e luminosa come un sole», ricorda Lina. Lei e la sorella minore «erano inseparabili, come gemelle». Quattro mesi fa la giornalista ebrea australiana Amie Liebowitz aveva fatto la Domanda retorica sul settimanale berlinese “Jüdische Allgemeine”: «Ma un ebreo deve morire prima che il grande pubblico si preoccupi dell’antisemitismo?». Ma l’occhialuto Premier australiano di sinistra rivolgeva lo sguardo da miope alla “Palestina”, non agli ebrei sott’attacco anche fuori da Israele. Benjamin Netanyahu gli aveva mandato ripetuti avvertimenti: Allerta Alta su Antisemitismo in Australia! Semplice. Ma il primo ministro australiano ha preferito il falso impegno ProPal. Il Premier Albanese (si chiama proprio così come l’avvocaticchia ONU ProPal) non s’è mai curato in due anni nemmeno di dispiegare adeguate protezioni per gli ebrei locali: solo tre agenti, di cui due uccisi dai terroristi. L’australiano ha dato un riconoscimento ad un’infida entità islamista, antisemita, terroristica, genocidaria e mafiosa che dà i premi in denaro alle famiglie dei terroristi e ha riconosciuto “lo Stato di Palestina” (qualunque cosa tutto ciò voglia significare) e non ha dato ascolto né agli avvertimenti dell’omologo israeliano né alle istanze delle Comunità ebraiche che richiedevano prudenza nel linguaggio e maggiori protezioni: così ha sacrificato ben sedici vite innocenti. Su quella spiaggia, a sorvegliare duemila convenuti, c’erano soltanto tre agenti di polizia! Un alto funzionario delle Forze dell’ordine, intervistato dal quotidiano “The Australian”, ha dichiarato che Albanese e gli altri «del governo ora parlano come se l’Attacco terroristico a Bondi Beach fosse arrivato senza preavviso, come se non ci fossero stati segnali d’allerta, minacce crescenti, un’atmosfera di pericolo, come se fosse emerso dal nulla. La verità è inequivocabile: i campanelli d’allarme suonavano da tempo». Coerentemente con la sua attitudine alla menzogna e alla maschera, l’orribile uomo ha avuto la faccia tosta di negare l’evidenza e di presentarsi, impassibile come un classico sociopatico privo di emozioni, alla Veglia per le Vittime: la folla di convenuti, in lacrime, l’ha fischiato gridandogli «Sangue sulle Sue mani!» (e la ministra degli Esteri australiana Penny Wong ha preferito, ond’evitare i fischi, non partecipare ad una sola veglia o ad un solo funerale). Compatte, tutte quante le Famiglie delle vittime gli hanno scritto una Lettera ingiungendogli d’istituire immediatamente una Commissione d’inchiesta del Commonwealth sul boom di antisemitismo dopo il Sette Ottobre e sui fallimenti della politica nella prevenzione di attacchi: «Pretendiamo risposte e soluzioni. Dobbiamo sapere perché sono stati ignorati chiari segnali d’allarme, come mai sia stato permesso all’odio antisemita e all’estremismo islamico di crescere senza controllo». La risposta al Perché un simile squallido politico abbia speso il suo tempo a dare pubblico credito alla propaganda di Hamas (che plaude ai Paesi che hanno riconosciuto lo “Stato di Palestina”) ma non abbia dato credito alla democrazia israeliana è semplicissima: il pregiudizio razziale negativo contro il popolo ebraico.